“Non siamo più sicuri” Un colpo ogni 2 minuti E il 97% resta impunito
«N on siamo più sicuri neanche in casa nostra». Comincia così uno dei tanti messaggi di «solidarietà» che continuano ad arrivare ancora oggi, a settimane di distanza, in risposta allo sfogo social di dj Francesco, che aveva detto di volersi armare fino ai denti dopo che un intruso era entrato in pieno giorno nella villa di suo padre, picchiando il genero che l’aveva sorpreso a frugare prima di scappare indisturbato.
E purtroppo, al di là delle percezioni, al di là di episodi come quello di Lodi, al di là delle paure e della fame di giustizia, i numeri suggeriscono che è vero.
Non siamo più sicuri, soprattutto tra le nostre mura. Perché negli ultimi 10 anni il numero dei furti è rimasto ogni anno intorno al milione e mezzo di denunce (con un calo tra 2008 e 2010), ma all’interno del dato i furti in abitazione sono cresciuti: nel 2006 le denunce erano 141.601, mentre gli ultimi dati disponibili, quelli del 2015, parlano di 234.726 episodi denunciati, ossia uno ogni due minuti.
In buona parte sono avvenuti al Centro Nord, e in particolare circa il 25 per cento del totale nella sola Lombardia, poco invidiato paradiso dei ladri a domicilio con 52.249 furti denunciati, 18.101 dei quali Milano e in provincia.
Ma anche i furti negli esercizi commerciali, che sembravano in calo (88mila nel 2009), sono ora tornati sui livelli numerici di dieci anni fa, con oltre 100mila denunce l’anno. Un altro dato conferma il preoccupante trend, quello delle rapine. Nel 2006 e nel 2007 quelle denunciate in totale sono state più di 50mila, poi la cifra è scesa, e nel 2015 ci sono state «solo» 35mila denunce, il secondo dato più basso dell’ultimo decennio. Ma anche qui mentre i banditi disertano sempre più banche e uffici postali, le rapine in casa sono in crescita: erano meno di duemila nel 2009, mentre negli ultimi quattro anni le statistiche registrano almeno 3mila casi l’anno.
Così l’intrusione a casa Facchinetti, e subito dopo la denuncia delle violazioni di domicilio di una strana «banda» a casa di Adriano Celentano, sono diventate virali. Hanno dato voce ai tanti che dopo aver subito un furto o una rapina si sono sentiti soli e presi in giro, hanno aggregato la frustrazione per il senso di insicurezza degli italiani e hanno rilanciato il dibattito su legittima difesa e tutela delle vittime di furti, aggressioni e rapine. «Paghiamo il buonismo degli ultimi anni caro Francesco. Il politically correct sbandierato anche e soprattutto dai tuoi colleghi del mondo dello spettacolo. È ora di finirla!», tuona Sara, e Annamaria racconta di essere stata derubata «mentre ero a partorire mia figlia. Ho provato così tanta rabbia e schifo che non puoi immaginare». I dati fanno da cornice impietosa a un fenomeno che vede identificati entro l’anno del delitto gli autori di appena il 2,8 per cento dei furti denunciati a livello nazionale. Va un po’ meglio per i colpi nei negozi (23,3 per cento dei ladri individuati) e per le rapine, con una percentuale vicina a un terzo di malviventi individuati per i colpi in casa (28,3 per cento) e ancora superiore (41 per cento) per le rapine in esercizi commerciali. Le indagini più efficienti sono quelle nella provincia autonoma di Bolzano, dove comunque finisce per avere un nome appena il 9,7 per cento dei topi d’appartamento. Il tutto ovviamente con la consapevolezza che proprio questi numeri sfiduciano spesso le vittime. Vale la pena dopo il danno subire anche la beffa di mettersi in fila in caserma o al commissariato per segnalare l’accaduto e sperare di rientrare in quelle micropercentuali di «casi risolti»? Molti credono di no, a meno che non serva per l’assicurazione. Così tantissimi furti nemmeno vengono più denunciati, falsando per difetto – e di tanto – le statistiche.
IL GIORNALE