Anche il M5s parla tedesco Renzi esulta: si può votare
Sul sistema tedesco «stanno convergendo tutti», incluso il Movimento Cinque Stelle. Il che archivia definitivamente anche quel pericoloso marchio d’infamia inciucista: «Nessuno potrà accusarci di aver ordito il Nazareno bis».
Dunque, spiegava ieri sera un soddisfatto Matteo Renzi ai suoi, se tutto va come deve andare martedì prossimo, davanti alla Direzione, il segretario Pd potrà annunciare che il suo «capolavoro tattico» è in dirittura d’arrivo. E che si può dare il via a quella che in casa Pd hanno ribattezzato «Operazione Germania»: l’Italia si dota di un modello elettorale analogo a quello tedesco, e va al voto insieme ai tedeschi il 24 settembre. Per poi, in caso di necessità, dar vita anche ad un governo di «larghe intese» come quello della Cancelliera Merkel.
L’accordo con Silvio Berlusconi c’è, ed è saldo, assicurano i renziani della prima cerchia, quelli che seguono passo passo la trattativa. Il Cavaliere ha interesse ad avere la legge elettorale alla tedesca, che gli evita sia le preferenze del Consultellum che i collegi (e quindi l’alleanza con la Lega) del Rosatellum. E non è per nulla ostile al voto in autunno, che sta a cuore al Pd.
Ma la sorpresa di ieri è stata la giravolta dei Cinque Stelle che, al grido di «mai il Rosatellum» hanno improvvisamente scoperto le immense virtù del sistema tedesco «che in effetti – spiegano compunti – da settant’anni garantisce rappresentatività e governabilità». I seguaci dell’ex comico si scoprono appassionati merkeliani: «Partiti e i governi tedeschi sono stabili, duraturi e supportati dal consenso popolare», declamano. E dunque annunciano la solita (finta) «consultazione online» degli iscritti per decidere se dare via libera al sistema tedesco proposto da Berlusconi con l’accordo di Renzi.
Il perché della svolta è semplice, spiegano nel Pd: «I grillini temono più di ogni altra cosa le preferenze del Consultellum, che farebbero sballare tutti i calcoli della Casaleggio su chi devono essere gli eletti». Per evitarlo, sono pronti ad infilarsi in qualsiasi accordo su una legge elettorale che eviti le preferenze. Se dunque lo schieramento filo-germanico arruolasse alla fine Pd, Forza Italia, Cinque Stelle e Lega, i numeri sarebbero più che blindati, anche nello scivoloso Senato, e i tempi stretti (legge elettorale entro luglio) potrebbero essere rispettati.
Tempi, spiegano i bene informati, dettati a questo punto anche dal Quirinale. Mattarella, che ha chiare le difficoltà di arrivare a fine legislatura in questo clima politico, ha infatti mandato a Renzi e agli altri leader politici un messaggio secco: se davvero riuscite a quagliare un accordo largo su una legge elettorale, il voto anticipato deve essere fissato entro la fine di settembre e non oltre, per garantire nei tempi prescritti il varo della prossima legge finanziaria. E questa indicazione del Colle si sposa con la tempistica desiderata da Renzi, che viene riassunta nella data magica del 24 settembre.
La accelerazione verso il proporzionale tedesco causa drammi nei piccoli partiti (da Ncd a Mdp) atterriti dalla soglia del 5%, ma causa molti mal di pancia anche in casa Pd. Dove molti parlamentari sanno che rischiano di non essere rieletti, e dunque non vogliono il voto anticipato. E dove tanti, anche tra i sostenitori di Renzi vivono con sofferenza la rinuncia a sostenere fino in fondo Gentiloni, e al maggioritario.
Un segnale chiaro arriva dal ministro Graziano Delrio, vicino all’ex premier: «Il proporzionale non determinerà niente di buono: torneremo all’ingovernabilità e al predominio delle correnti nei partiti».
IL GIORNALE