Putin non sfonda dopo tre settimane di sangue e orrore: “Dieci giorni per vincere o finiranno le risorse”
venerdì, Marzo 18th, 2022dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli
NEW YORK – Più caduti russi in Ucraina, che marines nei 36 giorni della feroce battaglia di Iwo Jima col Giappone. Più morti in tre settimane di invasione impantanata contro i fratelli della porta accanto, che l’intero numero delle perdite americane durante i venti anni di intervento in Afghanistan e Iraq. Se queste stime dell’intelligence Usa sono attendibili, si capisce perché i servizi britannici dicano che l’aggressione di Putin è “in stallo quasi su tutti i fronti”, mettendo a rischio la sua sopravvivenza al potere. Perché sui morti non si può mentire, e qualunque sia la retorica usata dal Cremlino per nascondere ai propri cittadini la verità, madri, padri, fratelli, mogli, figli di chi non tornerà mai più a casa la conoscono. E prima o poi ne chiederanno conto.
Secondo le stime dell’intelligence americana, basata sulle notizie dal terreno, le osservazioni dall’alto, le comunicazioni intercettate, i mezzi militari distrutti, i russi hanno perso oltre 7.000 soldati. Più alto è il numero fornito dagli ucraini, 13.500 morti, e più basso quello di Mosca, 498. I feriti sarebbero tra 14.000 e 21.000. Se questi numeri riportati dal New York Times sono veri, raggiungono oltre il 10% dei circa 150.000 militari mobilitati finora dal Cremlino, soglia che secondo gli analisti inizia a compromettere la capacità delle truppe di condurre in maniera efficace le operazioni. Superfluo sottolineare l’effetto sul morale, considerando che anche quattro generali hanno perso la vita. In alcuni luoghi, come Voznesenk, gli ucraini hanno lanciato addirittura la controffensiva. Anche per questo, il ministero della Difesa britannico ieri ha pubblicato su Twitter un comunicato in tre punti: “L’invasione russa dell’Ucraina è ampiamente in stallo su tutti i fronti. Le forze russe hanno fatto progressi minimi sulla terra, il mare e l’aria negli ultimi giorni, e continuano a soffrire pesanti perdite. La resistenza ucraina rimane solida e ben coordinata. La stragrande maggioranza del territorio nazionale, incluse le città più grandi, resta in mani ucraine”. Come si spiega questo fallimento? La prima ragione sta nell’origine del conflitto, una guerra scelta da Putin per motivi non condivisi dalla sua popolazione, e soprattutto dai militari di leva, che a 18 o 19 anni si sono ritrovati ad aggredire un paese senza neanche saperlo. Non erano addestrati, e le montagne di soldi spese per ammodernare le forze armate sono stati sprecati o rubati, almeno a giudicare dai risultati. L’aviazione non è stata in grado di assicurare la supremazia dei cieli, fondamentale per prevalere sul terreno. Mezzi e armamenti, dai carri armati alle bombe intelligenti, si sono dimostrati inferiori rispetto ai Javelin, gli Stinger, i droni turchi Bayraktar TB2, gli Switchblade americani, e il resto della tecnologia bellica fornita dall’Occidente. Il sistema per le comunicazioni criptate è saltato, costringendo i reparti a parlarsi via radio o con telefoni intercettabili.
Viste le difficoltà sul terreno, Putin bombarda a distanza i civili e minacciare il disperato uso delle armi nucleari. Motivo per cui il segretario di Stato Blinken ha ribadito ieri di considerarlo un “criminale di guerra”, promettendo di aiutare la raccolta delle prove per un eventuale processo. Girano voci di una colonna di rinforzi in arrivo dalla Siberia. La realtà sembra che i 900.000 soldati delle imponenti forze armate russe esistessero soprattutto sulla carta. Il primo aprile è prevista una nuova leva di circa 130.000 soldati fra 18 e 25 anni, ma bisogna vedere quanti di loro si presenteranno ai centri di reclutamento.