La Bce vede la crescita in rafforzamento. Corsa delle banche al denaro a basso costo
MILANO – La crescita si rafforza, la dinamica dei prezzi migliora ma non ancora abbastanza da giustificare un cambio di rotta alla Banca centrale europea. Il bollettino economica pubblicato da Francoforte conferma le posizioni espresse dal presidente Mario Draghi nell’ultima conferenza stampa a seguito del Consiglio che ha lasciato i tassi invariati: la ripresa economica dell’area dell’euro si consolida “in modo continuo” e i dati più recenti, soprattutto i risultati delle indagini congiunturali, hanno accresciuto la fiducia del Consiglio direttivo nel fatto che l’espansione economica in atto “continuerà a consolidarsi e ad ampliarsi”. Nel bollettino si migliorano quindi le stime sul Pil per quest’anno e il prossimo, con una crescita reale dell’1,8 per cento nel 2017, dell’1,7 per cento nel 2018 e dell’1,6 per cento nel 2019. Alla voce dei rischi restano Brexit e il protezionismo che ha trovato il suo alfiere in Donald Trump. Per l’Italia, si segnala l’opinione rilasciata dalla Confindustria secondo la quale il Pil italiano andrà ritmo lento anche a inizio 2017, dopo il +0,2% nel quarto trimestre 2016: insomma la crescita “rimane al lumicino”.
Tornando alla Bce e venendo all’aspetto dei prezzi, il tema è quantomai caldo sull’asse Berlino-Francoforte. I tedeschi lamentano infatti che la politica ultra-espansiva dell’Eurotower faccia galoppare troppo l’inflazione. Proprio i dati di oggi dell’istituto Gfk dicono che la fiducia dei consumatori tedeschi è calata, nell’ultimo mese: “L’aumento dell’inflazione in Germania e l’incremento dei timori per il potere d’acquisto impediscono un’ampia ripresa” dell’indice, hanno detto gli economisti. La Bce riconosce dal canto suo che l’inflazione complessiva ha di nuovo registrato un incremento, ma che questo è ampiamente riconducibile a un aumento della componente relativa ai beni alimentari ed energetici. “Tuttavia, le spinte inflazionistiche di fondo restano ancora moderate”.
Nelle more del documento, si legge un passaggio sull’Italia e il suo debito, regina (Grecia a parte), per la distanza tra il rapporto con il Pil effettivo (intorno al 133%) e quello indicato dalle regole Ue (60%). Quanto ai rischi identificati dalla Commissione europea nell’analisi della sostenibilità del debito “a medio termine”, risulta tra quelli a livelli “alti”, ricorda l’Eurotower, osservando che in genere, i Paesi con rischi crescenti o alti per la sostenibilità del debito sono anche quelli che superano maggiormente il valore di riferimento del 60% per il rapporto debito/Pil e la cui posizione strutturale di bilancio è più lontana dagli obiettivi di medio termine. “Il seguito dato dai paesi dell’area dell’euro alla valutazione della Commissione europea dei progetti di documenti programmatici di bilancio per il 2017 è stato insoddisfacente, poiché nessuno degli Stati considerati a rischio di non conformità con il Patto di stabilità e crescita ha attuato misure significative“.
La Bce ha tenuto oggi anche l’ultima delle aste Tltro, ovvero l’erogazione di liquidità in favore delle banche a condizioni ultra vantaggiose e con meccanismi che premiano chi effettivamente la impiega per sostenere l’economia reale. Le richieste di denari sono state molto alte: evidentemente le banche hanno preferito fare scorta in vista di possibili rialzi del costo del denaro. La Bce alla fine ha assegnato oltre 233,47 miliardi di euro a 474 istituti di credito, mentre gli analisti si immaginavano poco più di 100 miliardi. L’inizio dell’operazione è fissato al 29 marzo e la scadenza al 24 marzo 2021. Nella terza asta dei prestiti a tasso zero prevista dal programma Tltro2, tenutasi lo scorso dicembre, 249 banche dell’Eurozona avevano raccolto dalla Bce 62,2 miliardi. Tra le maggiori banche italiane, in quest’ultima Tltro2 Intesa Sanpaolo ha attinto 12 miliardi e Unicredit 24,4 miliardi.
L’impennata di partecipazione all’asta Tltro della Bce, nel grafico Bloomberg. Le banche italiane hanno fatto il pieno con circa 62 miliardi su 233,5 totali e hanno esaurito interamente il plafond disponibile, con l’obiettivo di stabilizzare il funding a basso costo e di incamerare liquidità da destinare agli impieghi. A guidare la pattuglia degli istituti tricolori è stata Unicredit, che ha ottenuto 24,4 miliardi (di cui 15,5 destinati all’Italia), seguita da Intesa Sanpaolo (12 miliardi), gruppo Iccrea (9 miliardi), Bper (4,136 miliardi), Pop Sondrio (3,5 miliardi), Banco Bpm (3,1 miliardi), Ubi Banca (2,5 miliardi), Mediobanca (1,5 miliardi), Credito Valtellinese (un miliardo), Banca Ifis (700 milioni) e Credem (500 milioni). L’asta tltro 2 assegna liquidità a quattro anni a tasso zero, che scende addirittura a -0,4% se le banche centreranno il target previsto di crescita degli impieghi.
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