PyeongChang 2018, pattinaggio: Kostner chiude quinta. Oro (il primo) alla Russia
dal nostro inviato MATTIA CHIUSANO
PYEONGCHANG – Forse è finita, dopo Torino, Vancouver e Sochi, ma per Carolina Kostner non è ancora il momento di dirlo. Soprattutto dopo aver recuperato una posizione nel libero, superando la giapponese Sakamoto, e chiudendo la sua quarta prova olimpica al quinto posto.
La Russia, chiamata qui in Corea Oar per la squalifica legata alle manipolazioni di Sochi, conquista finalmente la sua prima medaglia d’oro: a riuscirci è Alina Zagitova, quindici anni, che batte la stella predestinata di questo quadriennio, Evgenia Medvedeva, diciotto. Bronzo alla canadese Kaetlyn Osmond. La sfida per le medaglie di Carolina è persa, quella all’età invece è qualcosa che rimarrà nel tessuto del pattinaggio artistico che ha visto una trentunenne tenere testa a campionesse in età di liceo. L’esibizione sulle note di L’apres-midi d’un faune di Debussy è stata tutt’altro che perfetta, ma guidata per tutto il tempo da una capacità di reagire alle imperfezioni. Ma anche alla caduta, come capitato a Carolina nel secondo dei dodici elementi previsti dal suo programma, un triplo flip e triplo toeloop dopo 44 secondi che l’ha sbilanciata completamente, ma non abbastanza da vederla cadere sul ghiaccio come tante volte in passato. Uno scatto di puro equilibrismo, e l’atterraggio sul pattino destro per riprendere con tutta l’armonia che Carolina è capace di esprimere.
I giudici in quel difficile passaggio le hanno riconosciuto solo il triplo flip, hanno abbassato la valutazione di un loop, per poi concederle l’esecuzione di tutti gli altri elementi. Una performance che l’ha collocata al quinto posto del libero, dietro a Medvedeva, Zagitova, Osmond e Miyahara. 212,44 il punteggio finale, in una gara in cui Kostner è stata sostenuta dal tifo quasi calcistico del suo tecnico Huth e da Lori Nichol, la coreografa dei campioni in divisa italiana.
Sollevata e sorridente Carolina a fine gara: “Se è finita? Veramente ho ancora un Mondiale in Italia (21-25 marzo a Milano ndr), adesso voglio dedicarmi al riposo per poi tornare al lavoro in vista di quell’avventura. Le decisioni importanti non si prendono a caldo. Per me questa Olimpiade è stata la metafora dello sport e della vita. Non era importante trovare la perfezione, ma scoprire i propri limiti, rialzarsi per trovare la forza di superare gli ostacoli tutti i giorni. Due anni fa sono partita da zero, non avevo idea se il mio corpo fosse in grado di partecipare al mio progetto. Invece quattro anni dopo Sochi ho migliorato qualsiasi aspetto di me stessa, a livello artistico, fisico, mentale: ho trovato l’equilibrio che mi ha aiutato a vivere l’Olimpiade in modo sereno”.
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