Alitalia, pre-accordo con i sindacati: meno esuberi e taglio degli stipendi più leggero
L’attesa firma dell’accordo tra sindacati e Alitalia è arrivata a notte inoltrata, intorno alle tre, dopo una giornata intera di trattative al ministero dello Sviluppo economico che hanno visto anche l’intervento telefonico del premier Paolo Gentiloni. Le due parti hanno raggiunto un verbale di confronto, ma si tratta ancora di un “preaccordo” dove hanno concordano su una serie di misure tra cui la riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980 e la riduzione del taglio degli stipendi all’8% per piloti e assistenti di volo. Il verbale adesso potrà essere ufficialmente firmato soltanto dopo il referendum vincolante tra i lavoratori, in programma dopo Pasqua.
Quello di ieri era il termine ultimo per trovare un’intesa tra le parti, che è arrivata a poche ore dalla deadline. Compromesso fondamentale per la ricapitalizzazione della società, che è a corto di liquidità, in quanto gli azionisti hanno subordinato l’immissione di altro capitale all’accordo. Ora però con la richiesta di referendum i tempi potrebbero dilatarsi ancora un po’, fino alla prossima settimana, e mettere in bilico nuovamente l’accordo: questo preoccupa i soci, soprattutto le banche azioniste e creditrici Intesa SanPaolo e Unicredit. L’azienda attraversa una fase complessa e ha al più presto bisogno di una ripatrimonializzazione per 1,9 miliardi di euro, di cui 900 milioni come nuova finanza. «Se l’operazione dovesse fallire tutti i costi finirebbero sullo Stato», ha detto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, e si tratta di «più di un miliardo», come anticipato oggi da La Stampa. Se l’accordo sarà «approvato dai sindacati, condizione per le banche di mettere le risorse – ha aggiunto – lo Stato italiano attraverso Invitalia potrà dare una garanzia se le cose dovessero andare male nel 2018». La garanzia pubblica è stata richiesta dalle banche e si aggira intorno ai 200 milioni di euro.
Nel verbale non si parla solo di tagli ed esuberi, ma anche di nuovi investimenti. Nello specifico, si evidenzia la necessità di accelerare la crescita dei ricavi inserendo nuovi aerei per il lungo raggio. Per ora sono 14 quelli in programma nel piano industriale da qui al 2021. Per quanto riguarda gli esuberi, la riduzione avviene attraverso il superamento del progetto di esternalizzazione nelle aree di manutenzione e altre aree, il ricorso alla Cigs entro maggio 2017 per due anni, l’attivazione di riqualificazione e formazione, misure di incentivazione all’esodo, miglioramento della produttività ed efficienza con rinvio in azienda entro maggio 2017 per la definizione. La parte più spinosa della trattativa riguardava il personale navigante, piloti e assistenti di volo. Per loro sono stati previsti scatti di anzianità triennali con primo scatto nel 2020, un tetto all’incremento retributivo in caso di promozione pari al 25%, per i neo assunti applicazione del contratto Cityliner, riduzione dei riposi annuali da 120 a 108, esodi incentivati dei piloti e assistenti di volo, prosecuzione della solidarietà fino al la scadenza prevista per legge, 24 settembre 2018.
Per Calenda, impegnato da mesi sulla vertenza, è «la struttura di un possibile accordo ed è molto migliorativo rispetto a quello presentato originariamente dall’azienda», ha spiegato. Con lui ha seguito l’ennesima crisi Alitalia anche il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio: «Siamo soddisfatti del lavoro ottenuto: gli esuberi sono calati molto, anche perché sono stati ottenuti anche maggiori investimenti nel piano industriale, con più aeromobili e la manutenzione rimasta dentro l’azienda, e crediamo di aver ridotto al minimo i tagli salariali». Di «sforzo importante» ha parlato il ministro Giuliano Poletti, garantendo per il tema lavoro di aver messo «a disposizione tutte le strumentazioni, è stato uno strumento di accompagnamento». Al tavolo, oltre ai vertici di Alitalia (c’era il presidente esecutivo in pectore Luigi Gubitosi) erano presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Camusso, Furlan e Bargagallo, soddisfatti dei risultati ottenuti. Ora però la parola spetta ai 12.000 dipendenti di Alitalia.
LA STAMPA