Archive for Marzo, 2022

Il punto di Andrea Margelletti: “No fly zone: ora si incrina il fronte di chi si oppone”

giovedì, Marzo 17th, 2022

Emanuela Minucci

Professor Margelletti l’ipotesi della neutralità dell’Ucraina potrebbe davvero essere risolvente?
«Si tratta di un’ipotesi tutta da discutere. Intanto perché bisogna capire a che tipo di neutralità si aspira. Perché c’éuna grande differenza fra uno Stato armato fino ai denti che difende la propria autonomia ed estraneità rispetto ai conflitti, e uno Stato neutrale in quanto schiavo. Non dimentichiamo che Svezia, Finlandia e Svizzera hanno investito negli anni moltissimo al capitolo difesa, perché neutralità significa potersi difendere. E poi siamo sicuri che la Russia apprezzerà uno Stato che farà a tutti gli effetti parte dell’alveo occidentale che farà  business con l’Ue e l’America e non con loro? Al momento i russi tacciono. Ma evocando una condizione di neutralità bisogna capire bene che tipo di neutralità».

Intanto l’armata rossa continua ad avanzare, facendo strage di civili. Ora nel mirino c’è Odessa, città simbolo.
«Sì, ma è escluso che si possa pensare di invadere Odessa utilizzando soltanto  le forze provenienti dal mare. Prima i russi devono cingere d’assedio il fronte opposto della città con i carri armati».

Che pensa dei nuovi massicci aiuti decisi da Biden?
«Questi aiuti saranno determinanti per mantenere un’Ucraina forte però i russi hanno già detto che sono contrari al fatto che gli americani continuino a dare armi a Zelensky e questo aspetto farà parte di un accordo diplomatico fra di loro». 

E sul fronte degli incontri e della diplomazia?
«Certamente il fatto che i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia abbiano voluto incontrare Zelensky a Kiev ì, sotto le bombe, è stata una grande manifestazione di sostegno e di solidarietà . E posso dirle anche che proprio i Paesi Baltici più vicini territorialmente stanno cominciando a pensare che la No-Fly zone andrebbe concessa».

La Nato che farà a questo punto?
«Non la concederà. A meno che non si arrivi da parte russa all’uso di armi chimiche o altre armi di distruzione di massa. L’alternativa come diciamo ormai da oltre tre settimane è la terza guerra mondiale».

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Giannini: “In prima pagina raccontiamo gli orrori della guerra: chi disinforma è la Russia, non La Stampa”

giovedì, Marzo 17th, 2022

L’intervento del direttore de La StampaMassimo Giannini durante la puntata del 16 marzo 2022 di Otto e Mezzo su La7.

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Stoltenberg (Nato): «Nessuna no-fly zone, diamo più armi a Kiev e ci rafforziamo a Est»

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Francesca Basso

Parla il segretario generale: «Dobbiamo adattare l’alleanza atlantica al mondo che cambia e diventa più competitivo. La Russia e la Cina agiscono insieme»

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dalla nostra corrispondente
BRUXELLES — «O si crede nella democrazia e nella libertà oppure no. Io credo nei valori democratici e la Nato li protegge. La Russia no, li viola. È la differenza tra democrazia e autocrazia». Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, risponde alle domande del Corriere al termine della riunione dei ministri della Difesa della Nato. E spiega così perché lo slogan «né con la Nato né con la Russia» per lui non sia comprensibile.

Le ultime notizie sulla guerra in Ucraina

Ha detto che siamo in un momento decisivo per la sicurezza europea. Cosa intende?
«Ci troviamo di fronte a una nuova realtà, la Russia sta contestando i principi al cuore della nostra sicurezza: il diritto di ogni nazione di scegliere il proprio percorso e il diritto della Nato di difendere i propri alleati. Mosca è disposta a usare la forza per ottenere i suoi obiettivi: ha invaso l’Ucraina, una nazione indipendente e pacifica. E cerca di influenzare la Nato chiedendo di ritirare tutte le nostre forze dai Paesi che si sono uniti all’Alleanza dopo il 1997. Abbiamo 30 membri, di cui 14 hanno aderito dopo quella data. Dunque la Russia pretende per questi Paesi una sorta di membership di seconda classe, per cui non avremmo il diritto di proteggerli come facciamo con l’Italia o qualsiasi altro Paese alleato. Questa è la nuova realtà».

Per quanto tempo l’Ucraina può resistere all’attacco russo? Per la Polonia serve una missione di pace della Nato.
«Il presidente Putin ha totalmente sottostimato la forza e il coraggio dell’esercito ucraino, dei cittadini e della leadership politica. La Nato per anni ha fornito supporto agli ucraini, mettendo a disposizione equipaggiamento militare e addestrando migliaia di truppe che ora sono in prima linea. Non voglio speculare sui prossimi sviluppi, ma gli alleati proseguiranno con il loro sostegno, continueremo a imporre costi pesantissimi con le sanzioni e rafforzeremo la nostra presenza a Est tra i Paesi dell’Alleanza per prevenire un’escalation. Sosteniamo gli sforzi per la pace, i negoziati tra Ucraina e Russia, ma non abbiamo intenzione di dispiegare truppe Nato in Ucraina perché la Nato non è parte del conflitto».

Ieri Mosca ha chiesto agli Usa di non fornire più armi a Kiev. E il presidente Zelensky di chiudere lo spazio aereo.
«L’Ucraina è una nazione sovrana e indipendente, con un governo eletto democraticamente, ha il diritto di autodifendersi. Noi aiutiamo l’Ucraina nel difendere il suo diritto. E gli alleati lo hanno confermato anche alla riunione dei ministri della Difesa: continueremo con il nostro sostegno. Forniamo sistemi di difesa antiaerea e antimissile, ma una no-fly zone implica attaccare o abbattere aerei russi, perché la no-fly zone non è qualcosa che si dichiara ma che si impone e questo porterebbe a una guerra tra Nato e Russia con ancora maggiore distruzione».

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Il discorso di Putin: «La Russia distingua i patrioti dai traditori. Questa pulizia ci renderà più forti»

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Marco Imarisio

Il presidente russo ha attaccato il «nemico interno» con parole che hanno destato ovunque impressione, ricordando le «purghe» staliniane: «L’Occidente usa i nostri traditori per distruggere la Russia. Li sputeremo come moscerini finiti in gola»

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Che paura. Quasi come il discorso con il quale annunciò l’inizio della guerra. Questa volta, Vladimir Putin ha attaccato il «nemico interno», la definizione è sua, invitando il popolo russo a fare pulizia al suo interno. Con parole che hanno destato ovunque impressione, anche in Russia, dove il suo incontro con i membri del governo non sempre viene trasmesso in diretta. Mercoledì invece è stato così. Il presidente voleva mandare un messaggio. E lo ha fatto, in un modo che rende impossibile non evocare le purghe di staliniana memoria.

«Non voglio giudicare i nostri connazionali con la villa a Miami o nella riviera francese, e che magari non riescono a vivere senza ostriche, foie gras o le cosiddette libertà di genere». Fino a qui poteva sembrare un semplice ultimatum alla folta tribù degli oligarchi, categoria già poco amata in patria, che non sanno più come prendere le distanze in modo più o meno diretto da quello che sta accadendo. Ma il continuo riferimento alla società russa ha fatto anche sorgere l’impressione che si tratti di una minaccia estesa alle molte persone del mondo culturale che in questi giorni hanno deciso di andarsene, e ai semplici cittadini che stanno cercando un modo per fuggire dal loro Paese, non importa se in treno, in auto o in aereo.

«L’Occidente sta cercando di mandare in pezzi la nostra società speculando sulle perdite russe in combattimento e sulle conseguenze socioeconomiche delle sanzioni, nella speranza di provocare così un ammutinamento della popolazione. E so che sta usando la cosiddetta quinta colonna, i nostri traditori, per raggiungere il suo obiettivo finale, che è la distruzione della Russia». È la prima volta che il Cremlino riconosce l’esistenza di un dissenso strisciante nella società russa.

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Ucraina Russia, news sulla guerra di oggi. Biden: «Putin criminale di guerra». Bombe sul teatro di Mariupol

giovedì, Marzo 17th, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Paolo Foschi, Redazione Online

Le notizie minuto per minuto sulla guerra di giovedì 17 marzo. Bombe su Kiev e Mariupol. Zelensky: «Negoziati difficili». Biden definisce Putin «criminale di guerra»: rabbia del Cremlino. Chiesta una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

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• Nuovi bombardamenti nella notte su Kiev. I russi hanno inoltre lanciato un attacco aereo a Mariupol sul teatro e sul centro sportivo Neptun, utilizzati come rifugio per donne incinte e madri con bimbi piccoli.
• Biden ha attaccato Putin definendolo per la prima volta un «criminale di guerra». Rabbia del Cremlino. Il presidente Usa ha lanciato un pacchetto di altri 800 milioni di dollari in aiuti militari all’Ucraina.
• Il Financial Times ha anticipato una bozza del piano di pace, in 15 punti, che include la rinuncia dell’Ucraina alla Nato e la promessa di non ospitare basi militari straniere o armi, in cambio di protezione da Usa, Gb e Turchia. Per Kiev però quelle pubblicate sono «solo le richieste russe»
• «Il nostro Paese vive l’11 settembre da tre settimane», ha detto ieri il presidente ucraino Zelensky accolto da una standing ovation al Congresso Usa, ribadendo la richiesta di una «no-fly zone».
• I membri occidentali del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno chiesto una riunione di emergenza per oggi pomeriggio. Al centro della discussione, il peggioramento della situazione umanitaria in Ucraina.

***

Ore 8.15 – «L’invasione si è bloccata», secondo i britannici
L’invasione russa dell’Ucraina «si è ampiamente bloccata su tutti i fronti», e «le forze russe hanno fatto progressi minimi sul terreno, nel mare e nello spazio aereo negli ultimi giorni, continuando a registrare pesanti perdite». A segnalarlo è l’intelligence britannica, nel suo ultimo aggiornamento sulla guerra in Ucraina.

«La resistenza ucraina è ancora solida e ben coordinata», proseguono le fonti britanniche, evidenziando che «la maggior parte del territorio ucraino, comprese tutte le grandi città, resta sotto il controllo ucraino».

Ore 8.00 – Le nuove accuse della Russia all’Occidente
Dopo il violentissimo discorso di Putin di ieri (che ha accusato l’Occidente di voler «usare i nostri traditori» per «cancellare la Russia: ma li sputeremo dalla bocca come moscerini»), oggi a parlare è Dmitry Medvedev, numero due del Consiglio di sicurezza russo. Le sue parole sono altrettanto dure: «L’Occidente», ha detto, «ha agito in modo disgustoso, criminale e immorale» nei confronti della Russia. I toni dello scontro tra Mosca e l’Occidente — mentre la Russia, a causa delle sanzioni, è ormai sull’orlo del default —continuano a inasprirsi.

Ore 7.45 – Le madri che partoriscono nei bunker, in Ucraina
Nascere di sette mesi, dopo una fuga dalla guerra e dalle bombe. A più di 500 chilometri da casa. Marta Serafini, inviata a Leopoli, racconta la storia di Victoria e Valeria, 800 grammi l’una e 1.200 grammi l’altra — e delle loro madri. «Sono arrivata a Lviv (Leopoli, ndr) il primo marzo, dopo un viaggio in treno di 75 ore senza cibo e senza acqua», racconta Irina. «Per fortuna con me c’era mio padre, settantenne. Il mio compagno invece è rimasto a Kiev, a combattere. Poi appena sono arrivata qui ho messo al mondo le mie bambine». Qui l’articolo completo, qui sotto un’immagine dal servizio.

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Ore 7.30 – Le misure del governo italiano sui carburanti
Il governo italiano prepara per domani, venerdì 18 marzo, un novo decreto per frenare la corsa dei prezzi dei beni energetici, cresciuti dopo l’invasione russa in Ucraina. Il provvedimento conterrà un taglio alle accise che gravano su benzina e gasolio di 15 centesimi. Qui tutte le misure, nell’articolo firmato da Andrea Ducci ed Enrico Marro.

Ore 7.15 – Le parole di Stoltenberg al Corriere: «Nessuna no-fly zone, diamo più armi a Kiev e ci rafforziamo a Est»
«O si crede nella democrazia e nella libertà oppure no. Io credo nei valori democratici e la Nato li protegge. La Russia no, li viola. È la differenza tra democrazia e autocrazia». Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, risponde alle domande del Corriere al termine della riunione dei ministri della Difesa della Nato; ribadisce il no alla no-fly zone ma anche il sostegno concreto alla resistenza ucraina. Qui l’intervista completa, di Francesca Basso.

Ore 7.10 – A che punto siamo con i colloqui?
I colloqui di pace tra Ucraina e Russia continuano — nonostante, sul campo, le truppe di Mosca continuino a bombardare le città ucraine. «I negoziati sono abbastanza difficili», ha ribadito poco fa alla Nbc il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ieri il Financial Times ha dato notizia di una bozza di piano di pace in 15 punti su cui le due delegazioni stanno discutendo: si tratterebbe di un passo in avanti concreto, anche se i potenziali ostacoli restano molti. Qui Stefano Montefiori fa il punto su che cosa ci sia, nella bozza, e a che punto siamo nelle trattative.

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Doccia gelata per Conte: niente quorum nel voto online del M5S

venerdì, Marzo 11th, 2022

Luca Sablone

Altro che partecipazione massiccia. Alla fine il voto online del Movimento 5 Stelle ha fornito come risultato l’ennesimo flop. È rimasto deluso chi si aspettava un bagno di democrazia: in realtà è arrivata una doccia gelata per Giuseppe Conte, che non è riuscito a fare da calamita e a produrre un’affluenza dignitosa nella consultazione online. Nella giornata di ieri su SkyVote gli iscritti si sono espressi sulla proposta di modifica dello statuto e sulla contestuale revoca della deliberazione assembleare del 17 febbraio 2021, ma il responso è stato un buco nell’acqua.

Il tonfo dei 5 Stelle

Come riportato sul sito ufficiale del M5S, ad aver preso parte alla votazione sono stati solamente 34.040 iscritti. Pertanto non è stato raggiunto il quorum costitutivo e di conseguenza si procederà con l’assemblea in seconda convocazione: tutti gli iscritti abilitati potranno votare dalle ore 8 alle ore 22 di oggi, venerdì 11 marzo. Di certo questo rappresenta un nuovo capitombolo per i grillini, che avevano riposto buone speranze su un ritorno alla partecipazione online dopo la guida presa da Conte.

Doccia gelata per Conte

È il caso di ribadirlo: l’ex premier non sta riuscendo nell’effetto salvifico, in quel processo che ha come obiettivo la rinascita del Movimento 5 Stelle sia nell’azione politica sia nel consenso degli elettori. Gli animi non possono che essere turbati e toccati da questa ennesima figuraccia: se non si è riusciti a raggiungere il quorum in una questione interna, come si può pensare di incassare una quantità di voti tale da essere determinanti nello scenario politico?

A mettere il dito nella piaga è Lorenzo Borré, legale dei tre attivisti napoletani che hanno presentato il ricorso contro il nuovo statuto del Movimento e l’elezione di Conte alla guida del M5S: “Quella che molti commentatori politici hanno ritenuto una sfida al Tribunale di Napoli evidentemente non è piaciuta alla stragrande maggioranza degli associati, i quali probabilmente non credono che la democrazia si affermi con petizioni antidemocratiche, quali quelle che riservano ad uno solo di loro la possibilità di guidare il partito”.

Un’ulteriore sconfitta è arrivata proprio nei giorni scorsi: martedì il tribunale di Napoli ha rigettato l’istanza avanzata dal M5S per la revoca dell’ordinanza di sospensione dello statuto e della successiva elezione del presidente grillino. I vertici restano congelati e così l’operato rischia di ingolfarsi ancora di più, con una battaglia intestina di tutto rilievo. E Borrè, pur ritenendo che le modifiche verranno approvate dalla base pentastellata, si pone un interrogativo: “Considerati i vizi che le minano e ne predicono l’annullamento, mi domando: che senso ha tutto questo?”.

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I “falchi” si impongono. E la Bce suona la ritirata dagli aiuti

venerdì, Marzo 11th, 2022

Rodolfo Parietti

Nel mezzo di una guerra, la Bce gioca a Risiko. Uno spostamento delle pedine, sulla mappa della politica monetaria, che non promette nulla di buono per l’Italia. Perché lì, a Francoforte, sta suonando la ritirata dagli aiuti. Forte e chiara. È il prevalere dell’aggressività rispetto alla cautela, è la vittoria dei falchi decisi ad affrontare a muso duro, costi quel costi, l’idra dell’inflazione. Vincono loro con la decisione di mandare sul binario morto il vecchio Qe di Mario Draghi già nel terzo trimestre, in anticipo rispetto alla tabella di marcia, se i dati in arrivo confermeranno lo scenario di tensione sui prezzi al consumo. Il «se» è solo una quinta di cartone: tutto appare già scritto, preordinato fin dall’intenzione di tagliare gli acquisti di titoli dai 40 miliardi ad aprile, ai 30 di maggio, fino ai 20 miliardi di giugno. Poi, il nulla o quasi, visto che il Pepp (il pacchetto di aiuti contro la pandemia da 1.850 miliardi di euro) arriverà a fine corsa questo mese. Così, si apre un’autostrada verso la stretta sui tassi.

Vistosa spilla con i colori della bandiera ucraina appuntata al bavero della giacca e faccia sempre più tirata, Chistine Lagarde si è presentata ieri in conferenza stampa per spiegare che «vi sono state molte discussioni, molte proposte diverse, ma alla fine c’è stata la determinazione di supportare la proposta del capoeconomista Philip Lane circa le decisioni annunciate. Serve un approccio bilanciato per rispettare il mandato di stabilità dei prezzi». L’«approccio bilanciato» è quello che in pochi minuti ha fatto schizzare di 24 punti base il rendimento dei Btp decennali, all’1,92%, lo spread verso il Bund tedesco a quota 163 e dato un’altra picconata alle Borse (156 i miliardi di capitalizzazione bruciati dai listini europei), a cominciare da quella di Milano (-4,2% ).

Una doccia gelata su chi si aspettava, stante la situazione, la messa in campo di strumenti adatti per affrontare l’emergenza. Nessuno aveva previsto un orientamento così restrittivo; nessuno pensava di dover fare i conti con il possibile remake del film horror girato nel 2011 dall’allora capo della Bce, Jean-Claude Trichet. Allora, furono piazzati due rialzi dei tassi ravvicinati per combattere il carovita, la pagliuzza. La trave, non vista, fu la crisi del debito sovrano in arrivo sul primo binario, accentuatasi a causa di quelle mosse dissennate.

Adesso si rischia di ripetere lo stesso errore pretendendo di governare l’ingovernabile – uno choc dal lato dell’offerta – con una strategia che trascinerà probabilmente in recessione l’eurozona, anche se Francoforte spera ancora di chiudere l’anno con una crescita oscillante fra il 3,7% (scenario ottimistico) e il 2,3% (scenario grave). «Il conflitto Russia-Ucraina avrà un impatto materiale sull’attività economica e sull’inflazione», ha detto la Lagarde.

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Asse tra Draghi e l’Eliseo su esercito e armi: anche l’Italia parteciperà ai consorzi militari

venerdì, Marzo 11th, 2022

Adalberto Signore

Versailles (Parigi). Quaranta minuti di colloquio all’Eliseo, per fare il punto prima del Consiglio Ue informale di Versailles. Un faccia a faccia nel quale Macron e Draghi concordano una comune strategia di approccio sul delicato tema di come finanziare le due priorità del momento: il rafforzamento della capacità di difesa europea e la riduzione dell’indipendenza energetica dell’Ue. Parigi e Roma, infatti, sono d’accordo sulla necessità di dar vita a un vero e proprio «Recovery di guerra», mentre la Germania e i Paesi nordici si muovono con grande prudenza sull’emissione di nuovo debito comune europeo.

Ma l’incontro serve anche per affrontare il delicato tema della sicurezza, per evitare che l’Italia sia esclusa dai consorzi Ue che riuniscono le aziende che progettano e costruiscono le risorse militari comuni. Investire per accelerare la costituzione di un esercito comune europeo, infatti, significa anche iniziare a ragionare sulle relative forniture militari.

Da un punto di vista strettamente diplomatico, invece, il vertice all’Eliseo può essere visto come l’uscita da un periodo in cui la diplomazia italiana si è mossa con un certo affanno, rimanendo fuori da alcuni degli appuntamenti chiave delle ultime settimane.

Dopo l’incontro con Macron, il premier italiano si presenta a Versailles e nel doorstep a favore di telecamere spiega che «Italia e Francia sono allineate» sia nelle sanzioni da imporre a Mosca che «nel sostegno per i nostri Paesi» che «queste sanzioni necessariamente comporteranno».

D’altra parte, spiega l’ex numero uno della Bce, la risposta al dramma della guerra e delle conseguenze economiche e sociali che comporta «non può che essere europea». Così come lo è stata la risposta alla pandemia prima e all’aggressione di Mosca nei confronti di Kiev dopo.

L’economia europea, spiega Draghi, va infatti incontro a «un rallentamento». «Non solo – spiega – nel campo energetico, ma anche in quello agro-alimentare e delle materie prime, quelle che riguardano la produzione di acciaio, di carta, di ceramica».

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Putin sta perdendo, paura armi chimiche

venerdì, Marzo 11th, 2022

Stefano Stefanini

L’incontro di Antalya dei Ministri degli Esteri russo e ucraino era destinato a un nulla di fatto. L’ucraino Dmytro Kuleba negoziava la pace, a costo di dolorose concessioni territoriali. Il suo Presidente le aveva ventilate. Il russo Sergei Lavrov chiedeva la resa. Il suo Presidente non gli consente altro. Non c’era punto d’incontro. Vladimir Putin sta perdendo la sua guerra. Non ha alcuna intenzione di accettare la disfatta. Ha cacciato se stesso e il suo Paese in un vicolo cieco. Il rischio è che per uscirne alzi ancora la posta. L’invasione dell’Ucraina aveva due obiettivi strategici: un governo fantoccio filo-russo a Kiev; una zona d’influenza russa fino ai confini della Nato, sull’intero spazio ex-sovietico (dopo si vedrà….). L’offensiva militare non ha conseguito il primo; il secondo si è allontanato. La guerra ha invece provocato un disastro umanitario e un esodo di rifugiati che garantiscono a Mosca la profonda ostilità ucraina per anni a venire. Il costo economico elevato per la Russia non farà che aumentare man mano che matura l’impatto delle sanzioni. Sul piano politico ed economico la guerra di Putin è già persa.

Su quello militare? L’invasione russa ha guadagnato territorio, quasi il 20% dell’Ucraina, ma non ha avuto la meglio sulla resistenza delle forze ucraine. I russi faticano a impadronirsi delle città sotto assedio. Ricorrono alla potenza di fuoco. Per entrare dovrebbero affrontare una guerriglia urbana che temono – la sanno letale dalle loro stesse eroiche memorie di Stalingrado e Leningrado dove fermarono il Terzo Reich. Gli ucraini sono allo stremo ma col morale alto; i russi, molti di leva, sono spesso spaesati e alle prese con la logistica, vecchio tallone d’Achille. Le artiglierie hanno munizioni ma il carburante scarseggia.

Per vincere Vladimir Putin ha tre opzioni. La prima è di riversare nella guerra ancor più risorse militari fino a schiacciare l’Ucraina sotto il peso della macchina da guerra russa. E, se le armi convenzionali non bastassero? Prima il Cremlino ha evocato lo spettro dell’atomica, adesso la propaganda russa – echeggiata a Lavrov – favoleggia inesistenti laboratori batteriologici del Pentagono in Ucraina. Intimidazione? Il solo menzionare armi di distruzione di massa è irresponsabile. Da un regime che, in tempo di pace, ha rischiato di avvelenare col novichok la popolazione di Salisbury ed ha acconsentito all’uso di armi chimiche in Siria c’è da temere il peggio. La seconda è l’allargamento del conflitto. Impantanato in Ucraina, crivellato dalle sanzioni, Putin sente erodersi la fragile popolarità della guerra. Il mito dell’Ucraina che minacciava la sicurezza della Russia con un’ipotetica candidatura alla Nato è merce rapidamente deperibile quando le famiglie russe cominciano a contare i caduti. Se la Nato scende in campo il Presidente russo può contare su un’impennata nazionale che faccia quadrato intorno al Cremlino. Uno scenario di terza guerra mondiale chiama in causa la Cina. In un confronto militare con la Nato la Russia non può vincere ma può sempre pareggiare grazie al ricatto nucleare. Saggiamente, Usa, Nato e Ue non abboccano all’amo.

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Se Lavrov racconta un mondo inventato

venerdì, Marzo 11th, 2022

Anna Zafesova

«Non abbiamo attaccato l’Ucraina». La diplomazia muore ad Antalya, sotto gli occhi esterrefatti dei padroni di casa turchi che avevano sperato che il faccia a faccia tra i ministri degli Esteri dell’Ucraina e della Russia portasse almeno a un cessate-il-fuoco umanitario. Ma Sergey Lavrov distrugge subito le speranza: «Non siamo qui per questo, gli ucraini conoscono le nostre richieste». Il suo avversario ucraino Dmytro Kuleba conferma che i russi «da noi vogliono soltanto la resa», e ammette di non aver contato troppo sull’incontro, perché Lavrov «è venuto a parlare, non a decidere». Una conferma di quello che si sapeva già: la diplomazia russa è in mano a un solo uomo, che non è Sergey Lavrov, il quale ormai da anni si accontenta del ruolo di un portavoce della propaganda di Vladimir Putin.

Ucraina, l’accusa di Lavrov: “L’ospedale pediatrico di Mariupol era la base del battaglione Azov”

E ad ascoltare la conferenza stampa del ministro russo viene il dubbio che la visita in Turchia gli sia servita soprattutto per raccontare la propaganda russa. A cominciare dalla clamorosa negazione: la Russia «non ha attaccato l’Ucraina», ma ha solo reagito a una «minaccia alla sicurezza» che sarebbe venuta da Kiev. Una dichiarazione che contraddice la richiesta di resa: se non c’è attacco non si può parlare nemmeno delle condizioni alle quali fermarlo. Ma tutto questo non imbarazza Lavrov. Negare l’evidenza, un metodo collaudato. E poi, numerose domande sul bombardamento della maternità di Mariupol: il diplomatico russo sostiene che la clinica non ospitava più pazienti, sostituite dai «battaglioni nazionalisti» ucraini che avrebbero occupato l’edificio per farsi colpire dall’artiglieria russa e creare un caso umanitario. E le foto delle donne ferite sono ovviamente un fake, come sostengono le ambasciate russe in giro per il mondo, che twittano coordinate gli attacchi della propaganda ufficiale.

Una storia identica a quella raccontata in Siria, e ancora prima in Donbass e in Cecenia, più di vent’anni fa. I russi non colpiscono mai obiettivi civili, nemmeno per errore, sono sempre false accuse del nemico, oppure trappole dei perfidi avversari che usano la popolazione come scudo umano. Chissà perché, allora, i militari russi ricascano in questi tranelli decennio dopo decennio, e perché dopo il loro passaggio non restano che macerie. Ma l’importante sostenere senza esitazione la propria tesi, per quanto assurda possa apparire. Lavrov conduce un negoziato, non parla all’opinione pubblica internazionale, si rivolge a un pubblico interno alla Russia e soprattutto a uno telespettatore privilegiato, unico destinatario del suo show propagandistico. È lui che esige sempre dagli interlocutori occidentali di vedere riconosciute le sue ragioni, che li sottopone a lezioni interminabili di storia secondo i manuali del Cremlino, che ha reso impossibile un negoziato già da quando, nel 2014, Angela Merkel sospirò esasperata che «Putin vive nel suo mondo».

Putin: “L’aumento dei prezzi di petrolio e gas non dipende dalla Russia”

Ed è da quel mondo magico che arrivano i pipistrelli e gli uccelli che – racconta un altolocato ufficiale del ministero della Difesa russo in prima serata al tg della tv di Stato – avrebbero dovuto volare in Russia dai laboratori segreti americani situati in territorio ucraino. Animali contaminati con un virus geneticamente modificato in modo da contagiare «esclusivamente gli slavi». Una teoria razziale che finora abitava nei bassifondi cospirazionisti dei blog su Internet e che ora viene riversata nei cervelli degli spettatori russi, molti ancora memori della propaganda sovietica che, all’epoca delle Olimpiadi di Mosca nel 1980, terrorizzava i bambini per non farli avvicinare ai turisti stranieri, che avrebbero offerto loro caramelle leccate da malati tubercolotici.

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