Medico, facchino e l’Apocalisse: il passato del dottore che ha curato il bimbo morto di otite

Dottore, facchino, poi ancora dottore. Poi vicino a un’associazione religiosa indagata dalla Digos per truffa e circonvenzione d’incapace. È il passato di Massimiliano Mecozzi, 55 anni, l’omeopata che aveva in cura il piccolo Francesco, il bimbo di 7 anni morto sabato per le conseguenze di un’otite che, nel giro di quindici giorni, si è trasformata in un’infezione che ha attaccato il tessuto cerebrale. Mecozzi, che da domenica è indagato dalla procura di Urbino per omicidio colposo, si è cancellato dall’ordine dei medici per qualche anno. Poi è tornato a iscriversi all’albo.

Facchino «tuttofare» in un supermarket

Ma nel frattempo — siamo a metà degli anni Duemila — ha lasciato le Marche, per approdare a Varese mettendosi a fare il facchino «tuttofare» in un supermarket. Intanto si era avvicina a un’associazione religiosa, «la Roveto ardente», piuttosto estesa in tutta la Lombardia ma con sedi anche in altre parti d’Italia, finita nelle carte di un’inchiesta della Digos che indagò per circonvenzione d’incapace e truffa. Si arrivò anche a processo che finisce con il non luogo a procedere.
Mecozzi —racconta il Corriere Adriatico in accurato ritratto —, originario di Roma dove si è laureato in Medicina nel 1996, si avvicina a «Roveto Ardente» dopo l’incontro, dalle parti di Pesaro, con qualcuno che faceva parte dell’associazione connotata da una forte impronta mistica. Le cronache dei giornali lombardi hanno raccontarono con scrupolo le udienze del processo. Finito senza condanne ma dove comunque emersero fatti bizzarri.

Camelot e Re Artù

La onlus venne fondata da una coppia – marchigiano lui e campana lei – che si trasferì a Varese. Qui marito e moglie fondarono un gruppo scout a Varese, nel quartiere di Bobbiate, ma avevano lasciato lo scoutismo qualche tempo dopo, a causa dei contrasti con gli altri gruppi che ne guardavano con sospetto la struttura settaria. All’epoca erano noti per la forte impronta mistica, tanto che diversi ragazzi ricordano di aver partecipato a riti con l’imposizione delle mani contro il mal di testa. Appunto: bizzarrie, certo, ma penalmente non rilevanti. Della fondatrice, si diceva avesse proprietà mistiche, nelle sue lezioni come insegnante di religione faceva ascoltare agli adolescenti le orazioni di padre Balducci, il prete anti-satana, che vede nel rock il diavolo, spiegando i misteri delle incisioni al contrario nei dischi dei Beatles e dei Led Zeppelin. Qualche anno dopo, la famiglia la troviamo impegnata in attività di volontariato. «Roveto Ardente» è una Onlus, e i capi fanno attività con i ragazzini ambientate a Camelot, rifacendosi alle gesta di Re Artù. Tanto che nel 1999 viene persino celebrato un matrimonio in costume tipico dei tempi di Lancillotto nella chiesa di San Cassiano a Velate.

«Non mi interessa rispondere»

In quella occasione, un parrucchiere prende in sposa un’importante funzionaria statale, e una foto su un quotidiano immortala tutti gli invitati vestiti come dame e cavalieri. Poi la fondatrice muore, il gruppo vira sempre più si toni mistici. Predica l’apocalisse prevista nel 2008. La storia di Mecozzi lambisce questa vicenda: entra in contatto con un sacerdote marchigiano anche lui finito nell’inchiesta ma senza conseguenze. Il medico si trasferisce a Varese. Ma quando «Roveto ardente» scompare rientra nelle Marche, stabilendosi a Monteciccardo, in una casa isolata in mezzo al bosco. Del suo «abbandono e ritorno» nell’albo medico si è interessato anche l’Ordine dei medici di Pesaro che secondo il Resto del Carlino ha domandato a Mecozzi quali titoli avesse per esercitare l’omeopatia. Nella stringatissima mail di ritorno si è limitato a dire: «Non mi interessa rispondere».

CORRIERE.IT

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