Archive for Giugno, 2023

Pagati per fare i cretini

sabato, Giugno 17th, 2023

di Massimo Gramellini

Immaginate se sul Corriere apparisse ogni giorno una pagina che inneggia a sfide estreme e potenzialmente pericolose, sponsorizzata da aziende grandi e piccole, queste ultime incaricate di fornire agli sfidanti la materia prima per le loro mirabolanti imprese: si scatenerebbe un putiferio. Invece nel far west della Rete accade che un canale di YouTube, dove degli svalvolati viaggiano per 50 ore di fila su un bolide messo a disposizione da un autonoleggio debitamente reclamizzato, possa accumulare centinaia di migliaia di «follower» senza che nessuno intervenga. Poi ci scappa l’incidente, muore un bambino e improvvisamente si scopre che bisognava fare qualcosa. Parliamo di un mondo, Internet, in cui sempre più spesso si viene censurati per avere espresso un’opinione politicamente scorretta, mentre chiunque può impunemente fornire modelli artigianali di distruzione a legioni di emulatori.

Non credo che il web ci abbia peggiorati. Non ci ha neanche migliorati, però. Nelle caverne dell’età della pietra ci sarà stato più di un cretino che roteava la clava davanti a una tigre addormentata per fare colpo sui «follower» della sua tribù, ma prima o poi qualcuno lo avrà disarmato, altrimenti ci saremmo già estinti. Poiché il web è una clava più potente, richiederebbe di essere maneggiata da esseri più evoluti. Nell’attesa (piuttosto lunga, temo) che ciò accada e soprattutto di capire come togliere la clava ai cretini, mi accontenterei che le aziende, grandi e piccole, smettessero di finanziarli.

CORRIERE.IT

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Bimbo ucciso da youtuber, due testimoni: «Quel Suv andava velocissimo». Perquisite le abitazioni dei 5 ragazzi, trovate anche schede video

sabato, Giugno 17th, 2023

di Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni

Si tratta di un conducente di bus e di un automobilista che si trovavano dietro la Smart della mamma di Manuel a Casal Palocco. L’avvocato dell’indagato Matteo Di Pietro: «L’altra auto doveva dare la precedenza»

Fiori sul luogo dove è stato ucciso in un incidente stradale, Manuel Proietti, travolto da una lamborghini guidata da un giovane influencer. Casal Palocco, Roma. 15 giugno 2023. ANSA/EMANUELE VALERI
Una bimba depone una piantina dove il piccolo Manuel è morto a Casal Palocco

«Quel Suv andava velocissimo». È una testimonianza chiave quella del conducente di un bus di linea e di un giovane automobilista che mercoledì scorso hanno assistito all’incidente stradale costato la vita al piccolo Manuel. I due sarebbero stati già sentiti da chi indaga mentre potrebbe arrivare dalle perquisizioni dei carabinieri la svolta nelle indagini sulla morte del bimbo che si trovava in auto con la mamma e la sorellina a Casal Palocco, alle porte della Capitale. 

I militari del Nucleo di Palazzo di Giustizia hanno infatti ricevuto la delega dai pm per acquisire documenti e non si esclude anche telefonini, schede video e altri supporti informatici, nelle abitazioni di Matteo Di Pietro, il 20enne indagato per omicidio stradale, e risultato positivo alla cannabis, e degli altri 4 youtuber con lui sul Suv Lamborghini a noleggio che ha travolto la Smart. Fra loro Vito Lojacono e Leonardo Golinelli, quest’ultimo socio fondatore della «Theborderline» con Di Pietro. I carabinieri si sono presentati anche nella sede legale della società nei pressi di San Pietro.

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Dritto e rovescio, Mario Giordano: “Finitela di dire che i rom rubano per necessità”

venerdì, Giugno 16th, 2023

Mario Giordano, ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e rovescio, su Rete 4, nella puntata del 15 giugno, parla dell’inchiesta sulle borseggiatrici rom: “È ora di finirla di dire che si ruba per necessità, molto spesso dietro i furti dei rom c’è una organizzazione criminale, che usa le situazioni di illegalità per organizzare l’illegalità”, tuona il conduttore di Fuori dal Coro.

Dritto e rovescio@Drittorovescio_·Segui“E’ ora di finirla di dire che si ruba per necessità” @mariogiordano5 a #Drittoerovescio

12:11 AM · 16 giu 2023116RispondiCopia link

“Le situazioni di illegalità, i campi rom, le case occupate, sono luoghi di cui si servono per coprire organizzazioni strutturate come quella che avete raccontato voi”, prosegue Mario Giordano. Che osserva ancora: “Quindi non è una cosa occasionale, non è la necessità, ma è la volontà, la scelta, l’organizzazione, l’imposizione spesso ai bambini e alle donne, con la violenza, di esercitare attività criminali”.

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Russia, Progozhin si vuole prendere il Cremlino: “Sfida a Putin”, c’è la data

venerdì, Giugno 16th, 2023

Il capo dei mercenari del gruppo Wagner, Evgeny Prigozhin, è ormai un ex fedelissimo di Vladimir Putin. I suoi attacchi ai vertici militari russi vanno di pari passo con le rivendicazioni per le sue milizie. Ma il cuoco di Putin, come era stato soprannominato per le sue attività nella ristorazione, punta al Cremlino, a diventare lui stesso presidente. Non attraverso normali elezioni, spiega un articolo del Giornale, ma il duello di potere tra Putin e il suo ex fedelissimo “potrebbe comunque arrivare a una conclusione, potenzialmente fatale per uno dei contendenti, entro i primi di luglio”.

La data da segnare è quella del primo luglio, Putin ha ordinato di persona al capo di Wagner di “regolarizzare” il gruppo mercenario che opera in Ucraina (oltre che in Africa e in altri scenari)  e irreggimentarli nelle  forze armate russe. Pigozhin ha rifiutato e lo scontro sembra inevitabile.Da Mesi il capo di Wagner spara a zero sui vertici militari russi  e in particolare con il ministro Shoigu, a capo delle operazioni in Ucraina. Ma gli ultimi successi dei russi nella guerra portano tutti la firma di Prigozhin. Ora “si è trasformato in un ambizioso e vociferante rivale anche politico del Numero Uno”, si legge nell’analisi che ricorda come recentemente siano comparsi manifesti che mostrano Prigozhin nelle vesti di candidato presidenziale.

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Il Papa esce dal Gemelli circondato dalla folla: lunga convalescenza a Casa Santa Marta

venerdì, Giugno 16th, 2023

di Gian Guido Vecchi

Dopo nove giorni di ricovero per «un intervento di laparotomia e plastica della parete addominale», Francesco lascia il policlinico

Il Papa esce dal Gemelli: convalescenza a Casa Santa Marta. Folla di

CITTÀ DEL VATICANO Questa mattina, di buon’ora, Papa Francesco è uscito dal Gemelli dopo nove giorni di ricovero per proseguire la convalescenza in Vaticano, a Casa Santa Marta.  Era stato ricoverato il 7 giugno per «un intervento di laparotomia e plastica della parete addominale». Da mesi pativa dolori ricorrenti e sempre più intensi. All’uscita dal policlinico Francesco è stato circondato dalla folla in attesa per salutarlo.

Lunga convalescenza

Si trattava di rimuovere un «laparocele incarcerato», un’ernia che si era formata sulla cicatrice di un intervento precedente: non quello di due anni fa al Gemelli per l’asportazione di un tratto del colon, hanno detto i medici, ma un’operazione del 1980 alla cistifellea per una «cancrena della colecisti», raccontò lo stesso Bergoglio. La convalescenza, del resto, è appena iniziata e non sarà breve. Alla vigilia dell’intervento, dopo una Tac, era stato Francesco a decidere: «Mi opero domani, così posso rispettare i miei impegni». 

I prossimi viaggi del Papa
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Il sollievo di Nordio. “Le intercettazioni avevano raggiunto livelli di barbarie”

venerdì, Giugno 16th, 2023

Francesco Boezi

Nella sala stampa di Palazzo Chigi, tornata a disposizione dell’esecutivo e dei giornalisti dopo i lavori durati due anni, molto ruota attorno a Carlo Nordio, ministro della Giustizia, e protagonista del giorno. Prima d’illustrare i contenuti approvati in Cdm, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricordato la figura di Silvio Berlusconi, rimarcando come il Cdm abbia voluto onorare la figura del fondatore del centrodestra. E Berlusconi voleva la riforma della Giustizia in senso garantista, un caposaldo del programma elettorale della coalizione. «Giustizia giusta per ogni cittadino. Sarebbe soddisfatto se potesse essere qui ad ascoltare le parole del ministro Nordio», ha chiosato Tajani, citando l’ex leader azzurro. Il tratto segnante della novità normativa è dunque il garantismo. Il Guardasigilli aveva già esposto l’orientamento del testo a SkyTg24, nel corso di un’intervista mattutina. «Quel che è patologico in Italia è che molto spesso la politica abbia ceduto alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi. Non è ammissibile, il magistrato non può criticare le leggi come il politico non può criticare le sentenze. È un principio elementare della divisione dei poteri», aveva detto. Un principio declinato nel pratico con le misure. Il ddl Giustizia è stato approvato all’unanimità. Nordio, dopo essersi detto commosso per la scompara del Cav, ha spiegato come il lavoro a queste novità duri ormai da sei mesi. «L’unico rammarico è che una persona di grande spessore politico, che ha segnato la storia del Paese, non abbia potuto assistere al primo de tanti passaggi che avremo per realizzare quella che lui chiamava giustizia giusta», ha fatto presente il Guardasigilli. «Il reato d’abuso d’ufficio viene abrogato e viene eliminata la cosiddetta paura della firma», ha premesso Nordio, che poi ha spiegato come sulle intercettazioni si sia intervenuto soprattutto per la «tutela del terzo». «La normativa che abbiamo introdotto impedisce la pubblicazione di chi viene citato durante queste intercettazioni», ha spiegato. Per Nordio, l’abuso attuale delle intercettazioni, è definibile un «imbarbarimento». E sulla custodia cautelare interverrà un «organo collegiale». Perché il «carcere dev’essere l’eccezione dell’eccezione». Poi il capo di Dicastero si sofferma sull’aumento dei magistrati. E in contemporanea sull’accelerazione dei concorsi ottenuta attraverso una norma specifica.

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Schlein, ritorno in trincea

venerdì, Giugno 16th, 2023

Francesca Del Vecchio

Milano. «Non parteciperemo alla beatificazione di Berlusconi. Il pensiero dovrebbe andare alle vittime già accertate dell’ennesimo naufragio in Grecia». È Elly Schlein, segretaria del Pd, a scandire queste parole. Ventiquattro ore dopo il funerale di Stato di Silvio Berlusconi, per il quale sembrava fosse stata siglata una tregua, torna a riaccendersi la polemica sulla decisione del governo Meloni di indire per l’ex premier il lutto nazionale. Non ci sta la segretaria dem che ieri da Milano ha dichiarato di non poter dimenticare «cosa ha significato la stagione del suo governo per questo Paese, le leggi ad personam, il conflitto d’interesse, la mercificazione di tutto, dalla compravendita dei senatori alle battute sessiste». E ancora, pur rivendicando la decisione di partecipare ai funerali di Stato celebrati in Duomo, di aver «portato il rispetto che si deve davanti alla morte, anche del tuo più acerrimo avversario. Ma è una forzatura inopportuna chiedere tre giorni di lutto nazionale, perché non si erano mai fatti per altri presidenti del Consiglio». Schlein spiega di aver abbracciato la politica proprio «in contrapposizione al berlusconismo e a quello che ha significato». E precisa ancora che il lutto nazionale andrebbe riservato a personalità «non divisive, come i capi dello Stato, persone che hanno unito la Repubblica e che hanno incarnato i valori costituzionali». Tutte caratteristiche, prosegue Schlein, «non corrispondono a Berlusconi».

La replica dai forzisti ancora in lutto non si è fatta attendere: la prima è stata Licia Ronzulli, ex pupilla del Cav che ha accusato Schlein di «mancare di rispetto al presidente anche dopo la sua morte». E aggiunge che la decisione del governo è stata «sacrosanta». Per la capogruppo azzurra al Senato – sulla cui presidenza a Palazzo Madama pende un grande punto interrogativo – ha accusato ancora la sinistra di «avere come unico programma quello di demonizzare Berlusconi usando ogni pretesto».

La visita a Milano della segretaria dem, che per nulla si è fatta intimidire dalla polemica con i forzisti, è stata anche l’occasione per tornare su alcuni temi dell’attualità politica: a partire dalla riforma della Giustizia, il cui testo è stato portato nel Consiglio dei Ministri ieri sera. «La montagna ha partorito il topolino: dalle bozze che abbiamo visto e rispetto agli annunci, alcune scelte potrebbero ottenere addirittura degli effetti contrari a quelli dichiarati», ha commentato, ribadendo la sua contrarietà e quella del partito all’abolizione del reato di abuso d’ufficio. La segretaria però non chiude la porta a una possibile discussione sul testo: «L’Ue sta per approvare una direttiva anticorruzione che chiede uno strumento di quel tipo. Siamo però dell’idea che si possa riformare la fattispecie (cioè modificare l’insieme degli elementi costitutivi del singolo reato, ndr) per evitare alcuni effetti distorsivi. Un conto è la riforma, su cui possiamo ragionare, altro è l’abrogazione tout court, che renderebbe ancora più difficile negoziare il Pnrr. Quindi sarei molto cauta».

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Giulia Bongiorno: “Finora l’abuso d’ufficio ha paralizzato la Pa. Non ci saranno bavagli”

venerdì, Giugno 16th, 2023

Francesco Grignetti

ROMA. La senatrice Giulia Bongiorno, plenipotenziaria della Lega in materia di giustizia, fino all’ultimo ha remato contro la secca abolizione del reato di abuso d’ufficio. Alla fine è andata diversamente. E ora dice: «È pacifico che un cambiamento fosse necessario. Il terrore della firma da parte di sindaci e pubblici amministratori è sicuramente un problema. Il ministro Nordio mi ha garantito che ci sarà una rivisitazione complessiva dei reati contro la pubblica amministrazione e non ho motivi per dubitare della sua parola». La senatrice teme infatti che l’abolizione del reato potrà avere come contraccolpo che le procure procederanno con altri reati, pure più pesanti, ad esempio il peculato per distrazione.

Era davvero necessario, questo intervento?
«Quando per ogni firma si deve chiedere il parere all’avvocato, abbiamo una pubblica amministrazione paralizzata e timorosa. Il che evidentemente non è sinonimo di efficienza».

Lei era per una riscrittura del reato piuttosto che per un’abolizione.
«Il ministro sostiene che è stato riscritto più volte, ma il problema non è stato mai risolto».

Perché, secondo lei è così importante riscrivere i reati contro la Pubblica amministrazione?
«Venuto meno l’abuso che ha dato pessima prova, occorre evitare rischi di interpretazioni estensive di altri reati».

Quelli che anche l’Anm ipotizza. Finirà che i magistrati useranno altri reati per portare avanti le indagini?
«Purtroppo non si può escludere. Ecco perché è auspicabile una riforma organica dei reati contro la Pubblica amministrazione. Considero l’abrogazione dell’abuso d’ufficio un punto di partenza e non di arrivo».

Il Guardasigilli ha appena replicato al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che sarebbe un «sacrilegio» se un pm procedesse utilizzando strumentalmente altri reati dopo questa abolizione.
«Il “sacrilegio” di cui parla il ministro è quel che anche io temo. La speranza è che i timori siano infondati».

Il pacchetto Nordio è molto eterogeneo. Possiamo parlare di riforma della giustizia?
«È solo il primo passo di un percorso riformatore che attueremo nel corso della legislatura. Complessivamente è all’insegna del garantismo, della efficienza del sistema, e della tutela della riservatezza. Mi trova pienamente d’accordo».

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L’Europa disumana

venerdì, Giugno 16th, 2023

Annalisa Cuzzocrea

L’abisso dell’Europa è nelle parole prive di pietas e prive di senso che sa pronunciare all’indomani di una tragedia come quella di Pylos. Ci sono, secondo tutti i testimoni, 600 persone che mancano all’appello: erano partite dall’Egitto, transitate dalla Libia, arrivate nel mar Egeo. La barca su cui erano stipate non è stata soccorsa in tempo, anche se – è un copione già visto – un aereo di Frontex l’aveva avvistata, la Guardia Costiera di Atene era stata allertata.

C’erano, anche questo lo dicono tutti i testimoni, bambini e donne chiusi – chiusi – nella stiva. Cento bambini, quaranta bambini, di nulla si ha certezza tranne che in tantissimi erano lì e adesso non ci sono, tra i superstiti. Non ci sono né donne né bambini, tra i sopravvissuti di un barcone che si è inabissato e che nessuno pensa neanche più a cercare. A Kalamata, nel Peloponneso che è meta di viaggi da sogno, ci sono ombre che si aggirano con fotografie plastificate in mano e chiedono: “È mio fratello, qualcuno lo ha visto”. Sono palestinesi, siriani, egiziani, pachistani. Fuggivano per salvarsi e l’unica cosa che la fortezza Europa sa dire è: “Non dovete partire”. Senza sforzarsi neanche un istante di immaginare vie legali che possano mettere fine a tutto questo. E quindi è qui, l’abisso: mentre i militari greci controllano a vista il campo in cui sono stati portati i salvati, mentre il conto dei cadaveri continua – 78, per ora – Giorgia Meloni incontra il premier maltese Robert Abela e dice con linguaggio burocratico: «Abbiamo convenuto che senza una adeguata difesa dei confini esterni dell’Ue diventa molto più difficile parlare di movimenti secondari». Bisogna pensare ai “movimenti primari”, su questo Italia e Malta sono d’accordo, e così sappiamo che insieme hanno lavorato «per cambiare il punto di vista della commissione Ue».

Si parla di flussi migratori, ma la tragedia di Pylos non merita neanche una dichiarazione a latere. È una delle peggiori di sempre, ricorda quella del 3 ottobre 2013, quando davanti all’Isola dei Conigli ci furono 368 morti. O quella del 2015, quando a inabissarsi nel canale di Sicilia, a sud di Lampedusa, fu un barcone con a bordo tra le 700 e le 950 persone. E i sopravvissuti furono solo 28. Parliamo di numeri simili, forse maggiori, ma per l’Europa è come fosse ordinaria amministrazione. Il portavoce della commissione europea fa sapere che Frontex non può fare che segnalare alle autorità competenti. E quindi, è il sottotesto, “che volete da noi?”. La commissaria agli Affari interni Ylva Johannson, che pure difende l’operato delle Ong che salvano vite in mare (le stesse che il governo italiano ostacola), si limita a dire: «Penso che questo naufragio sia il segno del fatto che la nostra politica migratoria al momento non funziona bene». Si direbbe un eufemismo, se ci si potesse prendere il lutto di essere ironici davanti a una tragedia.

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Il futuro di Forza Italia: il «reggente» sarà Tajani. Un congresso nel 2024

venerdì, Giugno 16th, 2023

di Paola Di Caro

Gli azzurri vanno avanti dopo la perdita del leader Silvio Berlusconi. Si avvia l’iter congressuale e nel frattempo la guida sarà affidata al vicepremier

Il futuro di Forza Italia: il «reggente» sarà Tajani. Un congresso nel 2024

La prima notizia è che Forza Italia va avanti. Non implode, non si scioglie, né formalmente, il che sarebbe impossibile a pochi giorni dalla morte del leader, ma nemmeno sostanzialmente. Nei giorni in cui ad Arcore hanno reso omaggio all’ex premier nella camera ardente, i big del partito infatti hanno avuto l’assicurazione dalla famiglia Berlusconi che l’avventura può proseguire, con il loro appoggio sentimentale e anche economico. Per il momento, senza la presenza diretta di qualcuno dei familiari, ma in futuro chissà. In ogni caso, il mondo berlusconiano più stretto resta a cavallo. E manterrà un ruolo cruciale.

Questo passaggio era essenziale per dare il via al secondo: nominare una nuova guida provvisoria. Che sarà l’attuale vice presidente e coordinatore Antonio Tajani , che ieri ha avuto anche la notizia di una crescita di oltre due punti di FI nei sondaggi nonché un nuovo endorsement del Ppe. È lui che assumerà perlomeno la reggenza del partito fino ad un congresso che si terrà nei prossimi mesi, con ogni probabilità non prima del 2024. Ed è proprio per dare questi segnali e illustrare ogni fase del prossimo futuro che oggi alle 12 nella sede di FI a Roma lo stesso Tajani, i capigruppo Barelli, Ronzulli e Martusciello in rappresentanza degli europarlamentari — tutte le anime del partito insomma, una accanto all’altra — terranno una conferenza stampa.

Una forma di rassicurazione per parlamentari ed eletti sul territorio, agitatissimi e preoccupati per il futuro, un modo per evitare appunto che il panico possa provocare un esodo che non serve a nessuno. Nemmeno a Giorgia Meloni. «Noi abbiamo tutto l’interesse che ci sia un partito in salute in Italia che fa riferimento al Ppe. Il centrodestra è più forte se mantiene le sue anime diverse ma unite», dice il fedelissimo della premier Giovanbattista Fazzolari.

Quindi, oltre alle iniziative che verranno messe in campo (tra cui due giorni di tesseramento il 24 e 25 giugno in tutta Italia), verrà illustrato il cammino: come prevede lo statuto del partito, in caso di «impedimento permanente del leader» viene al più presto convocato un Comitato di presidenza che a sua volta convoca il Consiglio nazionale per indicare il nuovo presidente, che sarà reggente fino allo svolgimento del congresso.

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