Archive for Marzo 11th, 2022

Doccia gelata per Conte: niente quorum nel voto online del M5S

venerdì, Marzo 11th, 2022

Luca Sablone

Altro che partecipazione massiccia. Alla fine il voto online del Movimento 5 Stelle ha fornito come risultato l’ennesimo flop. È rimasto deluso chi si aspettava un bagno di democrazia: in realtà è arrivata una doccia gelata per Giuseppe Conte, che non è riuscito a fare da calamita e a produrre un’affluenza dignitosa nella consultazione online. Nella giornata di ieri su SkyVote gli iscritti si sono espressi sulla proposta di modifica dello statuto e sulla contestuale revoca della deliberazione assembleare del 17 febbraio 2021, ma il responso è stato un buco nell’acqua.

Il tonfo dei 5 Stelle

Come riportato sul sito ufficiale del M5S, ad aver preso parte alla votazione sono stati solamente 34.040 iscritti. Pertanto non è stato raggiunto il quorum costitutivo e di conseguenza si procederà con l’assemblea in seconda convocazione: tutti gli iscritti abilitati potranno votare dalle ore 8 alle ore 22 di oggi, venerdì 11 marzo. Di certo questo rappresenta un nuovo capitombolo per i grillini, che avevano riposto buone speranze su un ritorno alla partecipazione online dopo la guida presa da Conte.

Doccia gelata per Conte

È il caso di ribadirlo: l’ex premier non sta riuscendo nell’effetto salvifico, in quel processo che ha come obiettivo la rinascita del Movimento 5 Stelle sia nell’azione politica sia nel consenso degli elettori. Gli animi non possono che essere turbati e toccati da questa ennesima figuraccia: se non si è riusciti a raggiungere il quorum in una questione interna, come si può pensare di incassare una quantità di voti tale da essere determinanti nello scenario politico?

A mettere il dito nella piaga è Lorenzo Borré, legale dei tre attivisti napoletani che hanno presentato il ricorso contro il nuovo statuto del Movimento e l’elezione di Conte alla guida del M5S: “Quella che molti commentatori politici hanno ritenuto una sfida al Tribunale di Napoli evidentemente non è piaciuta alla stragrande maggioranza degli associati, i quali probabilmente non credono che la democrazia si affermi con petizioni antidemocratiche, quali quelle che riservano ad uno solo di loro la possibilità di guidare il partito”.

Un’ulteriore sconfitta è arrivata proprio nei giorni scorsi: martedì il tribunale di Napoli ha rigettato l’istanza avanzata dal M5S per la revoca dell’ordinanza di sospensione dello statuto e della successiva elezione del presidente grillino. I vertici restano congelati e così l’operato rischia di ingolfarsi ancora di più, con una battaglia intestina di tutto rilievo. E Borrè, pur ritenendo che le modifiche verranno approvate dalla base pentastellata, si pone un interrogativo: “Considerati i vizi che le minano e ne predicono l’annullamento, mi domando: che senso ha tutto questo?”.

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I “falchi” si impongono. E la Bce suona la ritirata dagli aiuti

venerdì, Marzo 11th, 2022

Rodolfo Parietti

Nel mezzo di una guerra, la Bce gioca a Risiko. Uno spostamento delle pedine, sulla mappa della politica monetaria, che non promette nulla di buono per l’Italia. Perché lì, a Francoforte, sta suonando la ritirata dagli aiuti. Forte e chiara. È il prevalere dell’aggressività rispetto alla cautela, è la vittoria dei falchi decisi ad affrontare a muso duro, costi quel costi, l’idra dell’inflazione. Vincono loro con la decisione di mandare sul binario morto il vecchio Qe di Mario Draghi già nel terzo trimestre, in anticipo rispetto alla tabella di marcia, se i dati in arrivo confermeranno lo scenario di tensione sui prezzi al consumo. Il «se» è solo una quinta di cartone: tutto appare già scritto, preordinato fin dall’intenzione di tagliare gli acquisti di titoli dai 40 miliardi ad aprile, ai 30 di maggio, fino ai 20 miliardi di giugno. Poi, il nulla o quasi, visto che il Pepp (il pacchetto di aiuti contro la pandemia da 1.850 miliardi di euro) arriverà a fine corsa questo mese. Così, si apre un’autostrada verso la stretta sui tassi.

Vistosa spilla con i colori della bandiera ucraina appuntata al bavero della giacca e faccia sempre più tirata, Chistine Lagarde si è presentata ieri in conferenza stampa per spiegare che «vi sono state molte discussioni, molte proposte diverse, ma alla fine c’è stata la determinazione di supportare la proposta del capoeconomista Philip Lane circa le decisioni annunciate. Serve un approccio bilanciato per rispettare il mandato di stabilità dei prezzi». L’«approccio bilanciato» è quello che in pochi minuti ha fatto schizzare di 24 punti base il rendimento dei Btp decennali, all’1,92%, lo spread verso il Bund tedesco a quota 163 e dato un’altra picconata alle Borse (156 i miliardi di capitalizzazione bruciati dai listini europei), a cominciare da quella di Milano (-4,2% ).

Una doccia gelata su chi si aspettava, stante la situazione, la messa in campo di strumenti adatti per affrontare l’emergenza. Nessuno aveva previsto un orientamento così restrittivo; nessuno pensava di dover fare i conti con il possibile remake del film horror girato nel 2011 dall’allora capo della Bce, Jean-Claude Trichet. Allora, furono piazzati due rialzi dei tassi ravvicinati per combattere il carovita, la pagliuzza. La trave, non vista, fu la crisi del debito sovrano in arrivo sul primo binario, accentuatasi a causa di quelle mosse dissennate.

Adesso si rischia di ripetere lo stesso errore pretendendo di governare l’ingovernabile – uno choc dal lato dell’offerta – con una strategia che trascinerà probabilmente in recessione l’eurozona, anche se Francoforte spera ancora di chiudere l’anno con una crescita oscillante fra il 3,7% (scenario ottimistico) e il 2,3% (scenario grave). «Il conflitto Russia-Ucraina avrà un impatto materiale sull’attività economica e sull’inflazione», ha detto la Lagarde.

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Asse tra Draghi e l’Eliseo su esercito e armi: anche l’Italia parteciperà ai consorzi militari

venerdì, Marzo 11th, 2022

Adalberto Signore

Versailles (Parigi). Quaranta minuti di colloquio all’Eliseo, per fare il punto prima del Consiglio Ue informale di Versailles. Un faccia a faccia nel quale Macron e Draghi concordano una comune strategia di approccio sul delicato tema di come finanziare le due priorità del momento: il rafforzamento della capacità di difesa europea e la riduzione dell’indipendenza energetica dell’Ue. Parigi e Roma, infatti, sono d’accordo sulla necessità di dar vita a un vero e proprio «Recovery di guerra», mentre la Germania e i Paesi nordici si muovono con grande prudenza sull’emissione di nuovo debito comune europeo.

Ma l’incontro serve anche per affrontare il delicato tema della sicurezza, per evitare che l’Italia sia esclusa dai consorzi Ue che riuniscono le aziende che progettano e costruiscono le risorse militari comuni. Investire per accelerare la costituzione di un esercito comune europeo, infatti, significa anche iniziare a ragionare sulle relative forniture militari.

Da un punto di vista strettamente diplomatico, invece, il vertice all’Eliseo può essere visto come l’uscita da un periodo in cui la diplomazia italiana si è mossa con un certo affanno, rimanendo fuori da alcuni degli appuntamenti chiave delle ultime settimane.

Dopo l’incontro con Macron, il premier italiano si presenta a Versailles e nel doorstep a favore di telecamere spiega che «Italia e Francia sono allineate» sia nelle sanzioni da imporre a Mosca che «nel sostegno per i nostri Paesi» che «queste sanzioni necessariamente comporteranno».

D’altra parte, spiega l’ex numero uno della Bce, la risposta al dramma della guerra e delle conseguenze economiche e sociali che comporta «non può che essere europea». Così come lo è stata la risposta alla pandemia prima e all’aggressione di Mosca nei confronti di Kiev dopo.

L’economia europea, spiega Draghi, va infatti incontro a «un rallentamento». «Non solo – spiega – nel campo energetico, ma anche in quello agro-alimentare e delle materie prime, quelle che riguardano la produzione di acciaio, di carta, di ceramica».

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Putin sta perdendo, paura armi chimiche

venerdì, Marzo 11th, 2022

Stefano Stefanini

L’incontro di Antalya dei Ministri degli Esteri russo e ucraino era destinato a un nulla di fatto. L’ucraino Dmytro Kuleba negoziava la pace, a costo di dolorose concessioni territoriali. Il suo Presidente le aveva ventilate. Il russo Sergei Lavrov chiedeva la resa. Il suo Presidente non gli consente altro. Non c’era punto d’incontro. Vladimir Putin sta perdendo la sua guerra. Non ha alcuna intenzione di accettare la disfatta. Ha cacciato se stesso e il suo Paese in un vicolo cieco. Il rischio è che per uscirne alzi ancora la posta. L’invasione dell’Ucraina aveva due obiettivi strategici: un governo fantoccio filo-russo a Kiev; una zona d’influenza russa fino ai confini della Nato, sull’intero spazio ex-sovietico (dopo si vedrà….). L’offensiva militare non ha conseguito il primo; il secondo si è allontanato. La guerra ha invece provocato un disastro umanitario e un esodo di rifugiati che garantiscono a Mosca la profonda ostilità ucraina per anni a venire. Il costo economico elevato per la Russia non farà che aumentare man mano che matura l’impatto delle sanzioni. Sul piano politico ed economico la guerra di Putin è già persa.

Su quello militare? L’invasione russa ha guadagnato territorio, quasi il 20% dell’Ucraina, ma non ha avuto la meglio sulla resistenza delle forze ucraine. I russi faticano a impadronirsi delle città sotto assedio. Ricorrono alla potenza di fuoco. Per entrare dovrebbero affrontare una guerriglia urbana che temono – la sanno letale dalle loro stesse eroiche memorie di Stalingrado e Leningrado dove fermarono il Terzo Reich. Gli ucraini sono allo stremo ma col morale alto; i russi, molti di leva, sono spesso spaesati e alle prese con la logistica, vecchio tallone d’Achille. Le artiglierie hanno munizioni ma il carburante scarseggia.

Per vincere Vladimir Putin ha tre opzioni. La prima è di riversare nella guerra ancor più risorse militari fino a schiacciare l’Ucraina sotto il peso della macchina da guerra russa. E, se le armi convenzionali non bastassero? Prima il Cremlino ha evocato lo spettro dell’atomica, adesso la propaganda russa – echeggiata a Lavrov – favoleggia inesistenti laboratori batteriologici del Pentagono in Ucraina. Intimidazione? Il solo menzionare armi di distruzione di massa è irresponsabile. Da un regime che, in tempo di pace, ha rischiato di avvelenare col novichok la popolazione di Salisbury ed ha acconsentito all’uso di armi chimiche in Siria c’è da temere il peggio. La seconda è l’allargamento del conflitto. Impantanato in Ucraina, crivellato dalle sanzioni, Putin sente erodersi la fragile popolarità della guerra. Il mito dell’Ucraina che minacciava la sicurezza della Russia con un’ipotetica candidatura alla Nato è merce rapidamente deperibile quando le famiglie russe cominciano a contare i caduti. Se la Nato scende in campo il Presidente russo può contare su un’impennata nazionale che faccia quadrato intorno al Cremlino. Uno scenario di terza guerra mondiale chiama in causa la Cina. In un confronto militare con la Nato la Russia non può vincere ma può sempre pareggiare grazie al ricatto nucleare. Saggiamente, Usa, Nato e Ue non abboccano all’amo.

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Se Lavrov racconta un mondo inventato

venerdì, Marzo 11th, 2022

Anna Zafesova

«Non abbiamo attaccato l’Ucraina». La diplomazia muore ad Antalya, sotto gli occhi esterrefatti dei padroni di casa turchi che avevano sperato che il faccia a faccia tra i ministri degli Esteri dell’Ucraina e della Russia portasse almeno a un cessate-il-fuoco umanitario. Ma Sergey Lavrov distrugge subito le speranza: «Non siamo qui per questo, gli ucraini conoscono le nostre richieste». Il suo avversario ucraino Dmytro Kuleba conferma che i russi «da noi vogliono soltanto la resa», e ammette di non aver contato troppo sull’incontro, perché Lavrov «è venuto a parlare, non a decidere». Una conferma di quello che si sapeva già: la diplomazia russa è in mano a un solo uomo, che non è Sergey Lavrov, il quale ormai da anni si accontenta del ruolo di un portavoce della propaganda di Vladimir Putin.

Ucraina, l’accusa di Lavrov: “L’ospedale pediatrico di Mariupol era la base del battaglione Azov”

E ad ascoltare la conferenza stampa del ministro russo viene il dubbio che la visita in Turchia gli sia servita soprattutto per raccontare la propaganda russa. A cominciare dalla clamorosa negazione: la Russia «non ha attaccato l’Ucraina», ma ha solo reagito a una «minaccia alla sicurezza» che sarebbe venuta da Kiev. Una dichiarazione che contraddice la richiesta di resa: se non c’è attacco non si può parlare nemmeno delle condizioni alle quali fermarlo. Ma tutto questo non imbarazza Lavrov. Negare l’evidenza, un metodo collaudato. E poi, numerose domande sul bombardamento della maternità di Mariupol: il diplomatico russo sostiene che la clinica non ospitava più pazienti, sostituite dai «battaglioni nazionalisti» ucraini che avrebbero occupato l’edificio per farsi colpire dall’artiglieria russa e creare un caso umanitario. E le foto delle donne ferite sono ovviamente un fake, come sostengono le ambasciate russe in giro per il mondo, che twittano coordinate gli attacchi della propaganda ufficiale.

Una storia identica a quella raccontata in Siria, e ancora prima in Donbass e in Cecenia, più di vent’anni fa. I russi non colpiscono mai obiettivi civili, nemmeno per errore, sono sempre false accuse del nemico, oppure trappole dei perfidi avversari che usano la popolazione come scudo umano. Chissà perché, allora, i militari russi ricascano in questi tranelli decennio dopo decennio, e perché dopo il loro passaggio non restano che macerie. Ma l’importante sostenere senza esitazione la propria tesi, per quanto assurda possa apparire. Lavrov conduce un negoziato, non parla all’opinione pubblica internazionale, si rivolge a un pubblico interno alla Russia e soprattutto a uno telespettatore privilegiato, unico destinatario del suo show propagandistico. È lui che esige sempre dagli interlocutori occidentali di vedere riconosciute le sue ragioni, che li sottopone a lezioni interminabili di storia secondo i manuali del Cremlino, che ha reso impossibile un negoziato già da quando, nel 2014, Angela Merkel sospirò esasperata che «Putin vive nel suo mondo».

Putin: “L’aumento dei prezzi di petrolio e gas non dipende dalla Russia”

Ed è da quel mondo magico che arrivano i pipistrelli e gli uccelli che – racconta un altolocato ufficiale del ministero della Difesa russo in prima serata al tg della tv di Stato – avrebbero dovuto volare in Russia dai laboratori segreti americani situati in territorio ucraino. Animali contaminati con un virus geneticamente modificato in modo da contagiare «esclusivamente gli slavi». Una teoria razziale che finora abitava nei bassifondi cospirazionisti dei blog su Internet e che ora viene riversata nei cervelli degli spettatori russi, molti ancora memori della propaganda sovietica che, all’epoca delle Olimpiadi di Mosca nel 1980, terrorizzava i bambini per non farli avvicinare ai turisti stranieri, che avrebbero offerto loro caramelle leccate da malati tubercolotici.

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Cosa succede se Putin blocca il gas? Ecco gli scenari da blackout a consumi contingentati

venerdì, Marzo 11th, 2022

Il giornalista de La Stampa, Giuliano Balestreri, presenta gli scenari che potrebbero profilarsi nel caso in cui la Russia chiudesse davvero i rubinetti del gas. Il rischio maggiore è quello che gli esperti presentano con il nome di “economia di guerra”, ovvero un razionamento dei consumi con blackout programmati e stop alla produzione industriale per i settori non indispensabili.

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Cosa sono le armi termobariche, che la Russia sta usando in Ucraina

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Guido Olimpio e Redazione online

Secondo il ministero della Difesa britannico, Mosca ha ammesso di aver utilizzato in Ucraina le bombe termobariche

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Il ministero della Difesa britannico ha comunicato, nella serata del 9 marzo, che il governo russo ha «confermato l’utilizzo del lanciarazzi TOS-1A» nel corso della guerra in Ucraina, un sistema che «utilizza missili termobarici».

Cosa sono le bombe termobariche? E il loro utilizzo è consentito?

La testata è composta da gas infiammabile e particelle metalliche; quando esplode, la prima sostanza utilizza l’ossigeno presente nell’aria per creare una sorta di «nuvola» o bolla ad altissima temperatura. Subito dopo, c’è una nuova deflagrazione.

Le conseguenze sono — oltre a temperature altissime — lo sprigionarsi di un’onda d’urto più lunga rispetto a quella delle armi convenzionali.

L’impatto è devastante: il colpo non può essere contenuto da un muro, la miscela è in grado di infilarsi negli spazi, in qualsiasi ambiente.

Viene usata per colpire bersagli asserragliati in un edificio, ma anche nascosti all’interno di bunker o grotte.

I corpi sono annientati.

L’impatto è bellico ma anche psicologico. Di solito i razzi sono lanciati da cingolati — i Tos 1, appunto — che possono sparare decine di «pezzi».

I loro effetti si sono visti durante le operazioni condotte dai russi in Siria, Afghanistan e Cecenia.

Le armi termobariche non sono illegali, ma il loro utilizzo è sottoposto a regole molto rigide. Non possono essere utilizzate contro obiettivi militari se questo
– mette a rischio la popolazione civile;
– causa «danni o distruzioni eccessive rispetto al vantaggio militare che ne deriva»;
– causa «sofferenze non necessarie».

È illegale, naturalmente, utilizzare questo tipo di armamenti contro la popolazione civile.

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Antifascismo, l’uso e l’abuso per screditarlo

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Ernesto Galli della Loggia

Lo ha citato Putin proclamando che l’aggressione all’Ucraina condotta dal suo esercito con centinaia di donne e bambini massacrati sotto le bombe e migliaia di case sbriciolate dai missili costituisce un’eroica battaglia contro quei nazisti

Dopo aver fatto per settant’anni tutto quanto umanamente possibile per screditare il comunismo — sforzo, ammettiamolo, coronato da uno strepitoso successo — la Russia sta facendo ora la stessa cosa con l’antifascismo. Renderlo per sempre una merce avariata proclamando che l’aggressione all’Ucraina condotta dal suo esercito con centinaia di donne e bambini massacrati sotto le bombe e migliaia di case sbriciolate dai missili costituisce un’eroica battaglia contro quel noto nazista che risponde al nome di Volodymyr Zelensk’yj.

Ma ricorrendo all’antifascismo per giustificare la propria azione (senza che dall’Anpi si sia alzata una sola voce di protesta, mi pare) Putin compie senza volerlo un’importante opera di chiarificazione storica. Mostra che dopo il 1945 quel termine può voler dire tutto e il contrario di tutto a seconda delle circostanze. E questo perché tra coloro che allora si trovarono a combattere contro Hitler e Mussolini c’è chi ha cercato di conservarne una specie di monopolio per servirsene a suo piacere per ogni uso e praticamente contro ogni avversario. Soprattutto — di nuovo Putin insegna — per coprire le azioni più riprovevoli. Sicché grandi antifascisti, sono stati prima dell’attuale avvelenatore del Cremlino alcuni tra i personaggi meno raccomandabili della storia a cominciare da Stalin. Perfino al muro che divideva in due Berlino i capi della Germania comunista affibbiarono, per renderlo accettabile il nome di «muro di protezione antifascista».

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Ucraina – Russia, news di oggi sulla guerra: a Mariupol raccolti oltre 1.200 cadaveri, colpito istituto di ricerca nucleare a Kharkiv

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Lorenzo Cremonesi, Marco Imarisio, Andrea Nicastro, Marta Serafini, Paolo Foschi

Le ultime notizie in tempo reale. Sale il numero delle vittime civili. Il sindaco di Mariupol: raccolti dalle strade 1200 cadaveri. Il rischio di uso delle armi chimiche

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• La guerra tra Russia e Ucraina è al sedicesimo giorno. Continuano i combattimenti e cresce il numero delle vittime civili: l’Onu ne conta 549. Kiev svuotata per metà: chi rimane organizza la guerriglia.
Il vertice di Antalya in Turchia tra il ministro degli esteri russo Lavrov e l’omologo Kulev non ha dato risultati. Macron, che con Scholz ha riparlato con Putin, è pessimista: «Non vedo soluzioni a breve».

• Il vicesindaco di Mariupol ha detto che nelle strade della città sono stati recuperati oltre 1200 cadaveri.
• Usa e Gb avvertono che la Russia potrebbe usare armi chimiche in Ucraina.
L’economia russa continua ad essere colpita duramente dalle sanzioni occidentali: Mosca potrebbe andare in default.
• Venerdì mattina si apriranno altri corridoi umanitari: ma i convogli che lasceranno la città dovranno fornire prima i dati di mezzi e conducenti.

***

Ore 7.50 – Mosca: due aeroporti militari distrutti
Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha detto che gli aeroporti militari ucraini di Lutsk e Ivano-Frankivsk sono stati messi fuori uso da missili di precisione. Mosca vanta la distruzione di 3.213 istallazioni militari (qui la mappa dell’avanzata).

Ore 7.40 – Oggi riunione del Consiglio di Sicurezza su armi biologiche
Alle 11 ora di New York (le 17 in Italia) riunione del Consiglio di Sicurezza, richiesta dalla Russia che accusa gli Stati Uniti (senza prove) di sviluppare programmi per armi biologiche sul territorio ucraino. Accuse definite «risibili» da Washington, che in questi giorni anzi la lanciato l’allarme sulle armi chimiche e biologiche che potrebbero essere usate dai russi.

Ore 6.51 – Il Giappone congelerà i beni di 3 banche bielorusse
Gli istituti interessati dalle misure punitive sono Belagroprombank, Bank Dabrabyt e la Banca di sviluppo della Repubblica di Bielorussia, ha affermato il ministero degli Esteri di Tokyo, aggiungendo che il governo giapponese donerà 100 milioni di dollari all’Ucraina e alle nazioni vicine per aiutare i profughi che scappano dalla guerra.

Ore 6.42 – Putin: la Russia non vuole isolarsi da nessuno
La Russia non ha intenzione di «isolarsi da nessuno» ed è «aperta a lavorare con tutti i nostri partner stranieri che lo vogliano». Lo ha dichiarato ieri sera il presidente russo, Vladimir Putin, durante un incontro con i membri del governo russo.

Ore 6.25 – Per la prima volta bombardata anche Lutsk
La tv e i media ucraini hanno riferito di esplosioni a Lutsk, nel nord-ovest dell’Ucraina. L’attacco a Lutsk, il primo in questa città, ha preso di mira un aeroporto. Secondo fonti locali, sarebbe stata colpita anche una fabbrica utilizzata per la riparazione dei motori degli aerei da combattimento.

Ore 6.20- Attacchi aerei a Dnipro
Le forze armate russe hanno condotto tre attacchi aerei nelle prime ore di venerdì contro la città di Dnipro, nell’Ucraina centrale. Almeno una persona è rimasta uccisa.

Ore 6.02 – Cina: le sanzioni alla Russia danneggiano la ripresa dell’economia globale
Il premier cinese Li Keqiang ha messo in guardia dai rischi legati alle sanzioni economiche imposte dai Paesi occidentali alla Russia per l’invasione dell’Ucraina che «danneggeranno la ripresa dell’economia globale dalla pandemia del Covid-19». Parlando nella conferenza stampa finale dei lavori annuali del parlamento, Li ha notato che «l’attuale situazione è grave e la Cina è profondamente preoccupata e addolorata». Tuttavia, «le sanzioni pertinenti danneggeranno l’economia mondiale e questo non è nell’interesse di nessuno», oltre a non risolvere il problema. Il premier ha invece ribadito che gli strumenti di riferimento sono il dialogo e il confronto per arrivare alla fine degli scontri e a una soluzione di pace duratura.

Ore 5.43 – Kiev: da Mariupol non è stato ancora possibile evacuare nessuno
Nessun civile è stato ancora evacuato da Mariupol a causa dei pesanti bombardamenti russi, che non consentono nemmeno la consegna degli aiuti umanitari inviati dal governo di Kiev. Lo ha dichiarato in televisione la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk. «La situazione peggiore è quella del corridoio Mariupol-Zaporizhzhia», ha detto Vereshchuk, «nessuno è stato evacuato. Non una singola goccia d’acqua ha raggiunto persone che sono stremate dalla sete». «Oggi 300 mila persone stanno soffrendo per la mancanza d’acqua, il freddo e la fame», ha detto ancora Vereshchuk, «la vendetta dell’aggressore è non consentirci di salvarle».

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Ucraina, colpito l’istituto di ricerca nucleare a Kharkiv

venerdì, Marzo 11th, 2022

di Laura Zangarini

Un raid russo colpisce l’edificio sede di un reattore nucleare sperimentale: al suo interno apparecchiature che potrebbero rilasciare radiazioni se venissero danneggiate

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Torna l’incubo nucleare. Dopo gli attacchi dei giorni scorsi ai siti nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, le forze russe hanno bombardato ieri, giovedì 10 marzo, l’istituto di fisica e tecnologia di Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, sede di un reattore nucleare sperimentale. Secondo quanto affermato da Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno, gli edifici hanno preso fuoco. I vigili del fuoco sono riusciti a spegnere le fiamme, ma Gerashchenko ha detto che una bomba ha colpito un edificio che ospita una struttura chiamata Neutron Source al cui interno è alloggiato un reattore nucleare utilizzato per la ricerca e apparecchiature che, se danneggiate «possono portare alla contaminazione radioattiva dell’ambiente». Per l’amministrazione nucleare ucraina la Russia ha compiuto «un nuovo atto di terrorismo nucleare». L’attacco segue l’allarme lanciato ieri dalla Casa Bianca, secondo cui la Russia potrebbe «usare armi chimiche o biologiche» in Ucraina.

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