Fra Visco e Renzi il giorno della “pace istituzionale”
La giornata più lunga di Ignazio Visco è quella della «pace istituzionale» tra renziani e Banca d’Italia. Il governatore risponde per oltre 10 ore alle domande dei commissari della commissione d’inchiesta sulle crisi bancarie e quella che doveva essere la resa dei conti riesce perfino a strappare qualche sorriso. Per i renziani non è finita però: oggi tocca a Federico Ghizzoni, che dovrebbe confermare quanto scritto da Ferruccio de Bortoli sulla Boschi e l’interesse di Unicredit per Etruria.
«Nel nostro secondo incontro – ha detto – si parlò dell’economia italiana e internazionale e dei rischi per le banche italiane ma Etruria non fu discussa». Invece in un terzo in aprile che si svolse a Palazzo Chigi «con Delrio e Padoan parlammo di economia italiana e il premier chiese perché quelli di Vicenza volevano prendersi Arezzo e parlò degli orafi. Io non risposi e la presi come una battuta. Non entrai per niente in condizioni di vigilanza». Ha fatto altre battute Renzi oltre a quella sugli orafi aretini, chiede in tarda serata Sibillia (M5s)? «Moltissime, non mi faccia dire, ha l’età di mia figlia». Il governatore ha anche spiegato che in quei mesi del 2014 l’interesse del governatore era «modesto», mentre in quel periodo le preoccupazioni erano per Mps e per l’esame della Bce sulle banche italiane.
Visco ha anche risposto alle domande sugli incontri tra la Boschi e Fabio Panetta. In due «brevi colloqui» tra l’allora ministro delle Riforme del governo Renzi e il vicedirettore generale della Banca d’Italia Panetta «non ci fu una richiesta di interventi particolari della Banca d’Italia ma dispiacere e preoccupazione per le conseguenze che la crisi della banca potesse avere per il territorio». Panetta «come avete letto, parlò con la ministra in due occasioni. Le disse niente? No perché avevamo già detto, con Panetta, che non si parla di questioni di vigilanza riservate», ha detto Visco, aggiungendo che il secondo incontro si è svolto «nel periodo in cui c’era un’ispezione in corso», ovvero poco prima del commissariamento di Etruria avvenuto nel febbraio del 2015 «Pressioni non ne fece, siamo persone mature che sanno che di certe cose non si parla e non ne abbiamo parlato».
Per l’ora di pranzo è una nota di Renzi a dare la misura del cambio di clima: «Ringrazio molto Visco per le parole di apprezzamento che ha rivolto al mio governo. Mi fa piacere che finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Nessuno di loro ha mai svolto pressioni ma solo legittimi interessamenti legati al territorio: attività istituzionalmente ineccepibile svolta anche da amministratori regionali di ogni colore politico».
Una lettura opposta arriva dai grillini: «Si fa sempre più chiaro un quadro di indebite pressioni sulla vigilanza bancaria da parte di quel giglio magico che controlla tuttora il Pd. La principale preoccupazione del duo Renzi-Boschi non era risolvere i problemi del Paese, ma proteggere Arezzo e la banca amministrata da Pier Luigi Boschi. Il Pd dimostri un minimo di orgoglio, prima che Renzi e i suoi fedelissimi ne distruggano definitivamente la credibilità».
Visco è distensivo anche verso la Consob, riconoscendo che la comunicazione non ha funzionato a dovere anche se questa non può essere considerata causa delle crisi. Dopo una pausa per salire al Quirinale per gli auguri al presidente Sergio Mattarella, le domande si fanno più pacate. Visco ammette di avere dei rimpianti per come è stata gestita la vicenda della Popolare di Vicenza: «Potevamo essere più svegli? Forse sì».
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