Il centro teme i flussi di migranti Periferie tra bocciature e rinascita

di Maurizio Giannattasio

L’«ossessione» periferie ( copyright Giuseppe Sala) contagia anche i sondaggi. Quello elaborato da Ipsos Public Affairs per il cartello di associazioni che sostengono il premio alla virtù civica Panettone d’Oro, riserva però più di una sorpresa. A partire dalla classifica di quella che gli intervistati ritengono la periferia più degradata. Nonostante la mole di interventi portati avanti dall’ex giunta Pisapia e una situazione fortemente cambiata rispetto al passato, Quarto Oggiaro è al primo posto per disagio e difficoltà per il 37 per cento degli intervistati, seguito dal Corvetto con il 16 e dal Lorenteggio con il 10 per cento. E qui sta la seconda sorpresa. Perché il Lorenteggio, interessato dal maxi piano di ristrutturazione del Comune, figura anche al quarto posto tra quartieri più «dinamici» e sempre al quarto posto tra quelli «in crescita». Segno che la situazione nelle periferie milanesi, seppur molto complicata, viene vissuta tra sofferenza e speranza di cambiamento. Lo dimostra anche il risultato alla domanda se il piano del Comune per le periferie venga considerato un piano serio o la «solita promessa che finirà nel nulla». Il 49 per cento degli intervistati ci crede. Contro un 39 molto scettico e un 12 per cento che non sa rispondere.

Oltre alle ombre ci sono anche le luci. A guidare la classifica delle periferie più dinamiche ci sono la Bicocca (35 per cento) e Lambrate (12 per cento). Fanalini di coda, Crescenzago, Gorla-Turro e Nosedo (1 per cento). Analogo risultato, almeno per quanto riguarda i due primi posti per le periferie che «crescono» di più: Bicocca (36 per cento) e Lambrate (9 per cento). Agli ultimi posti, Quarto Oggiaro, Lampugnano e Nosedo (1 per cento). A fare da cornice a questi risultati abbastanza sorprendenti, la domanda se esiste realmente una Milano a due velocità, il centro che viaggia tranquillamente per conto suo e una periferia che arranca. La risposta apparirebbe terribilmente scontata. Non è così: per il 44 per centro degli intervistati i quartieri periferici stanno crescendo.

C’è poi il capitolo di quale sia il tema più urgente da affrontare in periferia. Al primo posto c’è la sicurezza e la lotta contro alla criminalità che si attesta al 51 per cento, segue l’immigrazione al 16, le infrastrutture al 9, la casa, abbastanza a sorpresa, arriva al penultimo posto con l’8 per cento. Se si va a scomporre lo stesso risultato secondo i luoghi di residenza (centro, semicentro e periferia) colpisce il fatto che la sicurezza e la lotta alla criminalità abbia la stessa percentuale in tutte e tre le maxizone: centro, 52 per cento, semicentro 51, periferia 52. Mentre l’immigrazione crea più preoccupazioni in centro e semicentro (rispettivamente 17 e 20 per cento) che in periferia dove la presenza migratoria è più forte: 13 per cento. E se la questione della casa è sentita molto di più nei quartieri lontani dal centro (10 per cento), il tema della cultura nelle periferie viene avvertita più forte in centro che nel resto della città, mentre chi abita in periferia chiede con forza spazi per socializzazione e tempo libero.

Allarghiamo il campo. Ipsos chiede anche quale sia la percezione della gravità dei problemi che affliggono la città. I temi sono sempre gli stessi: immigrazione clandestina (85 per cento), degrado e abusivismo (86), il problema della casa (77), le infiltrazioni del terrorismo islamico (68), la mancanza di spazi per socializzare (61). Ma se raffrontano le risposte con quelle date un anno fa, balza agli occhi un calo drastico di tutte le percentuali. Per l’immigrazione si passa dal 91 all’85. Per il degrado dall’87 all’86, per la casa dall’86 al 77, per le infiltrazioni del terrorismo dal 75 al 68, per gli spazi dal 69 al 61. E se passiamo dalla sicurezza percepita a quella vissuta, il risultato è lo stesso. Alla domanda quanto si sente sicuro nella zona in cui vive, il 66 per cento degli intervistati si sente molto o abbastanza sicuro contro il 60 per cento del 2016. Al contrario chi si sente per poco o nulla sicuro nel 2017 si ferma al 33 per cento contro il 40 per cento del 2016. «È il segnale – dice Carlo Montalbetti, già storico presidente dei Comitati milanesi e direttore di Comieco – che Milano è una città multipolare. A partire dal fatto che i milanesi non avvertono una città a due velocità. Milano è in movimento, dinamica, con dei problemi, con la consapevolezza di essere un propulsore per il Paese» .

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