Archive for Marzo, 2022

Cosa succede se Putin blocca il gas? Ecco gli scenari da blackout a consumi contingentati

venerdì, Marzo 11th, 2022

Il giornalista de La Stampa, Giuliano Balestreri, presenta gli scenari che potrebbero profilarsi nel caso in cui la Russia chiudesse davvero i rubinetti del gas. Il rischio maggiore è quello che gli esperti presentano con il nome di “economia di guerra”, ovvero un razionamento dei consumi con blackout programmati e stop alla produzione industriale per i settori non indispensabili.

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Cosa sono le armi termobariche, che la Russia sta usando in Ucraina

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Guido Olimpio e Redazione online

Secondo il ministero della Difesa britannico, Mosca ha ammesso di aver utilizzato in Ucraina le bombe termobariche

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Il ministero della Difesa britannico ha comunicato, nella serata del 9 marzo, che il governo russo ha «confermato l’utilizzo del lanciarazzi TOS-1A» nel corso della guerra in Ucraina, un sistema che «utilizza missili termobarici».

Cosa sono le bombe termobariche? E il loro utilizzo è consentito?

La testata è composta da gas infiammabile e particelle metalliche; quando esplode, la prima sostanza utilizza l’ossigeno presente nell’aria per creare una sorta di «nuvola» o bolla ad altissima temperatura. Subito dopo, c’è una nuova deflagrazione.

Le conseguenze sono — oltre a temperature altissime — lo sprigionarsi di un’onda d’urto più lunga rispetto a quella delle armi convenzionali.

L’impatto è devastante: il colpo non può essere contenuto da un muro, la miscela è in grado di infilarsi negli spazi, in qualsiasi ambiente.

Viene usata per colpire bersagli asserragliati in un edificio, ma anche nascosti all’interno di bunker o grotte.

I corpi sono annientati.

L’impatto è bellico ma anche psicologico. Di solito i razzi sono lanciati da cingolati — i Tos 1, appunto — che possono sparare decine di «pezzi».

I loro effetti si sono visti durante le operazioni condotte dai russi in Siria, Afghanistan e Cecenia.

Le armi termobariche non sono illegali, ma il loro utilizzo è sottoposto a regole molto rigide. Non possono essere utilizzate contro obiettivi militari se questo
– mette a rischio la popolazione civile;
– causa «danni o distruzioni eccessive rispetto al vantaggio militare che ne deriva»;
– causa «sofferenze non necessarie».

È illegale, naturalmente, utilizzare questo tipo di armamenti contro la popolazione civile.

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Antifascismo, l’uso e l’abuso per screditarlo

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Ernesto Galli della Loggia

Lo ha citato Putin proclamando che l’aggressione all’Ucraina condotta dal suo esercito con centinaia di donne e bambini massacrati sotto le bombe e migliaia di case sbriciolate dai missili costituisce un’eroica battaglia contro quei nazisti

Dopo aver fatto per settant’anni tutto quanto umanamente possibile per screditare il comunismo — sforzo, ammettiamolo, coronato da uno strepitoso successo — la Russia sta facendo ora la stessa cosa con l’antifascismo. Renderlo per sempre una merce avariata proclamando che l’aggressione all’Ucraina condotta dal suo esercito con centinaia di donne e bambini massacrati sotto le bombe e migliaia di case sbriciolate dai missili costituisce un’eroica battaglia contro quel noto nazista che risponde al nome di Volodymyr Zelensk’yj.

Ma ricorrendo all’antifascismo per giustificare la propria azione (senza che dall’Anpi si sia alzata una sola voce di protesta, mi pare) Putin compie senza volerlo un’importante opera di chiarificazione storica. Mostra che dopo il 1945 quel termine può voler dire tutto e il contrario di tutto a seconda delle circostanze. E questo perché tra coloro che allora si trovarono a combattere contro Hitler e Mussolini c’è chi ha cercato di conservarne una specie di monopolio per servirsene a suo piacere per ogni uso e praticamente contro ogni avversario. Soprattutto — di nuovo Putin insegna — per coprire le azioni più riprovevoli. Sicché grandi antifascisti, sono stati prima dell’attuale avvelenatore del Cremlino alcuni tra i personaggi meno raccomandabili della storia a cominciare da Stalin. Perfino al muro che divideva in due Berlino i capi della Germania comunista affibbiarono, per renderlo accettabile il nome di «muro di protezione antifascista».

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Ucraina – Russia, news di oggi sulla guerra: a Mariupol raccolti oltre 1.200 cadaveri, colpito istituto di ricerca nucleare a Kharkiv

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Marco Imarisio, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Paolo Foschi

Le ultime notizie in tempo reale. Sale il numero delle vittime civili. Il sindaco di Mariupol: raccolti dalle strade 1200 cadaveri. Il rischio di uso delle armi chimiche

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• La guerra tra Russia e Ucraina è al sedicesimo giorno. Continuano i combattimenti e cresce il numero delle vittime civili: l’Onu ne conta 549. Kiev svuotata per metà: chi rimane organizza la guerriglia.
Il vertice di Antalya in Turchia tra il ministro degli esteri russo Lavrov e l’omologo Kulev non ha dato risultati. Macron, che con Scholz ha riparlato con Putin, è pessimista: «Non vedo soluzioni a breve».

• Il vicesindaco di Mariupol ha detto che nelle strade della città sono stati recuperati oltre 1200 cadaveri.
• Usa e Gb avvertono che la Russia potrebbe usare armi chimiche in Ucraina.
L’economia russa continua ad essere colpita duramente dalle sanzioni occidentali: Mosca potrebbe andare in default.
• Venerdì mattina si apriranno altri corridoi umanitari: ma i convogli che lasceranno la città dovranno fornire prima i dati di mezzi e conducenti.

***

Ore 7.50 – Mosca: due aeroporti militari distrutti
Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha detto che gli aeroporti militari ucraini di Lutsk e Ivano-Frankivsk sono stati messi fuori uso da missili di precisione. Mosca vanta la distruzione di 3.213 istallazioni militari (qui la mappa dell’avanzata).

Ore 7.40 – Oggi riunione del Consiglio di Sicurezza su armi biologiche
Alle 11 ora di New York (le 17 in Italia) riunione del Consiglio di Sicurezza, richiesta dalla Russia che accusa gli Stati Uniti (senza prove) di sviluppare programmi per armi biologiche sul territorio ucraino. Accuse definite «risibili» da Washington, che in questi giorni anzi la lanciato l’allarme sulle armi chimiche e biologiche che potrebbero essere usate dai russi.

Ore 6.51 – Il Giappone congelerà i beni di 3 banche bielorusse
Gli istituti interessati dalle misure punitive sono Belagroprombank, Bank Dabrabyt e la Banca di sviluppo della Repubblica di Bielorussia, ha affermato il ministero degli Esteri di Tokyo, aggiungendo che il governo giapponese donerà 100 milioni di dollari all’Ucraina e alle nazioni vicine per aiutare i profughi che scappano dalla guerra.

Ore 6.42 – Putin: la Russia non vuole isolarsi da nessuno
La Russia non ha intenzione di «isolarsi da nessuno» ed è «aperta a lavorare con tutti i nostri partner stranieri che lo vogliano». Lo ha dichiarato ieri sera il presidente russo, Vladimir Putin, durante un incontro con i membri del governo russo.

Ore 6.25 – Per la prima volta bombardata anche Lutsk
La tv e i media ucraini hanno riferito di esplosioni a Lutsk, nel nord-ovest dell’Ucraina. L’attacco a Lutsk, il primo in questa città, ha preso di mira un aeroporto. Secondo fonti locali, sarebbe stata colpita anche una fabbrica utilizzata per la riparazione dei motori degli aerei da combattimento.

Ore 6.20- Attacchi aerei a Dnipro
Le forze armate russe hanno condotto tre attacchi aerei nelle prime ore di venerdì contro la città di Dnipro, nell’Ucraina centrale. Almeno una persona è rimasta uccisa.

Ore 6.02 – Cina: le sanzioni alla Russia danneggiano la ripresa dell’economia globale
Il premier cinese Li Keqiang ha messo in guardia dai rischi legati alle sanzioni economiche imposte dai Paesi occidentali alla Russia per l’invasione dell’Ucraina che «danneggeranno la ripresa dell’economia globale dalla pandemia del Covid-19». Parlando nella conferenza stampa finale dei lavori annuali del parlamento, Li ha notato che «l’attuale situazione è grave e la Cina è profondamente preoccupata e addolorata». Tuttavia, «le sanzioni pertinenti danneggeranno l’economia mondiale e questo non è nell’interesse di nessuno», oltre a non risolvere il problema. Il premier ha invece ribadito che gli strumenti di riferimento sono il dialogo e il confronto per arrivare alla fine degli scontri e a una soluzione di pace duratura.

Ore 5.43 – Kiev: da Mariupol non è stato ancora possibile evacuare nessuno
Nessun civile è stato ancora evacuato da Mariupol a causa dei pesanti bombardamenti russi, che non consentono nemmeno la consegna degli aiuti umanitari inviati dal governo di Kiev. Lo ha dichiarato in televisione la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk. «La situazione peggiore è quella del corridoio Mariupol-Zaporizhzhia», ha detto Vereshchuk, «nessuno è stato evacuato. Non una singola goccia d’acqua ha raggiunto persone che sono stremate dalla sete». «Oggi 300 mila persone stanno soffrendo per la mancanza d’acqua, il freddo e la fame», ha detto ancora Vereshchuk, «la vendetta dell’aggressore è non consentirci di salvarle».

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Ucraina, colpito l’istituto di ricerca nucleare a Kharkiv

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Laura Zangarini

Un raid russo colpisce l’edificio sede di un reattore nucleare sperimentale: al suo interno apparecchiature che potrebbero rilasciare radiazioni se venissero danneggiate

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Torna l’incubo nucleare. Dopo gli attacchi dei giorni scorsi ai siti nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, le forze russe hanno bombardato ieri, giovedì 10 marzo, l’istituto di fisica e tecnologia di Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, sede di un reattore nucleare sperimentale. Secondo quanto affermato da Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno, gli edifici hanno preso fuoco. I vigili del fuoco sono riusciti a spegnere le fiamme, ma Gerashchenko ha detto che una bomba ha colpito un edificio che ospita una struttura chiamata Neutron Source al cui interno è alloggiato un reattore nucleare utilizzato per la ricerca e apparecchiature che, se danneggiate «possono portare alla contaminazione radioattiva dell’ambiente». Per l’amministrazione nucleare ucraina la Russia ha compiuto «un nuovo atto di terrorismo nucleare». L’attacco segue l’allarme lanciato ieri dalla Casa Bianca, secondo cui la Russia potrebbe «usare armi chimiche o biologiche» in Ucraina.

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Ernesto Galli della Loggia: “Si scrive carneficina ma si legge resistenza”

giovedì, Marzo 10th, 2022

di  Alessandro De Angelis

Professor Galli della Loggia, questa è un’intervista sul cosiddetto “realismo”. Quelli che dicono “a che serve prolungare la carneficina”, anche mandando armi all’Ucraina, meglio trattare con Putin. È semplicemente una riedizione dello spirito di Monaco o qualcosa di più complesso?

Diamo un nome alle cose. La carneficina si può chiamare anche resistenza. A che serve la resistenza? A logorare le forze del nemico, cosa che mi pare stia accadendo. Se i russi non sono lì a dettare le condizioni è perché c’è stata la carneficina. E combattere implica anche che si possa morire, ma vale per entrambe le parti. Sappiamo poco dei numeri della carneficina dei russi che però pesa eccome, perché Putin non può sopportare più di tanto i morti, senza che qualcosa inizi a scricchiolare, come trapela a proposito di segnali di insofferenza interni anche nell’organismo militare.

Sempre lì si torna, alla resistenza come presupposto della trattativa.

Qui c’è un punto veramente bislacco su questo “trattiamo”, senza che peraltro Putin sembri averne molte intenzioni. Essendo gli ucraini quelli che resistono sono loro i padroni della trattativa. Sono loro che bisogna ascoltare prima di avviare qualunque trattativa. Si può immaginare che qualcuno tratti a nome loro, i quali peraltro è da giorni che con i russi trattano, con i risultati che vediamo? In verità l’idea, per come è formulata, sottintende una cosa loschissima: noi trattiamo con Putin per ridurre il nostro aiuto alla resistenza. Così gli ucraini, indeboliti, sono in qualche modo costretti a cedere e noi facciamo bella figura.

Ci vede anche un eccesso di “politicismo”, anche molto italiano, neanche fosse una crisi di governo? “Mandiamo la Merkel”, “apriamo il tavolo”, che poi non si capisce perché dovrebbe riuscire la Merkel dove non ce l’hanno fatta Scholz e Macron.

Non è un eccesso di politicismo, sono pure corbellerie. Perché la Merkel dovrebbe accettare, col rischio di andare a sbattere contro un muro e giocarsi immagine e storia personale? E poi perché dovrebbe riuscire dove altri hanno fallito, peraltro senza rappresentare più neanche la Germania? Perché sa il russo? E perché mai il cancelliere socialdemocratico in carica dovrebbe mandare lei, la sua ex principale avversaria politica, perché dovrebbe regalare un eventuale successo alla Cdu? Lei capisce: parole in libertà.

Lei ha detto una cosa importante: sono gli ucraini i titolari del proprio destino. Quanto impatta la cultura del benessere, intesa come predisposizione a una lettura materialistica del conflitto, nel sentirci noi padroni del loro? Voglio dire: l’altra sera da Lilli Gruber era ospite un tennista ucraino, che è stato numero 31 del mondo, non ha mai preso una pistola in mano e si è arruolato, pur non sapendo sparare in nome della libertà, bene non negoziabile.

Questo esempio che lei fa riguarda innanzitutto il tema della coesione e della cultura nazionale. Il tennista va lì anche perché, se non impugna le armi, quando torna a impugnare una racchetta su un campo ucraino deve fuggire sotto una valanga di fischi. È il sentirsi nazione, comunità di destino. Poi c’è il tema della cultura della virilità: gli uomini combattono, le donne stanno a casa o mettono in salvo i bambini, una cultura che contraddice un secolo dei nostri discorsi sul gender. Per noi, che concepiamo solo il diritto di vivere è inconcepibile il dovere di combattere e del coraggio fisico, anche rischiando di farsi ammazzare. E qui l’elemento fondamentale è la religione: se credi in Dio muori più facilmente. Se togli la trascendenza divina dalla cultura diffusa di una società anche per gli atei rischiare di morire diventa più difficile perché i valori sono un universo complesso nel quale in qualche modo si tengono tutti assieme: la libertà non si mangia, è qualcosa di trascendente e il martirio ha un coté religioso. Tutta la storia culturale degli ultimi due secoli viene messa alla prova.

Domanda vasta: quanti punti di Pil siamo disposti a sacrificare per la libertà, percependo la loro libertà come la nostra, al netto della retorica del siamo tutti ucraini? Resistenza o bollette?

Bella domanda. A giudicare dal discorso che abbiamo fatto, direi pochissimi punti. Viviamo in una cultura politica dominata dall’economia e ad essa subalterna. I valori forti, ideologici – libertà, democrazia – sono stati cancellati mentre la delega a difenderli è stata assegnata al mondo anglosassone. Una cosa come l’Ucraina implica una riconversione brutale che ci trova impreparati totalmente.

Insomma professore, trent’anni dopo l’89 e l’illusione della “fine della storia” si ripropone il tema di un nuovo ordine mondiale.

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Sondaggio Ixè, incubo per Lega e FdI: dove vola il Pd (con i grillini), le cifre cambiano il quadro

giovedì, Marzo 10th, 2022

Battuta d’arresto per Lega e Fratelli d’Italia. Il sondaggio di Ixè registra infatti un’ulteriore crescita da parte del Partito democratico che arriva al primo posto. La forza politica guidata da Enrico Letta raggiunge il 23,3 per cento dei consensi. Dietro il partito di Giorgia Meloni al 17,6 per cento e quello di Matteo Salvini al 17. A calare, ancora una volta, il Movimento Cinque Stelle. Con Giuseppe Conte alla guida, i grillini scivolano dritti al 14,9 per cento. Sotto ai dieci punti, invece, si mantiene Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi è in risalita rispetto a febbraio e raggiunge il 9,5 per cento.
Buone notizie, stando ai dati diffusi, anche per la federazione Europa-Azione. Quest’ultima risulta in salita al 5,2 per cento, mentre torna al 2,3 Europa Verde. Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni è in calo al 2,1 per cento. Stessa sorte per Italia Viva che si ferma all’1,7 per cento. 
Cifre, quelle del sondaggio di Ixè, che non devono stupire. La stessa Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, aveva registrato un calo del centrodestra. E, in particolare, di Salvini e del Carroccio. Al 2 febbraio la Lega perdeva l’1.8 per cento registrando il 16,7 per cento dei consensi e tornando al di sotto di quanto preso alle politiche del 2018.

LIBERO.IT

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Federico Rampini a Stasera Italia: “A Kiev combattono per noi, a Putin non basta l’Ucraina”. Se lasciamo fare lo zar…

giovedì, Marzo 10th, 2022

Federico Rampini, ospite di Stasera Italia su Rete 4, suona la sveglia all’Unione europea. Nella puntata di giovedì 9 marzo, a ridosso del tragico bombardamento su Mariupol, il giornalista ricorda che gli ucraini stanno “combattendo anche per la nostra libertà, non solo per la loro”. E per questo, è il suo ragionamento in collegamento con Barbara Palombelli, Kiev non può e non deve capitolare. I rischi infatti sono troppi. Secondo l’editorialista del Corriere della Sera l’Europa dovrebbe iniziare ad ascoltare seriamente Vladimir Putin.
Il presidente russo “ha già detto chiaramente che non gli basterà l’Ucraina” e ha ribadito: “Mettiamoci ad ascoltare Putin perché in passato lo abbiamo sottovalutato, non abbiamo dato retta alle sue parole”. Non a caso, riprende le sue parole, lo zar ha detto “che la Nato si deve ritirare dalla Polonia e dai paesi baltici”. Insomma, “il prossimo confine a rischio è quello”, esattamente nel cuore d’Europa dell’Alleanza atlantica con tutte le conseguenze del caso, anche quella di una possibile Terza Guerra Mondiale. 

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Beretta compra Ruag, nasce il polo della difesa da un miliardo e mezzo

giovedì, Marzo 10th, 2022

Sandra Riccio

Beretta Holding raddoppia. La storica azienda bresciana, che produce armi da fuoco leggere ma anche binocoli, visiere e puntatori laser, ha rilevato Ruag Ammutec, numero uno europeo nei proiettili di piccolo calibro, in mano a Ruag International, gruppo svizzero controllato dal governo di Berna che sta dismettendo le attività collegate alla difesa.

L’operazione rappresenta la più importante acquisizione nel settore messa a segno da un gruppo a controllo familiare: Beretta Holding è stata fondata nel 1526 a Gardone Valtrompia (Brescia) da Bartolomeo Beretta. Con questa mossa la società passerà da oltre 3 mila a oltre 6 mila dipendenti. Il fatturato crescerà dagli 810 milioni del 2020 a 1,5 miliardi. Tendenza analoga anche per i margini di guadagno con l’ebitda che salirà da 145 a circa 300 milioni. Con l’aggiunta di cinque siti produttivi (quello in Baviera da 1.600 dipendenti diventerà il più grande del gruppo) e 16 aziende operanti in 12 Paesi, saliranno ad oltre 50 le controllate della holding lussemburghese della famiglia Beretta. Il presidente e ad, Pietro Gussalli Beretta, ha parlato di momento «molto speciale nella storia del gruppo» e ha sottolineato la «perfetta complementarità» dell’acquisizione: «abbiamo le armi da fuoco e le ottiche, Ruag Ammotec ha le munizioni, praticamente nessuna sovrapposizione». Beretta si attende «importanti sinergie» sia nella distribuzione che nella ricerca. Il prezzo dell’operazione, portata a termine con un mix di cassa e debito, non è stato rivelato anche se, secondo la stampa svizzera, la valutazione di Ruag Ammontec si aggirerebbe sui 400 milioni di euro.

L’acquisizione bilancia il profilo geografico del gruppo bresciano, che genererà un’analoga quota di ricavi – circa il 45% – in Europa e negli Usa, da dove attualmente proviene quasi il 60% del fatturato. Ruag Ammotec – titolare di marchi come Rws, Norma, Rottweil, Geco e fornitore sia dell’esercito svizzero che di quello tedesco – genera due terzi dei suoi ricavi nel settore civile e la restante parte in quello militare. Beretta si è impegnata a mantenere tutti i siti produttivi e i 2.700 dipendenti. Il closing è atteso entro sei mesi, una volta ottenute le autorizzazioni governative. Il gruppo bresciano stava lavorando da tre anni all’acquisizione di Ruag.

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È un dovere accogliere l’Ucraina in Europa

giovedì, Marzo 10th, 2022

Pasquale Tridico (*)

Mentre in Ucraina si combatte e si muore, a due settimane dalla violenta aggressione della Russia contro qualsiasi principio o diritto internazionale, l’Europa si rafforza. Si è rafforzata l’idea di difesa europea, l’idea di appartenenza, si sono rafforzati i valori di libertà, i valori di autodeterminazione e poi l’idea di una pacifica convivenza, priva di aggressioni e violazioni di sovranità, che nel secondo dopoguerra si era affermata all’interno del perimetro della Comunità europea prima e dell’Unione europea dopo.

In verità, la pandemia Covid 19 aveva già risvegliato valori di solidarietà e di condivisione, portando anche alla sospensione del Patto di Stabilità, che in qualche modo incarna certi “egoismi” nazionali, e al lancio del grande Piano Next Generation Eu, con l’importante innovazione della creazione e condivisione di un debito europeo.

Oggi, però, di fronte al baratro della guerra e dell’aggressione, la spinta emotiva e valoriale è ancora più importante: non sono solo in discussone valori materiali e prosperità economica, ma gli stessi principi fondanti dell’Ue, ovvero la libertà e la pace. Libertà e pace che sono strenuamente difesi dal popolo ucraino e dal loro presidente Zelensky, che ha dimostrato non solo coraggio ma leadership e soprattutto attaccamento concreto e visibile a tali valori fondanti dell’Ue, sulla base dei quali ha giustamente avanzato, di nuovo, la richiesta di adesione immediata all’Unione europea.

Ma che cosa significa l’adesione di un nuovo paese all’Ue? I precedenti allargamenti a 11 nuovi Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, i Peco (Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania e Bulgaria tra il 2004 e il 2007, e la Croazia nel 2013), hanno rafforzato l’idea di libertà e di pace dentro il perimetro dei paesi aderenti. Con certezza possiamo affermare che l’Ue offre una visione di economia sociale all’interno della quale si sviluppano solidarietà, integrazione, welfare, diritti sociali ed economici oltre che libertà civili e diritti politici, dunque appunto pace e libertà. E questo nonostante negli ultimi anni abbiano avuto crescente spazio, all’interno di alcuni dei Peco ma anche nella vecchia Ue a 15 membri, movimenti nazionalisti e pericoli di derive autoritarie. Anzi, ciò che succede oggi in diversi paesi europei non entrati nell’Unione, dimostra che l’Ue è un vero contenitore di libertà e pace, ed è un antivirus che contrasta efficacemente derive illiberali, i cui rischi sono tutt’ora presenti. Ma senza la cornice dell’Unione europea tali rischi sarebbero divenuti, con un grado di probabilità sicuramente maggiore, autoritarismi, guerre, violazioni di sovranità, morti, sofferenze, aggressioni tra i paesi che non fossero appunto entrati nell’Ue.

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