Smacco del Congresso a Trump. Slitta il voto sulla riforma sanitaria

AFP

Il Presidente non è riuscito a convincere i Repubblicani ribelli: alcuni ritengono la sua riforma troppo blanda, altri sono preoccupati dal rischio che milioni di americani rimangano di colpo senza copertura sanitaria

francesco semprini
new york

Sotto il fuoco incrociato dei democratici che promettono battaglia sulla nomina del giudice della Corte Suprema, e dei colleghi repubblicani scettici sulla sua riforma sanitaria, Donald Trump deve fare i conti con uno dei momenti più infuocati della sua seppur breve presidenza. Una sorta di guerra di trincea combattuta tra le barricate di Capitol Hill. A partire appunto dal Trumpcare, la legge con la quale l’inquilino della Casa Bianca punta a sostituire l’«Affordable Care Act», ovvero l’Obamacare, che oggi compie il suo settimo anno. Ancora un nulla di fatto ieri annunciato da Mark Meadows, presidente del «House Freedom Caucus», il gruppo di «ribelli» defezionisti sulla controriforma trumpiana, dopo l’incontro in extremis con lo stesso Trump. La legge rimane così priva della maggioranza dei 216 voti per il via libera alla Camera dei Rappresentanti, costringendo a un rinvio del voto sine die (ma forse già oggi si tenterà di nuovo una sortita) da parte dello speaker Paul Ryan.

 

Alcuni osservatori l’hanno già definito il primo grande plebiscito sul presidente americano, ancor prima che un provvedimento destinato a segnare le sorti di milioni di americani sul diritto alla salute. La legge propone una riduzione dei requisiti qualitativi richiesti alle assicurazioni, la sospensione delle misure sanzionatorie nei confronti dei cittadini che non acquistano una copertura, e il taglio del Medicaid, il sistema di previdenza per i cittadini meno abbienti, tutte misure che Obamacare aveva invece rafforzato. Il TrumpCare invece predispone crediti di imposta per alleggerire il pagamento delle spese mediche e permette l’imposizioni alle società assicuratrici di prezzi più alti alle persone anziane, oltre a ribaltare alcuni inasprimenti fiscali previsti per i cittadini più ricchi e le grandi Corporation del settore. La misura congela inoltre ogni finanziamento federale in tema di pianificazione familiare, un altro elemento di ostacolo per i repubblicani più moderati. Alcuni membri ultraconservatori del Congresso ritengono il testo troppo blando, altri, al contrario, sono perplessi per il rischio che milioni di americani restino improvvisamente senza copertura sanitaria.

 

L’inquilino della Casa Bianca si è rivolto direttamente ai cittadini in un video pubblicato su Twitter, chiedendo loro di fare pressione sul Congresso. Una misura «fantastica, che vi renderà contenti», e che non ha nulla a che vedere con le «bugie» dell’Obamacare, afferma Trump rivolgendosi agli americani. Ma a farsi sentire è Obama in persona, che ricorda come «con quella legge si è stabilito che la sanità non è un privilegio di pochi, ma un diritto per tutti». Un appello, quello dell’ex presidente, che ha in qualche modo scosso gli animi dei democratici ancora narcotizzati dalla sconfitta dell’8 novembre. E la risposta è stata la mobilitazione, sempre al Congresso, contro la nomina di Neil Gorsuch a giudice della Corte Suprema. Per passare servono i voti di almeno 60 senatori, e quelli repubblicani sono solo 52, soglia che secondo Chuck Schumer, senatore veterano di New York, non può essere raggiunta. La bocciatura di Gorsuch, insieme a un eventuale naufragio della Trumpcare, decreterebbero il sostanziale fallimento dei primi cento giorni del presidente più anti-sistema che la Casa Bianca ricordi. Con ricadute destabilizzanti sul resto dell’agenda del presidente.

LA STAMPA

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