Archive for Giugno, 2023

Il naufragio dei migranti in Grecia: «Cento bambini nella stiva». Le vittime potrebbero salire a 600

venerdì, Giugno 16th, 2023

di Gianni Santucci

Fermati nove scafisti egiziani. Le salme recuperate sono 78, centinaia i dispersi. Il medico dell’ospedale: «Tra i 104 sopravvissuti c’è chi ricorda molti minori sottocoperta»

Il naufragio dei migranti in Grecia: «Cento bambini nella stiva». Le vittime potrebbero salire a 600

DAL NOSTRO INVIATO
ATENE — La notte non porta nuovi sopravvissuti. Non porta neppure altri corpi di morti (per ora 78). L’alba illumina soltanto voci d’altra disperazione. Dei 104 messi in salvo, una trentina sono in ospedale. Una dozzina passano l’intero pomeriggio sotto interrogatorio negli uffici della guardia costiera: nove, in serata, finiscono in arresto, accusati di far parte dell’equipaggio al comando del peschereccio affondato. Sono tutti egiziani. Il comandante sarebbe riuscito a scappare nel pomeriggio prima del naufragio, ma non ci sono conferme della testimonianza raccolta dagli attivisti di Alarm Phone. Gli altri salvati, gli innocenti, sono rimasti in un silos d’acciaio azzurrognolo nel porto di Kalamata, Peloponneso sud-occidentale, prima di venire trasportati (tra ieri sera e oggi) in una struttura di accoglienza a Malakasa, non lontano da Atene.

Tre giorni in mare

Sono gli unici sopravvissuti (tutti uomini) al naufragio del peschereccio che s’è ribaltato a 80 chilometri dalla costa greca nella notte tra martedì e mercoledì. Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia, avrebbero pagato tra i 4 e i 7 mila dollari per il viaggio, e sarebbero partiti dalla Libia orientale, zona di Tobruk, Cirenaica, il 10 giugno. Quando è scattato l’allarme, erano dunque in mare già da tre giorni, con poca acqua e pochi viveri. Tre giorni in cui il peschereccio ha avuto due guasti al motore, riparati in qualche modo da chi era al comando. Fino alla rottura definitiva, nel pomeriggio di martedì, e l’inizio della lenta deriva, a 45-50 miglia nautiche da Pylos.

«Non si trova nessuno»

Una soccorritrice dell’Hellenic rescue team racconta: «I sopravvissuti hanno fame, sete. Cercano di farsi capire a gesti». Anche loro, cercano i dispersi. «Sono in totale stato di choc — racconta ieri all’agenzia Ap Erasmia Roumana, capo delegazione dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati — Chiedono di potersi mettere in contatto con le famiglie. E continuano a chiedere dei dispersi. Sul peschereccio avevano amici, parenti, figli. E di tutte queste persone che mancano, non si trova nessuno». Un ragazzo egiziano, di fronte alle telecamere, implora un aiuto per ritrovare il cugino, che era a bordo con lui. Soprattutto, non si trovano i bambini.

I bambini mancanti

Dicono che ce ne fossero molti, nella stiva. Almeno 50, forse 100. Le stime ipotizzano, in totale, 750 migranti a bordo. Considerato che le persone in salvo sono 104, il numero delle vittime potrebbe essere enorme, più di 600. In ospedale a Kalamata ieri mattina c’erano ancora 29 persone. Manolis Makaris, cardiologo, ha parlato dello stress dei ricoverati, e soprattutto di chi chiama per sapere se ci siano bambini: «Per tutta la notte mi hanno mandato foto di minori per scoprire se sono stati salvati. Alcuni sapevano che c’erano bambini nella stiva». Quanti? «Ci sono testimonianze diverse, alcuni dicono 50, altri 100, nessuno di loro può sapere con precisione chi ci fosse sottocoperta».

Tante versioni

I magistrati greci hanno aperto un’inchiesta. L’organizzazione Alarm Phone fornisce una ricostruzione dettagliata dei contatti col peschereccio, tra le 14.17 e le 20.05 di martedì, quando la barca già in mattinata viene comunque individuata da un aereo dell’agenzia Frontex, e avvicinata da almeno sette imbarcazioni, tra qui lo yacht che trasporterà i sopravvissuti, il mercantile Lucky Sailor che riesce a fornire acqua, alcune vedette della guardia costiera greca che, secondo la versione delle autorità elleniche, avrebbero ricevuto due informazioni: il peschereccio non era in imminente pericolo e le persone a bordo intendevano proseguire verso l’Italia. Versioni che potrebbero essere smentite, e che sono ora al centro delle polemiche internazionali. Ha detto l’ammiraglio della guardia costiera greca in pensione Nikos Spanos: «La nave era un cimitero galleggiante, una barca molto vecchia. Di solito donne e bambini in tali viaggi li mettono sul fondo. Li bloccano in modo che non possano muoversi. Il ministero della navigazione è stato informato tramite Frontex. L’Italia ci ha “affidato” l’incidente poiché si stava svolgendo nella nostra zona. La nave era in difficoltà. In un caso del genere, lo stato greco doveva agire immediatamente. Far partire il piano operativo, le barche di soccorso dovevano precipitarsi nell’area».

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Roma, i redditi quartiere per quartiere: più povera di Milano di oltre 10mila euro, il caso limite di Ostia Antica

venerdì, Giugno 16th, 2023

di Danilo Supino

Il Pil di Roma non dipende solo dal turismo: la contrazione tra il 2019 e l’anno del Covid è stata solo dell’8%. Ecco come la Capitale ha salvato la sua ricchezza economica

(OK) Roma più povera di Milano di oltre 10mila euro, ma ha un’economia solida: i redditi quartiere per quartiere

Roma è la capitale amministrativa e politica d’Italia, Milano è la capitale economica. Questa è una delle espressioni più abusate per descrivere la differenza che c’è tra le due città e, osservando i rispettivi redditi, l’affermazione suona reale e non tanto qualunquista. Secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze riguardanti la dichiarazione dei redditi 2022 (anno fiscale 2021), il reddito medio a Roma (considerati i redditi da lavoro e non quelli da immobili) è stato di 25.990 euro, inferiore a Milano di poco più di 10.000 euro.

Tuttavia, Roma si è mostrata una città solida che ha saputo resistere al colpo della pandemia e delle chiusure dimostrando di non essere solo una città d’arte che vive di turismo. La diversità della sua economia ha fatto in modo che la contrazione di reddito tra il 2019 e il 2020 sia stata di soli 228 euro, inferiore ad altre città d’arte come Venezia (-1.394 euro) e Firenze (-799 euro).

Il reddito nei quartieri di Roma

Il reddito medio più alto è dichiarato nel Cap 00197 di 72.090 euro che corrisponde ai Parioli, il quartiere dell’alta borghesia romana e dei palazzi in stile neoclassico. La zona supera di cinque mila euro il Cap 00187 che comprende le vie che vanno da via del Corso a Barberini e via Veneto, dove il reddito medio è di 67.045 euro. 

Il resto dei redditi dichiarati nelle zone centrali di Roma si spingono al di sotto dei sessanta mila euro. Nel quartiere che va da Corso d’Italia e corre lungo Corso Trieste (Cap 00198) il reddito medio è di 59.470 euro. Segue il Cap 00186 con 59.103 euro che comprende l’area di Montecitorio e Palazzo Madama e si estende fino al Circo massimo costeggiando il fiume Tevere; nel Cap 00193 al confine con lo Stato del Vaticano nella zona di Piazza Cavour e Castel Sant’Angelo il reddito medio è di 56.082 euro; ultimo Cap al di sopra dei cinquantamila euro è lo 00191 che corrisponde a Tor di Quinto-Corso Francia con 51.553 euro.

Le zone più povere sono al di là del Raccordo Anulare

Man mano che ci si sposta verso e oltre il Grande Raccordo Anulare, i redditi diminuiscono escluse alcune aree come i Cap attraversati dalla Colombo (la Via del Mare) dove ci si attesta tra i 25mila euro e i 32 mila euro. I Cap oltre Raccordo più poveri sono 00132 con 19.043 euro e 00133 con 18.970, due zone nella parte est di Roma corrispondenti a Tor Vergata, Tor Bella Monaca e Rocca Cencia-Villaggio Prenestino. 

Osservando i dati salta all’occhio la situazione economica in cui vivono i contribuenti del Cap 00119 dove si trova Ostia Antica. Qui il reddito medio è di 16.392 euro e ben il 52,91% vive con un reddito annuo che va da 0 a 10.000 euro.  2)

Ci si rende conto che c’è qualcosa che non va. Molto probabilmente si tratta di un errore del Mef perché i contribuenti sono 29.715 mentre i residenti circa 10.500.

Roma ha superato la crisi economica: ecco perché

Così come Milano anche Roma ha superato il periodo della crisi economica provocata dalla pandemia da Covid-19. La mappa qui di seguito mostra l’aumento dei redditi che c’è stato tra il dichiarato nel 2019 e nel 2021.

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Giudici, intercettazioni e riforma penale

giovedì, Giugno 15th, 2023

Vladimiro Zagrebelsky

Mentre in Italia il governo si appresta ad adottare un’iniziativa legislativa in materia di giustizia penale, su un terreno simile, anche se con contenuto diverso, proprio in questi giorni si muove il legislatore francese. In Italia, dopo le recenti limitazioni poste alle dichiarazioni dei magistrati sui casi di cui si occupano, si vuole ora intervenire vietando ulteriormente la pubblicazione del contenuto di atti processuali (come le intercettazioni). Il tema è quello della presunzione di innocenza e della tutela delle persone non coinvolte nell’indagine penale. In proposito va ricordato che connesso e non residuale è il diritto alla conoscenza dei fatti di rilievo sociale o politico. È un aspetto della costituzionale libertà di espressione e spetta a tutti e all’opinione pubblica in generale. La vicenda legislativa francese, che anch’essa vuole affrontare questioni varie di disfunzione della giustizia penale, accanto ad un forte aumento del budget della giustizia, al reclutamento di 1.500 magistrati in più e ad alcune modifiche procedurali, ha riguardato nel corso della discussione in Senato anche un aspetto della comunicazione pubblica dei magistrati e dei loro gruppi associativi. Si è proposto di inserire una limitazione al diritto dei magistrati di creare sindacati, aggiungendo alla legge che lo prevede una semplice riga, carica di problemi nella sua apparente ovvietà. Si tratta di aggiungere “nel rispetto del principio di imparzialità che s’impone ai membri del corpo giudiziario”.

A fondamento di questa proposta i proponenti scrivono che troppo spesso i sindacati dei magistrati intervengono con dichiarazioni su temi politici non direttamente collegati con lo statuto dei magistrati e il funzionamento della giustizia. Soltanto su tali materie le organizzazioni dei magistrati (in Italia le “correnti” della Associazione nazionale magistrati, altrove le varie associazioni) dovrebbero esprimere le loro opinioni. I problemi non sono pochi, a partire proprio dalla portata che si vuole assegnare al naturale e fondamentale dovere di imparzialità dei magistrati, richiamato dalla Costituzione, dalla Convenzione europea dei diritti umani, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Chiara può essere l’esigenza d’imparzialità del giudice rispetto a ciascuna delle parti in giudizio. Vi sono nella legge disposizioni analitiche in proposito e mezzi per assicurarla, eliminando ogni elemento di vera o sospetta parzialità. Una serie di incompatibilità impedisce ai giudici, che si sono già pronunciati in una fase del procedimento, di partecipare poi alle fasi successive. Il motivo di tali incompatibilità (molto onerose sul piano dell’organizzazione dei piccoli tribunali) è legato al fatto che una volta maturata una opinione -tanto più se formalizzata ed espressa- vi è come una resistenza psicologica a modificarla, quando nuovi motivi o nuovi argomenti svolti dalle parti nel processo vi si contrappongano. Ma un problema può porsi anche quando il giudice si sia espresso fuori del procedimento, donde l’obbligo di prudenza. I casi sono infiniti e quelli che provocano polemiche anche politiche sono solo una parte di essi. Vi sono le questioni generali di diritto e quelle di principio o anche specifiche di carattere sociale e politico. Il problema può nascere quando il giudice si debba occupare di un caso che ricade nel quadro entro il quale egli si è già espresso. Il legame con il caso concreto da giudicare è tanto più tenue quanto più generale è la questione su cui il magistrato si è espresso. Il codice etico della magistratura italiana, che proclama la “piena di libertà di manifestazione del pensiero” dei magistrati, richiede loro di ispirarsi a criteri di equilibrio, dignità e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste anche quando intervengano senza riferimento a casi di cui si devono occupare professionalmente. Non è menzionata la imparzialità, anche di immagine, ed è un peccato; ma l’esigenza di tenerne conto può essere implicita. La imparzialità, accanto alla indipendenza, rappresenta un dovere per il magistrato, ma è anche un diritto che spetta ad ogni cittadino, anche se non coinvolto in un processo.

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Funerali Berlusconi, l’omelia di monsignor Delpini: “Vivere e amare la vita”

giovedì, Giugno 15th, 2023

Silenzio commosso, alternato ad applausi. La folla di circa 10mila persone riunite in piazza Duomo a Milano, che ha assistito ai funerali di Stato di Silvio Berlusconi dai due maxischermi, ha reagito così all’omelia dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. L’alto prelato ha esaltato la vitalità dell’ex premier e presidente di Forza Italia. Parole pronunciate con grande trasporto quelle di monsignor Delpini che hanno esaltato la forza del Cavaliere: “Vivere e accettare le sfide della vita”. Ecco il testo integrale dell’omelia dell’arcivescovo di Milano.

Vivere
Vivere. Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

Amare ed essere amato
Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande. Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

Essere contento
Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.

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Berlusconi, tutti i mondi del Cav uniti in Duomo per l’ultimo saluto

giovedì, Giugno 15th, 2023

Edoardo Romagnoli

I mondi di Silvio Berlusconi si sono ritrovati tutti insieme al suo funerale. Una folla eterogenea accomunata solo dalla sua figura, centrale e trasversale allo stesso tempo. D’altronde chi avrebbe potuto mettere insieme Massimo Boldi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Demetrio Albertini con Mario Draghi, Iva Zanicchi con la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra? Nessun altro. L’ultimo atto inizia da villa San Martino ad Arcore dove già dalla mattina si è radunata una folla in un’attesa silenziosa. Ci sono gli ultrà del Monza che espongono uno striscione: «Nel tuo ultimo cammino il nostro saluto». C’è Noelle, la pasionaria storica del Cavaliere, con un cartello in mano: «Silvio resti vivo nel cuore, nel cielo. Grazie. Rip». Seduto su una panchina c’è anche Emilio Fede che ai cronisti confida: «Non posso pensare che non ci sia più. Un anno fa ho perso mia moglie e adesso lui, che è stato lamia vita». La macchina con il feretro parte poco prima delle 14.30 per raggiungere il Duomo di Milano. In piazza ad attenderlo ci sono 15mila persone davanti ai maxi schermi: simpatizzanti, curiosi e ultras che sventolano le bandiere del Milan. Le esequie solenni iniziano pochi minuti dopo le 15, i 2mila presenti in chiesa accolgono il feretro con un lungo applauso, sulla bara un cuscino di rose bianche e rosse.

LA FAMIGLIA – In prima filaci sono i figli: Marina, arrivata in chiesa mano nella mano con Marta Fascina, Pier Silvio, in jeans con giacca e camicia blu elettrico e cravatta nera, Barbara ed Eleonora, in completo nero, e l’ultimogenito Luigi. Insieme a loro c’è anche il fratello Paolo. Nella fila immediatamente dietro ci sono i nipoti, i pronipoti e Veronica Lario, che si siede accanto a Federica Fumagalli, moglie di Luigi, e Silvia Toffanin, moglie di Pier Silvio. Più defilata Francesca Pascale.

GLI AMICI DI UNA VITA – L’hanno accompagnato per tutta la vita e non potevano certo mancare nell’ultimo giorno. Seduti accanto, ad ascoltare l’omelia dell’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, ci sono Gianni Letta, accompagnato dal figlio Giampaolo, che abbraccia Licia Ronzulli, capogruppo al Senato di Forza Italia, il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e l’amministratore delegato del Monza e storico dirigente del Milan Adriano Galliani. Presente anche Alberto Zangrillo, il medico che lo ha accompagnato fino all’ultimo momento. Gli amici di una vita, compagni di mille avventure.

LA POLITICA – Se rispetto all’altare amici e familiari sedevano a sinistra, il mondo della politica sedeva a destra. In prima fila il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accanto a lui l’emiro del Qatar Hamad Al Thani e il presidente iracheno Abdul Latif Rashid. Seduti accanto i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, insieme al premier Giorgia Meloni, la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, il sindaco Beppe Sala con il governatore della Lombardia Attilio Fontana, quello del Veneto Luca Zaia e il «senatur» Umberto Bossi. In rappresentanza dell’Unione europea c’è Paolo Gentiloni. Matteo Salvini e Antonio Tajani appaiono molto emozionati. Nelle file subito dietro il primo ministro ungherese Viktor Orban e quello albanese Emi Rama. Ci sono anche gli ex presidenti del Consiglio: Mario Draghi, Mario Monti e Matteo Renzi. Seduto qualche fila più indietro c’è anche Carlo Calenda e la delegazione del Pd guidata da Elly Schlein, le opposizioni ci sono quasi tutte mancano Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni.

LO SPORT – Lo sport, l’altro mondo di cui Berlusconi ha fatto parte diventando il presidente più vincente della storia del calcio. E allora a rendergli omaggio c’è una delegazione del Real Madrid, ma soprattutto ci sono tanti personaggi del suo Milan. C’è Arrigo Sacchi con Demetrio Albertini, c’è Franco Baresi insieme al tecnico del Monza, scelto da Berlusconi per rilanciare la squadra, Raffaele Palladino. Ci sono anche tanti presidenti di club avversari dall’interista Steven Zhang, il proprietario del Napoli Aurelio De Laurentis, quello del Torino Urbano Cairo e quello della Juventus Gianluca Ferrero. Però, come spesso accade in certe occasioni, a far rumore sono le assenze e così sui social in breve tempo rimbalza la notizia che non c’è Paolo Maldini, storico capitanodi quel Milan capace di vincere cinque Champions League, rimasto a Miami. In realtà non c’è neanche il presidente Fifa Gianni Infantino che per un ritardo aereo non è riuscito ad arrivare in tempo.

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Stretta sulle intercettazioni e via all’abuso d’ufficio: parte la riforma della giustizia

giovedì, Giugno 15th, 2023

Giuseppe Salvaggiulo

La lettura del testo definitivo consente un’analisi più approfondita del disegno di legge Nordio sulla giustizia che, superato il vaglio tecnico a Palazzo Chigi, arriva oggi in Consiglio dei ministri. Ridotta la pressione penale sulla pubblica amministrazione e sugli annessi facilitatori, con due misure. Abolito l’abuso di ufficio. «Meglio precisato» il traffico di influenze illecite (così la relazione ministeriale) o piuttosto «sterilizzato salvando imbroglioni e millantatori» (così un procuratore anticorruzione).

Limitata ulteriormente la possibilità di pubblicare intercettazioni telefoniche, ancorché rilevanti, di interesse pubblico e non più segrete. La Procura non potrà fare appello contro le sentenze di proscioglimento per i reati meno gravi. L’obbligo di interrogatorio e deposito di tutti gli atti d’indagine prima di un arresto cautelare dissuaderà il pubblico ministero dal richiederlo, se non per reati gravi e pericolo di fuga.

La linea Nordio ha superato molti ostacoli, anche nella coalizione. Sia sull’abuso di ufficio, abrogato senza subordinate. Sia sul traffico di influenze: l’abrogazione era impossibile per obbligo internazionale, ma il ritaglio è stato certosino. Escluse le «relazioni pericolose» solo millantate dai faccendieri; escluse le tangenti sotto forma di «utilità non economiche» (norma salva-escort); escluse le condotte di cui non sia dimostrata la specifica intenzionalità; escluse le «altre mediazioni illecite» se non finalizzate ad altri reati (ma l’abuso d’ufficio è stato abolito) e con vantaggio indebito (se in danno è depenalizzato). Istruire processi per questo reato diventerà più difficile che far segnare Lukaku in una finale di Champions. In compenso – contentino alla Lega – aumentano le pene per i reati comuni aggravati dall’abuso di poteri pubblici.

Nordio ha vinto anche sul resto. La norma a tutela della privacy dei terzi citati nelle intercettazioni andrà valutata nella concreta applicazione. «Più stringenti» diventano i divieti sulla pubblicazione, consentita solo per le conversazioni citate nei provvedimenti di un giudice. Finora il criterio era la non segretezza, data anche da atti del pubblico ministero depositati alle parti. La differenza non è da poco. Per esempio le intercettazioni tra Dell’Utri e Baiardo nell’inchiesta sulle stragi mafiose non sarebbero più pubblicabili. Secondo l’Ordine dei giornalisti «cala il silenzio su quasi tutto, ostacolando il diritto dei cittadini di essere informati su eventi di rilevante interesse pubblico».

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Migranti, un’altra Cutro. Affonda peschereccio davanti alle coste della Grecia: 79 morti, 200 dispersi

giovedì, Giugno 15th, 2023

Flavia Amabile

I corpi percossi dalle onde, i sopravvissuti che si trascinano a fatica sulla spiaggia. Il dramma che si è consumato a fine febbraio a Cutro, sulla costa della Calabria, ieri si è ripetuto a Kalamata, in Grecia, una città a 250 chilometri a Sud-est di Atene. Sono almeno 79 i migranti che hanno perso la vita nel naufragio di un peschereccio con centinaia di persone a bordo avvenuto dinanzi alla costa greca. Sono 79 ma il bilancio «probabilmente si aggraverà», avverte un portavoce della Guardia Costiera greca.

Finora sono state salvate 104 persone ma sul peschereccio viaggiavano tra le 400 e le 700 persone. Vuol dire che, nella più rosea delle stime, sono disperse oltre 200 persone ma potrebbero essere anche il doppio. «Potrebbe trattarsi di uno dei naufragi con il maggior numero di vittime», spiega Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Cifre che rendono ancora più drammatico il bilancio dei morti in mare già arrivato a quota 1039 dall’inizio del 2023, ricorda Flavio Di Giacomo. «Una cifra largamente sottostimata perché da quest’anno molte sono le partenze dalla Tunisia su imbarcazioni in ferro che sono la causa di tanti naufragi di cui non si ha nemmeno notizia».

«Più passano le ore più ci prepariamo al peggio», ammette Giorgos Favas, assessore alle Politiche Sociali del piccolo centro greco dove dalle undici di ieri mattina sono arrivati i primi scampati al naufragio. Sono «in buone condizioni di salute ma sotto shock» precisa Favas. Stavano viaggiando su un peschereccio lungo circa trenta metri, salpato da Tobruk, sulla costa libica, e diretto in Italia secondo quanto riportato dalla Guardia costiera greca. «Ma l’imbarcazione conteneva il doppio e forse il triplo dei passeggeri consentiti, e si è ribaltata», racconta Favas. Il naufragio è avvenuto nelle acque dell’Egeo, a 47 miglia nautiche da Pylos nel Sud del Peloponneso.

Il peschereccio era stato avvistato da un aereo dell’agenzia europea Frontex a mezzogiorno di due giorni fa e poi «successivamente da due motovedette, senza richiedere assistenza», racconta la Guardia costiera greca. I «migranti hanno poi rifiutato qualsiasi assistenza e hanno dichiarato di voler proseguire il viaggio verso l’Italia», sostengono i greci. Ma, in un comunicato, Alarm phone smentisce questa ricostruzione sostenendo che la Guardia costiera ellenica era «stata allertata alle 16.53» di due giorni fa così come «le autorità greche e le altre europee». Quindi «erano ben consapevoli di questa imbarcazione sovraffollata e inadeguata» ma – denuncia il centro che si occupa di ricevere le telefonate di soccorso – «non è stata avviata un’operazione di salvataggio», mentre «la Guardia Costiera ellenica ha iniziato a giustificare il mancato soccorso sostenendo che le persone in difficoltà non volevano essere soccorse in Grecia». Sarebbero state così perse – secondo Alarm phone – ore cruciali, fino al naufragio.

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Governo: carica di assunzioni nei ministeri, addio all’Anpal. Nel cdm anche Giubileo e giustizia sportiva

giovedì, Giugno 15th, 2023

Arriva una carica di assunzioni nei ministeri, per rafforzare gli organici e far fronte agli impegni dettati dal Pnrr. A prevederle è un nuovo decreto sulla pubblica amministrazione, atteso nelle prossime ore in consiglio dei ministri, che stabilisce anche la soppressione dell’Anpal, l’agenzia per le politiche attive, stanzia risorse destinate al Giubileo 2025 e si allarga fino allo sport, intervenendo sulle plusvalenze e sui ricorsi alla giustizia sportiva. Nella bozza circolata alla vigilia, il provvedimento si compone di 33 articoli, suddivisi in due capi: il primo (21 articoli) dedicato alla Pa, l’altro allo sport. Molti i ministeri interessati dalle nuove assunzioni. A partire dal Dicastero della Cultura, dove l’organico si amplia con 100 unità di personale non dirigenziale, da assumere con contratto a tempo indeterminato attraverso concorso pubblico. Il ministero guidato da Gennaro Sangiuliano potrà anche aggiungere nuovo personale, anche al di fuori della Pa, per gli uffici di diretta collaborazione del ministro. Il ministero della Giustizia potrà bandire nel biennio 2023-24 concorsi pubblici per assumere con contratto “a tempo indeterminato” 70 unità di “personale dirigenziale di livello non generale”. Al dicastero dell’Istruzione poi sono previste 8 nuove posizioni dirigenziali e la possibilità di reclutare con contratto a tempo indeterminato 40 funzionari, con concorso pubblico o con lo scorrimento delle graduatorie. Sale poi da 60 a 80 il personale degli uffici di diretta collaborazione del Ministero del Turismo. Inoltre, il tetto all’organico del personale dipendente del Garante della privacy, viene ampliato da 200 a 287 unità. Al dicastero della Salute arrivano nuove risorse per il trattamento accessorio del personale non dirigenziale, mentre l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) potrà assumere a termine 33 figure tecniche o amministrative. Per un “efficace coordinamento dei servizi e delle politiche attive del lavoro” è poi prevista la soppressione dell’Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, istituita nel 2015 con il Jobs Act: le sue funzioni verranno attribuite al ministero del Lavoro, cui vengono trasferite anche le “risorse umane, strumentali e finanziarie”, ad eccezione del personale appartenente al comparto ricerca, che passa invece all’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche.

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Quel gesto inatteso tra Marina e Marta simbolo dell’impero in mano a due donne

giovedì, Giugno 15th, 2023

Concita De Gregorio

Marina Berlusconi e Marta Fascina per mano. La primogenita e l’ultima fra le favorite, l’unica per cui ha messo infine la fede al dito, sarà stata l’età. Tenete a mente questa immagine, perché torneremo qui: alle due donne che da stamattina meneranno la danza, che nemesi. Che testacoda della storia che alla fine siano due donne, per chi delle donne ha fatto strame, a detenere l’eredità dell’impero. Bisognerà che i maschi alfa ci facciano i conti, così va la storia. Vi è chiaro? Ma prima la cronaca, che della Storia è madre. La cronaca dei fatti.

Meno male che ci sono i droni, benedetta tecnologia, così dopo millenni di filosofiche speculazioni sappiamo di che materia sia fatto l’animo umano. L’anima sono cinquemila palloncini azzurri che volano via dalla sede di Mediaset nel minuto esatto in cui la bara esce dal Duomo. Meno male che ci sono le dissolvenze e le doppie inquadrature, così anche chi avrebbe bisogno delle didascalie, altrimenti, delle scritte e dei disegni a fumetti – basta invece una regia sapiente, per ogni cosa, come ognun sa – capisce benissimo, coi palloncini azzurri che volano via come scappati di mano a un bambino. Il feretro esce dalla Cattedrale, le spoglie mortali custodite nella bara («che arriva dal paese di Caravaggio, il legno pare che sia lo stesso delle chitarre di Jimi Henrix», la telecronaca di Canale Cinque, vi prego) si avvia verso il viaggio estremo di ritorno ed ecco che, stacco, dissolvenza, da Cologno Monzese dove tutto è iniziato vola via l’anima del Fondatore. Abbandona la sede di quella che fu Publitalia 80, l’inizio di ogni cosa, colora il cielo dell’hinterland milanese e ondeggia, indugia, forma forme impreviste, si disperde e infine se ne va, sempre più in alto verso l’infinito e oltre. Il Paradiso, probabilmente. Lascia quei palazzoni orfani del genio che li ha resi grandi. Restano senz’anima, appunto, quelle innumerevoli temute stanze: restano vuote, e quel che c’è da dire è tutto qui.

Ma invece no. Invece c’è da raccontarla questa cerimonia che fa sembrare i funerali della Regina Elisabetta una pratica domestica svolta nell’orto di casa, fra le petunie. Quelli di Gianni Agnelli un disbrigo di faccende aziendali, così composta, così gerarchica militare e torinese. Questa no, questa è un’apoteosi di vedove truccate con sapienza per sembrare senza trucco e sfingee, dunque. Candide di sapiente carnagione a decine, fra i banchi. Di miracolati devoti a centinaia, di ministri ex ministri anziani dirigenti e sempiterne soubrette, di maggioranza e opposizione, Gerry Scotti e l’emiro del Qatar, Jo Squillo e Viktor Orban, la curva sud del Milan e le commesse della Rinascente. I figli nel numero di cinque, splendida la piccola Eleonora, hai visto? Con la veletta e gli strass ai piedi, poi Franco Baresi, i nipoti dalle lunghe chiome, Mario Draghi, Lele Mora che ha scelto una camicia con la scritta “innocent”, cosa mai avrà voluto dire, Zvonimir Boban come era nel poster in cameretta, più interessante superati i cinquanta, l’enigma Marta Fascina incastonata fra i figli di primo letto ormai quasi sessantenni. Accogliere in famiglia l’altro giorno chi ti terrà la mano al funerale di tuo padre è un lavoro anche quello: massimo rispetto. E il presidente Mattarella, immobile, costretto nelle inquadrature appunto accanto al baffuto spaesato Emiro, si vede che il cerimoniale non ha potuto far di meglio. Del resto dall’estero sono venuti solo lui, il ricchissimo emiro, il primo ministro albanese, quello iracheeno, Orban. Forse il mondo, all’Italia straziata nel lutto, sta dicendo qualcosa. Ma andiamo avanti. Cominciamo, anzi.

Sono le tre in punto quando il feretro arriva in Duomo. Ha da poco lasciato la villa di Arcore, che ora dall’alto sappiamo essere stata costruita come la prua di una nave. La salma salpa a bordo di una Mercedes, carro funebre aerodinamico, navicella spaziale. Attraversa campi periferici di villette con videocitofono, bambini le cui braccia sono mosse da genitori che hanno scritto sui cartelli “Mi consenta”, bambini incolpevoli. In Duomo arrivano Emanuele Filiberto fresco di abdicazione in favore della figlia femmina, Maurizio Gasparri e Massimo Boldi assai provato, Fabio Capello, Mauro Crippa e Gad Lerner, Augusto Minzolini, Silvia Toffanin che in nero siede nel banco davanti a quello di Gianni Letta e di suo figlio Giampaolo, presidente di Medusa. Giorgio Gori, a 29 anni capo dei programmi Mediaset, incrocia Adriano Galliani, dirigente sportivo ex senatore. Angelino Alfano, uno dei tanti delfini spiaggiati, incrocia Federica Panicucci, conduttrice tv. Sugli schermi di Canale Cinque, sovrastati dalla scritta “Grazie Silvio”, dialogano Cesara Bonamici e Barbara Palombelli, entrambe commosse. «Ti stai commuovendo». «Sì ma puoi farlo, sono tutti commossi». Palombelli parla di un’amica di mamma Rosa, Bonamici rievoca l’ultima foto al baretto di Milano 2, col ghiacciolo.

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Conte si fa dettare la linea dal “Fatto”. L’assenza polemica dell’estrema sinistra

giovedì, Giugno 15th, 2023

Domenico Di Sanzo

In un’istantanea storica, come quella dei funerali di Silvio Berlusconi, alcune assenze possono fare più rumore delle presenze. Anche di fronte alla tragedia della morte, c’è chi ha sfruttato l’occasione per marcare le distanze, distinguersi. In un grottesco atteggiamento dal sapore nannimorettiano. Questo è sicuramente il caso dell’assente più in vista, Giuseppe Conte. L’unico leader politico italiano di rango a scegliere di non partecipare alle esequie del Cavaliere. Diverse le sfumature delle scelte di altri personaggi, come gli ex di lusso Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema e Gianfranco Fini. Confinati nel ghetto dell’antiberlusconismo post-mortem i gemelli dell’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

Se Bonelli e Fratoianni guidano una forza politica dal consenso e dall’importanza trascurabili, ciò non vale per Conte. Anche perché il capo del M5s è stato due volte presidente del Consiglio e, durante l’esperienza del governo di Mario Draghi, ha convissuto in maggioranza con Forza Italia. Un profilo istituzionale, quello che si è sempre voluto dare il presidente dei Cinque Stelle. Ma nel camaleontico caleidoscopio delle mutazioni contiane, stavolta l’avvocato di Volturara Appula ha scelto di indossare i panni dell’oltranzista. Del leader che non arretra, nemmeno di fronte alla scomparsa di un personaggio come Berlusconi, che ha incarnato le istituzioni per anni. «Oggi è il giorno del silenzio – dice Conte violando la premessa di voler tacere – ciò che dovevo fare l’ho fatto. Non ho altro da dire, domani in un post spiegherò le mie ragioni». L’ordine è categorico, la decisione è politica. Il M5s non invia nemmeno una delegazione. A dettare la linea ai grillini, ancora una volta, è il Fatto Quotidiano. L’house organ dei pentastellati, in questi giorni, si è distinto negativamente per prime pagine e titoli pregni di odio. Ed ecco la giravolta di Conte. L’avvocato, subito dopo la notizia della morte di Berlusconi, aveva scritto un post garbato e rispettoso, definendo il Cavaliere come un uomo che ha «contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia». E di più: «Non gli sono mancati il coraggio, la passione, la tenacia». Passa un po’ di tempo e la vicecapogruppo del M5s al Senato Alessandra Maiorino twitta velenosa: «Io rimango in silenzio». Disallineato dal Fatto, travolto dalle polemiche dei parlamentari nelle chat, Conte vira e annuncia l’assenza ai funerali. Il tutto in concomitanza con la notizia della partecipazione della segretaria del Pd Elly Schlein. L’avvocato liscia il pelo ai (pochi) italiani ancora confinati nella ridotta dell’antiberlusconismo. L’ex sottosegretario grillino, ora in Fi, Giancarlo Cancelleri con l’AdnKronos accusa Conte di «sciacallaggio morale». Il senatore del M5s Francesco Castiello critica il suo leader: «Sarei andato ai funerali, davanti alla morte ci si toglie il cappello».

Meno dirompente l’assenza di Beppe Grillo. Il comico ora non è il leader del M5s ed è rimasto sempre in silenzio durante questi giorni. A sinistra non si è presentato Bersani. «Io gemello diverso di Silvio, provo un grande dispiacere» ha detto martedì a questo Giornale l’ex segretario del Pd. «Lo saluterò da lontano, c’è un sacco di gente che ci va. Lasciamo stare, è una cosa intima», spiega così l’assenza Bersani. È rimasto a casa anche un altro ex premier, il primo ex Pci, ovvero Massimo D’Alema. Baffino, però, a sorpresa in un’intervista al Corriere della Sera ammette: «Berlusconi era un combattente e sui magistrati ha avuto qualche ragione». Nell’elenco degli assenti un ex alleato e poi acerrimo rivale del Cavaliere, Gianfranco Fini. L’ex leader di An, comunque, dopo la morte ha reso «omaggio all’umanità» del fondatore di Forza Italia.

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