Archive for the ‘Spettacoli -Eventi -TV’ Category

Oscar 2021, Chloé Zhao doppietta storica con «Nomadland». Delusione per Laura Pausini, niente statuetta

lunedì, Aprile 26th, 2021

di Stefania Ulivi

Oscar 2021,  Chloé Zhao doppietta storica con «Nomadland». Delusione per Laura Pausini, niente statuetta

Era il nome da battere ma la sua vittoria è storica. Doppietta miglior film e migliore regia a Nomadland e tris con la statuetta a Frances McDormand (il suo terzo). Chloé Zhao è la miglior regista degli Oscar numero 93. Già premiata anche con il Directors Guild Award, la doppietta ai Golden Globes, dal Leone d’oro a Venezia in settembre ha vinto tutto. È la seconda donna a ottenere questo riconoscimento dopo Kathryn Bigelow con The Hurt Locker nel 2009 nella storia degli Academy Awards. Tra i record del film vincitore, tratto dal libro di Jessica Bruder, di cui McDormand ha comprato i diritti, è uno di quelli con uno dei budget più bassi di sempre. Ora Zhao è alle prese con Eternals, per Marvel, 40 volte più costoso. «È stato un viaggio folle che si fa una volta nella vita. Ultimamente ho pensato parecchio a come tirare avanti quando le cose si fanno dure. Crescendo in Cina facevo un gioco con mio papà: imparavo a memoria delle poesie e poi le recitavamo insieme, cercando di finire le frasi l’uno dell’altra. Una frase dice che le persone alla nascita sono intrinsecamente buone. Continuo a crederci anche adesso. Anche se a volte sembra vero il contrario, ho sempre trovato la bontà nelle persone. Questo premio va a tutti quelli che hanno il coraggio di tenere fede alla bontà che c’è in se stessi e negli altri, indipendentemente da quanto possa essere difficile», il suo discorso.

Non arriva la doppietta dopo i Golden Globes per Laura Pausini: miglior canzone è Fight for You cantata da H.E.R. (Judas and the Black Messiah). E Pinocchio di Matteo Garrone non conquista le statuette per i costumi e trucco e parrucco, battuto da Ma Rainey’s Black Bottom. Prima premiata della serata dei 93esimi Oscars è stata Emerald Fennel, miglior sceneggiatura originale per Una donna promettente, quindi Florian Zeller e Christopher Hampton, per quella non originale per The Father per cui Anthony Hopkins vince come miglior attore (bis dopo Il silenzio degli innocenti) con un’interpretazione formidabile. È 83 anni è il più anziano premiato in ogni categoria nella storia degli Oscars. Daniel Kaluuya vince come non protagonista per il suo ruolo di Fred Hampton, leader delle Pantere nere, in Judas and the Black Messiah, dato per favorito alla vigilia («Questo film dimostra il potere dell’unità. C’è tanto lavoro da fare»). Miglior attrice non protagonista è Yuh-Jung Youn, la nonna di Minari, considerata la Meryl Streep coreana, già premiata ai Bafta, di certo la più divertita di tutti, in duetto con Brad Pitt che l’ha premiata. Il miglior film internazionale è Un altro giro del regista danese Thomas Vinterberg con Mads Mikkelsen, già trionfatore agli Efa. Lo dedica, commosso, alla figlia Ida, scomparsa durante la lavorazione del film, è il momento più toccante della serata: «Volevo fare un film che celebrasse la vita e dopo quattro giorni è successo l’incredibile, un incidente se l’è portata via. Qualcuno che guidava guardando il cellulare. Abbiamo fatto questo film per te. Sei parte di questo miracolo». Come previsto miglior film d’animazione è Soul di Pete Docter, il suo terzo (meritatissimo dopo Up e Inside Out. Premiato anche per la colonna sonora a Jon Batiste, Trent Reznor e Atticus Ross.

Rating 3.00 out of 5

È morta Milva, la “Rossa” della canzone d’autore

sabato, Aprile 24th, 2021

di Anna Bandettini

Nel 2010 sulla sua pagina Facebook aveva scritto una lettera bella e commovente. “Dopo cinquantadue anni di ininterrotta attività, migliaia di concerti e spettacoli teatrali sui palcoscenici di una buona metà del pianeta, dopo un centinaio di album incisi in almeno sette lingue diverse, ho deciso di mettere un punto fermo alla mia carriera (…) che credo grande e unica, non solo come cantante ma come attrice ed esecutrice musicale e teatrale (….). Ho deciso di abbandonare definitivamente le scene e fare un passo indietro”. A undici anni da quel saluto, Milva ha dato addio alla vita. La “Rossa”, come la sua famosa fulgida chioma di capelli ramati, è morta a 82 anni: da un po’ aveva perso la coscienza del tempo e della memoria, viveva nella casa di via Serbelloni, pieno centro di Milano, con la fida segretaria Edith e l’affetto incondizionato della figlia, Martina Corgnati, critica d’arte.

Con Mina e Ornella Vanoni, è stata protagonista della musica italiana dagli anni Sessanta, ma, più irrequieta e volitiva delle colleghe, Milva ha saputo cambiare e trasformarsi, usando curiosità, bravura, versatilità per costruire una carriera unica, lunga oltre mezzo secolo, 173 album e lanciata in più direzioni, talvolta anche opposte: cantante ma anche attrice, pop a Sanremo, dove fu in gara per quindici volte – senza mai vincere (e le scaramucce non sono mancate)-; engagé come interprete dei canti della Resistenza, di Bella ciao, delle Canzoni del tabarin e dei Canti della libertà; protagonista alla Deutsche Oper di Berlino con I sette peccati capitali di Brecht e Weill e conduttrice di Al Paradise il varietà del sabato sera, fino a diventare la sofisticata interprete prediletta di autori, registi e compositori come Giorgio Strehler e Astor Piazzolla, Franco Battiato e Vangelis, Luciano Berio ed Ennio Morricone.

Maria Ilva Biolcati era nata a Goro (e la “pantera di Goro” è stato a lungo il su nomignolo), il 17 luglio del 1939. “A 7 anni insistevano con mia madre di farmi cantare, lei minimizzava”, ricorderà

Rating 3.00 out of 5

Pietro Castellitto: la serie su Totti, la passione per Nietzsche. E mi piace andare oltre i conformismi

domenica, Aprile 11th, 2021

di Valerio Cappelli

Pietro Castellitto: la serie su Totti, la passione per Nietzsche. E mi piace andare oltre i conformismi

Pietro Castellitto, 30 anni a dicembre, figlio d’arte (suo padre è Sergio Castellitto, sua madre Margaret Mazzantini) è un antiborghese cresciuto in un ambiente privilegiato, spiazzante e analitico, libero nei suoi pensieri. Il suo obiettivo è: avere talento dunque poter essere ascoltato e andare controvento. E’ il personaggio del momento.

Ha due candidature ai David di Donatello per I predatori: migliore regista esordiente e sceneggiatura originale. E ha appena concluso su Sky la serie su Totti (in media ascolti record di 1 milione 100 mila spettatori, ora on demand e in streaming su Now): «Francesco mi ha detto, le pause sono quelle mie».

Quali sono i commenti di romanisti e laziali che l’hanno colpita di più?

«I romanisti hanno ritrovato l’essenza del capitano, per me è anche un modo di stare tranquillo quando cammino per Roma (sorride). I laziali mi hanno detto che per prepararmi al meglio ho dovuto ripetere tre volte la terza media. Alla fine è un uomo che malgrado soldi e successo ha tenuto intatta la sua personalità. Non c’era nulla di scontato, Totti non è Maradona…La camorra, la vita spericolata»

Cosa risponde a chi, cercando il sosia di Totti, ha commentato che lei è troppo diverso fisicamente…

«Allora potevano dare la parte a lui, allo stesso Totti. Avevamo pensato al trucco prostetico ma non aveva senso in un contesto dove nessuno lo aveva. E poi avrei avuto sei ore di trucco, diventava un altro lavoro».

I David?

«I premi arrivano quando hai fatto le cose da tanto tempo. Ero più euforico e avevo i piedi meno per terra quando ho finito di girare o quando ho saputo che l’avrei girato; lì hai il mistero di quello che accadrà, ora ho la consapevolezza che devo farmi venire un’idea per continuare».

Lei è più attore o autore?

«Più autore. Recitare è una vacanza, arrivi a progetto già costruito, mi piace quando il personaggio ha un suo passato, anche se non c’è nel film, perché comprendi altre cose. Per fare l’attore devi saper dire le bugie e fare gli scherzi».

Cosa vuol dire?

«Se non scherzi più, il tuo percorso è stato sacrificato alle consuetudini e al perbenismo dominante. Negli Anni ‘20 Al Capone faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il monumento all’ipocrisia del Me Too, battaglia sacrosanta, ma se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita chiedendo pure soldi; io vedo la volontà di potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto parlando come amante di Nietzsche, che studiai a Filosofia. Ho anche compiuto un viaggio in Germania sulle sue tracce, ho dormito nella casa museo dove ha ideato Zarathustra…».

L’annosa questione dell’«essere figlio di»?

«E’ un problema che hanno sempre avuto gli altri, poi l’hanno fatto venire a me, un senso di oppressione per cui non sono visto come Pietro qualunque cosa faccia. Questo mi ha spinto a bruciare le tappe, ad avere una voce mia, che dipende anche dalla genetica, dall’educazione, dai genitori e da una percentuale di imprevedibilità».

Chi è più presente dei suoi genitori?

«C’è un buon equilibrio, non facciamo calcoli, ci diciamo tutto soprattutto quando litighiamo. Non parliamo in modo preponderante di cinema e libri. Mi sono sentito amato, mai privilegiato, mi hanno sempre detto che le cose dovevo conquistarmele, che avrei avuto molti detrattori. Nessun attore vuole che il proprio figlio lo segua perché è tutto aleatorio. Una parte della libertà l’ho portata anch’io in casa, mi riferisco a una intolleranza alla prepotenza intellettuale. Ho detto cose di sinistra in ambienti di destra e viceversa, anche se è più difficile dire cose di destra in ambienti di sinistra».

Rating 3.00 out of 5

“Breve manuale di libero pensiero” – Il racconto di Stefano Massini

venerdì, Marzo 19th, 2021

Stefano Massini prende spunto da alcuni bizzarri commenti sui social (“Massini è diventato salviniano”…) per riannodare le fila del nostro modo di elaborare un pensiero: ormai ci accodiamo a idee e posizioni altrui, ogni opinione viene accettata o rifiutata non per senso critico ma perché “pro” o “contro” qualcuno. Da Max Weber a Orwell e Hermann Hesse, un breve manuale di libero pensiero.

LA7

Rating 3.00 out of 5

L’intervista alla virologa Ilaria Capua

giovedì, Marzo 18th, 2021

LA7

Rating 3.00 out of 5

Tv: Totti, Baggio e l’emozione della vita passata a rincorrere un pallone

mercoledì, Marzo 17th, 2021

Voi della tribù “ma che vi scaldate a fare per ventidue adulti in calzoncini che corrono dietro al pallone”, uscite per una volta dalla gabbia dei pregiudizi e date retta per una volta a un saggio consiglio. Seguite la serie su Sky dedicata a Francesco Totti “Speravo de morì prima” con un grande Pietro Castellitto e tra un po’ quella su Netflix dedicata a Roberto Baggio, “Il divin codino”, con Andrea Arcangeli.

E forse capirete, dentro la trama delle vite vissute da quei due campioni, quanta storia, quanta letteratura, quante emozioni rendono elettrizzante il calcio e lo sport, e i loro protagonisti più luminosi. E’ come gli eroi delle antiche saghe raccontati nelle loro lotte, nei contrasti, nei dolori, negli ostacoli che sembrano insormontabili, nel talento, nelle rivalità, nei periodi di oscurità e di tristezza, nei trionfi, nelle lacrime, nelle debolezze, nei tradimenti, negli amori e nelle ostilità, nei tifosi che piangono ed esultano: seguitele, le vicende di Totti e di Baggio, altro che adulti palestrati che inseguono una palla.

E almeno questa magra soddisfazione ci ha regalato la reclusione pandemica: in circostanze normali non avrei mai scoperto un capolavoro della narrazione televisiva come “The Last Dance” che racconta la stella del basket Michael Jordan.

Rating 3.00 out of 5

Coronavirus, morto Raoul Casadei il re del liscio: la musica piange

sabato, Marzo 13th, 2021

di Emilio Marrese

BOLOGNA. Raoul Casadeinon ce l’ha fatta. Un’altra vittima illustre del coronavirus. La star del liscio si è spenta stamattina all’ospedale Bufalini di Cesena (lo stesso dove da giovedì è ricoverato Gianni Morandi, ma per una grave ustione).

Casadei aveva 83 anni e si era contagiato insieme a vari parenti, che si trovano in quarantena fiduciaria a Villamarina di Cesenatico nella tenuta di famiglia. Dopo il ricovero del 2 marzo scorso le sue condizioni erano andate aggravandosi progessivamente.

Casadei: “Mi manca l’Italia che sapeva sognare, ora troppa volgarità”

Il cordoglio dell’Italia

“Gli artisti come Raoul non moriranno mai rimarrà sempre vivo nella sua musica e nelle sue canzoni che viaggiano nell’aria e continuano a esistere”. Lo ha detto Mirko Casadei, il figlio di Raoul che dal padre ha ereditato la guida dell’orchestra, in un messaggio vocale inviato al Tgr Rai dell’Emilia-Romagna. “Oggi – ha detto – è un giorno triste per la Romagna, per tutta Italia, per la musica popolare”.

“Mi stringo al dolore della famiglia Casadei in questo triste giorno in cui la musica italiana perde uno straordinario interprete e un autore che ha saputo coniugare tradizione e innovazione in un percorso di grande qualità artistica. Giustamente definito ‘il re del liscio’, Casadei è stato un musicista amato in tutto il mondo che con energia e passione ha fatto ballare intere generazioni portando la tradizione popolare nelle piazze e tra la gente. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e l’entusiasmo suo e della sua famiglia mi hanno fatto amare ancora di più la sua musica e la romagna”.
Così il ministro della cultura, Dario Franceschini.

Rating 3.00 out of 5

“Io sono incinto” – Il nuovo racconto di Stefano Massini

venerdì, Marzo 12th, 2021

Stefano Massini dedica il suo intervento alla vicenda gravissima di Lara Lugli, la pallavolista citata per danni per essere rimasta incinta. È il simbolo di un’idea del lavoro sempre più distante dall’essere umano, per cui tutto ciò che non si traduce in produttività viene considerato un danno da risarcire. Ma a colpire lo scrittore è soprattutto la rara solidarietà maschile al caso di Lara, per cui in prima persona Massini prende posizione e si fa immortalare con un guanciale sotto il maglione, come fosse in gravidanza.

LA 7

Rating 3.00 out of 5

Paolo Bonolis si racconta: «Quella volta che Freddie Mercury mi chiese il numero»

martedì, Marzo 9th, 2021

di Alvaro Moretti

Avanti un altro! Stavolta l’hanno detto a lui, Paolo Bonolis, quelli della Warner Bros. Anzi: Tom & Jerry in persona. E Bonolis s’è messo sull’attenti ed è partito per Londra e ha girato il suo cameo nel live action stile Roger Rabbit che il 18 marzo esce sulle piattaforme. In America e in Cina è un successo anche nei cinema che hanno riaperto platee e botteghini. Qui ci dobbiamo accontentare della smart tv. Paolo, però, nel frattempo s’è rimesso in moto e su Canale 5 Avanti un altro è tornato da ieri – al decimo anno – ad essere il motto-convocazione per i personaggi da Hellzapoppin’ che popolano questo suo mondo a parte: preserale, ovvio, ma anche prima serata domenicale del post Barbara D’Urso dal prossimo 11 aprile.

Quante puntate, Bonolis?
«Quante ne servono. Quando io stringo una mano sono nella squadra».

Sette Oscar, i precedenti di Gene Kelly e Esther Williams. Ora anche lei a fianco di Tom e Jerry.
«I cartoni animati mi hanno fatto come sono: un animo fantasioso che cerco di portare nei miei show da sempre. Nei cartoni può succedere davvero tutto, nella vita non va proprio così. C’è anche una morale: siamo tutti Tom e Jerry, inseguiamo per prendere qualcosa o scappiamo per non essere acchiappati».

Sanremo è finito: lei ne ha condotti due, 2005 e 2009. Per chi presenta sembra una centrifuga.
«Ha senso se decidi tu. Allora c’era la controprogrammazione e dovevo ideare uno show. Non sono un così grande esperto di musica. Anche se nel 2005 pensavo assurdo escludere i Negramaro di Mentre tutto scorre. Poi li hanno eliminati, ma sono diventati i Negramaro. Nel 2009 stavano escludendo Sincerità di Arisa: ma quella era come la sigla della Coca Cola, chi non la canta? Poi vinse».

C’è qualcosa che lei ancora insegue in tv?
«Sono stato un pioniere, le idee sembravano davvero opportunità. Oggi mi dicono che è stato fatto tutto, tutto arato: si fa tv stanziale, da coltivatore…»

Ma i suoi format sono beni durevoli, a partire da Avanti un altro.
«Il fatto è che improvvisando, senza conoscere chi entra in studio, è come aprire ogni volta un nuovo sipario. Poi lo sforzo è quello di rendere tutto più leggero possibile. Difficilissimo alleggerire il clima, specie ora. E dà gusto proprio questo. Come l’essere pop».

Rating 3.00 out of 5

Sanremo, i Maneskin dedicano la vittoria «a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni»

domenica, Marzo 7th, 2021

«Dedichiamo questa vittoria a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni». I Maneskin hanno salutato così la vittoria del 71esimo Festival di Sanremo con la canzone «Zitti e buoni». Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio — i quattro componenti della rock band romana — hanno poi twittato: «Abbiamo fatto la rivoluzione».

Leggi anche

Il testo di Zitti e Buoni

Loro non sanno di che parlo
Voi siete sporchi, fra’, di fango
Giallo di siga fra le dita
Io con la siga camminando
Scusami ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
E anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando
E buonasera signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.