Tangenti sanità, arrestato primario Ortopedia: “Al servizio delle multinazionali delle protesi, lesioni ai pazienti”
Il primario ortopedico dell’Ospedale Pini, Norberto Confalonieri, pioniere degli interventi con tecnica computer assistita, è finito agli arresti domiciliari (la procura aveva chiesto il carcere) con le accuse di corruzione e turbativa. E’ indagato anche per lesioni sui pazienti. Secondo le indagine del Nucleo di polizia tributaria, il medico avrebbe messo a disposizione delle due società la propria funzione, sponsorizzando l’acquisto di protesi ortopediche. In cambio avrebbe ricevuto denaro e inviti a programmi televisivi e a convegni. Ma anche “contratti di consulenza occulti e altre utilità economicamente apprezzabili, estese anche ai suoi familiari”. Tipo i viaggi all’estero per tutta la famiglia. Le indagini però vanno avanti perché gli inquirenti vogliono far luce anche sui danni fisici riportati da alcuni pazienti. Sono 62 le cartelle cliniche sospette e sequestrate. “Ho rotto un femore a una vecchietta per allenarmi”, si legge nelle intercettazioni, mentre i colleghi di lui dicevano: “Non gli rimane che operare le renne”. La sua era infatti “una tendenza all’intervento chirurgico mediante impianto di protesi a massa”, un paziente indebitato dopo l’operazione era arrivato a minacciare il suicidio.
Il blitz. La gip Teresa De Pascal, su richiesta dei pm Fusco e Mantella, ha fatto eseguire l’arresto e anche 5 misure interdittive nei confronti del responsabile acquisti e forniture dell’ospedale di Sesto San Giovanni, e di 4 dipendenti delle multinazionali Johnson & Johnson e B. Braun.
Le due società sono indagate in base alla legge 231 sulla responsabilità delle imprese. Il primario avrebbe stretto un “accordo occulto” con i “referenti commerciali” della Johnson & Johnson per favorire l’acquisto delle protesi fornite dalla società all’ospedale ricevendo in cambio, tra le altre cose, anche la “pubblicità connessa alla sponsorizzazione” da parte dell’azienda del “servizio di approfondimento sulla chirurgia mini invasiva e computer assistita” andato in onda “su Rai 2 il 16 novembre 2015” nella rubrica ‘Medicina 33’. Le “apparizioni televisive su reti nazionali” avevano “significativi ritorni d’immagine ed economici” per il primario. Anche dai rapporti con la multinazionale B. Braun il primario avrebbe ricevuto “bonifici”, ma anche il pagamento di cene “per 30 invitati” e “due cravatte marca Marinella per 2 invitati”.
I danni ai pazienti. Gli inquirenti milanesi stanno facendo accertamenti sui danni fisici subiti da almeno tre persone che sono state operate, soprattutto per protesi alle ginocchia, con la tecnica della “navigazione chirurgica computerizzata” nella casa di cura San Camillo di Milano, dove il medico operava in regime privato. Stando alle indagini, poi, alcuni pazienti, viste le complicazioni dopo gli interventi al San Camillo, sarebbero stati rioperati al Pini in regime pubblico. Confalonieri avrebbe ‘spinto’, anche in casi in cui non era necessario, nell’utilizzo della tecnica delle protesi con “navigazione computerizzata”, di cui parla a lungo nel suo sito personale. Il gip ha disposto “il sequestro delle 62 cartelle cliniche attinenti ai pazienti operati da Confalonieri per verificare se sono state impiantate protesi senza alcuna necessità clinica e per accertare la gravità delle lesioni cagionate”.
“Ho rotto il femore a una vecchietta per allenarmi”. E di lesioni esplice parla lui stesso al telefono. “Eh l’ho rotto (…) gli ho fatto la via d’accesso bikini (…) per allenarmi (…) oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi no!”. Il primario parlava di aver “provocato la rottura di un femore ad un’anziana paziente 78enne, operata” nel pubblico, come si legge nell’ordinanza, “a suo dire per ‘allenarsi’ con la tecnica d’accesso anteriore ‘bikini'” in vista di un “intervento privato”. Oppure, sempre intercettato, diceva: “Invece dei punti gli ho messo una cerniera così la apro più facile”, per poi fare una risata. O anche, “se va in mano a un altro collega sono finito”, nel caso di una 40enne – cui aveva rotto un femore durante l’operazione in clinica – che doveva essere rioperata nel pubblico dopo un intervento andato male.
Le intercettazioni. “Senti una cosa – chiede al medico Maria Grazia C. – com’è andato il femore …spugnoso che si è rotto?”. E lui risponde: “Eh l’ho rotto….è come andato…l’ho lasciato lì così perché…gli ho fatto la via d’accesso bikini… va beh adesso non dirmi… Per allenarmi su quella lì che devo fare privatamente… è quella lì che devo fare il 30”. La donna allora dice: “Oggi hai fatto una prova” e Confalonieri ribadisce: “Oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi no!”. “Meno male… vuoi che mi opero… Se vuoi mi opero per allernarti perché se no fa malissimo eh”, ironizza la donna e lui: “E niente cosa succede se gli metto dentro… gli ho cacciato dentro sta protesi e ho visto che era rotto..”. Stando a queste parole, l’operazione era stata eseguita nella struttura pubblica Cto – ora Gaetano Pini – come “allenamento” in vista di un altro intervento, con la stessa tecnica, da svolgersi nella casa di cura San Camillo dove Confalonieri lavora in regime privato. Nel caso della 40enne, invece, si legge nelle intercettazioni: “Invece dei punti gli ho messo una cerniera così la apro più facile”, poi la “risata” sulle condizioni di salute della donna da lui operata in regime privato, e a cui aveva rotto un femore, e che voleva rioperare all’ospedale in regime pubblico. Il 18 aprile del 2016, infatti, il medico contattava un coordinatore infermieristico del Pini per “richiedere un posto letto” per la paziente “da lui operata privatamente” il 30 marzo. Diceva: “Ho bisogno di un posto letto per domani (…) se riesci a farlo perché ho rotto un femore a una paziente della San Camillo (la casa di cura privata) e devo rifarlo (…) se riesci a farmi anche una stanza singola”. E in un’altra telefonata diceva ancora: “Se va in mano a un altro collega sono finito”.
Il paziente indebitato: “Mi suicido”. Un paziente operato dal primario “mesi dopo le complicanze sofferte”, il 10 aprile del 2016 “si rivolge nuovamente a Confalonieri con toni disperati” e in una telefonata dice: “Per evitare di aspettare 9 mesi perché altrimenti l’infezione sarebbe andata avanti ho dovuto pagare di tasca mia”. “Sono senza lavoro – aggiunge il paziente – senza casa, con 35mila euro di debiti, io mi suicido”. Affermazioni alle quali Confalonieri replica dicendo: “Mi scusi, bastava che lei venisse da me e glielo facevo con la mutua”. Confalonieri aveva deciso di impiantare una protesi al ginocchio al paziente anche se, sottolinea il gip De Pascale nell’ordinanza di custodia cautelare, “come ammesso da lui stesso, le conseguenze negative apparivano prevedibili già a priori, alla luce del quadro clinico del paziente particolarmente sfavorevole”. E quando la moglie dell’uomo, in un’intercettazione del 19 novembre 2015, si lamenta per al situazione del marito, l’ortopedico si difende dicendo: “Non si può mettere più una protesi, ha capito? No, non è impossibile quell’osso lì non tiene e poi è infetto” e aggiunge “praticamente è come se l’osso fosse di spugna, un osso di spugna ha capito?”. La donna replica: “Però lei doveva valutare un attimo prima di operare”. E Confalonieri risponde dicendo quella che il gip definisce “una risposta disarmante, il linea con la sua spregiudicata tendenza all’intervento chirurgico mediante impianto di protesi ‘a massa’”. Confalonieri ridendo dice: “Lei è un bel tipo, abbiamo tentato, gliel’ho già detto, abbiamo tentato!”.
I colleghi: “No gli rimane che operare le renne”. Quello che il gip definisce “il metodo estremamente interventista” di Confalonieri sembra confermato da una conversazione tra alcuni suoi colleghi. “Gli interlocutori – appunta il magistrato – si lasciano andare a commenti inequivoci circa il metodo estremamente interventista di Confalonieri:”… non gli rimane che operare le renne di Babbo Natale poi ha operato tutti in questo periodo”. Operazioni che, talvolta, sembrano presentare, stando alle intercettazioni, degli elementi di grave rischio per i malati. Di fronte a “ulteriori approfondimenti medici chiesti da una cardiologa nei confronti prima di un’operazione, la dura reazione di Confalonieri è questa: ‘Andiamo avanti… andiamo avanti… non mi fotte un cazzo a me della cardiologa’, mentre alquanto stizzita risulta la risposta della collega: “Andiamo avanti… però se ci succede qualcosa andiamo in galera tutti e due!'”. In un altro caso, Confalonieri, “pur essendo a conoscenza che un membro della sua equipe sia altamente infettivo per avere contratto la varicella, lo invita ugualmente a recarsi in sala operatoria per eseguire un intervento protesico: ‘Vai, vai tranquillo!”. Nel gennaio 2016, il chirurgo, “dopo avere appena saputo dal collega che ha dovuto amputare una gamba a un paziente a causa di gravi complicanze seguite all’impianto di una protesi al ginocchio, gli suggerisce seccamente: ‘Hai fatto la protesi immediata? e vabbe’, comunque facevi scena… tanto non vi cambiava niente… comunque quando c’hai qualche caso… magari ti do qualche dritta per fare un po’ di scena”.
“Consolidata rete corruttiva”. Il procuratore di Milano Francesco Greco descrive il medico come “al centro di una ramificata e consolidata rete di relazioni corruttive”. Confalonieri “in situazione di conflitto di interessi e in violazione dei propri doveri d’ufficio, in un arco temporale dal 2012 al 2015, ha costantemente asservito la sua funzione agli interessi delle società fornitrici di protesi ortopediche Johnson & Johnson Medical spa e B.Braun Milano spa”. La procura, come detto voleva il carcere, ma il gip ha disposto gli arresti domiciliari, e solo per episodi di corruzione e turbativa d’asta, spiegando nell’ordinanza che “allo stato attuale delle indagini, non possono ritenersi sussistenti i gravi indizi di colpevolezza” sulle presunte lesioni e “appare necessario procedere ai conseguenti accertamenti”. Così come emerge dalle intercettazioni, tuttavia, scrive ancora il gip, “il modus operandi di Confalonieri sembra porsi in netto contrasto con i principi di etica medica”.
I nomi dei coinvolti. Le misure interdittive riguardano Luigi Ortaglio, responsabile del Provveditorato economato dell’azienda socio-sanitaria territoriale Nord Milano di Sesto San Giovanni, accusato di turbativa d’asta e per cui è stata disposta la sospensione dall’esercizio della pubblica funzione per un anno. Per altri 4 indagati, invece, accusati di corruzione e turbativa, è stata emessa la misura del “divieto temporaneo di esercitare le rispettive attività professionali e imprenditoriali nonché ogni altro ufficio direttivo delle persone giuridiche delle imprese” per un anno. Si tratta di dipendenti delle multinazionali fornitrici di protesi, quelle che secondo le accuse Confalonieri
‘sponsorizzava’ per l’acquisto nella struttura sanitaria. Le misure interdittive sono state emesse, in particolare, nei confronti di Natalia Barberis e Stefania Feroleto, rispettivamente agente di commercio e dipendente della ‘DePuy Orthopeadics’ in Johnson&Johnson Medical spa. E poi a carico di Fabio Barzaghi e Sabrina Consonni, rispettivamente agente distributore e dipendente della B. Braun Milano spa.
REP.IT