Quirinale, Draghi resiste al pressing di chi lo invita a «trattare»
lunedì, Gennaio 24th, 2022di Monica Guerzoni
Oggi, giorno della prima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica, Mario Draghi rientra a Palazzo Chigi. Serpeggiano timori per le fibrillazioni politiche. La delusione per i toni di alcuni esponenti della maggioranza
ROMA — Mario Draghi arriva al gran ballo del Quirinale come l’ospite più atteso e, per molti, il più indesiderato. Il metaforico cartoncino d’invito lo ha in tasca da un anno, da quando Mattarella gli chiese di assumersi l’onere e l’onore di guidare un governo di responsabilità nazionale. Da allora l’ex banchiere centrale è in cima a ogni carnet, eppure, da quando i leader dei partiti hanno aperto le danze al buio, il gradimento del presidente del Consiglio sale e scende a tempo di valzer. «Draghi è tranquillo», assicurano i collaboratori e non si attardano a raccontare con quanta ansia il premier assista allo scontro tra alleati e al gioco, durissimo, delle trappole e dei veti incrociati. Non tanto e non solo perché in mezzo c’è il suo nome, quanto perché a rischiare è l’Italia.
Di rientro dal fine settimana in Umbria oggi
Draghi sarà a Palazzo Chigi, dove si avverte forte il timore che le
forze politiche, mai così frastornate, stiano perdendo quella «saggezza
collettiva» che nel febbraio del 2021 consentì la nascita del governo. Il
Paese è ancora in emergenza, la pandemia non è finita e la ripresa
economica è solo all’inizio. In cima ai pensieri del presidente ci sono i
contagi, i morti di Covid, i vaccini, i fondi del Pnrr. E c’è la preoccupazione, confidata a chi ieri lo ha chiamato, che la partita del Quirinale giocata
da alleati—avversari metta a rischio il lavoro fatto dal governo.
«Ovunque sarò, non consentirò che si distrugga tutto quello che abbiamo
costruito», è la promessa che Draghi ha fatto ad alcuni ministri. La
sequenza imbarazzante di promozioni e bocciature lo ha colpito, lo ha
deluso il fuoco di sbarramento della sua maggioranza e lo ha sorpreso
l’agitarsi confuso dei partiti. Né si aspettava la veemenza di alcune dichiarazioni del centrodestra per sbarrargli la strada verso il Quirinale.
È vero che è molto irritato con Forza Italia e che ha sentito
Berlusconi? Non è così, assicurano i suoi, Draghi sa che l’ex premier
non sta bene e non lo ha cercato, «ma non ha alcun problema a parlarci».
Ed è vero che il premier potrebbe lasciare se al Colle dovesse essere
eletto Pier Ferdinando Casini? Dicono che non sia vero neanche questo, Draghi non si permetterà di questionare sullo standing dell’eletto. Resterà alla guida del governo e andrà avanti «con la determinazione di sempre». Purché la scelta del capo dello Stato «sia condivisa dall’intera maggioranza».
(Il Corriere ha una newsletter dedicata
all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Si chiama Diario
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La vigilia dei veti e dei sospetti è stata anche il giorno della rivalsa della politica, che ha paura di finire commissariata. «La candidatura di Draghi sta in piedi solo a condizione che non sia contro i partiti», ha ammonito Matteo Renzi, che pure riconosce come l’Italia «non può permettersi di perderlo». La diffidenza verso Draghi serpeggia forte anche in Parlamento. Tanti grandi elettori, desiderosi di maturare la pensione il 15 settembre prossimo, dicono ai cronisti che «se il premier non fa capire di avere pronto un altro governo, qui non lo vota nessuno».