Ma occupiamoci un po’ di cazzate: Bettini
sabato, Febbraio 19th, 2022Riunione di redazione, Dio come è pesante il mondo: l’Ucraina, le bollette, la crisi, Draghi imbufalito coi partiti, pare pure che oggi parli. E siamo a dieci pezzi: “Ragazzi, oggi c’ho voglia di occuparmi di cazzate, lo avete letto Bettini sul Foglio?”. Non tutti hanno queste perversioni. “Che dice?”. Testuale: “Pd e Lega possono governare insieme dopo Draghi”. Occhi strabuzzati. L’argomentazione è questa: “Come in Germania si tenterebbe la strada della grande coalizione con un compromesso trasparente, Salvini ha l’occasione di fare della Lega con pezzi di Fi l’equivalente del Pd nel campo della destra”.
Beh, il pezzo c’è tutto. “Ma non era innamorato di Conte, il famoso “punto di riferimento dei progressisti europei?” ci si chiede. Gli è passata la cotta, lo scarica: “La sua figura è un patrimonio da rispettare”. Vabbè, abbiamo capito. Occupiamoci del caso: politica, psico-politica, sindrome da aspirante Machiavelli alla ricerca sempre di un novello Principe da consigliare, ruolo che gli attribuì Zingaretti – e si è visto come è andata a finire – mentre Enrico Letta – i democristiani ci vedono lungo – si è tenuto alla larga, infatti regge ancora.
È fatto così l’uomo, vive di repentine infatuazioni e di altrettanto repentine disillusioni, ma in verità è innamorato solo della manovra di cui si sente baricentro: “Dovrebbe compiere un atto di servizio disinteressato, mettere la sua popolarità a disposizione di una battaglia civile e democratica, giustificando la sua scelta con l’emergenza che l’Italia vive”, così si rivolgeva a Luca Cordero di Montezemolo oltre dieci anni fa, con parole non dissimili dall’elegia contiana di oggi. In mezzo c’è la fascinazione per Casini come nuovo Prodi e la scommessa su Renzi, che fa tanto pensare al vecchio riflesso comunista per cui si scelgono figure sempre esterne alla propria tradizione con la presunzione di poterle gestire ma che però, ma senza Pci e ancoraggi solidi assomiglia di più all’andazzo di una novella “bocca di rosa” che mette “una teoria sopra ogni cosa”.
Stavolta la piroetta è sulla Lega, sempre ammantata da una prosa roboante, da echi lontani di un ingraismo di maniera, dalla spocchia storicista per cui è sempre la fase che è cambiata non il dirigente che ha preso lucciole per lanterne, ci mancherebbe altro. Breve ricerca delle ultime lucciole: “Sono convinto – sentenziò lo scorso ottobre – che la Lega strapperà, purtroppo è nella logica delle cose. Mi pare giusto riflettere, solo riflettere, su questo scenario”. Peccato: non ha strappato prima, tanto vale riflettere se attaccarsi alla lanterna leghista dopo, non si sa mai, così, tanto per rimanere al governo pure se non si vincono le elezioni, una specialità della casa da un decennio. Del resto, l’avvocato del popolo, quello disarcionato da un “complotto” dei poteri internazionali e dalla borghesia italiana con i suoi giornali, “carta decisiva” contro una destra rocciosa (tutte summe del Bettini pensiero), un po’ retriva, e pure un po’ fascistoide, si è andato a schiantare in tribunale. E magari ci si è accorti che le masse pentastellate, il gorgo dove ritrovare una verginità – era questa la teoria pret a porter a per stare al governo proni a ogni nefandezza – si è pressoché estinto.
Ci vorrebbe un’altra intervista, a questo punto, per sentirsi un bello spiegone sul fatto che in fondo è sbrigativo classificare la Lega come il fascismo che avanza: un po’ costola della sinistra lo è sempre stata, magari utile per parlare al Nord per interposta persona lo è ancora. E poi come non vedere, compagni, non andiamo per il sottile, che si sta sostenendo insieme un governo e sta emergendo l’anima europeista di quel partito (anche se in Europa sta con Orban ma questo non diciamolo). E poi ci sono i governatori, gente seria, diciamocelo, quasi meglio di quelli del Pd – vuoi mettere che efficienza Fedriga e Zaia rispetto al sottogoverno di Emiliano e De Luca – insomma c’è un’evoluzione positiva, che diventa positivissima se rimane al governo col Pd capace a chiacchiere di civilizzare ogni barbaro, nei fatti di farsi imbarbarire. Accadde così con chi lo chiamava “partito di Bibbiano” contraccambiato da un “mai insieme”, diventato “sempre”, ridiventato “quasi sempre”. Tre anni buttati, ma rimanendo al governo, vuoi mettere.