Archive for Giugno, 2023

Il mondo del Cavaliere che mescola alto e basso e rende tutti uguali

giovedì, Giugno 15th, 2023

Luigi Mascheroni

Il mondo del Cavaliere che mescola alto e basso e rende tutti uguali

Mario Monti, Urbano Cairo, la Moratti, Giovanni Malagò che sembra stia entrando sul prato del Parco dei Principi, la Pascale già dentro, seduta davanti, con degli enormi occhiali da sole, ed è single. Briatore, asciuttissimo, e la Gregoraci, maestosa, sono in coppia. Ilary Blasi no. Donne bellissime in nero si aggirano per il Duomo, un monsignore è intervistato sotto la meridiana e fuori le bandiere non smettono di sventolare: del Milan, di Forza Italia, d`Italia, e uno striscione, con la sua foto, ricorda che «L`Italia è il Paese che amo».
Alle 14 piazza Duomo è già piena. C`è gente che è qui dall`alba, alcuni dalla notte. Arrivano da Reggio Emilia, da Caserta, da Gaiarine, Marca Trevigiana, da Palermo, o da Alpignano, Turin… È da ore che aspettano e applaudono. Sono qui per Silvio, e intanto per proprietà transitiva s`accontentano di coloro che di Silvio erano intimi: «L`hai visto? Eccolo là Zangrillo…».


Dentro, in Duomo, dove si entra solo con invito o accredito Mediaset, arrivano alla spicciolata. Davanti, primissime panche, c`è ovviamente la famiglia allargata: figli, mogli, nipoti, amici strettissimi – Galliani, attonito, Marcello Dell`Utri, magrissimo, col bastone, malato e ieratico – e poi i politici, a scalare all`indietro, dai vertici di Stato ai fedelissimi del Partito: da Antonio Tajani alla Bernini, abbronzatissima, le signore fiere dei loro foulard di Forza Italia, e poi i bipartisan, Boccia-De Girolamo, gli avversari leali, come Renzi, e quelli meno. Una domanda: «Cosa ci fa qui Gad Lerner?».

Ci sono tutti i direttori dei giornali, da Mentana a Del Debbio e Giordano. L`intero mondo Fininvest e dello spettacolo. Le navate laterali, tenute vuote, sono riservate alle scorte, alla sicurezza e al Monza Calcio. Quella centrale alle 14,30 è un via vai di personaggi. Ezio Greggio, a tre quarti della navata, è fermato da una hostess: «Non ci sono molte chance di posti da qui in poi». Gerry Scotti è più fortunato: è seduto a metà navata. Poi in abituale ritardo Vittorio Sgarbi sfila di fianco a tutti col suo seguito. E alla fine sedute nelle panche ci sono duemila persone.

Fuori sono in 15mila. La piazza ne conterrebbe più del doppio ma per la sicurezza si è deciso di contingentare il numero. La metropolitana è tutto il giorno che salta la stazione Duomo. Il sagrato è sgombro, a parte il picchetto d`onore, per accogliere il feretro. E per il resto è pieno di polizia, camionette, vigili e molti turisti ignari del fatto che l`Italia sta cambiando. Berlusconi è morto, il berlusconismo sta così così, l`antiberlusconismo sopravvive a se stesso. C`è anche una signora con una maglietta con su scritto: «Io non sono in lutto». Tutto intorno contestano la contestatrice.
Oggi a Milano non c`è un sole pieno, ma fa caldo, è umido, e si è stretti contro le transenne. Fuori – prima, durante e dopo – si alternano silenzi e cori. «Silvio, Silvio, c`è solo un presidente». A un certo punto si sente «Chi non salta comunista è». Ma il clima è di compostezza.
Dentro il Requiem gregoriano è alternato con i versetti polifonici di Tomás Luis De Victoria e il Beati mortui di Mendelssohn. Una collega, vicina di posto, dice che «Appena entra la bara lo so già che scoppio a piangere». E non è nemmeno del Giornale…

Emanuele Filiberto di Savoia è impeccabile. Lele Mora è l`unico in tutta la cattedrale con una camicia colorata. Claudio Scajola stringe la mano a tutti, come un piccolo Andrea Doria. Draghi è una sfinge. Umberto Bossi in carrozzina: entrando, Giorgia Meloni è il primo che saluta.
Non è il caso, ma si potrebbe dire che i funerali di Stato di Berlusconi hanno qualcosa di scespiriano, fra la tragedia e la commedia. L`alto e il basso a cui ci ha abituato. Fra Mattarella e Joe Squillo ci saranno non più di quindici panche. Davanti a noi c`è Gentiloni e dietro Claudio Cecchetto con le sneakers. C`è Maria De Filippi, ma nemmeno un selfie. C`è una corona di fiori di Belen, c`è Dino Giarrusso vestito da Iena e c`è Irene Pivetti, raccolta, che fa la comunione. Le sacré et le profane. Davanti a Berlusconi sono tutti uguali. In fondo, e non è un paradosso, è una forma di comunismo realizzato.

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Berlusconi sarà sepolto nel mausoleo di Arcore: la cremazione in un Tempio ad Alessandria. Le sue ultime volontà

giovedì, Giugno 15th, 2023

di Stefania Chiale

Berlusconi sarà cremato nel Tempio Valenziano Panta Rei, vicino ad Alessandria. Fu lo scultore Pietro Cascella a realizzare il mausoleo che già accoglie le ceneri dei genitori e della sorella dell’ex premier. Emilio Fede ha atteso la salma su una panchina nel parco

Il feretro al termine dei funerali di Stato dell'ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, all'esterno del Duomo di Milano, 14 giugno 2023. ANSA/DAVIDE CANELLA ///// The coffin at the end of the State funeral of the Former Italian Prime Minister and leader of Italian party "Forza Italia", Silvio Berlusconi, outside the Milan Cathedral (Duomo), Milan, Italy, 14 June 2023. Silvio Berlusconi died at the age of 86 on 12 June 2023 at Milan's San Raffaele hospital. The Italian media tycoon and Forza Italia (FI) party founder, dubbed as 'Il Cavaliere' (The Knight), served as prime minister of Italy in four governments. The Italian government has declared 14 June 2023 a national day of mourning. ANSA/DAVIDE CANELLA

L’ultimo viaggio verso casa di Silvio Berlusconi inizia quando sono passate da poco le 16 e le porte bronzee del Duomo di Milano si spalancano per la seconda volta, salutando l’uscita del feretro ricoperto di rose bianche e rosse che era entrato un’ora prima. Il saluto che la famiglia, gli amici più cari e tutti i mondi del fondatore di Forza Italia riuniti gli hanno reso dentro la cattedrale — in un unicum milanese mai riuscito: da Mario Draghi a Massimo Boldi, da Sergio Mattarella a Lele Mora, da Viktor Orbán a Pippo Inzaghi — si è sciolto all’uscita nell’abbraccio della piazza. Bandiere del Milan, del Monza, del partito, dello Sri Lanka o del Veneto, cori, striscioni e applausi. Il corteo funebre percorre al contrario il tragitto che l’ha portato ai funerali di Stato, e torna nella sua Arcore, nella cappella di famiglia dove sono stati celebrati i funerali di mamma Rosa e della sorella Maria Antonietta e dove martedì è stata celebrata una prima messa.

Alle 16.30 l’auto con la salma lascia il Duomo per rientrare a Villa San Martino. La salma verrà cremata nel Tempio crematorio Valenziano Panta Rei, in provincia di Alessandria. Le ceneri potranno così essere conservate nel mausoleo di Pietro Cascella, nel parco della villa, accanto a quelle del padre Luigi, della mamma e della sorella. Era nota da tempo la volontà dell’ex premier di essere cremato: era stato lui stesso a volere la cremazione per i resti dei suoi genitori e della sorella, inizialmente seppelliti al Cimitero Monumentale di Milano. La scelta è la sola che offre l’opportunità di fare riposare le spoglie di Berlusconi nel mausoleo, pensato dall’ex premier come il luogo di tumulazione per parenti e amici più stretti. L’impianto, uno dei centri di cremazione più grandi d’Italia, sarà accessibile solo alla famiglia, che al momento tiene il massimo riserbo sulle prossime ore.

Il corteo attraversa le vie della città da piazza Duomo a viale Monza, passando per piazza Fontana, via Carlo Augusto, corsa di Porta Romane, piazza Cinque Giornate, corso Ventidue Marzo fino a piazzale Loreto. Quindi Monza, Villasanta e Arcore. Poco dopo le cinque il feretro fa ingresso a villa San Martino. Ad accoglierlo, una piccola folla, ma anche l’amico storico Emilio Fede, seduto su una panchina nel prato vicino alla villa: «Non posso pensare che non ci sia più. Un anno fa ho perso mia moglie e adesso lui, che è stato la mia vita», ha detto l’ex direttore del TG4.

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L’abbraccio di Meloni alla famiglia: così la premier raccoglie il testimone di Berlusconi

giovedì, Giugno 15th, 2023

di Francesco Verderami

Nel Duomo di Milano raccolta la storia politica dell’ultimo trentennio. La leader pubblica un video in cui promette: ti renderemo orgoglioso. La liturgia è rispettata. Renzi: le manca solo di salire su un predellino

L’abbraccio di Meloni alla famiglia: così la premier raccoglie il testimone di Berlusconi

Nel Duomo di Milano è raccolta la storia politica dell’ultimo trentennio. Il volto di ogni leader è come lo stendardo di altrettante battaglie, vissute da una parte e dall’altra della barricata. Come reduci di guerra si accomiatano da Silvio Berlusconi e da un pezzo della loro vita. Insieme voltano la pagina che hanno contribuito a scrivere, in attesa di capire come verrà riempita la prossima. Perciò l’attenzione è concentrata su Meloni, che simbolicamente tende la mano per raccogliere il testimone. I segni sono inequivocabili. La premier — dopo la lettera al Corriere — pubblica sulla rete un video commemorativo del Cavaliere in cui promette che non lo dimenticherà e che lo renderà orgoglioso. E in attesa di varare in sua memoria il pacchetto di riforme sulla giustizia, sul sagrato del Duomo abbraccia e bacia i figli del fondatore del centrodestra.

La liturgia è rispettata fino in fondo, «le manca solo di salire su un predellino», sussurra Renzi. Ma per assumere l’eredità politica di Berlusconi anche un solo passo non sarà piccolo e nemmeno facile, siccome il Cavaliere è stato il sistema metrico-decimale della Seconda Repubblica «e ora — spiega il governatore ligure Toti — bisognerà inventare un’altra unità di misura per andare avanti». Bisognerà capire come reagirà Fratelli d’Italia e come reagirà Forza Italia che — visti i presenti alla funzione religiosa — è un mondo molto più vasto e composito della percentuale che detiene. Resistenze personali si sommeranno a differenze politiche e culturali, pertanto non è scontato l’esito dell’operazione. Se si darà vita a una variante e l’intesa con Meloni sarà mediata da una lista alleata ancorata al Ppe. Una cosa è certa: ora che il numero di Arcore non squilla più, in tutti si scorge l’urgenza. Quasi fosse una emergenza.

Ma per due ore l’assillo resta fuori dal portone del Duomo. In chiesa ognuno si raccoglie pensando ai suoi trascorsi con Berlusconi. Chissà se la premier avrà ricordato quando — da giovane ministro — aderì alla battaglia del Cavaliere contro i «mostri architettonici» disegnati dalle «archistar di sinistra». «Mi hanno messo in croce con una serie di appelli per le villette che ho fatto allestire a l’Aquila dopo il terremoto. Ma Giorgia mi fa notare che sono gli stessi che hanno progettato quartieri come lo Zen a Palermo». E in pieno Consiglio dei ministri si sentì «Giorgia» esclamare: «Bravo presidente, buttali in mezzo alle tende ‘sti falsi potenti». O forse Meloni — da capo del governo — avrà pensato all’ultimo litigio con Berlusconi a causa della guerra: «Silvio ma non mi puoi dire certe cose. Mi sembra di sentire la propaganda russa». La telefonata finì male. Poi arrivò la ricomposizione.

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Incidente a Casal Palocco a Roma: Suv di youtuber travolge Smart e uccide Manuel, 5 anni. I video postati in Rete prima dello schianto

giovedì, Giugno 15th, 2023

di Rinaldo Frignani e Bianca Michelangeli

Un 20enne è indagato per omicidio e lesioni stradali. Gravi la mamma e la sorellina del piccolo. Il giovane e 4 amici fanno parte del gruppo «TheBorderline»: organizzano sfide su supercar prese a noleggio 

Roma, incidente a Casal Palocco tra tre auto: è morto il bimbo di 5 anni, gravissima la sorella di 3 anni
Le auto coinvolte nell’incidente in cui è morto il bambino di 5 anni a Roma (Barsoum/LaPresse)

La mamma lo aveva appena ripreso dall’asilo insieme con la sorellina minore. Manuel Proietti, di soli cinque anni, sedeva sul seggiolino di sicurezza accanto alla madre, di 29, mentre l’altra bimba era dietro sulla Smart quattro porte che percorreva via di Macchia Saponara, a Casal Palocco, quartiere residenziale fra Roma e Ostia. 

All’improvviso la city car è stata travolta da un Suv Lamborghini Urus azzurro lanciato a tutta velocità sulla corsia opposta. Un urto micidiale: il piccolo Manuel è morto poco dopo al pronto soccorso dell’ospedale Grassi dove è stato trasportato in ambulanza. Mamma e sorellina sono in prognosi riservata al Sant’Eugenio.

Sequestrati i telefonini 

I cinque ragazzi sul Suv, preso a noleggio in un autosalone di vetture di lusso in via del Torraccio di Torrenova, dalla parte opposta della Capitale, sono stati fermati dai vigili urbani. A tutti sono stati sequestrati i telefonini con i video. 

Da due giorni si aggiravano per il quartiere filmandosi per le strade sullo stesso veicolo. Il papà di Manuel, accorso a piedi sul luogo dell’incidente, ha tentato di aggredire il conducente della Lamborghini ed è stato bloccato dalle persone presenti.

Il gruppo «Theborderline» da 600mila follower

Il conducente del Suv è stato sottoposto ad alcoltest e drugtest — sarebbero entrambi negativi —, ma a impressionare è quello che poco dopo hanno scoperto gli investigatori della Municipale: i cinque sull’auto investitrice — quattro ragazzi e una ragazza — fanno parte di un gruppo presente su Youtube con 600 mila iscritti e oltre 152 milioni di visualizzazioni dal 2020, che organizza sfide online con votazioni, clic a pagamento e premi in denaro, fra le quali anche rimanere in auto per cinquanta ore di seguito. 

Le sfide in auto per 50 ore di seguito 

«Non siamo ricchi ma ci piace spendere per farvi divertire a voi! Tutto quello che facciamo si basa su di voi, più supporto ci date più contenuti costosi e divertenti porteremo, tra sfide, challenge e scherzi di ogni tipo cercheremo di strapparvi una risata in ogni momento», è scritto sulla loro pagina con «Obiettivo finale? Regalare a qualcuno di voi un milione di euro (Probabilmente non accadrà mai, ma è il nostro obbiettivo)». 

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Di martedì, Montanari chiama in studio, Magliaro urla: “Vergogna”, caos in tv

mercoledì, Giugno 14th, 2023

Scontro di fuoco a Di martedì, il talc show condotto da Giovanni Floris su La7. Protagonista il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari. Come è noto il numero uno dell’ateneo toscano non ha accettato di tenere le bandiere a mezz’asta per il lutto nazionale dedicato a Silvio Berlusconi. Anche in questa occasione Montanari ha cercato di distinguersi, ma nel modo sbagliato.

E così a Di Martedì si parla proprio di questa scelta. Mauro Mazza va all’attacco: “Questa è una scelta meschina, va assolutamente detto”. Parole pesantissime che hanno scaldato lo studio. A questo punto è intervenuto telefonicamente proprio Montanari che con un blitz durante la puntata ha ribadito la sua scelta: “Pronto? Ecco, buonasera, vorrei dire una cosa: l’università è autonoma e quindi abbiamo deciso così”. Mazza lo incalza: “Professore ha deciso lei o l’università”. La replica: “Io sono il capo di questa università e dunque ho deciso io”. Mazza lo gela: “Bene allora dica che ha deciso lei, tolga il ‘noi'”. Ma è Massimo Magliaro, ex vicedirettore del Tg1, a chiudere i giochi con una parola urlata in studio che difficilmente non è condivisibile: “Vergogna!, vergogna!”. Nulla da aggiungere se non che Montanari ha perso l’ennesima occasione per tacere. 

LIBERO.IT

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Putin, Prigozhin e Shoigu: “triangolo di fuoco” al Cremlino

mercoledì, Giugno 14th, 2023

Mauro Indelicato

C’è chi ha visto nel video pubblicato nei giorni scorsi direttamente dai canali del Cremlino un chiaro sintomo di gelo politico: il presidente Vladimir Putin e il ministro della Difesa, Sergej Shoigu, sono assieme all’interno di un ospedale militare di Mosca in visita ai soldati feriti in Ucraina ma, a guardare bene le immagini, i due si ignorano. Non è detto però che ciò sia avvenuto di proposito, del resto anche lo stesso Cremlino è ben consapevole dell’importanza di non far trasparire all’esterno possibili screzi interni.

Ad ogni modo, fino a oggi Putin non ha espressamente preso le difese del suo ministro della Difesa. Nemmeno dopo gli ultimi violenti attacchi verbali da parte di Evgenji Prigozhin, il capo della Wagner che ha addirittura evocato una fucilazione per Shoigu e per il capo di stato maggiore, Valerji Gerasimov. Nelle ultime ore ha lanciato ulteriori gravi accuse contro Mosca: “La verità – ha detto Prigozhin sul proprio canale Telegram – è che il ministero della Difesa ha provato a distruggerci”.

Il rifiuto di Prigozhin di firmare accordi con la Difesa

L’ultimo episodio detonatore di una tensione latente da mesi tra Prigozhin e Shoigu, è dato dalla volontà del ministro di inquadrare contractor, miliziani e mercenari nei ranghi della Difesa. Farli cioè dipendere direttamente dal proprio ministero. Una mossa, secondo le intenzioni rese note da Mosca, volta a unificare la cabina di regia per le operazioni belliche in Ucraina. Per Prigozhin però ci sarebbe altro in ballo. Secondo il fondatore e capo della Wagner, la più importante compagnia di mercenari russa, il ministero vorrebbe semplicemente riprendere il comando dopo che l’esercito regolare su più fronti è andato in difficoltà ed è stato salvato solo dall’intervento delle milizie.

Prigozhin non ha quindi gradito. Giudica la volontà di Shoigu in chiave negativa, sia nei modi che nel merito. “La Wagner non firmerà alcun contratto con Shoigu – ha dichiarato Prigozhin in un audiomessaggio diffuso su Telegram – Il ministro della Difesa non è in grado di controllare in modo appropriato le formazioni militari”. Dunque, la sua compagnia continuerà a rimanere autonoma.

Mentre le forze ceceni di Kadyrov sabato hanno firmato gli accordi inquadramento nella cabina di regia del ministero, rispettando quindi l’ultimatum imposto da Shoigu, la Wagner è rimasta fuori da ogni intesa. E martedì lo stesso Prigozhin ha ulteriormente rincarato la dose: “Non è detto che la compagnia resti in Ucraina dopo la presa di Bakhmut – ha dichiarato in un’altra nota – Come questione di trolling, posso dire che ci trasferiremo nel nord del Messico“. Una provocazione conclamata quest’ultima, ma indicativa dell’aria che si respira tra la compagnia e il ministero.

Il nuovo attacco frontale del capo della Wagner contro Shoigu

Le ultime frasi di Prigozhin sono arrivate dopo un deciso attacco verbale sferrato in un video del 5 giugno scorso. È qui che il comandante dei mercenari russi ha esplicitamente parlato di fucilazione per Shoigu. Non solo per il ministro ma, come detto in precedenza, anche per il capo di stato maggiore Gerasimov.

Attacchi molto duri, difficilmente digeribili dalla leadership russa in tempo di pace e maggior ragione adesso in tempo di guerra. L’accusa principale per il ministro e per il capo di stato maggiore è data dall’essere considerati incapaci e dal non voler portare a termine la missione in Ucraina.

Non solo ma, sempre secondo Prigozhin, ci sarebbe stato un tentativo di vera e propria distruzione della sua compagnia. “È avvenuto mentre combattevamo a Bakhmut – ha rimarcato su Telegram – non stiamo parlando solo di qualche interferenza, ma di una distruzione fisica e intenzionale. Da Mosca hanno provato a chiuderci dentro la città e lasciarci senza armi”.

L’eterno duello tra la Wagner e la Difesa

Quello in corso in questi giorni non è certo l’unico confronto tra Prigozhin e i comandi del ministero della Difesa e dell’esercito. Gli scontri tra le due parti si sono acuiti durante il gravoso assedio di Bakhmut, durato per mesi fino alla vittoria rivendicata dagli uomini della Wagner. Prigozhin durante l’avanzata più volte si è rivolto contro Shoigu e Gerasimov. Alla vigilia della festa del giorno della vittoria del 9 maggio, il capo della Wagner ha visitato alcuni cimiteri militari dove sono stati sepolti i propri uomini caduti in Ucraina. Distese di tombe con le quali Prigozhin ha voluto sottolineare il tributo di sangue della Wagner, a fronte del poco sostegno, secondo la sua tesi, da parte del ministero della Difesa.

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Funerali di Stato. Il livore finale contro il leader che ha battezzato un pezzo di storia

mercoledì, Giugno 14th, 2023

Francesco Maria Del Vigo

Funerali di Stato. Il livore finale contro il leader che ha battezzato un pezzo di storia

Pochi, pochissimi. Ma come al solito sguaiati e chiassosi. Un baccano che potrebbe anche essere un trascurabile rumore di fondo, ma che viene amplificato dal silenzio e dall’abbraccio, questa volta sì maggioritario, degli italiani. La furia antiberlusconiana non si ferma neanche davanti alla morte del fondatore del «core business» (come disse il Cavaliere a Travaglio nella celeberrima puntata di Annozero passata alla storia per la spazzolata) sul quale hanno campato lautamente gli odiatori seriali di ogni risma.

Così, nel giorno della scomparsa del leader di Forza Italia, mentre la maggioranza dei cittadini e dei politici – di destra e di sinistra – rende omaggio a un uomo che ha fatto la storia di almeno tre decadi del nostro Paese, una sparuta pattuglia di irriducibili (senza dignità) continua ad attaccare il Cavaliere anche ora che non può più difendersi.

E il nuovo livello dello scontro – con sprezzo del possibile – è ancora più infimo di quello che abbiamo conosciuto negli anni dell’odio più velenoso. Non solo per le tempistiche degne del peggior sciacallaggio. L’idea è che Silvio Berlusconi non sia abbastanza un uomo di Stato da meritare i funerali di Stato e il lutto nazionale. Silvio Berlusconi, l’uomo che ha seduto per più giorni a palazzo Chigi nella storia della Repubblica italiana e il politico che nel corso della sua carriera ha raccolto un bottino ineguagliato di 240 milioni di preferenze. Ma evidentemente non è abbastanza, non è sufficiente a giustificare una celebrazione non solo doverosa, ma che costituisce solo un minimo risarcimento per le persecuzioni e gli attacchi subiti dal fondatore del centrodestra.

Così, gli ultimi giapponesi della sinistra anti Cav, cercano di mettere a reddito anche i giorni del dolore per guadagnarsi uno strapuntino di visibilità: giurano di non esporre la bandiera a mezz’asta fuori dagli atenei universitari, si lamentano dei ricordi pubblici delle istituzioni come se Berlusconi non ne fosse stato un rappresentante di prim’ordine o, peggio ancora, sminuiscono o trasfigurano il ruolo politico che ha avuto nella nostra storia recente. «Berlusconi catastrofe del Paese», «Egolatra pioniere dell’antipolitica», «La Repubblica del banana» titolano i giornali progressisti, accodandosi, come diligenti scolaretti, ai peggiori istinti della sinistra più violenta.

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Dimartedì, Corrado Augias asfalta la sinistra: non è in grado

mercoledì, Giugno 14th, 2023

Giada Oricchio

La morte di Silvio Berlusconi segna la fine di un’epoca. Il futuro di Forza Italia è tutto da decifrare, mentre il passato è già oggetto di analisi. Ospite del talk su La7 “diMartedì”, Corrado Augias, decano dei giornalisti ed ex europarlamentare, ha ammesso che il Cavaliere era innovativo e visionario: “Ha tolto il gesso e le giunture anchilosate alla comunicazione politica ma al tempo stesso ha eliminato le forme che stanno a una Repubblica come i riti a una chiesa”. Insomma, ha fatto barcollare la democrazia. Secondo Augias c’è una somiglianza tra Silvio Berlusconi e i successivi Donald Trump e Boris Johnson, così il conduttore Giovanni Floris ha chiesto: “E a sinistra a chi assomigliano?”, “Io non vorrei parlare della sinistra” ha risposto lo scrittore dopo una breve pausa e un sospiro appena accennato. Poi ha spiegato: “Non vorrei parlarne perché credo che la situazione sia molto grave per la sinistra ed è un danno per il Paese non tanto per la sinistra. La democrazia vive di equilibri, di contrasti civili, anche aspri, forti, ma fondati su progetti e indirizzi”. Augias ha concluso lapidario: “La sinistra in questo momento non è in grado di bilanciare la destra”.

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È morta Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi

mercoledì, Giugno 14th, 2023

Maria Corbi

Quando pensi a una coppia solida, “granitica” ti vengono in mente loro, Romano Prodi e Flavia Franzoni, 60 di amore, 54 di matrimonio, sempre uno sguardo complice. E adesso che lei, ieri, se ne è andata improvvisamente, mentre passeggiava con il marito, non riesci a immaginare quel dolore, quell’assenza nella vita del “professore” come lo chiamava lei. Una vita di studio e di impegno sociale che li ha visti sempre uniti, appassionati, solidali. Anche lei insegnava, alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna: “Metodi e tecniche del servizio sociale” .
E quando si aprirono le porte di Palazzo Chigi lei si adeguò al ruolo di first lady, ma a suo modo, con rigore e senza mai prendersi la scena. Aveva un grande rispetto delle istituzioni, capiva quale era il suo ruolo. Ma nonostante questo è stata sicuramente fino alla fine la consigliera più ascoltata del marito. Un amore è cominciato sui banchi dell’Università di Bologna quando lui insegnava e lei studiava. «Eravamo vicini di casa» ha raccontato Prodi. «Ci siamo conosciuti a Reggio e io facevo la corte a Flavia. Lei era bella, io brutto, però dopo tre anni ce l’ho fatta e oggi siamo qui. Il trucco? La manutenzione. Il segreto è la manutenzione degli affetti, necessaria, perché nella vita ci sono sempre difficoltà e inconvenienti ma se c’è affetto si supera tutto».

E per capire il segreto di questa lunga storia d’amore basterebbe leggere il libro che hanno firmato in coppia: “Insieme”, la parola che li ha accompagnati e identificati per tutti questi anni in cui hanno fatto politica, ma in cui hanno sempre messo al primo posto la famiglia, i due figli e poi i nipoti. Del marito Flavia ha raccontato il lato privato: la sua capacità di chef la galanteria nel ricordarsi gli anniversari e di presentarsi sempre con un mazzo di rose, la voglia di esserci sempre per lei e per i ragazzi.

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Enrico Mentana su Berlusconi: “Oggi finisce la Seconda Repubblica, destra e sinistra non hanno più scuse”

mercoledì, Giugno 14th, 2023

Annalisa Cuzzocrea

Sostiene Enrico Mentana che adesso, solo adesso, è finita la Seconda Repubblica. Proprio oggi, con i funerali solenni di una persona che nel bene e nel male l’ha tenuta insieme. «Viviamo in un’epoca in cui non ci sono state figure di questo spessore mancate nel pieno dell’attualità – dice il direttore del Tg La 7 -. Gli ultimi 30 anni in Italia sono stati un referendum pro o contro Silvio Berlusconi. Ha inventato il bipolarismo. Era al contempo, per i suoi pregi e i suoi difetti, fortissimo e divisivo». E quindi, «credo debbano valere le parole del presidente della Repubblica: se Sergio Mattarella gli tributa quella descrizione, se è il primo a partecipare ai funerali insieme a capi di Stato e di governo esteri, che senso hanno i distinguo?».

Berlusconi, i funerali di Stato oggi a Milano. DIRETTA
Il lutto nazionale non aveva mai riguardato la morte di un ex premier. Le Camere resteranno chiuse quasi una settimana. Come fosse un re.
«Lo dico da persona che non lo ha mai votato, ma non si può disconoscere chi per 9 anni è stato presidente del Consiglio in quattro diversi governi, dopo aver regolarmente vinto le elezioni, a differenza di Renzi, Letta, Gentiloni, Conte. È chiaro che è divisivo per questo motivo».
E per quei “tanti difetti”.
«L’antiberlusconismo è stato il grande male della sinistra italiana. Si parla tanto di egemonia culturale, e invece c’è stata una sorta di sudditanza davanti a un fenomeno mai capito davvero».
Pier Ferdinando Casini ha detto che oltre a essere stato capace di aggregare la destra, Berlusconi è stato l’unico capace di unire la sinistra: contro di lui.
«Il campo che è stato il grande protagonista della seconda metà del ‘900, dal 1994 in poi ha saputo descriversi solo come “diverso da Berlusconi”. Un chiaro segnale della sua crisi».
Una sindrome di cui il centrosinistra soffre ancora oggi?
«Penso che tante forze della sinistra, tanti muscoli della sinistra, siano stati persi in questa battaglia piuttosto che nel cercare contenuti su cui farsi votare. Sono passati 9 mesi dal 25 settembre: non sanno ancora spiegare perché hanno perso. Perché non hanno più una presenza sovrastante nelle periferie cui dicono di tenere. Perché non sono più tra gli operai e governano le città solo attraverso l’egemonia nei centri storici».
Non è che il centrosinistra abbia vissuto di solo anti-berlusconismo, però. Anzi, ci è sceso a patti, ci ha governato insieme.
«Perché sennò non governava. Il vero problema del Pd è che dopo non aver vinto le elezioni del 2013 ha guidato tre diversi governi, Letta, Renzi, Gentiloni. E quando gli è capitato di stare all’opposizione durante il Conte uno, un anno e due mesi, sembrava – anche quello – un lutto nazionale».
Elly Schlein andrà al funerale, Giuseppe Conte no.
«Se ci va il presidente della Repubblica bisogna spiegare perché uno non ci va. Mi pare sia come sulle armi all’Ucraina, un gioco di posizionamenti».
Ma del centrodestra cosa sarà? Forza Italia era Berlusconi.
«Forza Italia ha lo stesso problema della sinistra, ma al contrario. È vissuta di berlusconismo. Non è mai esistito un partito monarchico senza la monarchia. Il gaullismo senza De Gaulle ha resistito, ma poi ha desistito. Il franchismo senza Franco ha fatto lo stesso».
Insomma, sparirà.
«Quando un partito nasce su una figura forte non gli può sopravvivere. È quasi una legge, a meno che non trovi un’altra figura fortissima».
Ne vede all’orizzonte?
«No. Non sarà un caso che Berlusconi non abbia mai trovato un delfino».
Forse non lo ha mai voluto.
«Il suo partito era fondato sul culto laico della sua persona. Un culto scanzonato eh, lui era il primo a renderlo tale, ma come dicono gli inglesi: right or wrong my leader. Nel bene e nel male, non si può pensare diventi improvvisamente il partito di un altro».

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