La garanzia di Russo a Romeo: Tiziano dice che è a disposizione

ROMA Era il 27 settembre scorso, quando Alfredo Romeo ricevette dal «ragazzo» Carlo Russo la promessa che aspettava. Parlavano a bassa voce, quasi bisbigliando, nell’ufficio romano dell’imprenditore, ma le cimici dei carabinieri riuscirono a registrare: «Tiziano gli chiede, mi chiede… anzi mi dice di chiederle… se per lei non è un problema, dice che lui è a disposizione, qualsiasi cosa gli manda un m… Però dice aspettiamo dopo il referendum». Pensavano di vincere, i sostenitori del Sì alla riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi, il figlio di Tiziano, e quando Romeo chiede se ci fosse un «piano B» in caso di sconfitta alle urne, Russo dice che non deve nemmeno pensarci.

Romeo accoglie la disponibilità del padre dell’ex premier come un via libera al suo progetto — l’appoggio politico «al livello più alto» per aggiudicarsi gli appalti, secondo l’accusa e la testimonianza del dirigente Consip Marco Gasparri — e cominciò a progettare: «Allora io mi muovo come se avessi la cosa… nel senso che organizzo… pensando che la decorrenza avverrà a Natale». Il sospetto degli investigatori è che si riferisca alle modalità di pagamento per l’intervento di Renzi sr e Russo in suo favore nelle gare pubbliche. Ma Russo sembra mettere le mani avanti: «È chiaro che non può ribaltare la situazione… se uno c’ha 10 non è che può dare 50 (sarebbe il punteggio nelle graduatorie, ndr)… se uno ha 48 gli può dare 50… capito tutto avvocato, messaggio ricevuto».

Ma il 4 dicembre il referendum decreta la sconfitta di Matteo Renzi, che prelude alle dimissioni da Palazzo Chigi, e presumibilmente tutto si ferma. Renzi padre diventa ancora più prudente e circospetto del solito nei suoi movimenti e nelle sue conversazioni. Le fughe di notizie sull’indagine — già avvenute con le soffiate sulle microspie negli uffici della Consip, che nell’ipotesi investigativa sono passate proprio dal governo, attraverso l’allora sottosegretario Luca Lotti — si allargano all’intercettazione appena disposta sul suo telefono. Il 7 dicembre Russo riceve una chiamata da Roberto Bargilli, già autista del camper di Matteo Renzi nella campagna per le primarie del 2012 e ora assessore Pd nel Comune di Rignano sull’Arno, dove abita l’ex premier: «Scusami, ti telefonavo… per conto di babbo… Mi ha detto di dirti di non chiamarlo, e non mandargli messaggi». Russo non fa domande: «Ok, ok… Va bene, Ciao, grazie». Lo stesso giorno «babbo» Tiziano si mette in macchina dalla Toscana, percorre circa 300 chilometri, arriva all’aeroporto di Fiumicino, si ferma all’esterno nell’area partenze, incontra e parla con una persona che gli investigatori dell’Arma non hanno identificato e, dopo nemmeno tre quarti d’ora, saluta e riparte.

In generale, chi ha monitorato i movimenti di Tiziano Renzi ha verificato che si muove sempre con grande prudenza, fissando appuntamenti in un luogo — per esempio con Carlo Russo — e cambiandolo pochi minuti prima con comunicazioni non intercettabili via WhatsApp. Il 28 settembre, il giorno dopo uno degli incontri con Romeo, Russo chiama la moglie di Renzi sr, Laura; lei gli dice che ha bisogno di parlargli, lui dice che può farlo domani, e prima di fissare l’orario la donna chiede conferma a un uomo accanto a lei, che secondo gli investigatori è «con molta probabilità» il padre di Matteo Renzi. L’ex premier viene citato da Russo nei suoi colloqui con Romeo anche quando parlano dell’ipotesi di far acquistare l’Unità dall’imprenditore, spiegando che così risolverebbe «un problema anche al figlio (di Tiziano, ndr) che è incazzato come una scimmia», presumibilmente con l’attuale editore che, secondo quanto Russo confida a Romeo, vorrebbe «fare fuori».

Dalle tante conversazioni intercettate, gli investigatori ritengono di avere avuto conferma del «faccia a faccia» tra Tiziano Renzi e Romeo da una frase dello stesso imprenditore, che il 6 dicembre scorso dice all’ex deputato finiano Italo Bocchino, diventato suo collaboratore: «Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato…». Un brandello di conversazione che confermerebbe, nell’interpretazione dei carabinieri, il «faccia a faccia» in trattoria riferito dalla testimonianza di Alfredo Mazzei, amico sia di Romeo che dell’ex premier. Ma Romeo, nei lunghissimi dialoghi registrati dalle microspie, chiede più volte a Russo di fargli incontrare anche Luca Lotti, all’epoca potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, oggi indagato per la fuga di notizie sull’indagine napoletana. Propone una cena nel suo ristorante di lusso a Napoli e altri appuntamenti, e Russo lo rassicura: «Lo facciamo, facciamo tutto, avvocato».

Il «faccendiere» si muove — stando agli elementi acquisiti nell’indagine — anche per favorire altri contatti all’imprenditore napoletano; per esempio con la direttrice del patrimonio Inps Daniela Becchini e con l’amministratore delegato della società Grandi Stazioni, Silvio Gizzi. Per quest’ultimo contatto, dice a Romeo, «ho fatto il conto di calcolare quel 2 o 3 per centi… è una cosa che già abbiamo in tasca…il resto… lei ha voluto fare l’accordo quadro… a me mi sta benissimo». Secondo gli investigatori l’accordo è quello sintetizzato in due diversi biglietti, scritti in momenti diversi da Romeo e recuperati dai carabinieri, dove è scritto «30 mila per mese» vicino alla sigla «T.», che potrebbe significare Tiziano, e «5 mila ogni due mesi» per «R.C.» (che potrebbe significare Russo Carlo o Russo Consulting).

Con Bocchino Romeo parla del fatto che l’ex amministratore delegato di Consip Domenico Casalino (da lui considerato suo tutore negli appalti della concessionaria pubblica, sostituito da Luigi Marroni con il quale cercava il contatto tramite Renzi sr) è amico sia dell’assessore della Giunta Raggi Daniele Frongia che di Andrea Mazzillo, responsabile al Bilancio; il nome di Mazzillo compare in uno dei biglietti vergati dall’imprenditore e ripescati dai carabinieri nella discarica comunale.

Sempre Bocchino è uno degli intermediari con alcuni uomini dei servizi segreti, non solo italiani; c’è pure il capocentro della Cia a Roma, che s’incontra con lui. Ma Romeo ha rapporti diretti con un ex generale della Finanza che sostiene di essere dei Servizi e che — riferisce l’imprenditore a Bocchino, sempre a bassa voce, tra parole incomprensibili — gli avrebbe detto: «Tu stai con questo elenco di dieci persone di Renzi… che ti tutelo perché appena arrivano notizie su di te la prima cosa che si fa, m’ha spiegato la gerarchia interna, arriva al capo, il capo parla con Renzi perché si tratta della tutela del presidente… e quindi tu stai tranquillo, finché dura lui tu sei tranquillo lì, conosciuto come uno protetto da Renzi».

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