Archive for Marzo, 2022

I messaggi occulti lanciati dallo zar

sabato, Marzo 19th, 2022

Nona Mikhelidze

Nella politica di Putin è presente un forte simbolismo. Il leader del Cremlino non ha scelto a caso il 18 marzo per parlare alla nazione, allo Sport Center Luzhniki di Mosca. Ieri era l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea alla federazione russa. Il suo popolo stava festeggiando questo evento con un concerto. Molti si aspettavano che spendesse alcune parole sulle intenzioni della Russia nello svolgimento della guerra, anzi “operazione militare speciale”, come la chiama lui, che parlasse di ciò che sta accadendo sul campo e di quel che potrebbe accadere. Invece no. Putin si è limitato a nominare il genocidio che gli ucraini stavano commettendo contro il Donbass. E a ribadire che l’operazione militare è giustificata da questo genocidio. Nelle sue parole c’è stato spazio anche per una citazione dalla Bibbia, quando ha spiegato che l’aiuto militare portato dall’esercito russo è stato dettato anche da una prospettiva religiosa.

Ma mettiamo sotto i riflettori la sua ultima citazione: Putin ha dichiarato che l’inizio dell’operazione è coincisa quasi per caso con il compleanno di uno dei “nostri eccezionali comandanti militari”, canonizzato come santo, Fëdor Fëdorovič Ušakov, che “non ha perso una sola battaglia in tutta la sua brillante carriera militare”. Anche in questo caso non è casuale, secondo lui, che l’operazione speciale cada proprio in occasione di quel compleanno. Perciò conclude: “Neanche noi perderemo la battaglia”. Ecco che torna la simbologia. Tra l’altro, forse non tutti sanno che il personaggio santificato è stato dichiarato patrono della flotta di bombardieri nucleari strategici russi.

Ma facciamo un passo in più. Ripensiamo al suo discorso del 16 marzo, quando ha parlato di denazificazione, demilitarizzazione, neutralizzazione dell’Ucraina. Lì si vede chiaramente che Putin, dal 24 febbraio, a oggi non ha fatto neanche mezzo passo indietro. I negoziati che ad alcuni sembrano avanzare, sentendo lui, sono in stallo. Gli ultimatum rimangono gli stessi. Sempre quello speech di qualche giorno fa, però, ci fa capire che esiste il dissenso interno nel Paese. Lui stesso parla di “traditori” e denuncia che questa guerra ne ha portati tanti. Quelli abituati alla bella vita e a mangiare il foie gras in Occidente, che “noi sputeremo dalla bocca come le mosche”. È come se Putin volesse annunciare la nuova ondata di repressioni interne. Che molto probabilmente è diretta non tanto verso gli oligarchi, quanto verso la cosiddetta “intelligenzia”. Agli oligarchi ha già messo il bavaglio. In questi anni, invece, i rappresentanti della cultura sono stati in qualche modo suoi alleati. Magari non erano contenti del tipo di governance creata negli ultimi tempi dal potere verticale, ma il leader del Cremlino portava comunque con sé una stabilità economica che all’intelligenzia dava il modo di sentirsi realizzata professionalmente e apriva le porte all’Occidente. La situazione domestica non era certo sopportabile per loro.

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Alternativa al gas russo, ecco le nuove rotte di Eni

sabato, Marzo 19th, 2022

Gabriele De Stefani

Accelerazione verso la transizione, obiettivi di riduzione delle emissioni da subito più ambiziosi, cifre e fornitori della via alternativa al gas russo. La guerra di Vladimir Putin irrompe nel piano strategico 2022-2025 di Eni e mette la garanzia degli approvvigionamenti in cima all’agenda: «Il conflitto ci costringe a vedere il mondo in modo diverso – dice l’ad Claudio Descalzi – è una tragedia umanitaria che ha generato nuove minacce alla sicurezza energetica. Dobbiamo dare una risposta senza abbandonare le nostre ambizioni per una transizione equa e la nostra strategia, che ci consente di essere pronti alla sfida». Mercati freddi (il titolo cede il 2,9% ), ma secondo gli analisti a deludere Piazza Affari non sono i progetti del gruppo, quanto la decisione di ritoccare solo di due centesimi (da 86 a 88) il dividendo per il 2022, pur affiancandolo ad un impegno finanziario cospicuo per un acquisto di azioni proprie da 1,1 miliardi di euro.

Il gas senza Putin

Tra i nove e gli undici miliardi di metri cubi di gas da Algeria e Libia al più presto, cinque dal Congo l’anno prossimo, due dai giacimenti italiani in un paio d’anni, forniture più robuste da Angola e Mozambico: l’agenda degli approvvigionamenti alternativi a Mosca da qui al 2024 è pronta. Ed Eni conterà sui progetti precedenti il conflitto, che consentono di offrire all’Europa, nel breve-medio periodo, circa 400 miliardi di metri cubi di gas. Cresce la quota di gas naturale liquido (15 milioni di tonnellate annue entro il 2025), con buona pace della carenza di rigassificatori in Italia che spingerà le forniture altrove. Per accelerare l’allentamento dei rapporti commerciali con Mosca, e prepararsi a un’eventuale chiusura dei rubinetti, corsia preferenziale per i progetti con tecnologie capaci di velocizzare gli approvvigionamenti. Specie negli anni in cui, da qui al 2025, Eni toccherà il picco nel ricorso agli idrocarburi (con il petrolio destinato alla progressiva marginalizzazione).

Meno emissioni e spinta green

Non cambia l’obiettivo finale (emissioni zero nel 2050), ma Eni accelera il ritmo del taglio alla CO2: i traguardi intermedi alzano la soglia di 10-15 punti percentuali, con il picco delle cosiddette emissioni dirette e indirette “Scope 1 e 2” azzerate già nel 2035, cinque anni prima del previsto. Alle porte c’è una crescita verticale degli investimenti per nuove soluzioni energetiche: il 30% entro il 2025, il 60% al 2030, fino all’80% nel 2040. La corsa si farà anche sulle gambe della neonata Plenitude (che offrirà elettricità verde ai clienti power e arriverà a una capacità rinnovabile di 15 gigawatt entro il 2030), della bioraffinazione (aumento a 6 milioni di tonnellate annue entro il 2050) e dell’idrogeno (4 milioni di tonnellate entro il 2050).

I clienti decarbonizzati

Dopo il decollo di Plenitude – la società del gruppo che integra rinnovabili, clientela retail e veicoli elettrici – ora tocca a un nuovo soggetto dedicato alla mobilità sostenibile: bioraffinazione, stazioni di servizio e car sharing in un unico business, per accompagnare i clienti in un’offerta tutta carbon-free. Per ora non è prevista la quotazione in Borsa, ma la linea è chiara: valorizzare ogni segmento e migliorare l’accesso ai capitali che servono al piano di investimenti.

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Guerra Ucraina-Russia, Zelensky a Putin: “È tempo di colloqui di pace”. Mosca ha utilizzato missili ipersonici Kinzkhal. Ucciso il quinto generale russo

sabato, Marzo 19th, 2022

AGGIORNAMENTI DA FRANCESCA MANNOCCHI, FRANCESCO SEMPRINI E NICCOLÒ ZANCAN. DIRETTA A CURA DI MARCO ACCOSSATO, MARINA PALUMBO

Ventiquattresimo giorno di guerra in Ucraina. Ieri i missili dell’Armata di Putin hanno colpito l’aeroporto della città occidentale di Leopoli, vicinissimo al centro che ospita le poche delegazioni straniere che sono rimaste in Ucraina, fra cui quella italiana. Anche Kiev ha subito nuovi bombardamenti in zone residenziali e sul fronte sud le truppe di Mosca hanno sfondato a Mariupol, penetrando in città. Secondo il Pentagono, in oltre tre settimane di conflitto, Mosca avrebbe lanciato «più di mille missili». Giunge però una buona notizia: il famigerato attacco al teatro non ha provocato morti. A Chernihiv è stato ucciso un civile americano, James Whitney Hill, classe 1954, originario del Minnesota.

«E’ tempo di colloqui di pace tra l’Ucraina e la Russia», dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Colloqui che «potrebbero durare diverse settimane» dichiara il capo negoziatore di Kiev e consigliere del presidente, Mykhailo Podolyak, affermando che le posizioni di Mosca sono diventate più «adeguate». Allo stesso tempo, però, i negoziati su questioni chiave come le garanzie per la sicurezza, il ritiro delle truppe russe e il cessate il fuoco «potrebbero necessitare di più tempo».

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08.53 – Il dramma nel dramma: “112 bimbi ucraini uccisi da inizio guerra”

Sono almeno 112 i bambini uccisi dall’inizio della guerra in Ucraina: lo riferiscono le autorità del governo ucraino. Alle 112 piccole vittime, vanno ad aggiungersi i 140 bambini rimasti feriti nei bombardamenti.

08.22 – L’Ucraina perde l’accesso al Mare di Azov
Le forze armate ucraine hanno perso l’accesso al mare di Azov. Lo rende noto lo Stato Maggiore dell’esercito ucraino, spiegando che si tratta di una conseguenza dell’assedio russo alla città di Mariupol. Intanto continuano gli scontri nella città portuale, collegata al Mar Nero dallo stretto di Azov. Le forze armate russe stanno continuando a cercare di irrompere a Mariupol, dove gli scontri continuano, hanno riferito i militari di Kiev.

08.21 – Mosca afferma di aver usato missili ipersonici

La Russia afferma di aver utilizzato missili ipersonici Kinzkhal in Ucraina. A riferirlo è il ministero della Difesa citato dalla Tass, che ha anche annunciato di aver distrutto nella notte tre sistemi missilistici di difesa aerea S-300 in dotazione alle truppe ucraine. Distrutti anche – attraverso l’utilizzo del sistema missilistico costiero Bastion – centri ucraini di radio e di intelligence della regione di Odessa. 

07.24 – Alle 8 (ora italiana) apre il corridoio umanitario per Luhansk
Un corridoio umanitario per l’evacuazione di civili verrà aperto a breve nella regione di Luhansk, in Ucraina sud-orientale. Lo ha annunciato il governatore Serhiy Gaiday, citato dalla Reuters. «Cercheremo di evacuare persone e portare cibo. Un “regime di silenzio” è stato concordato a cominciare dalle 9 di mattina (le 8 in Italia)». In un post su Telegram, il governatore Serhiy Gaiday ha scritto che le forze russe si sono dette d’accordo, anche se non ha precisato né la durata della tregua né dove il corridoio sarà diretto. «Aspettiamo le 9 (ore locali, ndr) perché tacciano le armi e si cominci l’evacuazione dei residenti della regione e per portare acqua, cibo e medicinali e coloro che restano», ha detto.

07.18 – A Mycolaiv uccisi 40 soldati in un raid aereo russo
Sono almeno 40 i soldati ucraini uccisi in un raid aereo russo sulla zona meridionale di Mykolaiv, nel sud dell’Ucraina. Lo ha scritto il sindaco di Mykolaiv Oleksandr Senkevich su Facebook, denunciando diversi bombardamenti sulla città.

07.13 – “La giornalista scomparsa è prigioniera dei russi”
La giornalista ucraina Viktoria Roshchyna risulta scomparsa dallo scorso 12 marzo. Lo denuncia l’emittente televisiva per la quale lavora, la Hromadske, che su Twitter riferisce che la reporter è stata tenuta prigioniera dai russi. «Non riusciamo a metterci in contatto con lei. Chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci a trovare e a far rilasciare Viktoria Roshchyna», riferisce l’emittente. Citando testimoni, Hromadske scrive che l’ultima volta che la giornalista è stata vista si trovava a Berdiansk. «Il 16 marzo abbiamo saputo che il giorno precedente è stata arrestata dalle forze russe», spiega l’emittente, che posta una fotografia della reporter e spiega che, dall’inizio della guerra, stava lavorando dal sud e dall’est dell’Ucraina.

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Decreto energia: dal taglio delle accise alla rateizzazione delle bollette. Lo scudo anti rincari da 4,4 miliardi in 13 punti

sabato, Marzo 19th, 2022

Giampiero Maggio

«Aiuteremo le famiglie più bisognose e le filiere produttive più esposte. I provvedimenti approvati nel Cdm di oggi sono provvedimenti importanti, motivati dal fatto di dare una risposta alle conseguenze per il nostro Paese della guerra in Ucraina». Ha esordito così il premier Mario Draghi nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi che ha approvato, all’unanimità, il decreto da oltre 4 miliardi per aiutare famiglie (che salirebbero da 4 milioni a 5,2 milioni quelle protette) e imprese.
Gran parte degli interventi del decreto “taglia prezzi”, come ha spiegato lo stesso premier Mario Draghi, in conferenza stampa, non saranno finanziati con il bilancio pubblico, ma dalle aziende del comparto energetico. «Tassiamo – ha sottolineato – una parte dei profitti in eccesso che i produttori stanno facendo grazie all’aumento dei costi delle materie prime e redistribuiamo questi soldi alle imprese e alle famiglie in difficoltà». Questo intervento redistributivo «è equo – ha sottolineato Draghi  – da un punto di vista di giustizia sociale e ci permette di evitare scostamenti di bilancio mantenendo sotto controllo i conti pubblici». Lo Stato fa comunque la sua parte: «Destiniamo infatti ai provvedimenti il gettito Iva sui carburanti che lo Stato ha incassato in questi mesi a causa dell’aumento dei prezzi». La crisi è certamente mondiale, in particolar modo europea ed è strettamente legata a quanto sta accadendo in Ucraina. «Abbiamo preso provvedimenti importanti per dare risposte al paese per la guerra in Ucraina: aiutiamo cittadini e imprese a sostenere rincari energie con attenzione ai bisognosi e imprese esposte». Così il premier Mario Draghi in una conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri.

Tra gli interventi adottati ci sarà un aumento dei «crediti di imposta a favore delle aziende del comparto energetico» che consentirà una rateizzazione delle bollette per due anni. Il governo non si ferma qui: «Nelle prossime settimane adotteremo altri provvedimenti» sottolinea il presidente del Consiglio.
Il premier ha poi sottolineato che «verrà migliorato lo strumento del Golden Power» e saranno «rafforzati i poteri di Arera e del Garante per la Sorveglianza dei Prezzi, perché possano rispettivamente conoscere i dettagli dei contratti di fornitura dei produttori e sanzionare fenomeni di speculazione». Su Ilva saranno «estese la garanzia di Sace, per consentire all’azienda di aumentare la produzione e sopperire alle carenze di acciaio nel Paese». Poi il ministro dell’Economia Daniele Franco, seduto al fianco del premier: «Abbiamo spostato l’enfasi degli ultimi interventi in particolare sulle imprese». Tra le decisioni assunte, appunto, la questione delle accise che riguarda famiglie e imprese. E poi un ampliamento della platea dell’Isee: altre 1,2 milioni di famiglie potranno entrare nelle fasce protette. Gli aumenti in bolletta, infatti, saranno sterilizzate per quei nuclei famigliari «che hanno un tetto Isee al di sotto dei 12 mila euro».
Ma è a livello europeo che bisogna trovare una linea comune. Sempre il premier: «L’obiettivo minimo del prossimo Consiglio Ue? Quello che è necessario è avere una una risposta immediata e concreta sulla questione del meccanismo di formazione del prezzo europeo dell’elettricità».

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Un premier pronto al bis

venerdì, Marzo 18th, 2022

Adalberto Signore

È la giornata del bicchiere mezzo pieno. Con un Draghi che ieri si è presentato in conferenza stampa così fiducioso e ottimista come non lo si vedeva pubblicamente da mesi. Certamente, da prima del voto sul Quirinale, lo snodo che ha politicamente cambiato le prospettive del premier.

Non è un mistero per nessuno, infatti, che l’ex numero uno della Bce ambisse a traslocare direttamente da Palazzo Chigi al Colle. Una scalata mai riuscita nella storia della Repubblica e che anche per Draghi – complici proprio i partiti che lo sostengono – è stato come passare sotto le forche caudine. Una sconfitta che il premier ha incassato con fatica, tanto che per settimane i rumors di Palazzo Chigi raccontavano di un Draghi per nulla disposto a restare premier fino alla scadenza della legislatura, a marzo 2023. Anzi, ci sono state settimane in cui il combinato disposto tra le insofferenze di alcuni pezzi della maggioranza (Salvini in primis) e quelle del premier davano per scontata una crisi di governo entro aprile.

Invece, niente. Perché l’invasione russa dell’Ucraina ha congelato qualunque scenario interno. Circostanza di cui ieri ha preso pubblicamente atto anche Draghi. Che ha parlato non più come un premier in uscita, stanco del suo ruolo e poco disposto ai compromessi. Era andata così, per dire, tra dicembre e gennaio, quando lasciava sostanzialmente intendere di aver esaurito il suo compito. Ieri, invece, il premier si è presentato come un leader pronto a guidare il suo Paese. Ha professato ottimismo e rivendicando i successi ottenuti sul fronte del Covid. Una guerra, ha lasciato intendere, non solo vinta ma anche archiviata. Al punto dal dire addio a green pass e mascherine e mandare in pensione il Cts e la struttura commissariale guidata da Figliuolo.

Un Draghi che non si limita a parlare un linguaggio di ottimistica prudenza, ma che decanta i successi ottenuti come fosse un politico navigato. Sul fronte Covid, infatti, celebra la fine di «quasi tutte le restrizioni» e rivendica la vittoria sulla pandemia (nonostante la curva dei contagi da Omicron faccia registrare un +36% nell’ultima settimana).

E poi ringrazia tutti. Ecumenico. Una parola per il coordinatore del Cts Locatelli, un omaggio al presidente dell’Iss Brusaferro. Poi, un ringraziamento ai ministri di Sanità e Affari regionali, Speranza e Gelmini. E a tutti gli italiani: «Bravissimi, li ringrazio per la pazienza e l’altruismo».

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Quel “mai più” e l’Olocausto degli ucraini

venerdì, Marzo 18th, 2022

Fiamma Nirenstein

L’ appello del Pericle dei nostri tempi, Zelensky, ai parlamenti dei Paesi democratici ha una sua tappa fondamentale domenica a Gerusalemme, alla Knesset. Modulato, memore di episodi differenziati, è un’unica chiamata alla guerra per la libertà. E domenica, è la volta del Parlamento e del popolo che, sulla memoria della persecuzione genocida porta idealmente scritto «never again» a caratteri di fuoco. È evidente che Zelensky userà queste parole, anche perché sono quelle che gli suggerisce la sua memoria di ebreo ucraino: dal 1.600 agli anni del nazismo e poi del comunismo, il popolo ebraico è stato in Ucraina perseguitato, sterminato, legato, confinato e costretto a fughe infinite.

Zelensky alla Knesset proporrà di sicuro il tema «never again» e subito, a ragione, ci sarà chi gli dirà che la Shoah non ha paragoni. Ed è vero: mille volte abbiamo spiegato come lo sterminio degli ebrei sia stato lo scopo primo che ha condotto alla guerra di dominio di Hitler. Ora è una guerra di dominio che porta alle stragi cui assistiamo, che per misura e intenzione non sono comparabili a quelle della Shoah. E tuttavia: la sofferenza è sempre comparabile, simile lo strazio della morte, la fame e il freddo dei bambini, la fuga privati di tutto. Il tema per ogni israeliano è evidente ed è tutto là: per questo da qui, a frotte, giovani religiosi e laici si sono precipitati ai confini ad aiutare le mamme e le nonne coi bambini. Fra russi e ucraini ci sono più di un milione di vecchi immigrati, parlano dei 9900 sopravvissuti della Shoah rimasti a languire a Kiev e dintorni. E quei bambini, fino a ieri vestiti col l’ultimo giaccone stile benetton, parlano dello stupore che immobilizza: dal tutto al niente, dal «diritto alla felicità» alla morte.

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Chi paga i costi di questa crisi

venerdì, Marzo 18th, 2022

Alan Friedman

Quale sarà l’impatto sull’economia italiana della guerra in Ucraina? Possiamo aspettarci una serie di previsioni nelle prossime settimane, e tutte mostreranno delle riduzioni delle precedenti stime della crescita globale, europea e italiana. I rischi sono tutti al ribasso a causa degli effetti sull’economia reale derivanti dall’aggressione della Russia. L’impennata dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, l’impatto negativo delle sanzioni sugli esportatori italiani e i danni causati a intere filiere di settori industriali sono un cattivo auspicio per l’economia. Questo perché simili problemi potrebbero perdurare per diversi mesi, anche se la fine della guerra porterebbe senza dubbio al ribasso dei prezzi.

Per Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, gli effetti dell’invasione di Putin saranno «devastanti» e «durissimi» per gli imprenditori italiani. Secondo lui l’incertezza e il nervosismo causati dalle tensioni geopolitiche significano che gli investimenti del settore privato stanno rallentando, dopo aver goduto lo scorso anno di un solido aumento del 15%. E la sua più grande preoccupazione è per quelle aziende che hanno dovuto chiudere i battenti a causa di costi energetici impossibili. «Già la settimana scorsa hanno sospeso le produzioni le acciaierie, la ceramica e le cartiere. L’effetto sarà molto serio, e soffriremo le conseguenze per un lungo periodo», lamenta Bonomi. Ieri Ocse e Bce hanno avvertito dell’impatto negativo della guerra sulla congiuntura e dei rischi di un’elevata inflazione. Dopo l’avvertimento di Paolo Gentiloni della scorsa settimana sul fatto che le previsioni prebelliche di una crescita del 4% nell’eurozona «non siano più realistiche», ora l’Ocse dice che la crisi ucraina potrebbe intaccare più di un punto percentuale della crescita globale quest’anno e aggiungere due punti e mezzo percentuali all’inflazione. L’inflazione nella zona euro si sta ora dirigendo verso il 7% o più. L’inflazione elevata distrugge il potere d’acquisto delle piccole imprese e delle famiglie e tende ad avere l’impatto più devastante sulle fasce più deboli della società. Sfortunatamente sembra che l’eurozona sia già entrata in un periodo (temporaneo) di stagflazione in stile anni ‘70, con un’impennata dell’inflazione che sta sopprimendo la crescita economica. Ciò significa che sulla scia di uno spettacolare rimbalzo nel 2021, quest’anno vedrà la ripresa danneggiata, e parecchio, dagli alti costi energetici, dall’aggravarsi dei problemi di filiera e da scarsità e aumento del costo delle materie prime.

La maggior parte degli economisti del settore privato con cui ho parlato stanno riducendo le previsioni per la crescita del pil italiano nel 2022 a circa il 3%. Questa stima, tuttavia, dipende dalla premessa che la guerra in Ucraina sia in qualche modo conclusa entro giugno, cosa che tutti possiamo sperare ma che ancora non sappiamo. Questa previsione prevede un primo semestre 2022 che mostra una crescita nulla nel primo semestre, e un modesto miglioramento nella seconda parte dell’anno. Il segreto di tale fiducia tra gli economisti è che c’è un riporto dal 2021 di +2,3%, quindi anche se il tasso di crescita dovesse essere zero in ogni trimestre quest’anno il pil italiano crescerebbe comunque del 2,3%. Quindi l’economia dovrebbe crescere solo di un piccolo importo nel terzo e quarto trimestre per superare il 2,3% dell’anno. Chiaramente, se ci fosse un’escalation della guerra o una continuazione delle ostilità dopo l’estate, allora tutte le scommesse sarebbero chiuse.

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Covid, prove di normalità. Dal 1° aprile niente certificazione verde all’aperto, poi anche al chiuso

venerdì, Marzo 18th, 2022

PAOLO RUSSO

Dal 1° aprile andrà in pensione in tutti luoghi all’aperto, eccezion fatta per gli stadi, poi da inizio maggio il Green Pass diverrà un ricordo anche al chiuso. Sempre che la curva epidemiologica non si inerpichi troppo in alto, hanno messo in chiaro Draghi e Speranza, illustrando il decreto che traccia la road map verso la normalità e riabilita al lavoro gli over 50 non vaccinati. Un mezzo milione di irriducibili che dal 1° aprile potranno tornare al loro posto e a intascare di nuovo lo stipendio, dovendo però mostrare il Green Pass basico, ossia fare un tampone rapido ogni 48 ore. Ma la via verso la normalizzazione è tracciata, con la fine dello stato di emergenza il 31 marzo, dopo due anni e due mesi. Anche se tanto la Protezione civile che il ministro della Salute potranno continuare a emanare ordinanze per fronteggiare eventuali emergenze e garantire il proseguimento della campagna vaccinale. Non più portata avanti dalla struttura commissariale, che cessa di esistere dal mese prossimo, così come si smobilita il Cts. Ma gli uomini di Figliuolo continueranno a fare la loro parte in un’unità di missione presso il ministero della Difesa, mentre il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, e quello dell’Iss, Silvio Brusaferro, continueranno a far visita a Draghi per suggerire cosa fare. Sperando non ci sia più motivo di doverli convocare.

LUOGHI DI LAVORO: no vax over 50, per rientrare basta il certificato base

Dal 1° aprile rientreranno al lavoro e incasseranno di nuovo lo stipendio i No Vax ultracinquantenni che erano rimasti a casa perché sprovvisti del Super Green Pass, rilasciato solo a chi è in regola con le vaccinazioni. Anche se per i lavoratori over 50 fino al 15 giugno permane l’obbligo di vaccino e la sanzione di 100 euro per gli inadempienti. Chi è senza vaccino, fino al 30 aprile dovrà comunque mostrare il Green Pass base, ossia fare un tampone rapido ogni 48 ore o molecolare ogni 72. Dal 1° maggio non sarà richiesto nemmeno quello. Nei luoghi di lavoro fino al 30 aprile si continua però ad indossare la mascherina chirurgica. 

SMART WORKING: accordi individuali, deroga nel privato per altri tre mesi

Con la fine dello stato di emergenza il 31 marzo lo Smart working non sarà più regolato da accordi collettivi, ma sarà il datore di lavoro a doversi accordare con il singolo lavoratore. Questo per ora solo nel settore pubblico, dove la modalità prevalente resta quella del lavoro in presenza. In quello privato, invece, il decreto approvato ieri consente al datore di lavoro di derogare ancora fino al 30 giugno agli accordi individuali. I soggetti fragili, affetti da particolari patologie già individuate dalla legge n. 11 del 18 febbraio scorso, continueranno a loro volta a poter usufruire del lavoro agile sempre fino al 30 giugno 2022. 

TRASPORTI: dal primo maggio su aerei e navi senza certificazione

Dal 1° aprile niente Green Pass per salire su bus, metro e treni regionali. Fino al 30 aprile quello base, che è rilasciato anche con un tampone rapido valido 48 ore o un molecolare con validità a 72, servirà ancora per salire su aerei, navi e traghetti (esclusi quelli che fanno collegamenti con le piccole isole), pullman che colleghino più di due regioni e sui mezzi adibiti a servizio di noleggio con conducente. Tutti mezzi di trasporto ai quali fino ad ora si poteva accedere solo con il Super Green Pass, su cui però fino al 30 aprile continuano ad essere obbligatorie le Ffp2, indispensabili anche per salire su treni regionali, bus e metro. 

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Bce, incubo recessione

venerdì, Marzo 18th, 2022

Fabrizio Goria

Pericolo massimo. E retromarcia sulla retromarcia. La Banca centrale europea cambia la sua posizione sugli effetti dell’invasione della Federazione Russa in Ucraina. Otto giorni fa, Christine Lagarde si era detta possibilista a una stretta poderosa della politica monetaria dell’area euro. Ieri ha ricordato agli operatori che tutte le decisioni «terranno necessariamente conto delle ricadute economiche della guerra». Lo stallo delle trattative tra Mosca e Kiev, e il prolungamento dell’assedio russo verso le città ucraine, rischia di trainare l’intera eurozona in una flessione prima, e una recessione dopo.

Il pragmatismo adattivo che fu alla base della politica monetaria di Janet Yellen del suo mandato alla Federal Reserve, impegnata nel ritorno alla normalità dopo il crac di Lehman Brothers, ha fatto scuola. Ora è Lagarde a utilizzare il bilancino per valutare il migliore approccio di fronte a scenari così incerti come quelli bellici. Parlando al consueto appuntamento annuale “The Ecb and its watchers”, giunto alla 22esima edizione, ha spiegato che l’invasione ha «gettato un’ombra sull’Europa». Questo perché «ha messo in discussione i principi fondamentali della nostra sicurezza, basati sulla sovranità territoriale e sul rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani». Inoltre, ha rimarcato Lagarde, «ha rivelato la nostra vulnerabilità collettiva, nata dalla dipendenza economica da attori ostili». Ecco perché i piani di politica monetaria della Bce devono essere il più possibile orientati alla flessibilità, non curandosi dunque delle mosse della Federal Reserve, che invece ha cominciato l’exit strategy dalla maxi liquidità emergenziale. «Quando le condizioni necessarie saranno soddisfatte», ha sottolineato Lagarde, si potranno «compiere ulteriori passi verso la normalizzazione delle politiche». C’è tuttavia la consapevolezza dei rischi di fondo causati dalla guerra e dell’incertezza che si sta amplificando in tutte le direzioni.

Non parla in modo esplicito di economia di guerra, Lagarde, ma lo lascia intendere. L’ultimo scenario di base dello staff della Bce, che includono una prima valutazione dell’impatto dello scenario bellico in Ucraina, non è roseo. L’inflazione è stata rivista al rialzo per l’anno in corso, +5,1%, ma a preoccupare è lo scenario avverso, che vede una fiammata dei prezzi al consumo del 7,1 per cento. In questo caso, il messaggio di Lagarde è stato netto, le decisioni dell’Eurotower saranno aggiornate in modo tempestivo. «Abbiamo deciso che la nostra politica monetaria deve essere governata da tre principi: facoltatività, gradualità e flessibilità», ha assicurato Lagarde.

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L’Italia rafforza il “golden power” e blinda reti e 5G. Emergenza per guerra e pandemia

venerdì, Marzo 18th, 2022

di Aldo Fontanarosa

ROMA – Una pandemia non ancora sconfitta e una guerra devastante in Europa spingeranno il nostro governo a rafforzare le norme sul golden power (forse già nel Consiglio dei ministri di domani). Sono i poteri speciali che l’esecutivo esercita quando un’azienda straniera compra azioni di un’impresa italiana in «settori strategici e di interesse nazionale».

Il governo può condizionare le acquisizioni azionarie, a volte può finanche vietarle. Negli anni, i settori protetti sono diventati sempre più numerosi comprendendo – con il decreto 105 del 2019 – anche l’alimentare, l’acqua, la salute, l’intelligenza artificiale, i microprocessori, la robotica.

Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, spiega che l’Italia – ovviamente – incoraggerà gli investitori esteri a portare capitali nel nostro Paese. Nello stesso tempo, “vuole mantenere il controllo su operatori strategici in settori economici vitali“. Alle sue parole, ieri, è seguita una riunione sul tema, presenti:
Daniele Franco, ministro dell’Economia,
– Vittorio Colao, ministro per la Transizione digitale,
– Giancarlo Giorgetti, ministro per lo Sviluppo Economico,
– lo stesso Garofoli,
– il Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta;
– la vicedirettrice del Dipartimento Informazioni e Sicurezza, Alessandra Guidi;
– la vicediretttrice dell’Agenzia per la Cybersicurezza, Nunzia Ciardi;

Nunzia Ciardi 

L’obiettivo di Palazzo Chigi, più in concreto, è blindare ancora di più le reti in 5G dallo strapotere dei fornitori cinesi (dal 2019, le comunicazioni in 5G sono già classificate come strategiche «per la difesa nazionale»).

Palazzo Chigi teme anche che software informatici e anti-virus russi possano funzionare da cavallo di Troia e veicolare attacchi hacker contro di noi. Ora, un governo non vieta l’uso di una specifica marca di anti-virus. Può incoraggiare però  le Pubbliche Amministrazioni a pratiche prudenziali per proteggere le infrastrutture digitali, visto il momento.

È sul tavolo infine l’ipotesi di rendere permanenti le norme di emergenza introdotte con il decreto Liquidità (il numero 23 del 2020). Le norme – che uscirebbero di scena il 31 dicembre 2022 – così entrerebbero stabilmente nel nostro ordinamento.

Prevedono che un’azienda non europea notifichi al governo anche un’acquisizione minimale (pari al 10% dei diritti di voto o del capitale). Impongono l’obbligo di notifica e di informazionefinanche alle aziende Ue che conquistano il controllo di una nostra impresa.

Il governo vuole anche individuare le materie prime a rischio approvigionamento, tra cui ci saranno i rottami ferrosi. Se un’impresa italiana vorrà esportarne verso Nazioni extracomunitarie, dovrà notificare l’operazione al ministero dello Sviluppo Ecomico e ottenere un semaforo verde della Presidenza del Consiglio.

Nel caso l’impresa esportatrice non rispetti questa procedura, rischia una sanzione da almeno 100 mila euro. Il governo vuole estendere una speciale tutela, infine, agli impianti idroelettrici, indispensabili per la produzione di energia.

Le norme sul golden power, dunque, servono a proteggere i settori strategici e di interesse nazionale. Per capire quanto la questione sia delicata, bisogna guardare alla nostra Intelligence, in particolare al Sistema di Informazione per la sicurezza della Repubblica.

E’ l’insieme degli organi e delle autorità che assicura le attività informative al salvaguardia del Paese “dai pericoli e dalle minacce provenienti sia dall’interno sia dall’esterno”.

Nella sua ultima relazione al Parlamento di febbraio 2022, ricorda il Sole 24 Ore, il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica segnala una crescita esponenziale delle acquisizioni di aziende strategiche nazionali per mano straniera. Il dato viene dedotto dal numero di notifiche alla Presidenza del Consiglio che i compratori devono inviare.

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