Archive for Settembre, 2020

Cambio di stagione (ma per tutti)

mercoledì, Settembre 23rd, 2020

La politica italiana passa, in una notte, dalla guerra di posizione alla guerra di movimento. Leader, partiti, militanti, governo, media dovranno subito mutare azione e strategia, pena perdersi, per una fase non breve. Il risultato del referendum, con la vittoria del Si, ma un pacchetto di No, per qualità e geopolitica, assai pesante, e il pareggio nelle Regioni 3 a 3, ci forza verso una stagione di cambiamento e riforme, con il tesoro dei 209 miliardi europei, e del possibile Mes, a finanziare l’uscita dell’Italia dalla stagnazione che dura da 25 anni e che la sospinge, in modo drammatico, verso il declino, come temono gli studiosi Andrea Capussela e Miguel Gotor.

Dall’estate del 2019, con il cupio dissolvi del leader della Lega Matteo Salvini al Papeete dopo il fuoco di paglia delle elezioni europee, eravamo bloccati nella guerra di posizione, in trincea. Per i 5 Stelle di Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Casaleggio jr, che avevano fatto ingoiare alla base due governi, prima con i soci dell’odiato Kaimano Berluska, poi con i Pidioti di Bibbiano, si trattava di arroccarsi intorno al premier Conte e aspettare tempi migliori. Per il Pd, che aveva accettato di malavoglia, grazie alla mossa del cavallo di Matteo Renzi, l’alleanza con i grillini, era imperativo tener Salvini fuori dal governo. Per la Lega dare finalmente, in Toscana, la botta che fallì in Emilia Romagna, grazie alla sagacia riformista del presidente Bonaccini; per la Meloni sgonfiare pian piano il rivale leghista; per Berlusconi sopravvivere con quel che resta di Forza Italia, pronta, dietro la regia raffinata di Gianni Letta, a dare una mano al primo ministro ove occorresse. Anche Renzi, Carlo Calenda e la Emma Bonino prendevano tempo, come Pierluigi Bersani, per ricamare le frange di sinistra riformista e radicale.

Il voto brucia ogni attendismo e chiama politici, paese e opinione pubblica a un salto repentino.

Giuseppe Conte incassa un ottimo risultato, non cadrà, salvo incidenti di percorso da noi mai escludibili, fino alla scadenza della legislatura e ha da gestire il cospicuo cespite di capitali europei. Con l’aiuto di Rocco Casalino, spin doctor sottovalutato dagli analisti cicisbei ma che gli fa azzeccare non poche mosse (il cinema America seduto in terra, il lutto per Willy Monteiro, l’ascolto agli scienziati sulla pandemia, la pace con Renzi, accompagnare il figlio a scuola), Conte ha un consenso che gli altri leader europei si sognano, e lo ha speso con bravura vis a vis i vertici europei, dialogando con Merkel e Macron, usando la sponda del commissario Gentiloni e dello Speaker del Parlamento EU Sassoli. Ora però la sua dote centrale, smussare, limare, ottundere le questioni come il Conte Zio (ironia dei nomi!) suggerisce nei Promessi Sposi del Manzoni “Sopire, troncare…troncare, sopire”, non gli basterà più, dovrà “Sveglia e innestare”, vale a dire decidere, accontentare qualcuno e scontentare altri, e la sua leadership sarà, di conseguenza, arricchita o perduta.

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Coronavirus nel mondo: Gran Bretagna, Johnson annuncia l’intervento di esercito e polizia

mercoledì, Settembre 23rd, 2020

Il governo di Boris Johnson “si riserva il potere di prendere misure” più severe se la popolazione britannica non rispetterà le restrizioni rafforzate di fronte al rimbalzo dei contagi da coronavirus. Lo ha detto lo stesso premier Tory in un messaggio televisivo alla nazione in cui ha richiamato “il buonsenso” dei suoi connazionali e ricordato di essere “riluttante” a intervenire sulle libertà individuali, ma di ritenere ora necessario agire per evitare conseguenze più gravi. Ha quindi confermato che le misure sono vincolanti, con più controlli di polizia e multe più salate, e che il governo è pronto “se necessario” a usare l’esercito in compiti di backup per consentire agli agenti di concentrarsi di più nella sorveglianza sulle misure anti-Covid. Boris Johnson ha indicato la pandemia attuale come “la crisi più grave che il mondo si trova a dover affrontare in tutta la mia vita”. Mentre ha parlato di speranze dalle ricerche su un vaccino, aggiungendo tuttavia che “non ci siamo ancora”. Nelle ultime 24 ore sono stati accertati quasi 5.000 nuovi contagi (dato più alto dal 7 maggio) e 37 decessi (il numero più alto dal 14 luglio). Misure analoghe a quelle annunciate dal premier Tory britannico per l’Inghilterra, pur con qualche differenza comunque inferiore rispetto ai mesi scorsi, sono state intanto annunciate contemporaneamente per la Scozia e per il Galles dai capi dei governi locali di Edimburgo e di Cardiff, l’indipendentista Nicola Sturgeon e il laburista Mark Drakeford: competenti in materia nei rispettivi territori in forza della devolution accordata alle nazioni del Regno.

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Il Pd, il M5S, il governo: due messaggi dalle urne

martedì, Settembre 22nd, 2020

di Massimo Franco

Il sopravvissuto solitario delle Regionali è il politico che fino a ventiquattr’ore prima veniva indicato come il capro espiatorio di una disfatta data per quasi certa. Da agnello sacrificale, bersagliato dalle opposizioni e insidiato dall’interno della coalizione di governo, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti riemerge dalle doppie urne con le stimmate del quasi vincente dell’alleanza giallorossa. Ha perso una regione, le Marche, ma ha tenuto Toscana, Puglia e Campania. E questo, politicamente e psicologicamente, basta e perfino avanza per accreditare un successo: tanto più con una partecipazione superiore alle attese e alla paura del Covid. Il Movimento Cinque Stelle naturalmente gioisce per il quasi 70 per cento ottenuto dai Sì al taglio dei parlamentari, col 53,84 di affluenza. Ma solo per quello, e con un’enfasi tipica di chi deve nascondere l’altra faccia della medaglia del 20 e 21 settembre. Ormai, a livello elettorale naviga al confine di percentuali a una cifra: almeno sul piano locale. E, quel che è peggio per i seguaci di Beppe Grillo, il Movimento appare ininfluente per far vincere o perdere lo schieramento di governo. Per paradosso, nell’unica realtà in cui hanno presentato un candidato comune, la Liguria, M5S e Pd hanno perso: come era accaduto nove mesi fa in Umbria.

La promessa di passare adesso alla riduzione degli stipendi di deputati e senatori suona soprattutto come un omaggio stanco a un populismo a caccia di argomenti «facili». È anche il tentativo disperato di offrire un’unità di facciata da parte di una forza percorsa da tensioni scissionistiche potenti. I peana alla portata «storica» del risultato e, in parallelo, la raccomandazione dell’attuale capo politico, Vito Crimi, a «non commentare i risultati parziali» prima che «venga indicata la linea ufficiale del M5S», mostrano una discrasia vistosa.

Non solo. Ammettendo che le Regionali «per il Movimento potevano essere organizzate con un’altra strategia», il ministro degli esteri grillino Luigi Di Maio sfiora il tema della sconfitta; e anticipa un’inevitabile resa dei conti interna. Ma per il governo l’esito è una boccata di ossigeno dopo una lunga, timorosa apnea. La somma tra Sì al referendum e tenuta del Pd può far riemergere Giuseppe Conte dall’assenza studiata nella quale si era immerso nelle ultime settimane: un tentativo di sottrarsi ai contraccolpi di un indebolimento non avvenuto di Pd e M5S, dopo che aveva invocato invano un’alleanza tra dem e grillini nelle regioni.

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COMUNICATO STAMPA: Parapendio e deltaplano: volare, camminare, esporre

martedì, Settembre 22nd, 2020

L’edizione 2020 della importante esposizione di attrezzature per il volo in deltaplano e parapendio aprirà i battenti il 25 settembre per chiuderli il 27.

L’evento legato al mondo del volo libero, cioè senza motore, si terrà come da tradizione a Campitello di Fassa (Trento) organizzato dall’associazione Icarus Flying Team. Lo scorso anno i visitatori furono ben 9000 e anche quest’anno si attende una buona affluenza nonostante l’emergenza sanitaria.

A causa di questa l’expo si presenta in versione tutta open air con stand dislocati nell’area sportiva adiacente al Palatenda, alla zona di atterraggio e alla funivia che porta al Col Rodella. Da qui i piloti esperti potranno testare gli ultimi prodotti delle migliori marche di parapendio; chi non ha ancora confidenza con il cielo potrà cominciare a prenderla con voli in biposto accompagnato da istruttori.

In concomitanza l’appuntamento di hike & fly, vale a dire escursionismo e volo, “Cor e Sgola”, distribuito in due giornate, una di gara e una non competitiva.

La specialità hike & fly si sta confermando una tendenza molto seguita. Numerose le manifestazioni come la “Presolana 2020”, nome mutuato dalla celebre montagna delle Prealpi Orobie sopra Bergamo, vinta dal palermitano Giovanni Minutella. Invece, tutta svizzera la Dolomiti Super Fly, 312 km con partenza e arrivo a Levico Terme (Trento), vinta da Patrick von Känel davanti a Sepp Inniger a pari merito con Christian Maurer, il campionissimo vincitore di ben cinque X-Alps che di km ne misura ben 1138, dall’Austria a Montecarlo. 

Nel frattempo si è conclusa la Poggio Bustone Cup 2020 dal nome del sito di volo in provincia di Rieti, organizzata da Aero Club Lega Piloti, presenti circa 90 volatori in parapendio italiani e stranieri. Dopo quattro voli attorno ai 50 km ciascuno ha vinto il campione del mondo in carica Joachim Oberhauser di Temeno (Bolzano), seguito da Alberto Vitale di Bologna e Paolo Zammarchi di Brescia.

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Suarez e la presunta truffa, da dove nasce l’inchiesta: l’ateneo, la convenzione con un’agenzia cinese e un “buco” da 3 milioni

martedì, Settembre 22nd, 2020

di Valentina Santarpia

Suarez e la presunta truffa, da dove nasce l'inchiesta:  l'ateneo, la convenzione con un'agenzia cinese e un  'buco' da 3 milioni

L’esame di Suarez? L’università per Stranieri di Perugia si difende, e sottolinea «la correttezza e la trasparenza delle procedure seguite. L’Ateneo «confida che ciò emergerà con chiarezza al termine delle verifiche in corso». Ma le intercettazioni che hanno portato al blitz di oggi nascono da lontano: l’ateneo è nel mirino delle Fiamme Gialle da tempo. Risalgono a giugno dello scorso anno le notizie sugli ammanchi nelle casse dell’università per stranieri di Perugia, che a settembre aveva già subito un sequestro amministrativo con la Guardia di Finanza impegnata a verificare la presenza dei dipendenti negli uffici e e il lavoro svolto. Nel mirino tre milioni e passa di euro che mancavano alle casse dell’università, e che hanno portato i revisori dei conti a non dare la loro approvazione al bilancio 2018-2019, lo scorso 6 settembre, con parole di biasimo nei confronti dell’amministrazione: «Il Collegio rileva che l’operazione di quantificazione dell’ammanco è avvenuta senza che l’amministrazione abbia preventivamente intrapreso le percorribili azioni di recupero dell’asserito credito – riscontrato già dal mese di aprile 2019 – nei confronti degli studenti limitandosi a richiedere agli stessi il saldo delle somme che residuano. Tale condotta integra ipotesi autonoma di danno erariale».

L’attuale amministrazione ha sempre parlato di «irregolarità» commesse dalla gestione precedente: la rettrice Giuliana Grego Bolli e il direttore generale Simone Olivieri, che ora sono indagati per la vicenda Suarez, hanno convocato una conferenza stampa a gennaio 2020 per spiegare la «gestione lacunosa e omissiva» della precedente amministrazione. Nel marzo 2019, raccontano, era stato scoperto che le entrate per tasse d’iscrizione erano inferiori al 2017 benché il numero degli studenti dei corsi Marco Polo Turandot fosse uguale. A quel punto era partita un’indagine interna che aveva fatto emergere «una situazione amministrativa grave e pesantemente confusa». In più era venuto fuori che nel 2015 erano state firmate dall’Ateneo due convenzioni con un’Agenzia cinese, «delle quali la precedente governance non si era neppure accorta», che garantivano sconti «eccezionalmente elevati» (fra il 37 e il 39%). I tre milioni di «buco» sarebbero quelli che l’agenzia cinese avrebbe dovuto versare per le quote d’iscrizione degli studenti.

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Coronavirus, Johnson annuncia nuove restrizioni in Gb: “Agire ora” | “Pub chiusi alle 22, stop allo sport e chi può lavori da casa”

martedì, Settembre 22nd, 2020

“La prospettiva di una seconda ondata di coronavirus è reale”, e la Gran Bretagna si trova a un “pericoloso punto di svolta: dobbiamo agire ora”. Sono le parole del premier britannico Boris Johnson, annunciando l’introduzione di nuove misure restrittive nel Paese. Tra i provvedimenti, la chiusura dei pub alle 22, la sospensione di eventi sportivi e congressi, estensione dei luoghi dove sarà obbligatorio indossare la mascherina.

“Restrizioni in vigore per 6 mesi” – E’ di “sei mesi” la durata prevista delle nuove restrizioni ripristinate oggi dal governo britannico sul fronte dell’emergenza coronavirus. Lo ha detto il premier Tory, Boris Johnson, alla Camera dei Comuni, precisando che la settimana prossima l’esecutivo sottoporrà al Parlamento un’estensione della legislazione di emergenza approvata in primavera nella fase più acuta della pandemia. Le misure includono anche la riduzione a 15 persone del numero massimo di
invitati ai matrimoni. Johnson ha definito la situazione attuale “un pericoloso punto di svolta” da affrontare subito. Il leader dell’opposizione laburista Keir Starmer ha approvato le nuove misure, ma ha accusato il governo di non avere una strategia complessiva, ha criticato le falle nel sistema di test e tracciamento e ha detto che un eventuale lockdown nazionale bis rappresenterebbe il segno di “un fallimento” dell’esecutivo.

Stretta su orari pub, matrimoni e sport – L’emergenza coronavirus è di nuovo “in ascesa” nel Regno Unito per questo si impongono nuove misure restrittive che tuttavia “non sono in alcun modo un nuovo lockdown”. Ha formalizzato Boris Johnson indicando la prospettiva di una seconda ondata come “reale” sulla scia di “Francia, Spagna e altri Paesi” e confermando la decisione del suo governo di ripristinare limiti da giovedì agli orari di pub, ristoranti e bar di tutta l’Inghilterra (con coprifuoco alle 22), di tornare a incoraggiare il lavoro da casa, di estendere l’obbligo legale della mascherina e di introdurre controlli stringenti sui tetto massimo delle 6 persone nei contatti sociali. Limitazioni anche per i matrimoni, il numero massimo degli invitati scende da 30 a 15.

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Petrolio e Covid: così gli aerei a terra minacciano le raffinerie

martedì, Settembre 22nd, 2020

di Sissi Bellomo

Opec: 60anni di storia tra nuove alleanze e strategie

Il coronavirus è tornato a spaventare i mercati, compreso quello del petrolio: nuovi lockdown darebbero il colpo di grazia all’economia e ai consumi energetici, così le quotazioni del barile – sulla scia delle borse – sono affondate del 5% nella seduta di lunedì 21, portandosi intorno a 41 dollari per il Brent e sotto 40 dollari nel caso del Wti. A complicare la situazione c’è anche l’imminente (per quanto parziale) ripresa delle forniture di greggio dalla Libia, dopo che nel weekend la Noc ha revocato lo stato di forza maggiore in alcuni porti e infrastrutture del Paese. Ma a pesare sul mercato non sono soltanto gli sviluppi delle ultime ore.

La ripresa sognata dall’Opec si è inceppata

La ripresa in cui l’Opec sperava sembra essersi inceppata e – a prescindere dall’allarme per i nuovi contagi da Covid19 – già da qualche settimana si stavano manifestando segnali di debolezza sul fronte della domanda. Sia l’Opec, sia l’Agenzia internazionale per l’energia e il Governo Usa questo mese hanno rivisto al ribasso le stime per il 2020 nell’ultimo bollettino mensile. Se i consumi di benzina a livello globale si sono ripresi piuttosto bene nel corso dell’estate, lo stesso non si può dire per quelli di gasolio da autotrazione, un termometro piuttosto accurato della salute dell’economia. Soprattutto, è diventato sempre più evidente come la crisi del trasporto aereo rischi di provocare un impatto tanto profondo e prolungato da rappresentare una minaccia mortale per molte raffinerie, soprattutto in Europa, dove il settore – in crisi da anni – potrebbe non avere tempo e risorse sufficienti per la riconversione necessaria alla transizione energetica.Leggi anche

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Referendum, il Sì al taglio parlamentari trionfa con il 69,64% | Di Maio: “Storico, senza il M5s non sarebbe mai successo”

martedì, Settembre 22nd, 2020

Gli elettori italiani hanno deciso di confermare il taglio dei parlamentari. Il Sì al referendum costituzionale ha superato di gran lunga il No, con il 69,64% dei consensi. Dalle prossime elezioni, quindi, i parlamentari saranno 600 invece degli attuali 945. Esulta Luigi Di Maio: “Risultato storico, torniamo ad avere un Parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno. Senza il MoVimento 5 Stelle non sarebbe mai successo”.

Lo scrutinio dei voti in tutte le 61.622 sezionisi è concluso intorno all’1:40. Il Sì ha ottenuto 17.168.498 voti, mentre il No totalizza 7.484.940 (30,36%). I votanti sono stati 24.993.020, pari al 53,84% degli aventi diritto. Le schede nulle erano 128.397, le bianche 210.862.CHIUDI ✕

Luigi Di Maio: “La politica dà un segnale ai cittadini”  – “Quello raggiunto oggi è un risultato storico. Torniamo ad avere un Parlamento normale, con 345 poltrone e privilegi in meno. È la politica che dà un segnale ai cittadini. Senza il MoVimento 5 Stelle tutto questo non sarebbe mai successo”. Dopo l’ampia vittoria del sì al referendum costituzionale il ministro degli Esteri ha così commentato su Fb l’esito del voto particolamente atteso dal MoVimento 5 Stelle.

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Fino alla fine della legislatura

martedì, Settembre 22nd, 2020

Non sarà la “rivoluzione d’ottobre”, al netto di toni comprensibilmente enfatici, ma il “pareggio” vale una vittoria, politica, per l’evidente valore del voto, per gli spettri che ha fugato, per il significato che la destra aveva attribuito alla consultazione, come prodromica alla “spallata”. Per l’effetto di stabilizzazione del governo e del quadro politico.

Una vittoria, innanzitutto, del Pd e di Nicola Zingaretti, che, sia pur tra mille contraddizioni e dati in chiaroscuro, è oggettivamente l’unico perno dell’alternativa alla destra. Già, contraddizioni. Perché tiene la Toscana, così come aveva tenuto l’Emilia qualche mese fa, grazie alle sue sedimentazioni profonde e a ciò che resta una cultura politica antica, sensibile al richiamo antifascista e alla grande chiamata di fronte all’allarme democratico. E tiene sia pur all’interno di processo di erosione di certezze, anch’esse antiche perché quella che fu la zona rossa si è sensibilmente rimpicciolita: dopo l’Umbria crolla un’altra roccaforte come le Marche, assai meno reattiva al richiamo d’antan contro un candidato di destra estrema, con venature anche nostalgiche.

Di diverso segno il voto in Campania e in Puglia, espressioni, più che della vitalità dell’antifascismo, di un populismo trasformistico interpretato da due vulcanici e strabordanti governatori, con decine di liste zeppe del solito ceto politico meridionale, buono per tutte le stagioni, e parecchia gente proveniente dal centrodestra. Non a caso De Luca, nell’aprire i festeggiamenti, ha dichiarato che la sua vittoria “non può essere letta in termini di destra e sinistra”. Insomma De Luca è De Luca, Emiliano è Emiliano, personalità che, con i rispettivi sistemi di potere e di spesa, hanno una vita piuttosto autonoma rispetto al loro partito, in quest’Italia dove i partiti di massa non esistono più.

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Elezioni regionali: Salvini non sfonda più, Meloni non ancora

martedì, Settembre 22nd, 2020

E alla fine, contendibile non era la Toscana bensì la leadership di Matteo Salvini. Per la seconda volta il Capitano incespica nel tentativo di espugnare il “fortino rosso”: dopo Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna, non ce la fa neppure la “leonessa” Susanna Ceccardi. Due donne, due stili, due diverse campagne elettorali – questa assai più soft per non spaventare i moderati – due fallimenti. L’auto che da via Bellerio, storica sede milanese della Lega, doveva rombare fino a Firenze in serata per rivendicare la fine del dominio di sinistra sulla Toscana, resta a motore spento nel cortile.

L’aria che tira si capisce già verso le quattro e mezza. Quando l’incrocio dei primi exit poll e dei sondaggi vede allargarsi la forbice tra Ceccardi e l’avversario Eugenio Giani: da un punto di vantaggio (per lei) a due, quattro, sei (per lui). Due ore dopo tra Giani e Ceccardi c’è un fossato di sette punti, tra Michele Emiliano e Raffaele Fitto in Puglia – l’altra Regione data dal centodestra più che per contendibile, quasi per presa – un abisso di nove punti. La Lega è chiusa in un cupo silenzio. La “passerella” trionfale diventa rapidamente una doccia gelata. Lorenzo Fontana, plenipotenziario salviniano nel Veneto in cui “l’unica certezza – si scherza sui social – è che Luca Zaia non supererà il 100%”, ci mette la faccia. Ma per dire che forse le scelte del meloniano Fitto e dell’azzurro Stefano Caldoro in Campania (peraltro, due eterni ritorni) non sono state apprezzatissime dagli elettori del Carroccio: “Si apra una riflessione nel centrodestra, nel Mezzogiorno servono un linguaggio e persone nuove”. Un invito al “rinnovamento” magari fondato, ma fuori tempo massimo. In Puglia, però, le liste di Giorgia Meloni conquistano le due cifre: 10%, la stessa percentuale di cui gode la Lega da quelle parti. Sono le prime avvisaglie del confronto che da domani si aprirà nel centrodestra: Fratelli d’Italia governerà le Marche con Francesco Acquaroli, ma resta lontanissima dal fotofinish con il governatore pugliese uscente (e a questo punto rientrante) Emiliano, osso assai più duro sul campo di quanto potesse apparire nei sondaggi.

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