Altro che inciucio
I giochi si stanno per compiere e seppur in un clima di reciproca diffidenza Silvio Berlusconi e Matteo Renzi stanno per portare in porto l’accordo sulla nuova legge elettorale, tappa indispensabile per mettere fine alla legislatura e andare a votare il più presto possibile, cioè tra settembre e ottobre. A giorni potrebbe esserci l’incontro decisivo, una tabella di marcia sincronizzata sulla chiusura – domani – del G7 in corso a Taormina che per ragioni di galateo Gentiloni doveva presiedere dando l’impressione agli illustri ospiti di essere nella pienezza dei suoi poteri presenti e futuri.
La trattativa tra Berlusconi e Renzi sta facendo impazzire un po’ tutti quelli che le elezioni le temono e in particolare gli scissionisti del centrodestra (Alfano e soci) e del centrosinistra (D’Alema e compagni) che nel palazzo contano (esercitando il potere del ricatto) ma nelle urne rischiano di pagare salato il conto del tradimento, cioè non superare con i loro partitini la soglia minima di consenso e rimanere quindi fuori dal prossimo Parlamento. Per questo sventolano lo spettro dell’inciucio, parlano di «patto scellerato», evocano un nuovo Nazareno.
Che cosa sarà il giorno dopo lo spoglio lo decideranno gli italiani con il loro voto (le elezioni, fino a prova contraria servono proprio a questo), ma trovo del tutto naturale e logico che i leader dei due principali schieramenti cerchino di decidere insieme le regole del gioco, cioè la legge elettorale. Questo non è «inciuciare» (che significa intrigo, maneggio, pateracchio) ma è fare politica. Semmai c’è da temere l’inverso – una legge fatta da una sola parte – e da rammaricarsi che non sia stato fatto prima. La legge elettorale, per definizione, deve essere la più condivisa possibile, non punitiva per nessuno, ma neppure cucita su misura per garantire un posto di lavoro a vita ad Alfano o a D’Alema che dalla politica hanno già avuto ben più dei loro meriti e capacità.Semmai c’è da sperare che questo accordo non faccia all’ultimo minuto utile la fine di quello del Nazareno su riforme istituzionali ed elezione del capo dello Stato. Allora lo scandalo non fu averlo fatto, ma che Renzi sul più bello l’avesse tradito. Questa volta meglio mettere nero su bianco fino all’ultimo dettaglio e farlo pubblicamente. Non si sa mai.
IL GIORNALE
This entry was posted on sabato, Maggio 27th, 2017 at 14:56 and is filed under Editoriali - Opinioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.