Renzi e il piano per il voto: “Niente ostacoli alle urne, ma Gentiloni va coinvolto”
È euforico, di nuovo su di giri. Come nei giorni in cui era il padrone della politica italiana. Certo, una volta Matteo Renzi sarebbe apparso in tv a raccontare a tutti la sua versione dei fatti, ma per ora la «cura» del silenzio continua. Il segretario del Pd ovviamente ha parlato a lungo con i suoi amici e nel pomeriggio, una volta letto il comunicato della Corte Costituzionale, Renzi ha esclamato: «Ragazzi, ma questo è un trionfo!». Nella sua lettura, la Consulta non ha toccato il cuore dell’Italicum e ha «soltanto» cancellato il ballottaggio: «Ma quale Legalicum!», commentava ieri sera un Renzi talmente affezionato al suo «Italicum», che l’ex premier ora accarezza la tentazione di utilizzarlo per andare ad elezioni anticipate. Quando? «Calma e gesso», confidava ieri sera l’ex premier, perché non si può cavalcare la questione elettorale con le tragedie ancora in corso. Dunque, escluso il voto subito, in primavera, ma da ieri al Nazareno l’11 giugno è considerato più vicino. Quella che Renzi ha messo in cantiere è una «escalation soft».
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Il suo disegno, tracciato a caldo dopo la sentenza della Consulta, si dipana in tre mosse. Primo: mettere la sordina alla corsa al voto. «Non facciamoci prendere dalla fretta», dice Renzi, perché a suo avviso sarebbe un errore madornale dare l’impressione al Paese di guardare a questioni di bottega, mentre è ancora forte l’emozione collettiva per i morti d’Abruzzo. E infatti, ieri pomeriggio, un renziano doc come Francesco Bonifazi è stato costretto proprio da Renzi a cancellare in un baleno un tweet considerato troppo «oltranzista». Poco dopo la diffusione del comunicato della Consulta. Bonifazi aveva scritto: «E adesso non ci sono più alibi. Votiamo e vediamo chi ha i numeri nel Paese». Fuori mood: bocciato.
La seconda mossa del piano Renzi prevede l’approdo in Parlamento, nel giro di qualche settimana, dei progetti di riforma elettorale, col Pd che spingerà per il ripristino del Mattarellum, la legge maggioritaria con i collegi. In quel frangente il Pd prenderà atto quel che è noto da settimane: una maggioranza per far passare una riedizione del Mattarellum non esiste. E a quel punto scatterebbe il terzo tempo del piano: il Pd proverà ad armonizzare il Consultellum-1 (la legge per il Senato, ricavata da una vecchia sentenza della Consulta) e il Consultellum-2, la legge elettorale per la Camera ricavata dalla pronuncia di ieri della Corte Costituzionale. Se anche questo tentativo fallisse per le divisioni tra i partiti, a quel punto si aprirebbero le porte ad una scenario del quale Renzi ragionava ad alta voce: «L’attuale normativa per il Senato, che prevede una soglia all’8% per le coalizioni, ha un forte effetto maggioritario». E dunque, ma questo Renzi non lo dice neppure in «casa», non resterebbe che votare con i due «Consutelli». E aggiunge: «Una soluzione che piace a Forza Italia…».
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A quel punto bisognerebbe preparare le truppe «ritagliate» su due leggi di impianto proporzionale. Ragionava ieri Renzi: «Poiché si va verso una legge con quell’impianto lì e poiché alla Camera bisognerà presentare una lista coalizionale», già nelle prossime ore si intensificheranno i contatti con la «lista Pisapia» e con i centristi raccolti attorno ad Angelino Alfano. Con loro Renzi si misurerà anche in Primarie di coalizione? Questione ancora non decisa, ma intanto nelle segrete stanze già si discetta su quanti capolista bloccati (salvati dalla Consulta) si possano assegnare alle tre forze nel futuro «Listone». Mentre Lorenzo Guerini sta già preparando le liste del Pd ieri sera circolava la prima stima della lista coalizionale il 75% dei bloccati al Pd e il restante 25% diviso tra le due ali.
Certo, per uno show down, restano molti problemi che Renzi conosce bene: l’ostilità dentro al Pd di una area – più larga della minoranza – alle elezioni anticipate. Ma anche la difficoltà a «sfiduciare» un governo guidato da un esponente del Pd, Paolo Gentiloni che ha approvato provvedimenti importanti, che sta operando senza intoppi e che sta dimostrando la massima lealtà verso Renzi. L’ex premier, pur restando diffidente per natura verso tutto e tutti, ieri sera confidava che in vista di uno scioglimento anticipato delle Camere serve un’operazione corale, «dal presidente del Consiglio fino a tutti gli esponenti della maggioranza del partito».
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