Intesa prepara la maxi-offerta. E Generali organizza la difesa

francesco spini
milano

Il giorno dopo la prima ammissione di Intesa Sanpaolo sul proprio interesse in una aggregazione con Generali, in Borsa i titoli coinvolti continuano a catalizzare l’attenzione. Pur senza lo slancio delle due sedute precedenti, il titolo del Leone alato ha chiuso la seduta ancora con un rialzo dello 0,97%. Significa che dalla chiusura di venerdì, prima insomma delle prime indiscrezioni riportate da questo giornale, ha guadagnato il 13,56%. Abbastanza, insomma, per rendere l’operazione di Ca’ de Sass più onerosa rispetto alle attese.

 

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Nel contempo però Intesa Sanpaolo – che avrebbe allo studio un’operazione di scambio o mista tra carta e contanti – ha ripreso fiato a Piazza Affari, con un +0,35%, frenando così l’emorragia che, sempre da venerdì, ha visto l’azione perdere il 6,88%. L’effetto dell’operazione si è fatto sentire anche sulla filiera a monte di Generali, ovvero sul suo primo azionista Mediobanca (che ha il 13% di Trieste) con un + 3,1% e ancora di più su Unicredit, prima azionista di Piazzetta Cuccia, che è salita del 9%.

 

 

Ora la palla sta nel campo di Intesa Sanpaolo che, con l’ausilio dei suoi advisor – oltre a Pedersoli e McKinsey c’è anche Ubs – nei prossimi giorni dirà l’ultima parola sulla maxi-operazione, uscita allo scoperto quando ancora non era del tutto pronta. L’ad Carlo Messina – che ha fatto togliere dalla scaletta delle celebrazioni previste oggi a Torino per il decennale della banca il momento dedicato alle domande – è deciso a rispettare i paletti che si è dato e che ieri i suoi uomini, ovvero il direttore finanziario Stefano Del Punta e il manager della prima linea Paolo Grandi, hanno descritto ai funzionari della Consob nel corso dell’audizione a Milano, durata una quarantina di minuti, in attesa che oggi a Roma vengano sentiti i rappresentanti di Generali e Unicredit. L’operazione si farà solo se non intaccherà la forza patrimoniale di Intesa né la creazione e distribuzione di valore agli azionisti.

 

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Per alleviare il peso dell’offerta, Intesa può contare su Allianz, le «possibili partnership internazionali» citate nel comunicato di due giorni fa. Monaco è pronta ad acquisire i business e le filiali estere (ma dall’estero proviene il 60% del Mol di Generali ) non sinergiche con il campione europeo del risparmio immaginato da Messina. Si sta ancora lavorando, nessun progetto sarebbe ancora stato inoltrato alla Bce per l’esame. E poi ci sono gli azionisti della banca. La Compagnia di San Paolo, primo socio, finora sapeva della volontà dell’istituto di diversificare, sapeva che tra le opzioni c’era Generali, ma nessuno immaginava tempi così stretti.

 

Ma la cosa non dispiace. E Generali? Colta di sorpresa, organizza la difesa. Oltre al 3,376% di Intesa (in prestito e proprietà indiretta) che ha fatto scattare il baluardo delle partecipazioni incrociate, si pensa ad altre azioni. Ieri diverse banche d’affari – si dice Goldman Sachs, Citi, Hsbc – si sarebbero presentate alla compagnia con piani di difesa, come la vendita di alcune parti estere per lasciare così a bocca asciutta Allianz e preservare l’indipendenza di Trieste che, dopo l’addio di Mario Greco, si è mostrata via via sempre più esposta alle scalate.

 

Delle mire di Intesa si è parlato anche nel cda del Leone che, come anticipato, ha deliberato «di interrompere il rapporto di lavoro » con il direttore generale Alberto Minali. Al suo posto, dal primo febbraio, è stato nominato Luigi Lubelli, manager interno, che avrà unicamente le deleghe sui numeri. Le altre, finora in capo a Minali, tornano all’ad Philippe Donnet. A Minali, per il licenziamento, andranno 5,77 milioni lordi complessivi oltre alla parte di bonus per il triennio 2014-2016 ancora da quantificare.

LA STAMPA

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