Archive for Marzo, 2022

Putin non sfonda dopo tre settimane di sangue e orrore: “Dieci giorni per vincere o finiranno le risorse”

venerdì, Marzo 18th, 2022

dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli

NEW YORK – Più caduti russi in Ucraina, che marines nei 36 giorni della feroce battaglia di Iwo Jima col Giappone. Più morti in tre settimane di invasione impantanata contro i fratelli della porta accanto, che l’intero numero delle perdite americane durante i venti anni di intervento in Afghanistan e Iraq. Se queste stime dell’intelligence Usa sono attendibili, si capisce perché i servizi britannici dicano che l’aggressione di Putin è “in stallo quasi su tutti i fronti”, mettendo a rischio la sua sopravvivenza al potere. Perché sui morti non si può mentire, e qualunque sia la retorica usata dal Cremlino per nascondere ai propri cittadini la verità, madri, padri, fratelli, mogli, figli di chi non tornerà mai più a casa la conoscono. E prima o poi ne chiederanno conto.

Secondo le stime dell’intelligence americana, basata sulle notizie dal terreno, le osservazioni dall’alto, le comunicazioni intercettate, i mezzi militari distrutti, i russi hanno perso oltre 7.000 soldati. Più alto è il numero fornito dagli ucraini, 13.500 morti, e più basso quello di Mosca, 498. I feriti sarebbero tra 14.000 e 21.000. Se questi numeri riportati dal New York Times sono veri, raggiungono oltre il 10% dei circa 150.000 militari mobilitati finora dal Cremlino, soglia che secondo gli analisti inizia a compromettere la capacità delle truppe di condurre in maniera efficace le operazioni. Superfluo sottolineare l’effetto sul morale, considerando che anche quattro generali hanno perso la vita. In alcuni luoghi, come Voznesenk, gli ucraini hanno lanciato addirittura la controffensiva.   Anche per questo, il ministero della Difesa britannico ieri ha pubblicato su Twitter un comunicato in tre punti: “L’invasione russa dell’Ucraina è ampiamente in stallo su tutti i fronti. Le forze russe hanno fatto progressi minimi sulla terra, il mare e l’aria negli ultimi giorni, e continuano a soffrire pesanti perdite. La resistenza ucraina rimane solida e ben coordinata. La stragrande maggioranza del territorio nazionale, incluse le città più grandi, resta in mani ucraine”.   Come si spiega questo fallimento? La prima ragione sta nell’origine del conflitto, una guerra scelta da Putin per motivi non condivisi dalla sua popolazione, e soprattutto dai militari di leva, che a 18 o 19 anni si sono ritrovati ad aggredire un paese senza neanche saperlo. Non erano addestrati, e le montagne di soldi spese per ammodernare le forze armate sono stati sprecati o rubati, almeno a giudicare dai risultati. L’aviazione non è stata in grado di assicurare la supremazia dei cieli, fondamentale per prevalere sul terreno. Mezzi e armamenti, dai carri armati alle bombe intelligenti, si sono dimostrati inferiori rispetto ai Javelin, gli Stinger, i droni turchi Bayraktar TB2, gli Switchblade americani, e il resto della tecnologia bellica fornita dall’Occidente. Il sistema per le comunicazioni criptate è saltato, costringendo i reparti a parlarsi via radio o con telefoni intercettabili.  

Un mezzo russo catturato dalle truppe ucraine (reuters)

Viste le difficoltà sul terreno, Putin bombarda a distanza i civili e minacciare il disperato uso delle armi nucleari. Motivo per cui il segretario di Stato Blinken ha ribadito ieri di considerarlo un “criminale di guerra”, promettendo di aiutare la raccolta delle prove per un eventuale processo.   Girano voci di una colonna di rinforzi in arrivo dalla Siberia. La realtà sembra che i 900.000 soldati delle imponenti forze armate russe esistessero soprattutto sulla carta. Il primo aprile è prevista una nuova leva di circa 130.000 soldati fra 18 e 25 anni, ma bisogna vedere quanti di loro si presenteranno ai centri di reclutamento.  

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Le idee contro

venerdì, Marzo 18th, 2022

di Antonio Polito

La guerra della Russia all’Ucraina sta assumendo i caratteri di uno «scontro di civiltà»

Nata con giustificazioni geopolitiche (l’espansione della Nato) o etnico-nazionali (la sorte della minoranza russofona), la guerra all’Ucraina sta assumendo i caratteri di uno «scontro di civiltà». Sembra di essere tornati alla profezia del 1996 di Samuel Huntington: in un libro sostenne che la Guerra Fredda sarebbe stata sostituita da nuovi conflitti fondati sulle identità religiose e culturali. Lo scontro tra l’Islam radicale e l’Occidente ne fu una clamorosa conferma. Lo sarà anche quello in corso tra Occidente e Russia?

I protagonisti stessi ne sembrano convinti. Da un lato Stati Uniti ed Europa rimproverano a Mosca di disprezzare l’etica universalistica di libertà e democrazia, e Biden accusa Putin di essere «un dittatore omicida e criminale». Dall’altro l’autocrate russo si appella invece all’ethos della nazione, come nella sua invettiva contro la «quinta colonna» interna che preferisce l’Occidente alla Madre Russia, e presenta una teoria quasi antropologica del patriottismo: c’è gente — ha detto — che tradisce per ostriche, fois gras e «libertà di gender». Il patriarca Kirill era andato anche oltre: per lui in Ucraina si combatte per non sottomettersi al dominio del peccato, e come esempio della corruzione occidentale ha additato «le sfilate dell’orgoglio gay».

In tutte le epoche i contendenti hanno provato a «sacralizzare» la loro guerra, a presentarla come la lotta della «civiltà contro la barbarie» (i francesi nella Grande Guerra) o a contrapporre «lo spirito da eroe» del tedesco a quello «da commerciante» dell’inglese. Ma più radicale sembra oggi la differenza tra Occidente e Russia. Il primo concepisce infatti la società come un «meccanismo», qualcosa da far funzionare razionalmente e al meglio possibile, per garantire la libertà degli individui di condurre la vita che credono. Mentre nella retorica del Cremlino si sente l’eco di un’idea della nazione come «organismo vivente», che persegue un’unica finalità radicata nella sua storia. In questa concezione «l’unità spirituale di un popolo è qualcosa che ne permea tutte le manifestazioni, anche le più alte come la religione, l’arte e la filosofia». E dunque anche la vita degli individui. La Russia si sente a tal punto un organismo vivente, e non solo una mera astrazione politica, che «sputerà fuori bastardi e traditori come moscerini finiti nella gola»: parola di Vladimir Putin.

Credo che così si possa capire meglio anche perché da noi c’è chi simpatizza con lui. Frange non piccole delle società occidentali si dichiarano stanche di sentirsi ingranaggi nel «meccanismo» della modernità, per quanto razionale e liberale possa essere, fatta di tecnica, scienza, finanza e democrazia; e hanno invece nostalgia di un mondo fondato sulla comunità, sulla sua unità spirituale e mistica, una nazione fatta di «sangue e suolo».

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L’aggiornamento militare sulla guerra in Ucraina: russi a corto di uomini e tattiche, Putin sta cercando una via d’uscita?

venerdì, Marzo 18th, 2022

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

La battaglia è in stallo, le perdite ingenti, i costi enormi. I russi sembrano in una corsa contro il tempo. Secondo alcune analisi, il Cremlino starebbe cercando una via d’uscita che le permetta di dichiarare vittoria e scaricare la responsabilità del conflitto sull’Occidente. Si lavora a una bozza di accordo in 15 punti

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I prossimi 10 giorni di guerra saranno decisivi, e i russi ne sono consapevoli. In un’analisi pubblicata dal Center for European Policy Analysis, l’ex generale americano Ben Hodges prova a fare la conta delle forze in campo in rapporto all’avanzata degli uomini di Putin e ritiene che lo Stato maggiore russo sia consapevole di correre contro il tempo: l’esercito è a corto di uomini e munizioni, l’inattesa resistenza ucraina — oltre a causare grosse perdite — ha fatto saltare i piani e costretto disperdere le unità. Non sembra che dalla madre Patria siano in arrivo rinforzi: il Pentagono per lo meno non ha segnalato movimenti di truppe — neanche di quelle bielorusse, perché Lukashenko avrebbe timore delle reazioni interne — mentre l’intelligence britannica sostiene l’opposto. Secondo Londra, Mosca sta facendo affluire soldati da altre regioni, Estremo Oriente compreso: alcune unità sarebbero partite nella notte dalla base di Tskhinvali, nell’Ossezia del Sud, e attraverso il tunnel di Roki sarebbero dirette prima in Russia e poi in Ucraina.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina

Le debolezze dell’armata russa

Putin ha dichiarato mercoledì che tutto procede con successo. Conta sulla potenza della sua macchina bellica, sulla tattica del boa che soffoca. L’Armata non deve essere sottovalutata. La sensazione, però, è che il contingente schierato non sia sufficiente e soprattutto che la grande armata di 900 mila uomini non sia così imponente come si credeva: così si spiegherebbe anche la richiesta di aiuto ai cinesi, il ricorso ai ceceni e l’appello ai 16 mila miliziani siriani (sulla presenza di questi ultimi gli americani sono cauti, parlano di pochissimi casi). Anche perché, dall’altra parte, i russi non sono riusciti a tagliare le linee di rifornimento della resistenza e dall’Occidente continuano ad arrivare armi, come ha annunciato Joe Biden mentre il presidente Volodymyr Zelensky si rivolgeva al Congresso americano: l’opposizione non può durare all’infinito, ma è più motivata e finora non ha permesso di conquistare obiettivi significativi. Tra le nuove armi che gli Usa potrebbero consegnare agli ucraini c’è il cosiddetto drone-kamikaze. Lo Switchblade – letteralmente, coltello a serramanico – è un’arma leggera, trasportabile in uno zaino e composta da un tubo lanciatore: il drone esplosivo può restare in volo per 40 minuti, è guidato fino all’impatto sul bersaglio e ha un costo relativamente basso — circa 6 mila dollari — rispetto ad altri sistemi.

I vantaggi degli ucraini

Sul campo la battaglia ristagna. La guerra moderna non è adatta alle giovani reclute poco esperte su cui si basa l’Armata russa: il morale è basso, le perdite ingenti — anche se non 13 mila come dichiara Kiev — e i generali sono obbligati a combattere al fronte, dove la resistenza ne avrebbe uccisi 4. L’ultimo rapporto della Difesa britannica spiega che le forze russe «stanno lottando per superare le sfide poste dal territorio ucraino» e «sono bloccate» nella loro avanzata.

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Ucraina Russia, news di oggi sulla guerra: attesa per la telefonata Biden-Xi Jinping | Pentagono: se guerra si trascina rischio minaccia nucleare

venerdì, Marzo 18th, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Paolo Foschi e Redazione Online

Le notizie minuto per minuto sulla guerra di venerdì 18 marzo: raid notturni a Lugansk, Kharkiv e su altre città dell’Ucraina. Oggi previsto il colloquio telefonico fra i leader di Stati Uniti e Cina dopo le tensioni dei giorni scorsi sulle voci di un possibile aiuto militare di Peschino alla Russi

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Il ventitreesimo giorno di guerra si è aperto con le sirene antiaereo in azione in numerose città dell’Ucraina, continuano senza sosta gli attacchi russi sui vari fronti aperti dall’esercito di Mosca. A Kiev la situazione è sempre più drammatica, ma gli ucraini non si arrendono e si preparano a fronteggiare eventuali assalti delle truppe di terra. A Mariupol è ancora incerto il bilancio del bombardamento russo sul Teatro filodrammatico usato dai civili come rifugio. Il ministro italiano Dario Franceschini ha annunciato che il nostro governo ricostruirà il Teatro.
L’offensiva di terra dei russi sembra comunque ancora in stallo e dietro le apertura di Mosca al dialogo ci sarebbero proprio le difficoltà impreviste incontrate sul campo e le perdite subite. La diplomazia è al lavoro, da più parti di segnalano piccoli progressi nei colloqui, ma secondo il negoziatore ucraino Podolyak «potrebbero essere necessari da pochi giorni a una settimana e mezzo per risolvere le questioni controverse». Scettico il segretario di Stato Usa Blinken: non vediamo la volontà di Mosca di fermarsi.
• In questo quadro incerto, c’è molta attesa oggi per la telefonata fra il presidente americano Joe Biden e il capo di stato cinese Xi Jinping. Il colloquio fra i leader delle due potenze mondiali è importante dopo le tensioni dei giorni scorsi, seguite all’annuncio degli Stati Uniti circa il possibile appoggio della Cina alla Russia. Gli analisti sono comunque divisi su cosa aspettarsi da questo vertice telefonico.
• Il presidente del Consiglio Draghi, confermando il piano dell’Italia di aiuti all’Ucraina (compreso l’invio di armi), in conferenza stampa ha affermato che parte di Putin c’è «la volontà di continuare la guerra» e l’Italia non si tirerà indietro per difendere i valori della democrazia e della pace.
• Vladimir Putin potrebbe ricorrere alla minaccia nucleare se la guerra in Ucraina si trascina. È l’ultima valutazione della Defense Intelligence Agency (Dia), l’agenzia d’intelligence del Pentagono.

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Ore 8.12 — Altri mille evacuati da Kiev nella notte
Lo ha comunicato ora il Servizio Statale di emergenza, alla Bbc.

Ore 8.10 — No-fly zone sul Donbass
Da questa mattina alle 6 la Russia ha dichiarato una «no-fly zone» sulla regione separatista dell’Ucraina. Lo hanno comunicato le autorità della repubblica autoproclamata di Donetsk. Il divieto di sorvolare la zona sarà esteso sino al 26 marzo ed è confermato, così l’agenzia Tass, dall’aeroporto di Krasnodar.

Ore 8 – Pentagono: «Rischio minaccia nucleare se guerra si trascina»
Vladimir Putin potrebbe ricorrere alla minaccia nucleare se la guerra in Ucraina si trascina. È l’ultima valutazione della Defense Intelligence Agency (Dia), l’agenzia d’intelligence del Pentagono. «Poiché questa guerra e le sue conseguenze diminuiscono lentamente la forza convenzionale della Russia» Mosca «probabilmente farà progressivamente affidamento sul suo deterrente nucleare per proiettare forza sul suo pubblico domestico e all’estero», ha spiegato il tenente generale Scott Berrier, capo della Dia, ina una audizione parlamentare, come riferisce la Bloomberg. «Una protratta occupazione di parti del territorio ucraino minaccia di indebolire l’esercito russo e di ridurre il suo arsenale di armi modernizzato mentre le conseguenti sanzioni economiche potrebbero causare una prolungata depressione economica e uno stato di isolamento diplomatico», ha spiegato l’alto ufficiale. La combinazione della resistenza ucraina e delle sanzioni economiche minaccerà «la capacità della Russia di produrre munizioni a guida di precisione», ha proseguito.

Ore 7.40 – Leopoli: colpita una fabbrica, gli aggiornamenti
(dalla nostra inviata Marta Serafini) Secondo le prime informazioni raccolte sul campo, è stata colpita una fabbrica riparazioni aeromobili, vicino alla ferrovia e nei pressi dell’aeroporto. Danneggiato anche deposito di bus civili.

Ore 6.46 – Leopoli: colpita una fabbrica vicino all’aeroporto
(dall’inviata Marta Serafini) A essere colpita questa mattina in un attacco missilistico a Lviv, a 70 km dal confine con la Polonia, sarebbe una fabbrica vicino all’aeroporto della città, secondo notizie ancora non confermate. Una lunga colonna di fumo ora sovrasta la città.

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Il ritorno del telefono rosso

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Marco Minniti

La telefonata tra Jake Sullivan e Nikolai Patrushev è una telefonata importante. Molto importante. È la prima comunicazione diretta di cui siamo venuti a conoscenza tra USA e Russia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Ed è un contatto autorevole. Molto autorevole. Immediatamente
un gradino sotto i due Presidenti: Biden e Putin. Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. L’uomo che per incarico del Presidente ha di fatto preso in mano la parte più diretta della pressione diplomatica e negoziale che gli Usa stanno facendo in questi giorni. Nei giorni scorsi a Roma ha incontrato Yang Jiechi importante membro del politbureau del partito comunista cinese. Una sorta di “commissario politico” per le relazioni internazionali. Ed oggi telefonando a Patrushev, uomo chiave del Cremlino. L’unico in grado di poter porre questioni delicate al suo “capo” senza essere costretto a giri di parole o ad abbassare lo sguardo nel caso di una brusca risposta negativa. Grosso modo coetaneo di Putin, un anno più grande. Entrambi nati nell’allora Leningrado, oggi San Pietroburgo. Entrambi arruolati a metà anni 70 nel KGB. Esperienza decisiva per la loro formazione ed alla base, quasi in continuità, dei loro successivi successi politici e professionali. Oggi Nikolai, il generale Patrushev, come viene solitamente appellato (Putin si è fermato al grado di Tenente Colonnello) è il Segretario del Consiglio di Sicurezza russo.

L’espressione più vera e profonda del “Deep State” della grande madre Russia di Putin. Con cui ha condiviso e condivide l’inedito coacervo di nazionalismo ed imperialismo che sta alla base delle ultime drammatiche decisioni. In queste settimane, molto si è scritto sulle sue presunte divaricazioni con Putin riguardo all’invasione dell’Ucraina. Non sappiamo né, forse, sapremo mai, se queste divergenze ci siano state davvero. Quello che, tuttavia, sappiamo è che Patrushev è stato, in questi anni l’uomo delle relazioni “coperte” con le grandi democrazie occidentali. A partire dagli Stati Uniti.

La telefonata di oggi potrebbe essere rivelatrice di una nuova fase, particolarmente delicata della trattativa tra Russia ed Ucraina. Senza esagerare in ottimismo potremmo dire che è il segno che essa è incominciata davvero. Non è un caso che la telefonata sia stata resa nota dopo la calorosa e straordinariamente coinvolgente accoglienza che il Congresso aveva tributato al discorso, forte ed emozionante, di Zelensky. Non è un caso, che per tutta la giornata anche da parte russa, si era sottolineata una nuova possibilità negoziale. La conversazione, le parole scelte nel comunicato che ne dava notizia, di fatto gettano nella discussione il peso diretto degli Stati Uniti. Una trattativa, non dimentichiamolo mai, resa possibile dalla straordinaria “resistenza di popolo” dell’Ucraina al prezzo di durissime ed indicibili sofferenze. Le parole di “addio”, pronunciate da Zelensky, alla prospettiva di un ingresso nella Nato hanno reso più concreta la possibilità di mettere al centro del tavolo negoziale la questione della “neutralità”. Una parola chiave che, tuttavia non può e non potrà mai essere slegata da altre 3: Indipendenza, Autodeterminazione e Sicurezza. Questo il senso più profondo del messaggio di Sullivan. Del tutto in sintonia con le preoccupazioni che gli ucraini hanno manifestato in queste ore. Non ci sono “esperienze” da ripetere.

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Fondi per la difesa. Un segnale politico

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Stefano Folli

Di solito gli ordini del giorno parlamentari non fanno la storia, ma in questo caso potrebbe essere diverso. Come è noto, una vastissima maggioranza – quasi l’unanimità – della Camera ha votato a favore dell’aumento (tendenziale) delle spese militari fino al 2 per cento. È una raccomandazione al governo che raccoglie l’indirizzo già espresso nei giorni scorsi da Draghi. E il suo valore simbolico è evidente, per almeno tre ragioni.

 La prima è che il Parlamento conferma di voler essere unito sui temi della politica estera e della difesa. Era già accaduto di recente ed è stato ribadito dal voto di martedì. In troppe occasioni Camera e Senato hanno subito critiche, spesso ben motivate, per non essere all’altezza dei loro compiti istituzionali. Ora invece, con la guerra che investe l’Europa e rischia di lambire i nostri confini nazionali, hanno saputo mettere da parte le dispute minori, o quel che è peggio la pigra indifferenza, e hanno dato un segnale chiaro. L’aumento delle spese militari è da tempo un obiettivo dell’alleanza occidentale e il conflitto in Ucraina sembra aver incrinato le vecchie resistenze: non solo italiane. Ha fatto clamore la decisione senza precedenti di Berlino, ovviamente ancorata alla Nato, e così dovrebbe essere anche per la scelta italiana, tutt’altro che scontata.

 In secondo luogo si dimostra che l’unità nazionale a Roma ha fatto, se così si può dire, un salto di qualità. Era stata raggiunta a fatica nei mesi della pandemia e soprattutto quando si è trattato di mostrarsi abbastanza credibili per ricevere i miliardi stanziati con il piano europeo. Tuttavia è sempre stata un’esperienza contraddittoria, i cui limiti erano innegabili. E non poteva essere altrimenti. Ora sulla politica della difesa il paese si riscatta e anche la classe dirigente, di maggioranza come di opposizione, riesce a mostrare senso di responsabilità, come è accaduto, non di frequente, in altri momenti cruciali della vita repubblicana.

  Terzo punto da sottolineare. Il 2 per cento di spese per l’apparato militare, sia pure come obiettivo a medio termine, cambia la percezione esterna non solo della Nato, ma della stessa Unione Europea. Con la sua invasione temeraria, Putin ha così ottenuto un’Europa più coesa, forse come mai in passato. Un’Europa che forse per la prima volta affronta il tema della difesa comune, in ogni caso collegata al sistema di sicurezza occidentale, ossia agli Stati Uniti. Per Mosca è una disfatta politica. Peraltro siamo solo ai primi passi di un lungo percorso, dal momento che una difesa coordinata presuppone una politica estera condivisa e dunque anche degli interessi nazionali non più in conflitto, come ancora avviene. È una strada lunga, ma l’Italia ha compiuto il primo passo con un certo coraggio.

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Ucraina il generale Del Vecchio: “Non si scherza”. Nato, quali armi si muovono verso est: guerra, conto alla rovescia

giovedì, Marzo 17th, 2022

Sarà ancora Nato contro Russia. Parola del generale Mauro Del Vecchio, secondo cui con la guerra in Ucraina “è cambiato tutto, in due settimane siamo tornati indietro di decenni. E la Nato è ancora la nostra garanzia che quanto capitato all’Ucraina non accadrà anche a noi o ai nostri alleati”. L’invasione, “una azione sconsiderata” di Vladimir Putin, ha di fatto obbligato l’Europa a prendere atto della minaccia del Cremlino, non più solo politica o legata alla cybersicurezza, ma militare. Intervistato dal Quotidiano nazionale, il generale di divisione già comandante della missione Kfor in Macedonia e Kosovo, del Corpo d’armata di reazione rapida italiano della Nato e delle forze Nato in Afghanistan nell’ambito dell’operazione Isaf definisce la situazione attuale “estremamente pericolosa”. 
Da qui la decisione della Germania di destinare il 2% del suo Pil per gli stanziamenti militari e gli spostamenti di truppe e mezzi dell’Alleanza atlantica sul confine orientale dell’Europa. “Lo spostamento per adesso riguarda un numero limitato di forze – anticipa il generale Del Vecchio -, ma nei prossimi mesi assisteremo a un rischieramento più consistente. La Nato non fa che prendere atto della situazione. E lancia un messaggio chiaro: un attacco contro uno di noi sarà un attacco contro tutti”. Lo spostamento non dovrebbe riguardare testate nucleari tattiche, perché “nessuno vuole provocare oltremodo Mosca”.

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Carlo De Benedetti, “Salvini antisemita”? Assolto. Sallusti: la giustizia italiana da ribaltare con una ruspa

giovedì, Marzo 17th, 2022

Alessandro Sallusti

Siamo a un passo dalla guerra e alle prese con una conseguente grave crisi economica, a ore sapremo che cosa intende fare il governo per arginare l’impazzimento delle bollette energetiche. Stando a ciò che trapela da Palazzo Chigi, per i cittadini contribuenti non tira una bella aria ma siamo speranzosi di doverci ricredere. Di fronte a problemi che toccano così profondamente le nostre libertà e le nostre tasche ogni altra notizia appare marginale, tipo quella che il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, ieri ha alzato le barricate per impedire che la riforma della giustizia in corso di discussione in parlamento vada in porto e tolga alcune armi improprie che i magistrati da anni usano impunemente per colpire avversari politici e interferire sul corso della democrazia.Senza quindi voler nulla togliere alla gravità e pericolosità del momento restiamo convinti che questo, guerra o non guerra, non sarà mai un paese normale se non metterà fine all’anomalia della sua giustizia. L’ultimo caso che lascia perplessi è accaduto ieri: il giudice del tribunale di Cuneo, Emanuela Dufour, ha assolto Carlo De Benedetti dall’accusa di diffamazione nei confronti di Matteo Salvini che aveva pubblicamente definito “un antisemita” perché il fatto non costituisce reato. Ora, l’antisemitismo non è una opinione come altre, è un reato punito dal nostro codice penale (articolo 604 bis) da due a sei anni di carcere, reato ovviamente mai contestato al leader della Lega.

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Ma ora è possibile il cessate il fuoco

giovedì, Marzo 17th, 2022

Nathalie Tocci

L’invasione russa dell’Ucraina è a un bivio. Le due vie che si aprono vedono da un lato la speranza di un cessate il fuoco e di un accordo sulla neutralità di un’Ucraina indipendente, e dall’altro lo spettro di una globalizzazione della guerra. La premessa del bivio è la stessa: politicamente – purtroppo non militarmente – Putin questa guerra l’ha già persa. L’obiettivo imperiale era quello di “denazificare” l’Ucraina; tradotto: occupare il Paese per estirparne un’ipotetica élite assoldata dall’Occidente, che tentava di strappare l’Ucraina dalla sua vera vocazione di ricongiungersi alla Madre Patria Russia. La resistenza ucraina ha reso evidente in queste tre settimane di guerra che l’obiettivo di Putin è semplicemente irraggiungibile e, in quanto tale, non negoziabile.

Rimane vero che l’esercito russo può prevalere su quello ucraino. Le capacità militari rimangono drammaticamente ineguali e quindi è probabile, qualora la guerra continuasse, che tra qualche settimana – al massimo tra qualche mese -, la Russia prevarrebbe militarmente e decapiterebbe il governo di Kiev. Ma Putin oggi non può non sapere ciò che è sotto gli occhi di tutti: cioè che la guerra continuerebbe in altre forme, Mosca non riuscirebbe a controllare il Paese da lei occupato, e nel frattempo la morsa delle sanzioni internazionali si farebbe sempre più stretta, mettendo in ginocchio la Russia. Impelagata in una guerra che non può essere vinta, la Russia si ritroverebbe nella migliore delle ipotesi come il cugino povero della Cina; nella peggiore, come una gigantesca Corea del Nord.

La presa d’atto implicita di questo fatto ci porta al bivio. Lo spiraglio aperto ieri è quello di un accordo che ruota attorno a un cessate il fuoco – invocato ieri dalla Corte internazionale di giustizia –, al ritiro delle forze armate russe dai territori occupati dal 24 febbraio, e alla neutralità dell’Ucraina. Quest’ultima idea non è nuova: in forme diverse, è una proposta che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky stesso ha fatto più volte; da ultimo la settimana scorsa, a ridosso dell’incontro tra il suo ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e l’omologo russo Sergei Lavrov ad Antalya, in Turchia. La proposta russa di neutralità da parte di Kiev includerebbe una rinuncia alle aspirazioni ucraine – mai davvero accolte – di entrare nella Nato, limitazioni alle sue forze armate, e l’impegno a non ospitare basi militari straniere, in cambio di garanzie di sicurezza da parte di Usa, Regno Unito e Turchia. È notevole che dalla lista dei possibili garanti decadono, rispetto a proposte aleggiate in passato, Francia e Germania. Nell’omissione è implicito il fatto che l’Ucraina potrebbe entrare nell’Unione europea, alla quale ha oramai fatto domanda d’adesione. A corroborare questa lettura, il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov ha parlato di una neutralità come quella dell’Austria o della Svezia. Come noto, entrambi i Paesi non sono membri della Nato – il secondo ha un partenariato molto stretto con l’Alleanza Atlantica –, ma sono parte integrante dell’Ue.

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C’è lo scudo contro i rincari: benzina meno cara per 3 mesi, rafforzato il Golden power

giovedì, Marzo 17th, 2022

Paolo Baroni

Oggi il Consiglio dei ministri si limiterà a definire la road map di uscita dall’emergenza Covid, mentre sarà una seconda riunione in agenda per domani pomeriggio a varare il decreto «taglia-prezzi» sui carburanti e le altre misure per fronteggiare l’impatto della guerra in Ucraina, compreso il nuovo intervento per l’accoglienza dei rifugiati.

Arriva l’accisa mobile

In attesa di definire il quadro di interventi europeo, una parte dei provvedimenti dovrebbe essere preso a fine mese in occasione del varo del nuovo Documento di economia e finanza (Def), anche valutando un nuovo aumento del deficit, da subito però si interverrà sul caro carburanti. «Per contenere l’impatto sui consumatori finali, il governo sta valutando l’ipotesi di praticare sui carburanti un’accisa mobile», ha annunciato in Senato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ieri è tornato a puntare il dito sugli aumenti «non giustificati» dei prezzi del gas e di riflesso anche sui costi finali dei carburanti dal momento che incidono sui costi di raffinazione.

L’obiettivo del governo è quello di arrivare a ridurre di circa 20 centesimi per tre mesi il prezzo alla pompa utilizzando come copertura l’extragettito Iva accumulato.

Il menù del governo, che per fare cassa studia anche la tassazione degli extraprofitti delle società energetiche, dovrebbe poi prevedere ulteriori interventi per calmierare gli aumenti di gas e luce, in particolare a favore delle famiglie in difficoltà, e la possibilità di allungare la rateizzazione delle bollette. Molto ricco poi il pacchetto di proposte che arrivano dai vari ministeri, anche se non tutto potrebbe non entrare nel decreto che sarà presentato domani.

Nuovi sostegni alle imprese

Il ministero dello Sviluppo, in particolare, propone di istituire due nuovi fondi: uno per sostenere il fabbisogno energetico delle attività produttive, con una dotazione di 800 milioni di euro per il 2022, e concedere aiuti anche a fondo perduto a favore delle imprese maggiormente danneggiate dal caro energia; ed uno per sostenere le imprese energivore di interesse strategico nazionale attraverso garanzie messe da Sace per finanziamenti concessi sotto qualsiasi forma in grado di coprire il 90% dell’importo concesso o la cifra che verrà poi decisa in sede Ue. Quindi al Mise propongono di rafforzare con 1 miliardo di euro il Fondo di garanzia per imprese manifatturiere particolarmente colpite dal caro energia. Una misura destinata a circa 150 mila imprese e volta a favorire, laddove possibile, il ricadenzamento dei piani di ammortamento in modo da rendere più sostenibili i debiti già contratti.

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