Archive for Febbraio 11th, 2022

I partiti e le lobby all’assalto: 90 audizioni e 50 memorie per colpire il cuore del Pnrr

venerdì, Febbraio 11th, 2022

ALESSANDRO BARBERA

ROMA. Immaginiamo Mario Draghi come l’ingegnere capo di un enorme progetto e chiamiamolo Recovery Plan. Immaginiamo che da Palazzo Chigi tocchi tenere d’occhio quel che succede in ogni angolo del cantiere. Ieri era il giorno dedicato al subappalto «Giustizia», riavviato dopo la pausa del voto sul Quirinale. Nel frattempo sono iniziati i problemi all’unità «Concorrenza».

Da due giorni nella commissione Industria del Senato ci sono le audizioni dedicate alla legge di riforma. Con molta fatica, prima di Natale Draghi aveva ottenuto il sì dei partiti in Consiglio dei ministri, ora c’è da affrontare il Parlamento. I resoconti non promettono nulla di buono: Enel, A2A, Assogas e Assoidroelettrica contestano le norme che liberalizzano il mercato dell’energia. Comuni, Regioni e Province chiedono di rinviare di due anni la messa a gara dei servizi di trasporto pubblico. Confartigianato, Confcommercio e Cna chiedono garanzie per gli stabilimenti balneari. Confindustria lamenta svariate «criticità e lacune», la Cgil dice che la legge «non risolve i problemi del Paese», i sindacati di base chiedono lo stralcio delle norme sui taxi. E siamo solo all’inizio: sono state programmate novanta audizioni, circa cinquanta memorie.

Che in Italia la politica fatichi a imporre le regole del mercato è un fatto. Di solito si erge a difesa delle corporazioni, spesso pubbliche, visto che lo Stato intermedia più di metà della ricchezza nazionale. Il Parlamento dovrebbe approvare una legge di riforma l’anno, negli ultimi dieci ci è riuscito una sola volta, nel 2017. L’ultima volta in cui la politica è stata capace di imporre un pacchetto significativo di liberalizzazioni al governo c’era Pierluigi Bersani: correva il 2006.

Quest’anno la faccenda è più delicata del solito. Basta scorrere il piano consegnato dal governo Draghi a Bruxelles, e le decine di impegni da rispettare entro il 31 dicembre di quest’anno. A pagina 142 c’è il traguardo M1C2-6 (la numerazione è questa, ndr), dedicato all’approvazione «della legge annuale sulla concorrenza». I traguardi e gli obiettivi in cima alla lista sono quelli più invisi ai partiti: riforma dei servizi locali, e per energia, trasporti e rifiuti. Settori in cui operano decine e decine di aziende comunali e regionali.

Per Draghi la legge sulla concorrenza è un problema politico e di tempi. Non solo deve convincere i partiti a sostenerne l’approvazione, ma sperare che lo facciano in fretta. La dichiarazione del commissario Paolo Gentiloni a proposito della riforma delle concessioni balneari è il segnale che i problemi del cantiere iniziano a preoccupare anche Bruxelles. Il relatore della legge in Senato, Stefano Collina (Pd) ha promesso tempi comodi: «Speriamo di approvare la legge entro la fine dell’estate». Sotto la garanzia dell’anonimato una fonte di Palazzo Chigi risponde così: «L’iter è più complesso di quel che alcuni immaginano. Se la legge non viene approvata entro giugno, non ci sarà il tempo per i provvedimenti successivi di attuazione. In quel caso ottenere la seconda tranche del Recovery Plan non sarebbe scontato».

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Luc Montagnier, da Nobel a idolo No-Vax l’ascesa e la caduta del signore dell’Aids

venerdì, Febbraio 11th, 2022

Piergiorgio Odifreddi

Luc Montagnier è morto ieri a Parigi, a 89 anni. Io l’ho conosciuto nel 2015, a un meeting quinquennale che si tiene a Lindau, sul lago di Costanza. Vi sono invitati tutti i premi Nobel scientifici, e quella volta ce n’erano sessanta: una compagnia in cui una persona normale si trova ovviamente a disagio e in imbarazzo, anche se in realtà fa più impressione un premio Nobel isolato, che tanti messi assieme. Infatti Jim Watson, che è il più famoso scienziato vivente, non c’era: lui evita ogni meeting con più di due o tre premiati, perché sa che la sua luce brillante ne risulterebbe un po’ offuscata.

C’era invece Montagnier, e confesso di aver provato tenerezza per lui. Il meeting era organizzato in modo che a ogni grande tavola si sedesse un solo Nobel, così da impedir loro di fare comunella, e permettere invece un contatto con i fortunati invitati, che consistevano in massima parte di dottorandi e ricercatori selezionati in tutto il mondo. Ebbene, la tavola a cui si sedeva Montagnier rimaneva inesorabilmente e invariabilmente vuota, e nessuno andava mai a sedersi vicino a lui e alla moglie!

Un giorno ci sono andato io, e gli ho chiesto se aveva voglia di darmi un’intervista sulle sue posizioni eccentriche, soprattutto sulla religione. Mi ha chiesto chi ero, da dove venivo, perché volevo parlargli, e gli ho spiegato che non ero un giornalista, ma un matematico, e che avevo firmato un libro con un papa: forse poteva fidarsi, o almeno poteva provare. Ha voluto consultarsi con la moglie, e dopo averlo fatto mentre io mi ero allontanato, mi ha risposto di no. Evidentemente non voleva mettere in discussione le proprie idee, e faceva benissimo, tanto queste erano balzane.

Nel 1983 Montagnier aveva però scoperto a Parigi, insieme a Françoise Barré-Sinoussi, il virus dell’Aids, e l’aveva chiamato LAV (Virus Associato alla Linfoadenopatia). Più o meno simultaneamente, lo stesso virus era stato scoperto negli Stati Uniti da Robert Gallo, che dimostrò il suo legame con l’Aids e lo chiamò HTLV (Virus T-Linfotropico Umano). Ne nacque una feroce disputa di priorità ai due lati dell’Atlantico, che fu sanata soltanto qualche anno dopo grazie a un intervento diretto dei presidenti francese Mitterand e americano Reagan, nel quale fu anche deciso di usare per il virus il nuovo nome HIV (Virus dell’Immunodeficienza Umana).

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Caro-bollette, chi ci guadagna

venerdì, Febbraio 11th, 2022

Gilda Ferrari

Lo ha detto durante la sua visita a Genova mercoledì, Mario Draghi, che il governo non dimentica famiglie e imprese in difficoltà e lavora a un nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti di luce e gas. Il nuovo decreto-energia sarà «di ampia portata». Si parla di un intervento da 5-7 miliardi, di cui una parte in arrivo da una mini tassazione degli extraprofitti realizzati dagli impianti a fonti rinnovabili.

Secondo un’analisi condotta dall’Associazione Reseller e Trader dell’Energia (Arte) e Assoutenti su dati Terna e Arera e stime basate su valori medi di costi di produzione e prezzi di vendita, nel 2022 gli extraprofitti delle rinnovabili potrebbero superare i 9 miliardi di euro: 2,9 miliardi da idroelettrico, 3,9 miliardi da eolico, 1,1 miliardi da geotermico, 2,5 miliardi da biomassa e rifiuti. L’energia green, insomma, paga. Soprattutto chi la produce. A beneficiare di questi maggiori guadagni annui sarebbero gli operatori italiani più presenti nella produzione di energia rinnovabile. I risultati delle proiezioni – riportati in tabella – sono stime: si va dai 4,6 miliardi di Enel, leader nazionale del green, ai 320 milioni di Iren.

L’analisi Arte-Assoutenti parte da dati Terna e Arera su come sono ripartiti tra gli operatori i 116.054 GWh di energia da fonti rinnovabili prodotta in Italia. Quindi stima gli extraprofitti assumendo che il Prezzo unico nazionale (Pun) si mantenga a 220 euro a MWh (è stato 236 euro in media tra ottobre 2021 e gennaio 2022) e che i costi medi a MWh dei produttori siano i seguenti: 20 euro per l’idroelettrico, 60 euro per eolico e fotovoltaico, 30 euro per il geotermico e 90 euro per biomassa e rifiuti. «Con questi costi – spiegano le associazioni – vendendo a 220 euro a MWh i maggiori ricavi vanno dai 130 euro garantiti da biomassa e rifiuti ai 200 euro dell’idroelettrico».

Il perché un’energia prodotta a un costo di 20 euro a MWh debba essere venduta a 220 euro risiede nel meccanismo di formazione del prezzo dell’energia. Sulla Borsa elettrica a fare il Pun è l’ultimo MWh offerto per soddisfare la domanda di energia, ora per ora.

«Abbiamo cercato di dare concretezza alla posizione di Draghi, che ha ben altri strumenti rispetto a noi – dice Furio Truzzi, presidente di Assoutenti –. Non siamo affatto contrari alle rinnovabili, anzi. Né si tratta di scippare le aziende produttrici che fanno margini. Ma crediamo sia il caso di usare questi maggiori guadagni per fermare l’emorragia e restituirli alle aziende nei prossimi anni. Le aziende di Stato e le ex municipalizzate devono riscoprire i valori solidaristici».

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Ricorso in tribunale e niente comitato, la mossa di Grillo per uscire dall’angolo

venerdì, Febbraio 11th, 2022

Federico Capurso

La soluzione era sotto gli occhi di tutti, da sempre, ma Vito Crimi, l’ex capo politico reggente dei Cinque stelle, non se ne era accorto. Un documento, il regolamento del 2018, avrebbe reso possibile «la presentazione immediata di una istanza di revoca della sospensione cautelativa al tribunale di Napoli», fanno sapere gli avvocati a Beppe Grillo e Giuseppe Conte, che li ascoltano increduli, seduti nello studio del notaio Luca Amato. L’ex premier è furioso. Crimi non aveva capito – fanno sapere fonti M5S – che con quel documento si sarebbe potuta evitare la sospensione cautelativa dello Statuto e il conseguente azzeramento dei vertici grillini. Insomma, probabilmente si sarebbe potuto evitare il caos.

Anche Grillo è sconcertato. La prenderebbe con ironia, se non si fosse dovuto precipitare a Roma per trovare una soluzione a un groviglio che sembrava inestricabile. Tanto complicato da costringerlo persino a rivedere le liturgie che finora lo avevano sempre accompagnato nei suoi viaggi nella Capitale. A partire dalla scelta del quartier generale dove incontrare i big del partito: non più l’hotel Forum, a due passi da Montecitorio, ma l’hotel Parco dei Principi, nel cuore di Roma Nord, dove la densità di studi notarili e di avvocati rendeva più semplice l’organizzazione di incontri che hanno poco a che fare con la politica e molto più con i tribunali. Il Garante ha voluto ascoltare soprattutto loro, gli avvocati, per trovare una soluzione lampo che potesse dare ossigeno ai Cinque stelle. «Le delibere sono valide, alla luce del regolamento del 2018», gli hanno spiegato i legali del Movimento. Quel regolamento, nei loro ragionamenti, certifica la «piena regolarità» delle votazioni passate e si confida, quindi, che il giudice possa revocare la sospensione.

Scartata, dunque, l’ipotesi di nominare un nuovo Comitato di garanzia (lo stesso di cui facevano parte Luigi Di Maio, Virginia Raggi e Roberto Fico), di far indire al Comitato non appena insediato un voto per lo statuto di Giuseppe Conte e, successivamente, un altro voto per la sua elezione a presidente del partito. Questa mossa – hanno avvertito i legali – avrebbe avuto un rischio e cioè quello, in vista delle sentenza del tribunale di Napoli prevista per il 1° marzo, di riconoscere di fatto le ragioni di chi aveva presentato ricorso. Un’ammissione di colpevolezza, quindi, prima ancora che ci fosse stata la sentenza. La strada di eleggere un comitato di Garanzia, però non è archiviata. È un’uscita di sicurezza sempre in piedi, se la richiesta di revoca della sospensione dovesse essere respinta.

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Milano, benzina sopra i 2 euro al litro: prezzi alle stelle. Ecco la mappa dei distributori più convenienti

venerdì, Febbraio 11th, 2022

di Luca Caglio

Il dossier delle associazioni di consumatori. I gestori: guadagno minimo, resistiamo con autolavaggio e minishop. Pesano i costi di trasporto. «In un anno spesa cresciuta di 400 euro»

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Mobilità salata. La via crucis dei rincari passa anche dai distributori di carburante, dove il prezzo di benzina e gasolio ha raggiunto picchi di oltre 2 euro al litro superando i livelli medi del 2012, i più alti di sempre, quando la verde segnava 1,786 e il «diesel» 1,705. Secondo le stime di varie associazioni di consumatori, l’aumento dei listini costerà alle famiglie milanesi 400 euro in più rispetto allo scorso anno, oltre che un carrello della spesa più «pesante» per l’effetto sui prezzi delle merci e dei generi alimentari che viaggiano su strada. È l’altra faccia del ritorno alla (quasi) normalità, che significa lavorare in presenza, più viaggi e meno economia di vicinato, ma anche più domanda di carburante a cui oggi non corrisponde una maggiore produzione di petrolio.

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Le pompe a prezzi «popolari»

Agli automobilisti tocca allora «curare» il centesimo, aiutati dal passaparola o dalle app che registrano le fluttuanti tariffe delle 388 piazzole milanesi gestite da 207 società (261 nel 2011): le più economiche, come riporta prezzibenzina.it, erogano un litro di carburante senza superare la soglia di 1,80 euro. Le pompe self più «popolari» si trovano alla Esso di via Parri (Municipio 7), abituate a tenere la verde e il gasolio sotto i limiti di 1,759 e 1,659. Lo stesso marchio ammicca ai passanti di viale Rubicone con quote appena più alte. Ma la convenienza, per non dire il male minore, fa capolino anche ai distributori indipendenti, i cosiddetti «no logo», cioè non vincolati alle multinazionali del petrolio. In questo caso si può risparmiare alla Costantin di via Vincenzo da Seregno e alla Oilone di via Gallarate, entrambe servite a 1,799 euro, per una forbice di circa 30 centesimi al litro rispetto alle punte di 2,079 della Eni di corso Sempione.

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Mascherine al chiuso e all’aperto, green pass, stato di emergenza: il calendario del ritorno (graduale) alla normalità

venerdì, Febbraio 11th, 2022

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Da oggi basta mascherine all’aperto e riaprono le discoteche. Covid pass e stato di emergenza: il calendario. L’Aifa: no alla quarta dose. Raggiunte le 150 mila vittime

All’aperto, tutti senza la mascherina. E in discoteca si torna a ballare. Un doppio passo verso l’uscita dalla pandemia. Il percorso individuato dal governo comincia oggi e termina il 15 giugno, quando scade l’obbligo vaccinale per gli over 50. Una strada agevolata dalle parole del direttore generale dell’Agenzia del farmaco (Aifa) Nicola Magrini, che ieri ha escluso il via libera alla quarta dose di vaccino mostrandosi più propenso a «un richiamo annuale».

Nonostante l’Italia abbia superato la soglia simbolica e drammatica dei 150 mila morti, i dati dell’evoluzione della pandemia sono confortanti. I nuovi casi di contagio sono stati 75.861, 325 le vittime con un tasso di positività stabile all’11,1. «Siamo verso l’uscita ma dobbiamo avere cautela, continuare con i comportamenti prudenti», ripete Roberto Speranza. L’atteggiamento del governo è mutato: la curva epidemiologica consente di allentare le misure di contenimento, come già sta avvenendo in diversi Paesi europei. Ma il ministro della Salute e il premier Mario Draghi concordano sulla necessità di riaprire gradualmente evitando fughe in avanti che potrebbero poi costringere a passi indietro, come già accaduto in passato. Difficile dimenticare l’estate del 2020, quando la scelta del governo di riaprire le discoteche contribuì al forte aumento di casi in autunno. Ora anche il settore che è stato fra i più penalizzati in questi due anni di emergenza può ripartire.

Ecco dunque un calendario possibile di allentamenti. Alcune tappe intermedie sono già state decise e, se non ci saranno rialzi della curva epidemiologica, è possibile che vengano anticipate seguendo la linea della prudenza imposta da palazzo Chigi e condivisa dal ministero della Salute.

Mascherine all’aperto

Da oggi non si dovrà più indossarle all’aperto, ma bisognerà sempre portarle con sé e metterle in caso di assembramenti o situazioni dove non sia possibile stare a distanza dalle altre persone. La decisione di togliere l’obbligo all’aperto è un altro passaggio simbolico verso la fine delle restrizioni perché la misura era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, quando a palazzo Chigi c’era ancora Giuseppe Conte.

Discoteche

Riaprono le discoteche anche per ballare, ma seguendo i protocolli già approvati. Potrà entrare soltanto chi ha il green pass rafforzato, quindi guariti o vaccinati. Se la discoteca è al chiuso sarà obbligatorio indossare la mascherina, tranne quando si sta in pista a ballare. Nelle discoteche all’aperto si potrà stare invece senza mascherina. Il limite di capienza non può essere superiore al 75% all’aperto e al 50% al chiuso.

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