Pronte le nomine: lascia Moretti. Confermati Descalzi e Starace
Il dado è tratto. Claudio Descalzi e Francesco Starace restano, Mauro Moretti lascia. A due settimane dal termine per la presentazione delle liste da parte dell’azionista Tesoro (il 20 marzo) il governo ha deciso come riempire le caselle delle nomine più importanti nelle grandi società partecipate. Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda sono d’accordo nel rinnovare la fiducia ai manager che guidano rispettivamente Eni ed Enel. L’ipotesi di sostituire Descalzi con Starace per via del rinvio a giudizio sulle presunte tangenti pagate in Nigeria in cui è coinvolto il numero uno del cane a sei zampe è tramontata. Per Palazzo Chigi vale il principio di non colpevolezza fino a prova contraria, e c’è un giudizio positivo del lavoro fatto. «Tre anni è un orizzonte troppo breve per tirare le somme», dice una fonte impegnata nel dossier. Per le stesse ragioni il governo avrebbe voluto rinnovare il mandato di Moretti a Leonardo, ma la condanna in primo grado a sette anni per la strage di Viareggio è ritenuta un’ipoteca troppo pesante anche al Quirinale. Moretti lascia l’azienda con buoni risultati ma – così si dice a Palazzo – stressata dal piglio decisionista dell’uomo. Per questo il successore sarà scelto all’interno, fra uno dei manager del gruppo. Circolano in particolare due nomi: quello di Lorenzo Mariani, capo dell’elettronica per la Difesa e di Fabrizio Giulianini, numero uno di quella che una volta si chiamava Selex.
«Il mio motto è rinnovamento nella continuità», diceva il fu leader comunista Alessandro Natta. Il trio che gestisce i dossier economici del governo confermerà molti fra coloro che Matteo Renzi aveva scelto personalmente per la guida delle aziende pubbliche. Ma qui e là – forte del mandato che lo proietta al 2018 – Gentiloni vuole lasciare un segno. Per le donne presidenti è sempre più probabile la conferma in blocco: Emma Marcegaglia e Patrizia Grieco ad Eni ed Enel, Luisa Todini e Catia Bastioli a Poste e Terna. Per la proprietà transitiva è invece in forse la conferma dell’ex capo dei Servizi Gianni De Gennaro alla presidenza di Leonardo. Il profilo – non facilissimo da trovare – che il governo cerca con l’aiuto dei cacciatori di teste (Spencer Stuart e Korn Ferry) è quello di una militare o comunque di una donna cresciuta professionalmente nel settore della sicurezza. È in forse anche la permanenza di Francesco Caio a Poste. Nel governo c’è chi preferirebbe sostituirlo perché insoddisfatto del lavoro fatto (a Palazzo Chigi) e chi (al Tesoro) è convinto debba essere lui a proseguire con la privatizzazione. Il problema di Caio si chiama Pd: ormai la rivolta contro la vendita è arrivata al punto da far venire allo scoperto il sottosegretario che dovrebbe sovrintenderla, Antonello Giacomelli, legato a Franceschini ma considerato vicino a Luca Lotti. Se Caio dovesse saltare il candidato più probabile a succedergli è l’attuale numero uno di Terna Matteo Del Fante, ex manager di Cassa depositi e prestiti molto stimato da Renzi. Rimarranno invece deluse le aspettative del direttore generale di Cdp Fabio Gallia, che avrebbe traslocato volentieri nelle stanze del traballante Caio.
Nel lavoro convulso di queste ore la parte più difficile per il trio Gentiloni-Padoan-Calenda sono le liste dei consigli di amministrazione, in alcuni casi occupati da fedelissimi dell’ex premier. I più noti fra questi sono Fabrizio Landi, consigliere di Leonardo, e in Enel il responsabile della Fondazione Open Alberto Bianchi. Anche da queste scelte si capirà quanto rinnovamento c’è nella continuità renziana di Gentiloni.
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