Europa incerta nell’attesa di Trump. A Milano scatto finale di Mediaset
Chiusura contrastata per le Borse europee (segui qui i principali indici), nell’attesa delle indicazioni sull’economia Usa contenute nel Beige Book stilato dalla Federal Reserve, oltre che delle parole che pronuncerà la numero uno della Federal Reserve, Janet Yellen. La volatilità ha dominato sovrana in vista della riunione della Banca centrale europea, in calendario domani, e soprattutto del discorso del presidente eletto Donald Trump, che venerdì, insediandosi alla Casa Bianca, potrebbe svelare i propri progetti di politica economica. Il FTSE MIB a Milano ha terminato le contrattazioni in progresso dello 0,32%, dopo avere più volte cambiato la direzione di marcia.
A Piazza Affari Mediaset è salita sul finale (+0,86%), nel giorno in cui i vertici della società hanno presentato a Londra il piano strategico al 2020. L’azienda punta a migliorare l’utile operativo delle attività televisive italiane di 468 milioni. Buona parte di questo incremento, circa 200 milioni, arriverà da Mediaset Premium, che quindi rimane un perno del gruppo. Il mercato, intanto, continua a interrogarsi sul futuro dell’azienda nel mirino della francese Vivendi, che tuttavia dovrà scegliere tra l’affondo nelle tv o nelle telecomunicazioni italiane, nel rispetto della legge Gasparri che invece vieta una concentrazione dei due business. Così Telecom Italia ha lasciato sul parterre lo 0,78%, pagando dazio all’incertezza che aleggia sulla compagine azionaria del gruppo, che vede Vivendi primo azionista con il 24% del capitale.
Le banche hanno registrato un andamento incerto. Gli occhi sono rimasti puntati su Bper (+0,37%), sull’ipotesi che la banca a breve possa sferrare il colpo su Credito Valtellinese, che non a caso è salita del 15,87%. L’istituto, inoltre, potrebbe presto acquistare anche Carife. Come la vigilia, ha perso quota Luxottica Group (-0,94%), risentendo ancora dei realizzi a due giorni dall’annuncio dell’operazione di aggregazione con Essilor. Nel settore della moda sono invece state gettonate le Moncler (+1,9%) e le Salvatore Ferragamo(+2,6%). Fuori dal paniere principale, Saras (-4,66%) ha ingranato retromarcia dopo il collocamento del 12% da parte di Rosneft.
Nell’arena dei cambi, l’euro si è allontanato dalla soglia di 1,07 sul dollaro, conquistata la vigilia: passa di mano a 1,0684 dollari (da 1,07 di ieri). La divisa vale inoltre 121,23 yen (da 121,03), mentre il dollaro-yen si attesta a 113,45 (da 113,97). Debole il petrolio con il Wti contratto con consegna a marzo in retromarcia dello 0,62% a 52,93 dollari al barile.
A Milano contrastate le banche, Bper sotto la lente
Gli investitori europei quindi non prendono posizione, visti i numerosi elementi di incertezza sul mercato e gli indici viaggiano in ordine sparso. Da segnalare a Londra il crollo di Pearson che è arrivata a perdere oltre il 25%: la prima education company al mondo ha annunciato un taglio delle stime per quest’anno e ha detto che venderà la sua quota in Penguin Random House. A Milano viaggiano contrastati i titoli bancari, con Bper sotto la lente in attesa di novità su una eventuale operazione di acquisizione del Credito Valtellinese, che infatti vola a Piazza Affari. L’istituto emiliano è inoltre in corsa anche per rilevare Cariferrara, la quarta delle tre good bank finite in difficoltà nel 2015. Le altre tre sono state acquistare da Ubi Banca che attende il via libera della Banca d’Italia all’operazione.
Luxottica in retromarcia, occhi puntati su Mediaset dopo il piano
Prese di beneficio per Luxottica Group dopo il rally seguito all’annuncio del matrimonio con i francesi di Essilor. Mediaset è debole dopo la presentazione a Londra del piano strategico al 2020. Piano che si propone di migliorare in tre anni l’utile operativo delle attività televisive italiane di 468 milioni, facendo perno anche su Mediaset Premium, che dovrà contribuire per 200 milioni. Intanto il mercato continua a interrogarsi sulle mosse di Vivendi, salita al 30% dell’azienda di broadcasting. Il colosso francese, però, forse ha allo studio l’uscita da Telecom Italia, in modo da rispettare i dettami della legge Gasparri che vieta una concentrazione tra il business televisivo e quello delle tlc. Ipotesi di stampa mettono in conto anche che Finivest cederà il 38% circa di Mediaset contro il 15% di Telecom Italia . Brusca inversione di tendenza per Saipem che stamattina era la migliore del listino con gli analisti che hanno definito limitato l’impatto dei nuovi contratti annunciati ieri.
Rosneft esce da Saras, titolo in calo
La russa Rosneft ha completato dell’operazione di collocamento di 114,1 milioni di azioni ordinarie Saras, pari al 12% del capitale, al prezzo di 1,53 euro per azione, uscendo così dall’azionariato del gruppo sardo della famiglia Moratti. L’investimento in Saras, avviato nel 2013, ha fruttato oltre 80 milioni di euro in quattro anni includendo i dividendi incassati nei mesi scorsi. Il tasso totale di rendimento è pari al 9% annuo se calcolato in euro. Il disinvestimento è spiegato dal gruppo russo con «l’impossibilità di implementare gli accordi per incrementare la sua quota nell’asset a livello di controllo come esito delle restrizioni legate alle sanzioni» internazionali alla Russia. Il titolo Saras è tra i peggiori a Piazza Affari ma resta comunque al di sopra del prezzo del collocamento.
Oltreoceano corre la produzione industriale, attenzione su Citi e Goldman
Wall Street è dominata dall’incertezza, mentre gli investitori aspettano le indicazioni che il presidente Donald Trump potrebbe fornire venerdì in tema di politica economica. Per altro Oltreoceano la giornata è ricca di dati macro e anche di numeri societari. Citigroup, ad esempio, ha annunciato una trimestrale che ha battuto le stime sul fronte degli utili ma non dei ricavi. Goldman Sachs ha superato le previsioni in ambo i casi. Quanto ai dati, l’indice dei prezzi al consumo è salito nel 2016 del 2,1%, ossia al passo più rapido dal giugno 2014 , beneficiando anche dell’andamento del valore del greggio. La produzione industriale a dicembre è migliorata dello 0,8%, oltre le previsioni. La tenuta dell’economia Usa potrebbe convincere la banca centrale ad alzare i tassi anche se resta da vedere se le strette saranno tre come previsto a dicembre dalla Fed stessa. Oggi i fari saranno sull’intervento del governatore Janet Yellen, previsto alle 21 italiane.
Eurozona: inflazione annuale a dicembre sale a +1,1%
A dicembre il tasso di inflazione annuale nella zona euro è stato dell’1,1%, in rialzo rispetto a novembre quando si era attestato allo 0,6%. Nel dicembre 2015 era a quota 0,2%. Nella Ue era all’1,2% a dicembre, in rialzo rispetto a 0,6% a novembre. Un anno prima era a 0,2%. In Italia, come già reso noto ieri dall’Istat, a dicembre il tasso di inflazione annuale era a quota 0,5%, a novembre era a 0,1%, un anno prima a 0,1%.
Dollaro in indebolimento
Dopo la giornata di ieri all’insegna del boom della sterlina, in apprezzamento generalizzato verso tutte le principali valute dopo il discorso della Premier, May, sul tema Brexit, oggi la divisa britannica è in calo (segui qui l’andamento della sterlina contro dollaro e contro euro). Ieri la sterlina aveva registrato, contro dollaro, il balzo più forte dal 2008. Il focus si è spostato sul biglietto verde, «troppo forte» secondo Trump (segui qui l‘andamento del dollaro contro le principali monete e qui quello dell’euro).
Petrolio attende dati sulle scorte, Wti oltre i 52 dollari al barile. Oro in calo
Prezzi del greggio in flessione ma con il Wti sempre sopra i 52 dollari al barile (segui qui l’andamento dei corsi petroliferi) in attesa domani dei dati sulle scorte Usa che secondo le prime anticipazioni dovrebbero essere in calo. Occhi sempre puntati sugli attesi tagli alla produzione da parte dei Paesi Opec. In calo il prezzo dell’oro per la prima volta in otto giorni.
BTp: Tesoro lancia nuovo benchmark a 15 anni. Spread sotto 160 pb
Il Tesoro ha avviato questa mattina il collocamento via sindacato del nuovo Btp a 15 anni 1 settembre 2033, con una prima indicazione di rendimento ‘low’ 20 punti base sopra quello dell’attuale benchmark marzo 2032. Ieri pomeriggio il ministero dell’Economia aveva comunicato di aver affidato a Banca Imi, Barclays Bank, Credit Agricole, ING Bank e Royal Bank of Scotland (che opera con il nome di NatWest Markets) il mandato per il collocamento «nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato». In calo sotto i 160 punti base lo spread tra Btp e Bund.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)