Venti di guerra valutaria schiacciano le Borse. Milano tiene con banche
di Eleonora Micheli e Andrea Fontana
Il botta e risposta a distanza tra Mnuchin, Segretario al Tesoro Usa, e Draghi, presidente Bce, sui livelli del cambio euro-dollaro ha aperto scenari di guerra valutaria tra le due sponde dell’Atlantico e infiammato la moneta unica arrivata a trattare sopra 1,25 dollari come non succedeva da dicembre 2014 (1,2538 il massimo di giornata e 1,2502 in chiusura da 1,2418 di ieri).
Dopo che il Segretario al Tesoro Usa aveva giudicato positiva la debolezza del dollaro per l’economia Usa, il presidente della Bce ha risposto in conferenza stampa dopo la riunione del board dell’istituto centrale lasciando intendere che il rafforzamento dell’euro non e’ solo conseguenza dell’economia dell’eurozona ma anche «determinato da statements e politiche adottate altrove». «Draghi non poteva fare altro: non poteva negare l’evidenza della ripresa nell’eurozona ma il suo inusuale accento sul tema del cambio è significativo della situazione attuale – spiega Vincenzo Longo di Ig Markets – In questo momento i livelli attuali sono gestibili perché la manifattura é in espansione ma il rischio di arrivare a livelli non sostenibili c’e». In questo quadro Francoforte ha perso lo 0,9%, Parigi lo 0,2%. Piazza Affari ha resistito grazie alla buona performance delle banche con il Ftse Mib a +0,41%. Unipol e Unicredit le migliori, giù Telecom Italia (-1,2%) sulle voci di ricambio al vertice. Corre il petrolio sul minidollaro: +0,5% Wti a 65,95 dollari al barile.
Wall Street, con il dollaro che arretra non solo nei confronti dell’euro, è ripartita di slancio dopo la chiusura contrastata di ieri (qui l’andamento del Dow Jones) .
Euro sopra 1,25 dollari, Brent a 71 dollari al barile
Protagonista assoluto della giornata è stato il mercato valutario. Già ieri a spingere in alto la moneta unica e a favorire l’indebolimento del biglietto verde erano state le parole pronunciate ieri a Davos dal Segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, che ha detto di non essere preoccupato dell’andamento della valuta americana. Dopo aver rotto la soglia degli 1,24 dollari per un euro, la moneta unica ha viaggiato oggi anche sopra gli 1,25 dopo la conferenza stampa di Mario Draghi: anche se la politica monetaria resta espansiva, la crescita economica dell’eurozona sta sorprendendo, ma il presidente Bce per spiegare il rally dell’euro non ha nascosto di guardare agli Usa richiamando chiaramente le dichiarazioni di Mnuchin. «Dobbiamo chiederci se questo rafforzamento dell’euro è endogeno, frutto del rafforzamento dell’economia e di un miglioramento delle prospettive di inflazione o se invece e’ determinato da statements e politiche adottate altrove».
Il petrolio ha continuato a sfruttare la debolezza della moneta statunitense: il Brent de Mare del Nord, che questa mattina si è anche spinto sopra la soglia dei 71 dollari al barile, ha segnato 70,9 alla chiusura dei mercati continentali (segui qui Brent e Wti) mentre il Wti di Ney York ha tenuto quota 66 dollari al barile.
Banche in luce tra tassi e rinvio stretta Bce su crediti
C’è il settore bancario e assicurativo in prima fila nel Ftse Mib grazie alle prospettive di uno scenario macroeconomico con tassi in rialzo anche nell’area dell’euro, vista l’accelerazione degli indicatori economici e le conferme arrivate oggi anche dall’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche, e grazie anche all’apertura della Vigilanza Bce allo slittamento nell’applicazione di nuove norme stringenti sui crediti problematici: il Ftse Italia Banche ha guadagnato l’1,5%. In evidenza Unicredit (+2,2%), Banco Bpm (+1,45%), Ubi (+1,4%) e Intesa Sanpaolo (+1,3%). La migliore del Ftse Mib è stata Unipol (+2,8%). Seduta movimentata per StMicroelectronics che ha chiuso a +0,7% dopo aver realizzato ricavi in aumento del 19,7% a 8,35 miliardi di dollari con ricavi per 802 milioni. Il gruppo italo-francese ha annunciato la nomina di Jean-Marc Chery nella carica di presidente e ceo: la scelta sarà sottoposta dal consiglio di sorveglianza alla prossima assemblea degli azionisti. Yoox-Net-a-Porter è tornata a muoversi in direzione del prezzo dell’offerta pubblica, 38 euro per azione, annunciato da Richemont e finalizzato a ritirare il titolo della societù di e-commerce dal listino milanese.
Fca sbanda e poi torna su dopo numeri 2017, ben impostate le banche
Finale piatto dopo una giornata altalenante per le azioniFiat Chrysler Automobiles, che oggi ha pubblicato i numeri del bilancio 2017: la casa auto ha chiuso il 2017 con un utile netto di 3,51 miliardi di euro (+93% sul 2016), un utile netto adjusted di 3,77 miliardi (+50%), quando i ricavi netti sono rimasti pressoché stabili a 110,934 miliardi di euro, in calo di 84 milioni rispetto a fine 2016. Fca ha ritoccato i target per il 2018: si aspetta ricavi netti di circa 125 miliardi di euro, un ebit adjusted uguale o superiore a 8,7 miliardi, un utile netto adjusted di circa 5 miliardi di euro e una liquidità netta industriale di 4 miliardi di euro. Secondo il piano 2014-2018, la casa automobilistica, prevedeva ricavi netti di 136 miliardi di euro, un ebit adjusted tra 8,7 e 9,8 miliardi e un utile netto adjusted tra 4,7 e 5,5 miliardi di euro. I titoli sono arrivati a perdere poco meno del 2% dopo la diffusione dei dati, ma poi sono rimbalzati, tanto da vantare la performance migliore delle attese.
Generali in rialzo dopo indiscrezioni sui Benetton, Telecom sotto pressione
Generali ha guadagnato terreno, dopo il buon andamento di ieri innescato anche dall’indiscrezione che la famiglia Benetton, con la holding Edizione srl, vorrebbe raddoppiare la propria partecipazione nel capitale del Leone di Trieste, attualmente poco inferiore all’1%. Oggi Barclays ha alzato il rating sulla compagnia assicurativa da ‘market weight’ a ‘overweight’. Telecom Italia è rimasta sotto la lente per tutta la seduta per le ipotesi su nuovi cambi della guardia nei vertici della compagnia, nonostante le rassicurazioni arrivate ieri dal quartier generale dell’azienda di tlc. Mediobanca, nel suo report di oggi, scommette che il ceo non lascerà la plancia di comando, anche alla luce delle indicazioni che ha dato in un recente incontro con gli esperti di Piazzetta Cuccia. In serata, secondo quanto emerso da fonti vicine alla questione, il vicepresidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, intende lasciare, secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, le cariche operative all’interno del gruppo. Recchi è vicepresidente esecutivo con deleghe su Telecom Italia Sparkle e sulla sicurezza.
Bce conferma tassi, Qe e linee guida di politica monetaria
La Banca centrale europea ha confermato che gli acquisti netti di attivi nel quadro del programma di quantitative easing procederanno al ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018 o anche oltre se necessario, «e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione». Nel comunicato della Bce è inoltre scritto: «Se le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione , Il Consiglio direttivo è pronto a incrementare il programma di acquisti n termini di entità e/o durata». L’Eurosistema inoltre reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché sarà necessario. In più il Consiglio direttivo della Bce ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. Non solo. I mmebri del Consiglio direttivohanno confermato che i tassi d i interesse di riferimento «si mantengano su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività». Insomma sono rimaste immutate le guidances.
Dal fronte macro oggi è emerso che l’indice Ifo, quello che misura la fiducia delle imprese tedesche, è salito a gennaio toccando 117,6, livello superiore alle attese. Negli States le richieste alla disoccupazione sono risultate migliori delle attese: sono salite di +17mila unità, portandosi a 233milaunità .
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)