FRANCESCO RIGATELLI
MILANO. Sergio Abrignani, professore ordinario di
Immunologia all’Università Statale di Milano e membro del Cts, affronta
in questa intervista i temi della vaccinazione, auspicando «l’obbligo
per tutti i cittadini dai 12 anni in su» e l’allargamento del Green Pass
a «ogni luogo dove le persone possano contagiarsi».
Come procede la campagna?
«Bene, va riconosciuto il grande lavoro del generale Figliuolo e della sua squadra per cui metà degli italiani ha ricevuto due dosi. Entro ottobre dovrebbero essere coperti 45 milioni di cittadini. Resterebbero circa 5 milioni da convincere, più la metà stimabile dei 12-18enni e gli 0-11enni, per cui l’autorizzazione dovrebbe arrivare a fine anno». Si parla di vaccini porta a porta, ma non è più sicuro vaccinarsi al centro vaccinale?
«Il generale Figliuolo sta studiando qualcosa in tal senso, ma in ogni caso ci sarebbe un medico con l’occorrente per l’emergenza: non serve molto, il peggio può essere uno shock anafilattico».
In campo sono rimasti Pfizer e Moderna, cosa è successo?
«Sono
più efficaci, in particolare contro le varianti Alpha e Delta, e i
vaccini a vettore virale hanno rarissimi effetti collaterali sotto ai 60
anni, infatti da quando AstraZeneca e Johnson&Johnson sono stati
dati agli anziani non ci sono stati altri problemi».
I vaccini attuali rischiano di diventare obsoleti?
«La variante Delta porta a una perdita di efficacia della prima dose, ma le due dosi coprono ancora moltissimo».
Potrebbe servire una terza dose?
«Sì, se decadesse la memoria immunitaria o comparisse una variante non riconosciuta dai vaccini, ma al momento no».
Ci sono novità sulla durata dell’immunità?
«Si
sta verificando quanti dei vaccinati negli studi clinici dell’estate
scorsa si reinfettino. È il modo migliore per capire, perché non si sa
quale parametro di immunità considerare per questi vaccini. L’idea
comunque è che la protezione duri anni».
In certi casi può servire il test anticorpale?
«Ci
sono tanti test e manca sempre il parametro di immunità, ma ha senso
per valutare una terza dose per un paziente immunocompromesso, non per
un anziano qualsiasi».
Di che vaccino sarà la terza dose?
«A
Rna o a proteina come Novavax, che dovrebbe arrivare a fine anno. Non
c’è nessun problema di combinazione, se non che tre dosi a vettore
virale sarebbero meno efficaci, ma sempre senza effetti collaterali».
Perché per i guariti è necessaria una dose?
«Da
tre a dodici mesi dalla guarigione è utile per garantire loro una
maggiore copertura. Anche una seconda dose non gli farebbe male, ma non è
necessaria perché la malattia gli ha già innescato il sistema
immunitario».
Cosa pensa delle piazze No Pass?
«Non
le capisco, forse sono una variante dei No Vax, che considero come gli
evasori fiscali, perché beneficiano del servizio dell’immunità diffusa
senza fare la loro parte. Se fossero dei veri libertari coglierebbero
che il Green Pass serve a non chiudere le attività economiche».