Archive for Gennaio 12th, 2022

Sabino Cassese, tsunami di elettori positivi? “Quirinale, il successore di Mattarella si può votare a distanza”

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

Antonio Rapisarda

Né la variante Omicron, che secondo la vulgata rischia di depennare almeno un centinaio di grandi elettori, né tantomeno la riforma costituzionale, che secondo un’altra lettura renderebbe trecento e passa degli attuali parlamentari di fatto “abusivi”, possono compromettere forma e sostanza dell’elezione per il nuovo capo dello Stato. «Nessun problema. La costituzione prevede che il calcolo dei voti si faccia sugli aventi diritto, non sui presenti». Lo assicura in questa lunga intervista a Libero Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, che – con la sua solita schiettezza – non si è sottratto alle nostre domande sul futuro di Mario Draghi, sul presidenzialismo, sull’obbligo vaccinale così come su due nodi fondamentali, rispetto ai quali il celebre giurista non ha dubbi: l’iniquità del sistema sociale rispetto ai «non garantiti» e la «ferita aperta» della giustizia.

Professore, l’eventualità di rinviare il voto sul Colle, dovesse esplodere la curva dei contagi in Parlamento, è da escludere a priori?
«È certamente da escludere. Le votazioni si svolgono dal primo giorno in cui il Parlamento in seduta comune è convocato, anche se vi sono pause tra una votazione e l’altra; e possono solo concludersi con la scelta di un presidente della Repubblica».

Almeno il problema del voto in presenza, inclusi coloro che risultano positivi al tampone, si potrebbe risolvere con l’elezione a distanza. Meno “sacrale” come procedura ma in linea con il diritto dell’emergenza dell’era Covid?
«L’elezione del presidente della Repubblica è una mera votazione, non preceduta da una discussione. Quindi richiede soltanto l’espressione del voto. Se si fanno appositi collegamenti video tra le diverse sedi del Parlamento, i parlamentari possono svolgere la votazione in luoghi diversi e ciascuno dei membri del Parlamento in seduta comune ha la possibilità di controllare visivamente il regolare svolgimento della procedura di elezione».

Le pressioni internazionali – senza scomodare la tesi del “vincolo esterno” – sono orientate a chiedere un bis del duo Mattarella-Draghi. Di certo senza l’attuale premier, sostengono oltre confine, sarebbe a rischio il Pnrr. Non si può fare a meno di Draghi in nessun senso?
«Draghi ha ricoperto una carica, alla Banca centrale europea, che ritengo più importante di quella di presidente della Repubblica italiana. Io preferirei che il Parlamento italiano gli desse la fiducia per lasciarlo sette anni a Palazzo Chigi».

Davvero un bis di Mattarella, dopo quello di Napolitano, sarebbe un “tradimento” della Costituzione?
«La costituzione italiana non prevede un bis, ma non lo esclude. Certamente quello che non sarebbe corretto è un bis a termine».

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Bollette alle stelle? La tabella che ti salva il conto in banca: ecco come azzerare il salasso

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

Chi ha un bonus sociale potrebbe arginare l’impatto dei prossimo rincari delle bollette di luce e gas: sono circa 3 milioni le famiglie interessate dagli sconti sulla bolletta elettrica e 2,5 milioni quelle che possono usufruire del bonus gas. Lo rivela l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente. Seguendo le tabelle pubblicate dall’Autorità si scopre che per le famiglie formate da due soli componenti il risparmio sarà pari a 134,10 euro, che andranno a sommarsi al bonus da 128 euro già garantito. I nuclei con 3-4 componenti beneficeranno invece di una maggiorazione di 163,80 euro (oltre ai 151 già previsti).
Per le famiglie più numerose, oltre i 4 componenti, la compensazione raggiungerà 192,60 euro, che si sommeranno ai 177 già garantiti. Sulle bollette elettriche il beneficio previsto, “per tutti i clienti domestici affetti da grave malattia o i clienti domestici con fornitura elettrica presso i quali viva un soggetto affetto da grave malattia, costretto ad utilizzare apparecchiature elettromedicali necessarie per il mantenimento in vita”, rivela sempre l’Autorità. La compensazione integrativa determinata per la “fascia minima”, cioè fino a 600 kWh annui, sarà pari a 43,20 euro. Per la “fascia media” (quella compresa tra 600-1200 kWh annui) l’incremento sarà di 77,40 euro, mentre le fasce con consumi superiori ai 1200 kWh annui beneficeranno di un aumento di 111,60 euro.

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Così i tre gradi di giudizio rallentano la giustizia

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

Giuseppe Pignatone

«Troppe leggi, troppe norme, troppi processi» ha ripetuto anche di recente la ministra Cartabia, individuando con precisione quella che – insieme alla cronica, finora, insufficienza delle risorse – è la causa principale dei tempi lunghi che affliggono la giustizia penale. Ho già sottolineato su questo giornale (Troppi reati frenano la giustizia, 8 ottobre 2019, Tre proposte per la giustizia, 10 maggio 2021) l’importanza del dato quantitativo che rende irragionevole ogni confronto con altri Paesi. Mi limito qui a citare il fatto che le notizie di reato e quindi i procedimenti, che incamera un pm italiano sono otto volte superiori alla media europea. Peraltro, data l’obbligatorietà dell’azione penale scritta in Costituzione, il pm deve trattare ogni singolo fascicolo, sottoponendolo al vaglio di un giudice anche in caso di archiviazione. È un dato numerico che lascia poche speranze e che potrebbe essere ridimensionato solo da una seria depenalizzazione, opzione ancora oggi esclusa dalle forze politiche. Sui “troppi processi” che ne conseguono, la Guardasigilli è già intervenuta introducendo norme per evitare che almeno parte dei procedimenti definiti dalle Procure arrivi al dibattimento. Sapremo nei prossimi anni se e in quale misura sarà stato raggiunto questo risultato.

Tra le concause dei tempi inaccettabili del fare giustizia, vanno considerati anche l’innata litigiosità degli italiani, confermata dalle statistiche, e la storica presenza delle mafie nel nostro Paese. Quelli di mafia sono spesso processi molto complessi e con imputati detenuti: hanno quindi la priorità e rallentano il trattamento di tutti gli altri. Non è un caso che tra le sedi più in difficoltà ci siano proprio quelle di Napoli e di Reggio Calabria. Ma sui tempi lunghi della giustizia incide in modo altrettanto significativo la scelta (del tutto politica) di mantenere nel nostro ordinamento, nonostante l’adozione del rito accusatorio, tre gradi di giudizio (e altri tre gradi previsti per ogni misura cautelare), tutti fondati sull’obbligo di motivazione. Anche in questo caso non sono possibili paragoni con i sistemi di altri Paesi europei. Non solo con quelli anglosassoni, in cui il verdetto è emesso da una giuria senza motivazione, ma anche con altri più simili al nostro come quelli continentali. Vero è che anche questi prevedono i tre gradi di giudizio, ma mentre in Italia a ogni sentenza di condanna possono seguire (e di solito seguono) l’appello e il ricorso in Cassazione, altrove esistono filtri efficaci per ridurre il numero delle impugnazioni. In Francia e in Germania, solo per fare un esempio, gli avvocati abilitati al patrocinio in Cassazione sono rispettivamente 50 e 100 a fronte dei 55mila italiani. Ciò significa che all’estero sono gli stessi avvocati abilitati a fare da filtro e a limitare i ricorsi alle questioni più importanti o sulle quali non esista una giurisprudenza consolidata.

Questo spiega anche perché le sentenze di quelle Corti sono poche migliaia l’anno a fronte delle oltre 50mila emesse dai giudici di Piazza Cavour, costretti a occuparsi anche di processi di importanza trascurabile e di questioni riproposte all’infinito, dato che comunque conviene fare ricorso sperando nella prescrizione (e, in futuro, nella improcedibilità), o in una nuova legge o in un mutamento di giurisprudenza che capovolga il giudizio o almeno mitighi la pena. Una valanga di decisioni che peraltro implica un certo tasso di contraddittorietà e quindi un’erosione di autorevolezza dell’organo che dovrebbe assicurare l’uniformità della giurisprudenza.

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Patrizio Bianchi: “La Dad non è il demonio, ma ci sono regole precise. Sì agli hub nelle scuole”

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

NICCOLò CARRATELLI

ROMA. Non fa previsioni, Patrizio Bianchi. Del resto, è impossibile descrivere quale sarà la situazione nelle scuole italiane, da qui a fine mese: «Per ora i problemi riscontrati sono gestibili – dice il ministro dell’Istruzione – e siamo attrezzati per affrontare un eventuale peggioramento del quadro». L’importante è affermare un principio, cioè che «la scuola resta aperta e in presenza, una scelta portante di questo governo», sottolinea Bianchi nell’intervista con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, per la trasmissione 30 minuti al Massimo (versione integrale su lastampa.it). Di fronte al possibile aumento di contagi e assenze tra studenti e docenti, l’indicazione, che suona come un avvertimento per presidi, sindaci e governatori, è chiara: «Il ricorso alla didattica a distanza non può essere indiscriminato, ci sono regole precise da seguire».

Secondo l’Associazione nazionale dei presidi, potremmo ritrovarci con 200mila classi in Dad nel giro di una settimana…
«Guardi, io non escludo né affermo niente, ma siamo pronti ad affrontare tutte le situazioni, anche quelle più estreme. In Italia abbiamo 365mila classi, allo stato attuale non c’è questo scenario, poi può darsi che ci sia un aumento nei prossimi giorni, ma il tema non è se ci sarà o meno un maggiore ricorso alla formazione a distanza. Che, comunque, non è il demonio, ma uno strumento da usare in modo specifico e per un tempo specifico».

Il governo manterrà le promesse su la scuola nella quarta ondata? Il direttore Giannini intervista il ministro dell’Istruzione Bianchi – L’integrale

E qual è, allora, il tema?
«È che abbiamo fatto una norma, il decreto del 5 gennaio, che dà una linea di marcia chiara: la scuola deve essere aperta e, nel caso, deve essere l’ultima a chiudere. E abbiamo definito regole precise per usare la didattica a distanza, che non può essere un provvedimento generalizzato, preso a livello regionale o comunale, e senza giustificazioni. Non può valere per tutti, insomma, ma solo in situazioni specifiche».

Per questo avete fatto ricorso contro l’ordinanza del presidente della Campania De Luca, bocciata dal Tar…
«Ha fatto ricorso anche un gruppo di genitori, che non voleva la chiusura delle scuole. Come governo, ci siamo confrontati fino all’ultimo minuto con i presidenti delle Regioni, poi abbiamo fatto una scelta di unità del Paese».

De Luca ha detto che avete usato gli studenti come cavie. Come risponde?
«Mi permetta di non commentare questa frase, ma penso ci sia il dovere istituzionale di misurare le parole, da parte di tutti. D’altra parte, ricordo che abbiamo avuto il massimo dei contagi quando la scuola era chiusa. E, come ha sottolineato anche il presidente Draghi, non è che, se non vanno in classe, gli studenti restano blindati in casa. Avere la scuola chiusa con i ragazzi in giro sarebbe difficilmente spiegabile».

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Quirinale, il piano segreto di Pd e 5 Stelle per il Mattarella bis

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

ANNALISA CUZZOCREA

C’era un’aria rarefatta e grave alla Camera durante la commemorazione del presidente del Parlamento europeo David Sassoli. «È tempo di unire le voci, di fonderle insieme», ha detto Enrico Letta citando David Maria Turoldo. Chi gli stava accanto, ha pensato che quel richiamo, quelle parole, non fossero un caso.
La scelta del prossimo presidente della Repubblica ha bisogno di gravità e unità. Per questo il segretario dem è convinto, e lo ripeterà aprendo la direzione di domani, che debba essere il più larga possibile. Per la stessa ragione, un pezzo di centrosinistra continua a essere convinto che in questa fase la soluzione migliore sia – ancora – la permanenza al Colle di Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha fatto smentire a più riprese la sola possibilità. Eppure c’è un piano – trasversale – che va in quella direzione. Con uno schema nuovo: il tentativo di convincere Matteo Salvini a farsi portavoce dell’appello.
Non è dal centrosinistra che deve levarsi la prima voce. Anche per questo hanno dato fastidio le uscite dei senatori M5S e dei giovani turchi dem. A fare il primo passo, a dire a Mattarella «resta», dovrebbe essere proprio il leader della Lega. Cercando di portarsi dietro il centrodestra o quanto meno Silvio Berlusconi, una volta certificato che non ha i numeri per prevalere, nonostante gli strenui tentativi delle ultime settimane.
Di quest’eventualità Letta ha parlato nelle ultime ore con un ex segretario centrista. E ieri sera, a Di Martedì, ha detto chiaro che certo, se la persona che unisce tutti fosse Mattarella «sarebbe il massimo». Ripetendo a microfoni spenti, ma con un sorriso, «non credo si convinca». Lo stesso scenario – la destra che si convince a fare un appello per la stabilità del quadro – è stato presentato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in un in un giro di incontri con rappresentanti diplomatici europei, facendo capire che è qualcosa di più di un desiderio. Spiega un ministro: «Dopo quello che Berlusconi ha fatto trapelare durante la conferenza stampa di Draghi, anche per lui la mossa più onorevole potrebbe essere andare su Mattarella, certificando l’impossibilità per questo Parlamento di eleggere un nuovo capo dello Stato». Insomma, quello di Salvini non dovrebbe essere per forza un parricidio, anche se il segretario leghista risulterebbe colui che dà le carte, il king maker dell’elezione più importante di tutte: in una parola, il leader della coalizione.
Giorgia Meloni continua a dire, lo ha fatto anche ieri sera a Rete4, che lei su quella strada non è disposta ad andare. «Non si sente garantita da Mattarella», spiega chi ci ha parlato. E quindi ripete: «La conferma del presidente della Repubblica uscente non può diventare una prassi, ma conosco i miei polli: so che cercheranno anche stavolta di usare i dati, la pandemia, i contagi, per dire “fermi tutti non si deve muovere niente”, perché non si devono muovere loro». Fratelli d’Italia però ha un drappello di 37 deputati e 21 senatori. Se il resto dei 1009 grandi elettori fossero uniti potrebbe essere ininfluente anche per le intenzioni di Mattarella.

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David Sassoli, il giornalista che credeva nella politica e nei valori

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Walter Veltroni

È difficile scrivere di David al passato. Ci conosciamo da decenni e abbiamo vissuto lo stesso tempo della storia. La sua morte, così assurda e ingiusta, ci trova impreparati e ci accartoccia, sembrandoci icona di una stagione plumbea. David era in primo luogo una persona gentile, aperta, incapace di coltivare il sentimento che sembra incarnare lo spirito di questo tempo di caos: l’odio.

Era uomo del dialogo e rispettava sempre chi aveva idee diverse dalle sue. Ma questo atteggiamento non deve essere scambiato solo per la pur non disprezzabile virtù della buona educazione, che a David non difettava. Sassoli era aperto al dialogo perché aveva dentro di sé un sistema di valori forte. Per questo, proprio per questo, sapeva dialogare. La sua formazione affonda in una radice profonda della vita culturale e politica di questo Paese: il cattolicesimo democratico. Quello di Dossetti, di La Pira, di Mazzolari, di Scoppola e di tanti altri, politici e non. Un intreccio di valori etici e spirituali coniugati con la tensione al dispiegamento della libertà dell’uomo e alla permanente ansia di giustizia sociale.

David sentiva inaccettabile la violazione dei diritti della persona, fosse un immigrato al quale si rifiutava accoglienza o una persona minacciata per le sue scelte religiose, politiche, sessuali. L’Europa nella quale ha creduto, della quale ha più volte richiamato lo spirito originario, quello di Ventotene, gli piaceva esattamente perché era la culla di quei valori, conquistati a fatica: la libertà di pensiero e di mercato e la multiculturalità, i diritti e il pluralismo. Ha presieduto, assai bene, il Parlamento europeo perché si vedeva che credeva in quella istituzione, in quell’utopia realizzata.

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David Sassoli, il mieloma, il trapianto di midollo e le falsità dei no vax

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Paolo Conti

Anni fa l’insorgere della malattia. Sassoli era ricoverato all’Istituto Tumori di Aviano

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David Sassoli era ricoverato nel reparto di Oncoematologia dell’Istituto Tumori Friulano ad Aviano ed era seguito dallo staff medico del Centro di riferimento oncologico da lungo tempo. Anni fa Sassoli era stato colpito da un mieloma, un tumore del sangue, ed era stato sottoposto a un trapianto di midollo. Per questa ragione il 26 dicembre era stato deciso il suo trasferimento ad Aviano quando le sue condizioni si erano aggravate dopo un’ultima ricaduta nei giorni di Natale, seguita alla brutta polmonite da legionella di cui aveva parlato in un video il 9 novembre 2021, raccontando anche di un ricovero a Bruxelles.

L’istituto di Aviano ha spiegato con una scarna dichiarazione le ragioni della morte di David Sassoli: «Una grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario». Niente altro, nessun particolare «nel rispetto del riserbo mantenuto dal presidente Sassoli e dalla famiglia».

Quella di Aviano è una struttura di eccellenza a livello internazionale e segue pazienti con neoplasie dell’apparato emopoietico, leucemie acute e croniche e altre malattie di questo tipo. L’istituto di Aviano è una struttura modernissima, aperta nel 1984 e riconosciuta già dal 1990 come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico da parte del ministero della Salute.

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La «cultura» che vuole cancellare il passato

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Antonio Polito

Colpisce che sia il Papa a criticare l’ansia di abbattere statue, ostracizzare classici della letteratura, censurare autori e registi che dilaga negli Usa e in Inghilterra

I più recenti discorsi di papa Francesco smentiscono ulteriormente, se mai ce ne fosse stato bisogno, le accuse di chi lo vorrebbe «cripto-comunista», o «globalista», se non addirittura propenso al relativismo culturale. E forse per questo sono passati per lo più sotto silenzio. «L’inverno demografico — ha detto per esempio all’Angelus il giorno di Santo Stefano — è contro le nostre famiglie, contro la Patria, contro il futuro»; dove quel riferimento alla Patria contesta l’illusione della accoglienza indiscriminata, e l’idea in fondo un po’ razzista che immagina di poter usare la manodopera di un popolo in migrazione, quello africano, per risolvere i problemi di un popolo in declino demografico, quello italiano, in una sorta di nuova «società servile».

Ma ancor più significativo è stato il durissimo attacco che il Pontefice ha mosso, davanti ai membri del corpo diplomatico in Vaticano, contro la cosiddetta «cancel culture», che negli Stati Uniti e nell’anglosfera dilaga come presunto strumento di affermazione dei diritti delle minoranze, bollata dall’Economist in quanto arma della «illiberal left». Il punto critico per Francesco è che quest’ansia di abbattere statue e monumenti, ostracizzare classici della letteratura e del teatro, censurare autori e registi, «rinnega il passato» nel nome di un «bene supremo indistinto e politicamente corretto». Un falso idolo, insomma, si potrebbe chiosare; con il rischio di una «colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione». F rancesco vede insomma un problema liberale che sembra sfuggire a molti liberal: e cioè che «si va elaborando un pensiero unico, pericoloso, costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca, non l’ermeneutica di oggi».

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La versione di Novak Djokovic: «Disinformazione sul Covid» E si scusa per le false dichiarazioni

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

di Marco Calabresi

Il numero uno del tennis mondiale Novak Djokovic ha respinto la «disinformazione» sulle sue uscite pubbliche in Serbia nonostante un test positivo al Covid. Djokovic, che ha descritto le accuse come «molto dolorose» per la sua famiglia, ha dichiarato su Instagram di aver appreso del risultato del test del 16 dicembre solo il giorno successivo, dopo aver partecipato a un evento di tennis giovanile.

Le prime ammissioni

Djokovic ha inoltre ammesso di aver commesso «errori umani» nel compilare i documenti per entrare in Australia e nel partecipare a un’intervista con L’Equipe anche dopo aver appreso la sua positività al Covid. Nel suo post il serbo scrive che il suo agente avrebbe fatto un errore relativo alla parte dei suoi recenti viaggi: sul formulario è stato dichiarato che Djokovic non aveva viaggiato nei 14 giorni precedenti il suo arrivo in Australia, ma in quelle due settimane precedenti l’atleta di solito basato a Montecarlo è stato visto in Spagna e in Serbia. «Il mio agente si scusa in modo sincero per l’errore amministrativo nel segnare la casella sbagliata» e »questo è stato un errore umano e di certo non deliberato», ha scritto Nole, aggiungendo che il suo team ha «fornito informazioni aggiuntive al governo australiano per chiarire la questione». Il tutto dopo che la Border Force australiana, cioè l’autorità locale per l’immigrazione, ha annunciato ieri che sta indagando per accertare se ci sia stata una “dichiarazione falsa”, che sarebbe motivo per una cancellazione di visto.

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Covid, Fauci: “Omicron contagerà quasi tutti” | In Germania oltre 80mila nuovi casi, mai così tanti da inizio pandemia

mercoledì, Gennaio 12th, 2022

La variante “Omicron alla fine contagerà quasi tutti” grazie al suo grado di trasmissibilità senza precedenti. A dirlo è l’esperto Usa di malattie infettive Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca nella gestione dell’emergenza Covid. Intanto in Germania sono stati registrati oltre 80mila nuovi casi in un giorno: è il numero più alto nel Paese dall’inizio della pandemia.

  • 12 gen 07:35 Nuovo picco in Germania: superati gli 80mila casi in un giorno In Germania sono stati registrati, per la prima volta dall’inizio della pandemia, oltre 80mila casi di Covid in un giorno. Lo riferisce il Robert Koch Institut (Rki). I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 384. Esattamente una settimana fa i contagi riferiti erano stati 58.912, anche se in quel caso – sottolinea la Frankfurter Allgemeine Zeitung – bisognava tenere in considerazione ritardi relativi a test e registrazioni legati alle vacanze.
  • 12 gen 07:31 Fauci: “Alla fine la variante Omicron troverà quasi tutti” La variante “Omicron, con il suo grado di trasmissibilità senza precedenti, alla fine troverà quasi tutti”. Lo ha detto l’esperto Usa di malattie infettive Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca nella gestione dell’emergenza Covid. “I vaccinati e coloro con la terza dose saranno esposti” alla variante, spiega Fauci, e molti di loro “saranno probabilmente infettati ma, molto probabilmente, non finiranno in ospedale e non moriranno”.

TGCOM

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