Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha annunciato l’istituzione di una “Squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini“.
“L’obiettivo è fare in modo che il sistema giustizia possa avere il
monitoraggio costante e serratissimo di tutto il percorso dei bambini
affidati”, ha spiegato il Guardasigilli, sottolineando che “quanto
emerso nell’inchiesta Angeli e demoni su Bibbiano non deve accadere mai più”.
“E’ un impegno che ho preso, per quanto riguarda le mie competenze, anche di fronte al Parlamento e che ho intenzione di portare avanti con la massima determinazione – scrive il ministro in un post su Facebook -.
L’ergastolo. Di più: l’ergastolo al
quadrato. Quello che riguarda i mafiosi, insomma i soldati sanguinari di
un nemico in guerra contro il nostro Paese.
I tecnici lo chiamano ergastolo ostativo: vuol dire fine pena
mai, senza sconti e senza benefici. Sempre in cella, zero permessi, fino
alla fine dei propri giorni. Ora la Corte di Strasburgo dice che questo
trattamento durissimo va contro l’articolo 3 della Convenzione dei
diritti dell’uomo. Il carcere deve tendere, almeno come prospettiva,
alla riabilitazione del condannato: si deve dare la possibilità di
seguire un percorso che preveda infine l’addio alle sbarre. Invece, in
un Paese dalla storia tormentata come il nostro, l’ergastolo ostativo
blinda soprattutto i boss di Cosa nostra e i terroristi.
La
questione, va da sé, è ardua. Il legislatore italiano, di solito
buonista, ha trovato una via d’uscita al dilemma e la soluzione si
chiama collaborazione. Tradotto in soldoni, il criminale che si è
macchiato di reati pesantissimi, ad esempio l’omicidio aggravato
dall’associazione mafiosa, spesso con l’aggiunta del 41 bis, deve
abiurare. E fare i nomi degli affiliati alla cosca o al movimento
eversivo cui apparteneva. Quella è la porta verso un regime di
detenzione meno afflittivo e verso la libertà, su quella scelta si
misura in qualche modo il cambio di passo della persona in questione. Su
questo versante la Corte costituzionale ha promosso l’ergastolo
ostativo, ritenendo che non confligga con i valori della nostra Carta.
Il caos procure, con l’inchiesta che coinvolge il Consiglio superiore della magistratura, sta creando preoccupazione nel ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Che ha sentito il bisogno di parlarne con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. E così, in un colloquio al Quirinale durato una trentina di minuti, il Guardasigilli pentastellato ha parlato “dell’importanza di una reazione.” E ha proposto un “un piano di riforme, su cui le istituzioni siano compatte”.
“Le istituzioni rimarranno compatte in questo momento particolare per evitare che quello che sta succedendo possa macchiare l’immagine di una magistratura che risulta a livello internazionale fra le migliori al mondo”, ha detto in mattinata Bonafede, a margine della presentazione del rapporto Anac alla Camera. “Dobbiamo reagire con i fatti per evitare che in futuro non possa più accadere – aggiunge – ce lo chiedono i cittadini ma soprattutto i tanti magistrati che lavorano e che non sopportano che all’interno della magistratura si possano infiltrare certe dinamiche”.
In nome del popolo italiano, ovvero di noi tutti, la Corte d’assise
d’appello di Messina ha detto che lo Stato non avrebbe potuto fare nulla
per salvare la vita di Marianna Manduca,
32 anni, di Palagonia, accoltellata a morte da suo marito, Saverio
Nolfo, denunciato non una ma addirittura dodici volte. L’ultima perché
le aveva mostrato il coltello, annunciando come l’avrebbe ammazzata.
Marianna Manduca si era rivolta ancora, disperata, alla Procura di
Caltagirone: un estremo grido di aiuto, rimasto lettera morta, come
tante volte è accaduto, purtroppo.
A questa sentenza, emessa a
nome di tutti noi ma nella quale, credo, nessuno si riconosce, metterà
auspicabilmente riparo la Cassazione. Ma chi metterà riparo
all’indifferenza e al dolo di chi lascia morire ammazzata una donna, una
madre di famiglia, ignorando la legge?
Dopo undici anni e mezzo dalla tragedia della Thyssen in cui persero la vita sette operai, è arrivato il momento per l’ex amministratore Harald Espenhahn e per il dirigente Gerard Priegnitz di scontare la loro condanna: sono stati raggiunti da un ordine d’arresto in Germania in esecuzione alle condanne definitive a nove anni e sei anni e dieci mesi di reclusione. Secondo quanto riferisce l’agenzia tedesca Onvista i due condannati sono stati arrestati, ma poi la notizia non è stata confermata. La decisione arriva a pochi giorni dalle polemiche in seguito al servizio televisivo delle Iene che aveva messo in dubbio la possibilità che la giustizia tedesca non ottemperasse alla sentenza italiana per possibili vizi procedurali. Contro il provvedimento i difensori dei due manager hanno presentato appello in extremis al tribunale di Essen che ha emesso sentenza secondo la quale non ci sono motivi ostativi sostanziali e procedurali per non seguire il mandato di arresto. Il provvedimento è tuttavia sospeso in conseguenza dell’appello della difesa.
E’ stato condannato a 5 anni e 6 mesi, con un leggero sconto di pena per prescrizione, l’ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, accusato di corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele. Lo ha deciso la Cassazione, che ha respinto anche gli altri ricorsi dei coimputati. In appello Formigoni era stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere.
I giudici hanno abbassato la pena rispetto ai 7 anni e 6 mesi inflitti
in primo grado perché hanno preso atto che una parte delle accuse, in
particolare quelle relative al San Raffaele, erano prescritte. La
Cassazione ha respinto poi il ricorso degli altri imputati mentre ha
ritenuto inammissibile quello proposto dai legali dell’unica donna
sotto accusa, Carla Dites, che nei precedenti gradi di giudizio era
stata assolta. I giudici hanno anche confermato la condanna a 7 anni e 7
mesi per Costantino Passerino, ex direttore generale della Fondazione
Maugeri, e a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina.
L’audizione come teste dell’ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni e le dichiarazioni riportate in un colloquio con Repubblica: sono i due punti al centro del processo disciplinare che si sta celebrando davanti al Csm nei confronti del pm di Napoli Henry John Woodcock, che insieme alla pm Celeste Carrano aveva avviato l’inchiesta sul caso Consip poi trasmessa per competenza a Roma a dicembre del 2016.
Il sostituto della Procura generale della Cassazione Mario Fresa ha chiesto la sanzione della censura per Woodcock e l’ammonimento per Carrano. Secondo il pg, i due pm avrebbero violato i diritti di difesa di Vannoni ascoltandolo nella veste di testimone quando ci sarebbero già stati elementi per iscriverlo nel registro degli indagati nell’ambito del caso Consip, così come in quegli stessi giorni era accaduto con l’allora sottosegretario Luca Lotti e con il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, che erano stati chiamati in causa dall’ex amministratore di Consip, Luigi Marroni, per la fuga di notizie sull’inchiesta.
“Riteniamo che verrà a scontare l’ergastolo”. Così il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a ‘Circo massimo’, in onda su Radio Capital. “Con questo rientro diretto in Italia – ha spiegato – viene meno l’accordo stipulato dal mio predecessore con il Brasile e che prevedeva l’estradizione a patto che Battisti non scontasse l’ergastolo ma 30 anni di carcere”
“Io ho cercato di intercettare l’attenzione del sindaco su tanti temi, tra i quali anche il riordino delle partecipate e i rifiuti. Il mantra era: “Ne parli con Marra o con un Romeo”. Io non potevo dialogare col sindaco, dovevo pietire la loro attenzione e invece che consigliare il sindaco, dovevo farmi consigliare da loro”, ha detto Raineri in aula.
Raffaele Marra e Salvatore Romeo, secondo l’ex capo di gabinetto del Campidoglio, “si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato”. Quanto ai loro ruoli a Palazzo Senatorio, ad inizio consiliatura nell’estate 2016 il primo era vice capo di Gabinetto, il secondo capo della segreteria politica, Raineri nella sua deposizione ha sostenuto: “Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco. Stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. (altro…)
A breve chi sarà condannato all’ergastolo potrebbe non avere più la facoltà di usufruire del rito abbreviato che prevede, in caso di condanna, la riduzione della pena di un terzo.
Il prossimo 5 novembre sarà infatti votata alla Camera una proposta di legge, a firma del sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni e la cui relatrice sarà la deputata leghista Annarita Tateo. Subito dopo il tutto passerà al Senato.
L’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio nazionale sostegno vittime, lancia un appello «a tutte le forze politiche affinché votino questa proposta che non è una battaglia politica, ma di giustizia». Nel concreto, dopo le modifiche apportate dalla legge 16 dicembre 1999, numero 479 (la cosiddetta legge Carotti) il giudizio abbreviato è stato esteso anche ai delitti più gravi, tra cui, appunto, l’ergastolo (altro…)