Lo spogliarello della verità
VITTORIO ZUCCONI
Con vile efferatezza e con il sicuro risultato di alimentare la fantasia dei complottisti che da cinquantaquattro anni vivono di teorie alternative alla verità ufficiale sull’omicidio Kennedy (quella che anche Bob Kennedy accettava dopo aver studiato a fondo il caso) il governo americano ha scelto di bloccare la pubblicazione di 209 dei 3100 documenti ancora segreti e di nascondersi dietro “omissis”.
Le agenzie di spionaggio e controspionaggio, la Cia e l’Fbi, hanno chiesto di esaminarle ancora e di decidere se la loro diffusione possa nuocere alla sicurezza nazionale o creare incidenti internazionali, scoprendo altarini di collaborazionisti, potenze straniere, metodi di spionaggio. Il Presidente Trump, che aveva annunciato la desecretazione di tutte le carte ha ceduto, concedendo altri 180 giorni a Cia e Fbi per studiarle e oggi lamenta di non aver potuto pubblicarle. Come se non dipendesse da lui, e da lui soltanto, decidere, essendo Cia e Fbi agenzie dell’Amministrazione alle sue dirette dipendenze. La legge del 1992 che aveva fissato alla mezzanotte di ieri 26 ottobre 2017 la scadenza per togliere il segreto gli concedeva completa discrezione.
Il risultato di questa proroga, grottesca dopo 25 anni di tempo per esaminare e riesaminare questa montagna di carte e di foto, è di avere infittito e non dissipato la nebbia dei sospetti. Come nella famosa metafora del bikini, quelle 2.890 “files” scoperte diventano istantaneamente irrilevanti perché la curiosità punta su quello che rimane ancora coperto. Fra oggi e il 26 aprile del 2018, scadenza (forse) finale per completare lo strip-tease degli archivi, niente di quello che è ancora nascosto cambierà di importanza e sarà servito soltanto ad accedere le fantasie.
Trump, che aveva scelto con discutibile teatralità il suo volo di ieri verso Dallas per dare il via libera a bordo dell’Air Force One si è lasciato convincere dai generali e dai consiglieri che lo circondano a concedere il riesame, probabilmente senza sapere che cosa contengano quei documenti, rimasti segreti. E i “misteri” sull’assassinio Kenedy resteranno misteri, almeno per chi crede che sotto l’inchiesta Warren e poi l’inchiesta parlamentare ci siano complicità impronunciabili.
Mentre esperti, storici, giornalisti spulciano furiosamente le 2.890 pagine senza ancora trovarvi niente di nuovo (i ridicoli piani per uccidere Castro anche attraverso Cosa Nostra e il boss di Chicago Sam Giancana erano noti da anni) ciascuno può restare della propria opinione, appesa a quelle carte ancora occultate. Un complottista avrebbe il diritto di sospettare che dietro questa inspiegabile dilazione ci sia un complotto per tenere viva l’attenzione e per distrarre il pubblico. Centottanta giorni non cambieranno la verità, ma saranno l’occasione per un’altra puntata del più appassionante romanzo verità dell’America del XX Secolo: chi ha ucciso John Fitzgerald Kennedy?
REP.IT