Archive for the ‘Spettacoli -Eventi -TV’ Category

La Povera patria di Battiato, «ma l’Italia rinascerà, lo capisco dai miei concerti»

martedì, Maggio 18th, 2021

di Aldo Cazzullo

La Povera patria di Battiato, «ma l'Italia rinascerà, lo capisco dai miei concerti»

Franco Battiato era un pazzo: era convinto che il cane di casa fosse la reincarnazione di suo padre, e il gatto di sua madre. Franco Battiato era un genio. Un giorno raccontò, sorridendo: «Ho passato gli anni 70 a fare vocalizzi ed esperimenti. Poi ho deciso di avere successo. Mi sono chiuso un mese in un garage a Milano, e ne sono uscito con “La voce del padrone”».

Forse il disco più bello, certo quello di maggior successo mai inciso da un cantautore. Franco Battiato era uomo di una rettitudine assoluta. Molto severo con i potenti e con la politica. Provò anche a farla, da assessore; ma capì presto che non era per lui. Disse che se a Catania avessero rieletto un sindaco che non stimava, avrebbe lasciato la città; e così fece. «Però il nostro giornale ti tratta sempre bene» gli obiettò uno scrittore. Lui rispose: «E tu credi che io sia così miserabile da giudicare le persone non per come sono, ma per come si comportano nei miei confronti?». È stato il più colto e il più profondo tra i musicisti italiani. Pensava che i grandi artisti si parlassero tra loro, in varie forme. Ti faceva ascoltare l’Adagio di Telemann e La canzone dell’amore perduto di De André e diceva: «Senti? Sono uguali. Ma Fabrizio non ha copiato; ha ripreso un discorso interrotto. De André è stato anche un bravo astrologo». Astrologo? «Dilettante. Ma di grande acume».

Viveva a Milo, un posto bellissimo quindi adatto a lui, castagni e nuvole basse, a dieci minuti dal mare e a dieci minuti dall’Etna. Era molto diverso dalla sua immagine pubblica, un po’ distanziante: ad esempio era molto alto, disponibile, allegro e ricordava fisicamente il suo conterraneo Pippo Baudo. Lo divertiva l’idea di essere nato in una città che non esiste più, Jonia, tornata dopo il fascismo a dividersi tra Giarre e Riposto.

Famiglia di pescatori. Il padre, camionista e scaricatore di porto a New York, morì quando lui aveva 19 anni. Franco partì per Milano. «Allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il Club 64, dove c’erano Paolo Poli, Jannacci, Toffolo, Cochi e Renato, Andreasi, Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Tra il pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: vienimi a trovare, un giorno. Andai il giorno dopo. Diventammo amici anche con Ombretta Colli, fui io a convincerla a cantare». Poi si mise in viaggio verso Oriente.

Visitò il monte Athos e Konya, la città dei dervisci rotanti, lesse Aurobindo e Gurdjieff, studiò il misticismo sufi e il buddismo tibetano, arrivò vicino ai segreti della vita e della morte. Raccontava divertito che Finardi una volta gli aveva detto: «Ho cercato sull’atlante città dai nomi suggestivi per una canzone, ma le avevi già esaurite tu». Però l’ascetico Battiato è anche l’autore di “Povera patria”, un durissimo testo di denuncia civile datato 1991, ultimo anno della Prima Repubblica. Diceva: «La canto sempre. E quando cito i “perfetti e inutili buffoni” che abbiamo tra i governanti, si alza un applauso, più forte e lungo di quelli di allora». Non era di destra, e si seccava quando lo scrivevano; ma era un anticomunista convinto. «I servizi d’ordine degli anni 70 erano uguali, non distinguevi gli estremisti neri da quelli rossi».

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È morto Franco Battiato, la musica italiana piange uno dei suoi artisti più grandi

martedì, Maggio 18th, 2021

Franco Battiato è morto. Il cantante, uno dei più grandi artisti del nostro Paese è scomparso all’età di 76 anni. Tra i primi a ricordarlo c’è Antonio Spataro, direttore della Civiltà Cattolica che ha postato un tweet in cui cita La cura, uno dei pezzi più noti del Maestro siciliano: “‘E guarirai da tutte le malattie Perché sei un essere speciale Ed io, avrò cura di te’. Ciao, Franco #Battiato. Il cantante era malato da tempo e da anni, ormai, aveva centellinato le sue presenze pubbliche, ritirandosi a vita privata nella sua casa di Milo. La conferma arriva anche dall’Ansa che ha scritto che il maestro “si è spento questa mattina nella sua residenza. Lo rende noto la famiglia. I funerali avverranno in forma privata”

Il cantante aveva praticamente azzerato le sue presenze in pubblico da quando si fratturò il bacino e il femore nel 2017, ma nonostante le smentite sulla malattia del cantante le voci che stesse male ormai si rincorrevano da anni. Franco Battiato è stato uno degli innovatopri della musica italiana, in grado di trasformare il pop e portarlo a un livello che in pochi hanno raggiunto. Il Maestro catanese, infatti, aveva cominciato come sperimentatore prima di inanellare una serie di album che avrebbero cambiato per sempre la pagina del pop italiano.

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Otto e mezzo, l’imprenditore schianta Scanzi: “Non fai le file”. Lite su Crisanti e Galli: “Non capisci una mazza”

martedì, Maggio 18th, 2021

Prima il mea culpa, poi la clamorosa lite. Quella del 17 maggio di Otto e mezzo, programma in onda su La7 e condotto da Lilli Gruber, è una puntata infuocata, con Andrea Scanzi e Giuliano Guida Bardi che non se le sono mandate a dire e hanno alzato i toni della discussione. In apertura di trasmissione il giornalista del Fatto Quotidiano ha commentato le decisioni del Governo di Mario Draghi sul Covid: “Per ora ha avuto ragione il Premier, sono contentissimo di aver avuto torto, avevo molta paura per le riaperture di fine aprile. È una vittoria politica che intesto direttamente a Draghi, è la sua prima grande vittoria dal punto di vista politico”. In studio è presente anche l’epidemiologa Stefania Salmaso, dalle cui parole nasce lo scontro tra Guida Bardi e Scanzi. Il vicepresidente di Federalberghi Sud Sardegna, nonché imprenditore proprietario dell’hotel museo Miramare a Cagliari, ha fatto una piccola gaffe con la professoressa e si è prontamente scusato, partendo poi in un attacco nei confronti dei virologi catastrofisti che passano più tempo in televisione che a lavorare e a studiare. In particolare nel suo mirino sono finiti Andrea Crisanti e Massimo Galli: “Abbiamo visto di tutto, epidemiologi, esperi di zanzare, pseudo-virologi… Ecco se c’è un momento perfetto, è questo per ritirasi dalla tv, è il momento di uscire di scena ora che ci sono i vaccini. Andate a fare la ricerca e sottraetevi dal chiacchiericcio quotidiano sulle televisioni”.

Le parole di fuoco di Guida Bardi hanno scatenato la reazione piccata di Scanzi, che già nel suo precedente discorso aveva accomunato la propria posizione a quella dei due esperti Covid, tra i volti più noti in questa pandemia. “Spero che Galli e Crisanti siano il più possibile in tv e continuino a parlare, senza di loro le persone perdono qualcosa. Studiare le zanzare non è una diminutio”, le parole di Scanzi che poi attacca: “Consiglierei al signor Guida Bardi di non parlare di epidemiologia o di virologia, perché non ne sa una beata mazza e l’ha dimostrato questa sera”. Al veleno la risposta dell’imprenditore sardo: “Signor Scanzi, io qualcosa la capisco, capisco che lei non sia abituato a fare le file…”.

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Non è L’Arena, “non è lei il corvo”. Caos Csm, parla Sebastiano Ardita: perché scagiona la segretaria di Davigo

lunedì, Maggio 17th, 2021

Massimo Giletti intervista il magistrato Sebastiano Ardita sulla bufera che ha investito la magistratura e il Csm in seguito alla diffusione dei verbali segreti dell’avvocato Piero Amara. Il magistrato, consigliere del Consiglio superiore della magistratura racconta a Non è L’Arena, nel corso della puntata in onda domenica 16 maggio su La7, la sua verità sulla vicenda che lo vede coinvolto, visto che il suo nome è contenuto nei verbali di Amara sulla presunta Loggia Ungheria. In ballo ci sono dichiarazioni pesantissime, perché la loggia Ungheria raggrupperebbe esponenti di primissimo piano di magistratura – fra i quali Ardita, appunto -, politica e Guardia di finanza. 

“Lei si è sempre battuto contro i poteri forti, non è mai stato tenero con i politici li ha mandati a processo – spiega Giletti iniziando l’intervista – quando i politici difficilmente in Sicilia andavano a processo, è stato dalla parte degli ultimi. Sentirsi messo al centro di questa situazione, al di là del suo sorriso che mi fa piacere stasera di leggere, nel suo volto, dentro di lei come si è sentito quando ha saputo questa cosa?” gli domanda. “Diciamo che può capitare nella vita professionale di essere oggetto anche di una calunnia, quello che è più grave è trovarsi al centro di questa congerie di circostanze, di fatti – denuncia il magistrato – che ancora devono essere chiariti che vanno dall’imbustamento di una calunnia all’interno di un plico mandato ai giornali e anche al consigliere Di Matteo fino ad una serie di situazioni formali che vanno ancora chiarite”.

Perché in questa vicenda c’è un altro magistrato molto famoso, Piercamillo Davigo. Lui riceve questi verbali dal pm Storari, non segue le vie formali. Però prima di ascoltare il perché Davigo ha scelto di non seguire le vie formali, le chiedo visto il rapporto che avevate con Davigo si è sentito tradito, se posso usare il termine, da una persona con cui aveva un rapporto diverso rispetto ad altri?

Ardita però risponde chiaramente alle domande del conduttore di Non è L’Arena: “Non possiamo fare qua il processo o una valutazione giuridica di quello che è accaduto che è abbastanza evidente. Se esiste lo stato di diritto, se esiste la possibilità di derogare alla legge in circostanze speciali non c’è più lo stato di diritto. Torniamo un’altra volta all’800 in cui qualcuno si assume la responsabilità o la volontà di scavalcare la legge”. “Allora, se io sono un magistrato vado in contrasto con il mio capo della procura, come spesso può succedere, cosa fa? Porta al suo referente al CSM fascicoli secretati in modo tale che tutti sappiano? Secondo lei è normale? È rischiosissimo!” ribatte Giletti. “Diciamo che esistono delle regole all’interno degli uffici che consentono anche in casi come questo di poter agire nel rispetto delle forme”. 

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Maurizio Costanzo: “Vorrei morire tenendo la mano a Maria…”

giovedì, Maggio 13th, 2021
maurizio costanzo show
Ufficio Stampa Fascino

Spegnerà 83 candeline ad agosto, mentre ad ottobre il suo “Maurizio Costanzo Show” compirà 40 anni. Traguardi importanti sui quali Maurizio Costanzo riflette facendo un bilancio della sua vita in una lunga intervista al “Corriere della Sera”. Il conduttore si racconta a ruota libera parlando di politica, televisione, scelte sbagliate ed errori commessi, ma anche della sua vita sentimentale. Segnata soprattutto dalla sua relazione con Maria De Filippi, con cui ha festeggiato lo scorso 28 agosto le nozze d’argento: “Vorrei morire senza accorgermene, senza soffrire, con la mano in quella di Maria…”.

Una vita sentimentale vivace quella di Costanzo, con tre matrimoni alle spalle, di cui il primo con Lori Sammartino, il secondo con Flaminia Morandi, la madre dei figli Saverio e Camilla e il terzo con Marta Flavi. E poi Maria De Filippi, con cui ha una relazione da ben 35 anni e che ha sposato nel 1995. 

“Ho sempre sperato di avere un’unione duratura, di condividere un’esistenza. Non rinnego il passato, la vita va vissuta per quella che è. Per fortuna ho incontrato Maria. Più di una fortuna. Molto, molto di più”, confessa Costanzo ammettendo che non ci sono segreti o formule, per far durare una storia lunga e solida: “Capita o non capita. Succede che esci senza ombrello e poi piove, o invece che esci e te lo sei portato. Succede”.
Nell’intervista il conduttore parla anche dei suoi figli Saverio e Camilla e dei legami familiari: “Sono solidissimi. Tutti i giovedì pranzo con Saverio e Camilla”.

Sull’essere nonno (di quattro nipoti) Costanzo non ha dubbi: “E’ splendido. Ora la pandemia rende difficile vedersi. Ma essere nonni è meraviglioso”.

E poi c’è Gabriele, il figlio adottato con la De Filippi: “Altro legame familiare intenso. Lui lavora con Maria, sono unitissimi. Gabriele rafforza il mio profondissimo rapporto con Maria. Ricordo ancora la mia commozione quando, avrà avuto dodici anni, mi chiamò “papà” per la prima volta. All’inizio è una paternità diversa. Poi diventa uguale all’altra, a quella naturale. Ritengo il suo arrivo un miracolo”.

Tra le curiosità che svela c’è quella di essere un collezionista di tartarughe:“Ne ho cinquemila. Mi dà l’idea di un animale che va piano ma arriva sempre dove vuole. Mi sono fissato che porti fortuna. Mi piacciono anche i pinguini, tutti insieme sembrano personaggi importantissimi. Dai tetti di casa seguo una famigliola di gabbiani” e di avere in studio a Roma un gatto, Filippo: “Il mio gatto Filippo. A casa ci sono i due bassotti di Maria. Qui lavoro con Filippo. Il gatto è un animale pazzesco, intelligentissimo, di carattere. Se manco qualche giorno dallo studio, mi tiene il muso, mi ignora”. 

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Un Primo Maggio da ricordare: la pandemia non arresta la musica, l’arte e l’impegno: “L’Italia si cura con il lavoro”

domenica, Maggio 2nd, 2021

di Ernesto Assante

Un successo. Al di là dei numeri dei telespettatori, che scopriremo solo domani, il Concertone del Primo Maggio 2021, il primo grande appuntamento live italiano da quando oltre un anno fa sono scattati i limiti agli assembramenti e il conseguente blocco di tutti i concerti, è stato un successo. Tanta musica, molto varia, tanti momenti di riflessione sotto lo slogan, perfetto, “l’Italia si cura con il lavoro” e qualche colpo di scena, atteso e non, hanno reso la lunga maratona tutt’altro che noiosa.

Politica, musica e vita in una lunga sequenza di set, brevi come sempre, per dare spazio a più artisti possibili, in un miscuglio di concerto dal vivo (la gran parte delle esibizioni) e di set registrati (pochi in verità ma ben calibrati), per accendere di nuovo la luce sui concerti dal vivo, sull’assenza di musica da oltre un anno nei teatri, nelle piazze, nei club.

Una bella fotografia della musica italiana di oggi, di tutta la musica italiana di oggi, da quella più pop a quella più rock, dall’hip hop alla trap, una fotografia vitale, colorata di una scena in movimento e che per la prima volta, tra Sanremo e il Primo Maggio, ha dimostrato di non avere più barriere e steccati, che le etichette che abbiamo usato fino ad oggi per raccontarla e interpretarla non hanno molto senso, che non c’è più “indie” e “mainstream”, e che la gente, il pubblico, può apprezzare l’uno e l’altra senza farsi grandi problemi e che alcuni artisti, come Colapesce e Dimartino tanto per fare un esempio, giocare in entrambi i campi senza nessuna difficoltà. Così come la bandiera dell’impegno può essere sventolata anche dalla giovanissima Chadia Rodriguez in topless sul palco, come da Fedez che legge un durissimo testo contro alcuni rappresentanti della Lega e a favore del Ddl Zan.

Anzi, Fedez ha interpretato nel modo migliore la sua prima performance al Primo Maggio, lo ha fatto sia proponendo un ottimo set dal vivo, che piaccia o no la sua musica, ma soprattutto ha usato il palco (e la televisione) per parlare. E ha parlato chiaro, facendo nomi e cognomi dei rappresentanti leghisti che hanno detto delle spropositate castronerie, di stampo omofobo e razzista. “Fedez stia zitto e canti”, già sentiamo il mantra ripetuto in ogni dove da quelli che non avranno gradito l’intervento. Ma chi canta non può stare zitto.

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Concerto Primo Maggio, Fedez: “Per la prima volta sottoposto ad approvazione politica” | Poi va all’attacco della Lega sul ddl Zan

domenica, Maggio 2nd, 2021

Fedez sale sul palco del concerto del Primo Maggio e ribadisce quello che aveva annunciato via social prima della sua esibizione: “E’ la prima volta che mi è successo di dover inviare il testo di un mio intervento perché venisse sottoposto ad approvazione politica”. Affermazione che la Rai smentisce. Il rapper comunque non si lascia intimidire e fa i nomi e cognomi dei rappresentanti della Lega che avversano il ddl Zan. Poi l’appello al premier per il mondo dello spettacolo.

L’intervento di Fedez – “In prima battuta l’approvazione non c’è stata – spiega il rapper dal palco – O meglio, dai vertici di Rai3 mi hanno chiesto di omettere dei nomi, dei partiti e di edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, un po’ tanto, ma alla fine mi è stato dato il permesso di esprimermi liberamente. Grazie. Mi assumo tutte le responsabilità di ciò che dico e faccio, sappiate però che il contenuto di questo intervento è stato definito dalla vice direttrice di Rai3 come ‘inopportuno'”.

Fedez a Draghi: “Intervenga per il mondo dello spettacolo come fatto con la Superlega” – “Buon primo maggio a tutti i lavoratori, anche a chi il lavoro ce l’ha ma non ha potuto esercitarlo per oltre un anno – ha aggiunto -. Per i lavoratori dello spettacolo questa non è più una festa. Caro Mario, capisco che il calcio è il vero fondamento di questo Paese, però non dimentichiamoci che il numero dei lavoratori del calcio e quello dello spettacolo si equivalgono. Quindi, non dico qualche soldo, ma almeno qualche parola, un progetto di riforma in difesa di un settore che è stato decimato da questa emergenza e che è regolato da normative stabilite negli anni 40 e mai modificate fino ad oggi. Quindi, caro Mario, come si è esposto nel merito della Superlega con grande tempestività, sarebbe altrettanto gradito il suo intervento nel mondo dello spettacolo”.

L’attacco a Lega e Ostellari sul ddl Zan – “A proposito di Superlega, due parole per l’uomo del momento, il ‘sonnecchiante’ Ostellari (Andrea, presidente della commissione Giustizia del Senato, ndr). Ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare, quindi massima espressione del popolo, che è stato già approvato alla Camera come il ddl Zan, può essere tranquillamente bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo, cioè se stesso”, dice Fedez.

“D’altronde, Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua grande lotta alle diseguaglianze”, aggiunge ironicamente Fedez, elencando alcun delle frasi che esponenti del Carroccio hanno pubblicamente espresso in questi anni sul tema dell’omotransfobia, in alcuni casi anche chiedendo scusa. L’artista ricorda frasi come “se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno”, “gay vittime di aberrazioni della natura”, “i gay sono una sciagura per la riproduzione” o “il matrimonio gay porta l’estinzione della razza”.

“Qualcuno, come Ostellari, ha detto che ci sono altre priorità in questo momento di pandemia, rispetto al ddl Zan. Allora guardiamole: il Senato non ha avuto tempo perché doveva discutere dell’etichettatura del vino, della riorganizzazione del Coni, di indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e, per non farsi mancare nulla, il reintegro del vitalizio di Formigoni”, continua ancora Fedez. “Quindi, secondo Ostellari, probabilmente il diritto al vitalizio di Formigoni è più importante della tutela dei diritti di tutti e di persone che vengono quotidianamente discriminate fino alla violenza”, prosegue.

Fedez, poi, prende di mira anche i ProVita: “A proposito di diritto alla vita, quella del presidente dell’Associazione ProVita, l’ultra cattolico e antiabortista, Jacopo Coghe, amicone del leghista Pillon, in questi mesi è stata la prima voce a sollevarsi contro ddl Zan. L’antiabortista, però, non si è accorto che il Vaticano ha investito più di 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo – dice dal palco Fedez -. Quindi, cari antiabortisti, caro Pillon, avete perso troppo tempo a cercare il nemico fuori e non vi siete accorti che il nemico ce l’avevate in casa. Che brutta storia”, conclude.

Rai: “Mai chiesto testi, mai censura” – Alle accuse di Fedez, viale Mazzini ha risposto con una nota in cui smentisce tutte le dichiarazioni del rapper. “Rai3 e la Rai sono da sempre aperte al dibattito e al confronto di opinioni, nel rispetto di ogni posizione politica e culturale. E’ fortemente scorretto e privo di fondamento sostenere che la Rai abbia chiesto preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone del Primo Maggio, per il semplice motivo che è falso”, scrive l’azienda.

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Primo maggio, festa del lavoro che non c’è. In un anno perso un milione di occupati: gli inattivi sono oltre 14 milioni

sabato, Maggio 1st, 2021

Giuliano Balestreri

Un milione di posti di lavoro persi in un anno; 208mila nuovi assunti in meno a gennaio 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020 e un segno meno che si ripete senza dall’aprile 2020 davanti al dato della variazione tendenziale dei rapporti di lavoro. Un numero che conferma quanto lunga sia ancora la strada verso la ripresa.

E che fa sembrare lontana anni luce l’infelice promessa dell’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Nessuno perderà il proprio lavoro a causa del coronavirus». I fatti, purtroppo, dimostrano che non è andata così. Gli italiani con un lavoro sono 22,1 milioni, ai minimi dal 2015, così come gli assunti a tempo indeterminato: appena 14,7 milioni, il numero più basso degli ultimi sei anni.

Abbastanza perché il primo maggio, nel giorno della festa dei lavoratori, si ricordi chi un impiego non lo ha più. In un contesto che rischia di peggiorare ulteriormente con la fine del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione Covid. Anche perché non si può non rilevare il numero degli inattivi, ovvero quanti non lavorano e neppure cercano un impiego: il tasso è stabile al 37%, ma nell’arco dei dodici mesi a fronte di 21mila persone in più in cerca di occupazione, ci sono 717mila inattivi in più. E in totale, oggi, gli «scoraggiati» sono poco più di 14milioni.

Anche perché nell’ultimo anno molte imprese hanno dato il peggio di loro stesse. A cominciare da quelle del settore terziario, attive nelle cosiddette «professioni intellettuali» che sfruttando le maglie larghe della cassa Covid hanno sovrapposto cassa integrazione e smart working puntando sul fatto che lo Stato non avesse gli strumenti per controllare e che i lavoratori non avessero la possibilità di difendersi. Qualcuno ha scoperto di essere stato messo in cassa integrazione retroattivamente, qualcun altro, invece, è stato più fortunato e a fronte di una cassa integrazione che arriva al 50% dell’orario si vede integrare interamente lo stipendio da parte dell’azienda.

«E’ una libera scelta dell’imprenditore che in questo modo fidelizza il dipendente» spiegò Massimo Braghin, consigliere nazionale dell’ordine dei Consulenti del lavoro ed esperto di smart working secondo cui «il lavoro agile e la cassa integrazione sono di fatto incompatibili. Lo smart working disciplinato dalle legge 81 del 2017 è molto diverso da quello che abbiamo vissuto nei giorni del Covid».

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Rai, al via la nuova tv di Stato: due donne al comando. Oggi le candidature al cda

venerdì, Aprile 30th, 2021

di Mario Ajello

Chi conosce bene Tinny Andreatta assicura: «In Rai tornerebbe di corsa». Anche a costo di guadagnare meno di quanto prende ora a Netflix. E tra Palazzo Chigi e Mef, dove si cominciano a disegnare i nuovi vertici della tivvù pubblica, la carta Tinny è la prima del mazzo per quanto riguarda la carica di amministratore delegato. Che sarà, secondo la strategia del governo, o un interno Rai o comunque qualcuno che già conosca la Rai. Non si vuole incappare nell’errore fatto con Antonio Campo Dall’Orto e con Fabrizio Salini, due marziani che a Viale Mazzini non sono riusciti mai davvero ad atterrare. La Andreatta dalla Rai proviene, e il suo ritorno farebbe felice Enrico Letta. Ma anche Carlo Nardello, che Luigi Gubitosi si è portato in Tim, ha un passato alla direzione di RaiCom ed è anche per questo che la società di cacciatori di teste Egon Zehndr, a cui ci si è rivolti per la selezione, ha fatto tra gli altri il suo nome. Come scelta interna, il nome più gettonato è quello di Paolo Del Brocco, manager di comprovata esperienza attualmente alla guida di RaiCinema e stimato a largo raggio.

LE SCADENZE
Quel che è certo è che oggi scade il termine per la presentazione delle candidature in Cda. Poi il governo a fine giugno indicherà i suoi due rappresentanti che andranno a fare l’ad e il presidente. Si potrebbe profilare per la prima una coppia di donne al vertice della Rai: con Andreatta capo azienda, particolarmente gradita a Draghi e al mondo Pd, e Paola Severini Melograni presidente di garanzia, sostenuto politicamente in maniera trasversale e con molte aderenze nel mondo cattolico e laico del terzo settore. Per questo ruolo salgono anche le quotazioni dell’economista Alberto Quadrio Curzio, considerato nelle grazie di Draghi. Ai partiti spetta l’indicazione politica dei componenti del Cda. Il Pd è pronto a rinunciare a Rita Borioni, per un’altra donna: Silvia Costa, data in quota Franceschini. M5S nel caos anche sulla Rai e comunque stanno cercando un professore universitario, o preferibilmente una professoressa. Una delle prime scelte di Conte neo-leader sarà proprio per il Settimo Piano. Riccardo Laganà si è ricandidato come rappresentante dei dipendenti. Intoccabile Giampaolo Rossi, vero conoscitore dell’azienda a detta anche degli avversari, vicino a Fratelli d’Italia e quindi sarebbe l’unico rappresentate dell’opposizione dentro l’azienda. La Lega si agita assai (esempio non vuole cedere la guida della Tgr dove ha direttore e condirettore, e vedrebbe bene come ad un’altra donna: Elisabetta Ripa di Open Fiber) punterà di nuovo sul consigliere uscente Igor De Biasio.

In ogni caso i giochi sono solo all’inizio. Ma la consapevolezza di tutti, o almeno di quelli che amano l’azienda o di chi come il governo la vuole risanare, è che la Rai è all’ultima spiaggia: se si sbaglia la scelta dei vertici questa volta, in presenza di numeri di bilancio non buoni per calo della pubblicità e per l’infruttuosità degli oneri derivanti dal contratto di servizio che manderebbero in rosso qualsiasi azienda normale, il declino già abbondantemente cominciato diventerebbe irreversibile, considerando il rafforzamento della concorrenza. Per rafforzare il pacchetto di guida in Rai, sono due i nomi che si fanno come direttore generale: l’attuale Alberto Matassino ma con deleghe rafforzate o Marcello Ciannamea, ben visto anche nel centrodestra che avrebbe la delega sul prodotto editoriale.

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Primo maggio, concertone all’Auditorium, la scaletta: ospiti anche Venditti e Noel Gallagher

mercoledì, Aprile 28th, 2021

di Mattia Marzi

Ma è il Festival di Sanremo ad essere diventato un grande Concerto del Primo Maggio o il Concerto del Primo Maggio ad essere diventato un piccolo Sanremo? La domanda scatta d’istinto scorrendo l’elenco dei cantanti che sabato parteciperanno all’edizione 2021 dell’evento, costretto per il secondo anno consecutivo dalle norme anti-Covid a rinunciare alla sua location, Piazza San Giovanni, riadattandosi a programma tv trasmesso dalla Cavea del Parco della Musica su Rai3 – e in contemporanea su Radio2 e su RaiPlay – dalle 16.30 alle 19 e poi dalle 20 alle 24 (non si esclude pubblico limitato a inviti – e distanziato – tra sindacati, giornalisti, fotografi, sponsor e accompagnatori degli artisti: chiunque, per accedere, dovrà sottoporsi a test antigenico).

IL CAST
Da Fedez e Francesca Michielin a Colapesce e Dimartino, passando per Bugo, Coma Cose, Ermal Meta, Extraliscio, Fasma, Willie Peyote, Francesco Renga, Gaia, Ghemon, Gio Evan, La Rappresentante di Lista, Madame, Max Gazzè, Noemi e le nuove proposte Folcast e Wrongonyou: sono addirittura 19 i sanremesi presenti nel cast del Concertone. L’organizzatore Massimo Bonelli ne è sicuro: «È il Festival ad aver pescato a piene mani dal Concertone. Io ho seguito il lavoro di rinnovamento editoriale delle ultime edizioni per riportare sul palco la musica attuale piuttosto che fare un revival degli Anni 90. Ma al di là di questo, l’obiettivo era quello di realizzare un galà della musica italiana, in cui ci stringiamo a parlare e raccontare una storia di tutti noi», dice.
Non poteva allora mancare all’appello un big che della canzone italiana ha scritto pagine importanti: ad aprire il blocco serale dell’evento sarà Antonello Venditti, con un collegamento che – secondo le indiscrezioni – lo vedrà esibirsi in una piazza San Giovanni deserta. L’anno scorso il 72enne cantautore romano era stato un po’ critico nei confronti della manifestazione: «Vorrei che il Primo Maggio si tramutasse in una giornata del silenzio della musica a favore di tutti quelli che ci lavorano senza essere minimamente calcolati né sentiti. Chiedo a tutti i miei colleghi una giornata lontana dai social e dalla tv».

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