Archive for Febbraio, 2023

Cerotti come in gioielleria e alcuni farmaci costeranno il 100% in più: ecco l’elenco di tutte le medicine coinvolte

venerdì, Febbraio 10th, 2023

Paolo Russo

Il tam-tam tra chi è costretto a fare spesso la spesa in farmacia era cominciato da un po’, senza che nessuno tra associazioni dei consumatori e istituzioni sanitarie varie facesse caso al nuovo aumento di questo annus horribilis dei consumatori italiani. Quello a carico di prodotti dei quali difficilmente si può fare a meno: i farmaci. A gennaio, certifica F.Press, sono aumentati in media del 10,4% rispetto a dicembre. Parliamo dei circa 1.100 medicinali di fascia C, quelli a totale carico del cittadino ma dispensabili solo dietro presentazione della ricetta medica. Pillole e sciroppi più importanti quindi, tra i quali la Tachipirina iniettabile, antidolorifici vari come il Toradol o il Muscoril, ansiolitici, medicine per la disfunzione erettile e molti altri ancora. Un mercato che vale 3,46 miliardi che diventano 5,8 miliardi se si considerano anche i medicinali a pagamento, ma senza obbligo di ricetta. Anche loro in aumento, del 5,1% nel caso di quelli “da banco”.

La stangata era in realtà attesa, perché i medicinali di fascia C, pur essendo a prezzo libero, possono variare solo a gennaio degli anni dispari. Dietro all’aumento medio del 10 e passa per cento, si cela una grande variabilità che arriva oltre il 100%. Il Tadalafil, il generico del Cialis nella confezione da 4 compresse da 10 mg è balzato da 22,9 a 57 euro, per un incremento pari al 148,9%. Ma ad aver fatto il botto sono anche farmaci indicati per il trattamento di patologie gravi. Il Sildenafil Zentiva, indicato per chi ha disfunzione erettile, nella confezione da 4 compresse da 25 mg ha raddoppiato il prezzo da 12,2 a 24 euro. L’Effortil serve per il trattamento dell’ipotensione ortostatica. Chi ne soffre sa bene come alzandosi da una poltrona o dal letto si possa finire a terra per le vertigini causate dal repentino abbassamento della pressione. In questo caso la scatola con sei fiale da 10 mg è balzata da 40 a 69 euro (+72,5%).

Con gli aumenti superiori al 50% si potrebbe ancora andare avanti a lungo. Ma per i pazienti i più dolorosi sono quelli scattati su confezioni già di per se care. Per il Dantrium, nella confezione da 36 flaconcini indicati per l’ipermetabolismo fulminante si dovranno sganciare ad esempio 168,8 euro in più.

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Tensioni e trappole

venerdì, Febbraio 10th, 2023

di Massimo Franco

Viene naturale difendere l’onore italiano offeso dal presidente francese, ma sottolineare lo sgarbo finisce anche per accentuare l’immagine di collateralità rispetto ai grandi alleati europei

Tensioni e trappole
Giorgia Meloni con Emmanuel Macron a Roma in ottobre (LaPresse)

Parlare di Italia isolata e umiliata per l’esclusione dal vertice di Francia e Germania con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è fin troppo scontato. Forse è un po’ semplicistico anche accreditare una presunta marginalità del nostro Paese in Europa evocando le polemiche delle settimane scorse tra Roma e Parigi, o il fatto che il governo sia guidato dalla destra. Certo, stupisce una lite sul palcoscenico continentale con una nazione con la quale è stato sottoscritto da pochi mesi un patto di collaborazione; e a poche ore dall’apertura di un Consiglio europeo. Ma le responsabilità sono ben distribuite.

Le tensioni vanno sommate, senza però essere scelte in maniera strumentale. La verità è che, tranne rare parentesi come quella del governo di Mario Draghi, il nostro Paese ha sempre cercato di inserirsi come terzo interlocutore nell’asse franco-tedesco. Ma raramente ci è riuscito. Lo stesso ex presidente della Bce, quando era a Palazzo Chigi, in qualche occasione ha faticato a farsi ascoltare. E i «dispetti» dei cugini francesi non sono mai mancati. Semmai, c’è da chiedersi se la reazione puntuta di Giorgia Meloni, che ha additato il rischio di una spaccatura del fronte anti-russo in Europa, sia stata la più meditata.

È probabile che aumenti la sua popolarità elettorale, perché viene naturale difendere l’onore italiano offeso dal presidente francese Emmanuel Macron. Ma sottolineare lo sgarbo finisce anche per accentuare l’immagine di collateralità rispetto ai grandi alleati europei. Risospinge l’esecutivo in un girone dei sorvegliati speciali dal quale, in realtà, in questi tre mesi e mezzo non è mai entrato o rimasto. E ripropone una maggioranza sospettata di esitazioni sulla politica estera; e un Paese spaccato sulle alleanze internazionali più di quanto non sia, con le opposizioni che puntano il dito accusatore.

Le parole di Zelensky, che ha precisato di avere deciso con Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz «cose che non possiamo annunciare», accentuano l’impressione di un «primo cerchio strategico» dal quale gli altri Paesi europei sarebbero esclusi. E questo sta creando malumori comprensibili e diffusi che vanno oltre Palazzo Chigi e i confini italiani. Affiorano perfino in alcune istituzioni europee che si sono sentite tagliate fuori. Per questo i danni potrebbero risultare superiori alla realtà dei fatti: soprattutto se l’episodio dovesse modificare una strategia della prudenza e della rassicurazione che finora ha funzionato, sebbene con esiti controversi. Di certo, la cautela con la quale la premier, al contrario di qualche ministro, si è mossa in materia di bilancio, ha evitato tensioni sui mercati finanziari e attriti con la Commissione europea. E la fermezza atlantista di fronte all’aggressione russa all’Ucraina le ha conferito agli occhi della Nato una credibilità a prova di sospetti.

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Sanremo 2023, la terza serata: Grignani show, il monologo di Egonu, Mengoni sempre in testa

venerdì, Febbraio 10th, 2023

di Matteo Cruccu

Nella terza serata del Festival di Sanremo, su Rai 1, ad affiancare Amadeus la pallavolista Paola Egonu. Gli ospiti sono i Maneskin. Si esibiranno tutti i cantanti: chiudono Olly, Anna Oxa, Articolo 31, Ariete, Sethu, Shari, Gianmaria, Modà, Will

Sanremo 2023, la terza serata:  Grignani show, il monologo di Egonu, Mengoni sempre in testa
Ansa

La terza serata del Festival di Sanremo è la serata di Paola Egonu , e del suo monologo, atteso intorno alle 23.45. Ed è la serata dei Maneskin, che hanno infiammato l’Ariston con il chitarrista Tom Morello. Mengoni verso il trionfo.

LA SCALETTA DELLA TERZA SERATA | LA CLASSIFICA| IL CASO FEDEZ | LA CO-CONDUTTRICE PAOLA EGONU | COME SI VOTA

I 28 cantanti in gara si esibiranno in questo ordine: Paola e Chiara, Mara Sattei, Rosa Chemical, Gianluca Grignani, Levante, Tananai, Lazza, Lda, Madame, Ultimo, Elodie, Mr. Rain, Giorgia, Colla zio, Marco Mengoni, Colapesce Dimartino, Coma_Cose, Leo Gassmann, I Cugini di Campagna, Olly, Anna Oxa, Articolo 31, Ariete, Sethu, Shari, Gianmaria, Modà, Will. Ospiti i Måneskin con Tom Morello, Sangiovanni e il comico Alessandro Siani.

Ore 02:02 – Sorpresa al terzo posto

Nessuna sorpresa dunque nella classifica finale, almeno per quanto riguarda la vetta. Mengoni è sempre più primo: quel che colpisce è il podio semmai. Ultimo risale tantissime posizioni e si piazza secondo. Ma soprattutto è Mr.Rain il vero coup de theatre: coi suoi bambini arriva terzo. Chissà se resisterà anche domani sera

Ore 01:36 – Si chiude con Will e Siani

Su Will non ci ripeteremo: rileggersi quando detto per Sethu, Gianmaria, Olly. Si corre verso le classifiche finali. Sarà ancora Mengoni il Papa (provvisorio) del Festival? C’è spazio per un intermezzo con Siani

Ore 01:28 – I Pooh (ancora intonati)

Ed ecco i Modà che si riaffacciano dopo essere caduti nel gorgo della depressione, come ci ha raccontato lo stesso Kekko. Al netto dell’empatia umana, peccato però che la proposta sia stravecchia, come già detto, dei Pooh ancora intonati.

Ore 01:23 – Corsa verso il finale

Altro giovane in batteria, gIANMARIA: si corre veloce senza interruzioni verso la terza classifica. Anche se la sensazione è, come già detto, che Amadeus si sia reso conto di aver messo troppi esordienti in pentola e quindi li ha un po’ confinati sul finale: anche perché pure lui sembra decisamente acerbo.

Ore 01:19 – Shari, meglio al secondo round

Madame Salmo ovvero Shari si muove bene sul palco, è precisa nel canto e il brano che le ha tagliato sul misura il fidanzato funziona ancora meglio al secondo ascolto

Ore 01:11 – Guazzabuglio Sethu

Per Sethu invece vale il discorso di Olly: altro guazzabuglio, un po’ indistinguibile. Con l’aggravante di quel caschetto che viaggia tra Giovanna D’Arco e il Gianduia Vettorello di Teo Teocoli

Ore 01:07 – Impeccabile stavolta Ariete

L’abbiamo detto più volte, questo teatro può giocare brutti scherzi. L’altro ieri Ariete ha steccato più volte, come la ben più navigata Giorgia, per dire. E come l’altra, stasera è stata impeccabile, facendo meglio apprezzare anche il brano con le sue inquietanti vasche di squali

Ore 01:03 – Gli amici ritrovati

Gli Articolo 31 celebrano di nuovo la loro pace, di rosso vestiti come dei rapper americani: niente lacrime oggi, però un omaggio al tempo che fu e all’amicizia ritrovata. Al di là della resa, una pagina da libro Cuore qui all’Ariston

Ore 00:45 – Anna arrabbiata

Arriva Anna Oxa: non è stato molto rilassato il suo ritorno in Riviera, con rabbiosi attacchi alla stampa ingrata (e smentite su presunte liti a colpi di bicchieri d’acqua nel backstage con altri concorrenti). E sembra arrabbiata anche la canzone che si perde tra montagne russe vocali. Comunque il pubblico dell’Ariston la ama e le tributa una standing ovation

Ore 00:41 – Troppo autotune ( e troppi giovani)…

Ecco Olly: autotune a profusione, molta confusione, dei giovani quello che ha convinto meno. Ed è forse una delle poche critiche che si possono muovere all’Amadeus quater: era davvero necessario ingaggiare ben 28 concorrenti?

Ore 00:24 – Né trash né autoriali

Ecco la quota vintage (in gara) del Sanremo 2023: sinceramente più trascurabile rispetto a quella extra (il trio Morandi ecc). Perché tentano la via del nuovo, con l’aiuto del Rappresentante di Lista, perdono la strada del trash. E non sembrano arrivare da nessuna parte…

Ore 00:08 – Gassmann ora significa cantante

Al secondo ascolto cresce Gassmann Jr: il testo scritto con Zanotti dei Pinguini è ficcante, l’interpretazione anche. La saga di questa grande famiglia italiana ora svolta definitivamente verso il canto? Stasera Leo non è sembrato figlio di (tantomeno nipote di)

Ore 00:01 – Al Bano e Romina a tutti gli effetti

L’hanno detto oggi: dopo aver cantato il loro disamore, oggi celebrano l’amore per sempre, con l’annuncio delle loro nozze. Ora sono Al Bano e Romina a tutti gli effetti, i Coma Cose, per inciso bravissimi per testo e armonizzazioni

Ore 23:45 – È il momento di Paola

È il momento dell’attesissimo monologo di Paola Egonu. Parole semplici, metafore immediate, qualche incespicatura dovuta all’emozione: ma il messaggio che siamo tutti dello stesso colore, passa diretto. E l’orgoglio di indossare la maglia azzurra chiama la standing ovation. Nulla di elaborato, ma a volte è più importante il contenuto del contenitore.

Ore 23:38 – Pop di altissima fattura

Si ritorna sulla nave, ma questa volta Gue, a differenza di Fedez, non fa scherzi. E si rientra all’Ariston con i più autoriali, visti fin qui: Colapesce e Dimartino. Al secondo ascolto, ancora meglio del primo: voci che si fondono, testo finemente cucito, in questo incubo urbanomarittimo. Pop di altissima fattura.

Ore 23:28 – Fuga per la vittoria

Ci sono dubbi? Difficilmente qualcuno si potrà interporre tra Mengoni e la vittoria finale: canzone scritta per trionfare, interpretazione impeccabile e da casa non possono che sostenere lui. La tiara si avvicina.

Ore 23:17 – Scanzonati Colla Zio

Gianni Morandi scherza con Paola Enogu, prendendo uno sgabello per mettersi alla sua altezza. E la pallavolista se la cava egregiamente tra una presentazione e l’altra: tocca ai Colla Zio, della banda dei giovani, forse i più promettenti. Belle armonizzazioni, scanzonature al punto giusto, bravi.

Ore 23:09 – Il riscatto di Giorgia

Che impressione al debutto: un’altra campionessa come lei, stonata, tanto che aveva fatto poco apprezzare anche il brano. Stasera è riscatto, Giorgia non sbaglia una nota e anche la canzone è bella come recita il testo. Una standing ovation alla fine che cancella il brutto film di ieri.

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Ore 23:02 – Non siamo all’Antoniano

Mr. Rain non si discosta dalla scelta (infelice) del debutto, Povia ossigenato con coro di voci bianche che non aiuta il brano, come se fossimo all’Antoniano e non all’Ariston.

Ore 22:59 – Splendida Elodie, ma il brano…

Tocca alla splendida Elodie, fasciata di nero. Voce sempre splendida, calda, black, arrangiamenti ben fatti, eppure tutto questo sembra sopravanzare la canzone in sé che non vola altrettanto alta.

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Ore 22:44 – Ultimo, finto giovane

Ecco un altro che partiva dalle prime file della griglia: Ultimo. A livello musicale non si discute, però per approccio e testo sembra molto, ma molto più vecchio dei suoi 27 anni (per dire l’approccio del trio Al Bano- Ranieri- Morandi è sembrato più giovanile). A quale pubblico si rivolge quindi? Non è facile da comprendere

Ore 22:38 – Annalisa diventata fatale

Si vede un’altra vecchia conoscenza dell’Ariston, Annalisa, questa volta ospitata all’esterno del teatro: diventata femme fatale anche lei, Emma Stone ligure, la voce però è quella cristallina di sempre, mentre attacca con «Bellissima»

Ore 22:25 – Morandi cambia partner

Morandi cambia partner, dopo il felice rencontre con i coetanei ottuagenari di ieri, Massimo Ranieri e Al Bano, scende di qualche generazione e ingaggia il celebratissimo idolo dei teenager, Sangiovanni per intonare «Fatti mandare dalla mamma» che compie 6o anni proprio ora. Bizzarro ma alla fine riuscito duetto.

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Meloni, gelo con Macron: «Così indeboliscono tutti». Il malumore condiviso con i vertici europei

venerdì, Febbraio 10th, 2023

di Marco Galluzzo

Meloni ha riaperto uno scontro diplomatico con la Francia, accusando Macron di indebolire l’Europa. Il faccia a faccia con i primini ministri di Polonia e Repubblica Ceca

Meloni, gelo con Macron: «Così indeboliscono tutti». Il malumore condiviso con i vertici europei

Giorgia Meloni non è affatto pentita. Ha da poco riaperto uno scontro diplomatico con la Francia, accusato Macron di indebolire l’Europa, rischia di apparire o di essere indebolita dalle sue stesse parole, ma ritiene di averle pronunciate a ragione. «Finora tutto il segreto e l’efficacia della reazione europea alla guerra è stata l’unità, stiamo facendo tutti dei sacrifici e invece in questo modo si indebolisce tutto questo lavoro», è il ragionamento che si raccoglie nella delegazione italiana che partecipa al Consiglio europeo.

Le parole della presidente del Consiglio, l’accusa a Macron di aver preso una decisione che va contro gli interessi dell’Unione per motivi di immagine e di politica interna, tengono banco nelle prime ore di un vertice che è stravolto nella sua agenda dalla presenza del leader ucraino. I lavori iniziano con otto ore di ritardo. Giorgia Meloni prima ancora di Zelensky vede i leader del suo stesso partito, ha un incontro con primi ministri di Polonia e Repubblica Ceca, Mateusz Morawiecki e Petr Fiala. Si cercano sponde, per gli obiettivi del vertice, in primo luogo su migranti e aiuti di Stato alle aziende europee, fra gli alleati della destra continentale: entrambi i i primi ministri appartengono al partito che presiede la nostra premier. Potrebbe rivederli in un vertice a tre, nei prossimi giorni, a Varsavia. Forse poco prima di recarsi a Kiev.

C’è anche una rivendicazione nell’entourage del capo del governo, ed è quella di aver rappresentato pubblicamente un malumore che è condiviso da molti altri Stati europei. Organizzare una cena all’Eliseo alla vigilia del summit di Bruxelles, costringendo «persino Scholz a correre a Parigi», verrebbe giudicato «inopportuno» anche dai vertici delle istituzioni comunitarie, da Ursula von der Leyen al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Eppure l’unica che si è esposta è stata lei e insieme alla rivendicazione si raccolgono anche velate perplessità sulla bontà della decisione: Berlino e Parigi restano comunque, volenti o nolenti, il motore storico dell’Unione. E anche fra chi lavora per il governo italiano è possibile ascoltare dubbi sull’opportunità della scelta di Meloni.

Una scelta che inevitabilmente lascia sullo sfondo le materie e i dettagli del vertice, la partita italiana sugli aiuti di Stato alle aziende europee e i passi avanti possibili sul dossier migranti. Tutto retrocede di un passo rispetto alla presenza di Zelensky e all’incontro che Meloni stessa ha annunciato la sera prima con il presidente ucraino. In un primo tempo appare slittato, così come i bilaterali di tutti gli altri leader europei. La presidente del Consiglio incontra il capo della resistenza contro la Russia insieme ai leader di Spagna, Svezia, Romania, Olanda, Polonia e Svezia. All’incontro arriva in leggero ritardo, insieme al premier olandese Mark Rutte.

Subito dopo però è lo staff di Palazzo Chigi a comunicare che si è svolto anche un faccia a faccia con Zelensky, richiesto dallo stesso presidente ucraino. Quindici minuti di colloquio, secondo fonti italiane. I due leader vengono ripresi dalla telecamere mentre parlano in piedi, appoggiati al grande tavolo del vertice a 27. Si discute della prossima visita a Kiev di Meloni, forse anche della necessaria autorizzazione italiana (oltre a quella di altri Stati) per far arrivare in Ucraina i caccia promessi da Londra. Sistemi di difesa e armi che hanno componenti di tecnologia che necessitano del via libera di un gruppo di Paesi diversi.

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La classifica della seconda serata di Sanremo: Mengoni primo, Sethu ultimo

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Marco Leardi

Sanremo 2023: la classifica della seconda serata

Ora ci sono tutti e ventotto. Dal primo classificato all’ultimo. Al termine della seconda serata del festival di Sanremo è stata svelata la classifica generale parziale della kermesse 2023. La graduatoria, passibile chiaramente di futuri colpi di scena, è stata il risulato delle percentuali di voto ottenute dai 14 artisti andati in scena nella prima serata e dai giudizi ottenuti dai 14 cantanti della seconda serata. Le proposte musicali, in questa fase, sono state votate unicamente – in maniera disgiunta – dalle giurie della Giuria della Sala Stampa, Tv, Radio e Web

Ecco la classifica della seconda serata

1) Marco Mengoni – Due vitePUBBLICITÀ Inspired by

2) Colapesce Dimartino – Splash

3) Madame – Il bene nel male

4) Tananai – Tango

5) Elodie – Due

6) Coma_Cose – L’addio

7) Lazza – Cenere

8) Giorgia – Parole dette male

9) Rosa Chemical – Made in Italy

10) Ultimo – Alba

11) Leo Gassmann – Terzo cuore

12) Mara Sattei – Duemilaminuti

13) Colla Zio – Non mi va

14) Paola e Chiara – Furore

15) Cugini di Campagna – Lettera 22

16) Levante – Vivo

17) Mr Rain – Supereroi

18) Articolo 31 – Un bel viaggio

19) Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato

20) Ariete – Mare di guai

21) Modà – Lasciami

22) gIANMARIA – Mostro

23) Olly – Polvere

24) LDA – Se poi domani

25) Will – Stupido

26) Anna Oxa – Sali

27) Shari – Egoista

28) Sethu – Cause Perse

Cosa è successo durante la seconda serata

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Non è provocazione, solo maleducazione: Fedez bulletto in Rai

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Andrea Indini

No, non cadete nell’errore. È troppo facile sputare su un viceministro del governo in carica, regolare i propri conti (sporchi) nelle nostre case (con la tivù pagata da noi) e giocare a fare il sovversivo a suon di rime, parolacce e fotografie strappate. Troppo facile fare il bulletto su un palco vuoto, senza un briciolo di contraddittorio, senza nessuno che possa dirti che stai stonando. Troppo facile usare il Festival di Sanremo (che cliché) per sparare qualche cagata (scusate il termine) e poi fare l’eroe dicendo “mi assumo tutta la responsabilità”. Che pena! Quella di Fedez non è stata affatto una provocazione. Macché! È stata soltanto becera maleducazione. Delle più infami, tra l’altro.

Non è la prima volta che succede. Non bisogna andare troppo indietro per dover subire il Fedez-pensiero (?) sulla televisione pubblica. Anno domini 2021, concertone del Primo maggio, festa dei lavoratori. E sul palco Mister Ferragni a sproloquiare. Al tempo se l’era presa con il leghista Andrea Ostellari, reo di non essere d’accordo con il ddl Zan, e più in generale con tutto il partito di Matteo Salvini. In nome della libertà di espressione aveva poi “svelato” pressioni ricevute da viale Mazzini per edulcorare il testo dell’intervento. “Ovviamente da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e faccio – aveva detto due anni fa – il contenuto di questo intervento è stato definito inopportuno dalla vicedirettrice di Raitre”. Stessa scena ieri sera. Con quell’inutile e penoso “il testo della canzone non è stato annunciato allo staff della Rai e voglio assumermi la piena responsabilità di questo”. Perché, se anche fosse che viale Mazzini non sapeva nulla, lì davanti a lui era ben presente un Amadeus muto come una mummia. E, a casa mia, se non ti opponi, sei come minimo connivente.

Ma torniamo al maleducato Fedez. Il freestyle, ieri sera, è andato in scena dal palco della Costa Smeralda e non da quello dell’Ariston. Non c’è dunque il pubblico a fischiarlo. E lui va a briglia sciolte: se la prende (nell’ordine) con il viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami (“Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse è meglio il viceministro vestito da Hitler”) e il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella (“Purtroppo l’aborto è un diritto sì, ma non l’ho detto io, l’ha detto un ministro”). Quindi coglie l’occasione ghiotta per regolare i propri conti col Codacons, con cui litiga e va in causa da anni. “A volte anche io sparo cazzate ai quattro venti, ma non lo faccio a spese dei contribuenti, perché a pestarne di merde sono un esperto. Ciao Codacons, guarda come mi diverto”. E infine, prima di ridare la linea a Sanremo, strappa la foto del deputato di Fratelli d’Italia.

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Anziani e famiglie, rette alle stelle nelle Rsa: aumenti fino a 450 euro al mese

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Giuliano Balestreri

Lista d’attesa e aumenti che oscillano da 2,5 euro a 14-15 euro al giorno. Con un aggravio di spesa, a carico della famiglie, che arriva fino a 5.400 euro l’anno, 450 euro al mese. La botta dell’inflazione, trainata dal caro bolletta e dopo due anni di emergenza Covid, travolge anche le Rsa.

«Gli aumenti dei costi sono a macchia di leopardo, ma mediamente più contenuti al Sud», racconta Emilio Didonè segretario di Cisl Pensionati per le politiche sociali che poi spiega: «Oggi il costo medio di un letto è 111 euro al giorno, diviso a metà tra la Regione e l’utente, ma i rincari sono insostenibili. Serve un riforma del sistema perché con l’invecchiamento della popolazioni, le famiglie sempre meno numerose e le pensioni più leggere, il meccanismo non può reggere». Senza dimenticare che le Rsa sono spesso l’unica alternativa per chi non può permettersi cure a casa, «anche perché – chiosa il sindacalista della Cisl – gli stipendi delle badanti sono cresciuti più delle pensioni».

La ricaduta sulle famiglie è risultato delle difficoltà che il settore sta attraversando da anni: «Le Rsa lavorano in perdita dal 2020 e nonostante gli sforzi fatti durante il Covid i ristori sono pochissimi. Oggi, a peggiorare la situazione c’è il prezzo triplicato delle bollette», denuncia Sebastiano Capurso, presidente di Anaste, l’Associazione nazionale che rappresenta le imprese private di assistenza residenziale agli anziani.

In Italia i posti letto nelle Rsa sono circa 300 mila, «ma la situazione è profondamente cambiata negli ultimi 20 anni. L’età media – prosegue Capurso – è passata da 75 a 88 anni e se prima gli anziani erano semi autosufficienti, oggi presentano diverse patologie».

Generalmente il costo di una Rsa è diviso tra la Regione che paga il 50% a copertura della spesa “sanitaria” e l’utente che si fa carico del restante 50% sotto forma di “servizio alberghiero”. Le Regioni, però, non hanno intenzione di riconoscere aumenti al settore, anche perché i margini di bilancio sono ridotti all’osso. Ecco perché, dove possibili, le strutture intervengono sul costo della prestazione “alberghiera”.

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L’incertezza di Meloni fa correre Francia e Germania

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Alessandro de Nicola

Forse i lettori ricorderanno che il 26 novembre del 2021, Italia e Francia firmarono il Trattato di Cooperazione Rafforzata, meglio noto come Trattato del Quirinale. L’accordo fu esaminato con molto interesse in tutta Europa, in quanto fu visto come un prodromo a un’Europa più equilibrata, il cui motore propulsivo è sempre stato l’Asse Franco-Tedesco, forgiato sin dal tempo del Patto dell’Eliseo di cui domenica 22 gennaio si è celebrato il 60mo anniversario. Orbene, oltre ai solidissimi legami storici e culturali, i due Paesi cugini hanno in comune anche importanti rapporti economici. L’Italia è il terzo mercato di esportazione per la Francia, così come è il suo terzo fornitore di beni. L’Esagono è il primo investitore straniero nel Belpaese ma la presenza è reciproca, non unidirezionale: ci sono 1.700 aziende italiane attive in Francia e 3.000 francesi da noi. Gli interessi strategici si sono ulteriormente rafforzati a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e i recenti contrasti che sono emersi, ad esempio sulla gestione della crisi libica, sono oggi attenuati nonostante le schermaglie sul tema dell’immigrazione.

In effetti, il Trattato ha come scopo quello di instaurare una vera partnership strategica tra le due nazioni in vari settori: difesa, istruzione, cultura, ambiente, università, sorveglianza dei confini, spazio, industria, pubblica sicurezza, affari esteri. In altre parole, Roma e Parigi dovrebbero muoversi in modo sempre più coordinato e integrarsi in molti settori. L’ambasciata francese ha pubblicato il 26 novembre del 2022 un rapporto entusiastico sui passi in avanti compiuti a un anno dalla firma dell’accordo che, tuttavia, pur se approvato dai parlamenti non è stato ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Bien, et alors? Orbene, il 19 gennaio è stata annunciata la firma a Barcellona del Trattato di amicizia e cooperazione Franco-Spagnolo che ricalca in buona parte quello del Quirinale ma che aggiunge qualcosina in più. Ad esempio, i due Paesi si impegnano a fare delle loro lingue nazionali le seconde più studiate dopo l’inglese. Per la verità la cosa ha senso, vista la diffusione sia dello spagnolo sia del francese nel mondo, ma questa presa d’atto relega la cultura e la lingua italiana – che sconta anche la concorrenza tedesca- molto in basso. Inoltre, la rinnovata amicizia tra Madrid e Parigi si concentra immediatamente su due obiettivi concreti: un condotto per l’idrogeno tra Barcellona e Marsiglia e una risposta comune all’Inflation Reduction Act statunitense che, aumentando incentivi e protezioni per l’industria green americana, mette in difficoltà quella europea. Il nostro Trattato del Quirinale, intanto, nonostante l’ottimismo transalpino sembra un po’ in stallo. Con una di quelle frasi infelici che ancora punteggiano la sua politica estera, la premier Meloni ha infatti dichiarato nella conferenza stampa di fine anno che i contorni del Trattato non le erano ancora chiarissimi e che si riservava «di valutare se il trattato è operativo o non è operativo e sulla base di questo» decidere «come andare avanti». Tredici mesi dopo la firma? Mah.

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Caso Cospito, a Nordio tre giorni per una decisione

giovedì, Febbraio 9th, 2023

FRANCESCO GRIGNETTI

ROMA. Il caso Alfredo Cospito è sempre lì, impossibile da aggirare per il governo. Non tanto perché ci sono diverse università in ebollizione – ieri sono state occupate l’Orientale di Napoli e la Statale di Milano – ma perché lo sciopero della fame dell’anarchico contro il 41 bis nelle carceri va avanti ad oltranza. Sono quasi 110 giorni di digiuno, aggravati nell’ultima settimana, da quando Cospito non assume più integratori, e va avanti solo ad acqua e zucchero.

Fra tre giorni, il 12 febbraio, scade il termine entro il quale l’istanza dell’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini dovrebbe avere una risposta dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Risposta che per il momento non c’è e tutto lascia pensare che non ci sarà. È nelle prerogative del ministro, infatti, lasciar cadere l’istanza e mantenere immutato il regime carcerario. La settimana prossima, poi, il 15, Nordio sarà di nuovo in Parlamento per spiegare gli ultimi passi. E poi il 24 febbraio la parola toccherà alla Cassazione.

Il Guardasigilli dovrà aggiornare le Camere su quanto successo dopo il 1° febbraio, quando ha già fatto una prima relazione. Dovrà districarsi tra i vari documenti che nel frattempo gli sono arrivati dalla magistratura. Nell’ordine: Superprocura, Distrettuale della procura di Torino, procura generale di Torino, magistrati di Sorveglianza.

Ed è proprio tra le pieghe dei diversi documenti che Nordio avrebbe un appiglio onorevole per decidere il cambio di regime. C’è infatti una notevole difformità di vedute tra procura generale di Torino e Superprocura antiterrorismo. I due uffici valutano all’unisono la «pericolosità sociale» del terrorista anarchico, ma divergono sull’analisi dell’effervescenza anarchica nelle ultime due settimane e il potenziale ruolo di Cospito.

Il pg Francesco Saluzzo ritiene che Cospito ha continuato ad agire da «apologeta e istigatore dell’associazione eversiva», e anzi sarebbe divenuto con la sua protesta estrema il «catalizzatore» dei tanti gruppi del mondo anarco-insurrezionalista che a lui guardano ormai come «a un riferimento». Perciò, conclude il procuratore generale, Cospito ha da rimanere al carcere duro.

Il parere del procuratore nazionale Giovanni Melillo è molto più problematico. Invita l’autorità politica a una valutazione ponderata dell’evoluzione in atto del fenomeno, ossia «la decisa moltiplicazione dei documenti e degli strumenti di elaborazione ideologica – come rivela il Corriere della Sera – e dei canali decisionali delle conseguenti iniziative violente».

È trasparente la conclusione a cui tende la Superprocura: Cospito non può più comunicare con l’esterno da almeno 8 mesi, eppure gli anarco-insurrezionalisti non sembrano affatto decapitati; quindi è ben difficile sostenere che ci sia lui al vertice della galassia. Ciò a prescindere dalla considerazione che gli anarchici sono per definizione orizzontali e non verticali.

La Superprocura è in linea con la Distrettuale di Torino quando segnala i «caratteri di complessità ed eterogeneità della comunicazione tra le diverse aree insurrezionaliste, emerse dall’aggiornata analisi della natura e dell’andamento dei fenomeni».

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Sanremo 2023, il meglio e il peggio della seconda serata: dal dramma delle ragazze iraniane ad Angelo Duro in mutande

giovedì, Febbraio 9th, 2023

Alice Castagneri

In Iran non ci si può truccare, non si può ballare in strada, non ci si può baciare. In Iran anche semplicemente stare su un palco come quello dell’Ariston non sarebbe stato possibile per Pegah Moshir Pour, giovane attivista italo-iraniana «nata con i racconti del Libro dei Re e cresciuta con i versi della Divina Commedia».  Per questo le parole della ragazza, accompagnata da Drusilla Foer, commuovono, spezzano l’anima. Il vento della rivoluzione iraniana arriva all’Ariston, attraverso parole e gesti, semplici quanto potenti.  «In Iran – racconta Pegah – non avrei potuto presentarmi così vestita e truccata, né parlare di diritti umani sul palco, sarei stata arrestata o forse addirittura uccisa, è per questo che, come molti altri ragazze e ragazzi, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione crescita sotto un regime di terrore e repressione, in un paese bellissimo, uno scrigno di patrimoni dell’umanità». Insieme a Drusilla Foer intona Baraye, canzone – che ha appena vinto il Grammy – diventata l’inno della rivoluzione (è stata scritta da Shervin Hajipour musicando i tweet dei ragazzi sulle libertà negate).

Un monologo per gli intellettuali perseguitati o imprigionati, per i bambini afghani, per la ragazza che desiderava diventare ragazzo, per le donne, per la libertà. Libertà è la parola che ripetono più e più volte, prima di un ultimo simbolico gesto: Pegah si scioglie i lunghi capelli neri, li lasci liberi. Poi abbraccia Drusilla. 

Pegah e Drusilla portano a Sanremo i diritti negati in Iran: l’attivista si scioglie i capelli e l’Ariston si commuove

Il trio di vecchi amici: Morandi, Ranieri e Al Bano
Pacche sulle spalle, abbracci, strette di mano: Al Bano, Gianni Morandi e Massimo Ranieri – per la prima volta insieme sul palco dell’Ariston –  si divertono da buoni vecchi amici. Cantano le loro hit, da soli, e poi come un trio di tenori pop. Altro che Il Volo. Le tre leggende della musica italiana si prendono i meritati applausi del pubblico, che canta ogni singola parola. Amadeus non trattiene la felicità: «Vedervi tutti e tre insieme è bellissimo». Dal pubblico scatta un «Bravi!». Andavo a cento all’ora, Se bruciasse la città, Mattino: è un karaoke pop, una grande festa. Standing ovation finale dell’Ariston. Al Bano, che a maggio festeggerà 80 anni, vorrebbe rifarlo subito: «Ricominciamo». Piovono applausi. E Morandi: «Ci fate piangere». 

Sanremo Pagelle Live: “Lazza ha una hit, lacrime per gli Articolo 31, Modà superflui”

IL PEGGIO
I promo alle fiction che ogni anno vengono proposti durante le serate hanno stancato. Se ne potrebbe fare decisamente a meno. Il momento promozione con Francesco Arca che racconta Resta con me si poteva evitare. 

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