“L’Italia ci ha messo all’opposizione”, i big del Pd chiudono ai Cinquestelle

andrea carugati
roma
 

Due giorni dopo la batosta nelle urne, un Pd dilaniato sembra trovare un sostanziale accordo nell’idea di stare all’opposizione. Lo chiede il segretario dimissionario Renzi, che sfida gli eventuali fautori di un governo con il M5S a venire subito allo scoperto alla direzione di lunedì. Ma, al netto di Michele Emiliano, l’idea di fare da stampella a Luigi Di Maio viene bocciata da quasi tutti i big, a partire da Dario Franceschini. «Le mie dimissioni non sono una finta», scrive Renzi su Facebook, «farò il semplice senatore». «Le elezioni sono finite, il Pd ha perso, per questo lascio la guida del partito. Per me il Pd deve stare dove l’hanno messo i cittadini: all’opposizione degli estremisti. Cinque Stelle e destre ci hanno insultato per anni e rappresentano l’opposto dei nostri valori. Facciano loro il governo se ci riescono». Segue un atto d’accusa verso i compagni del Pd: «Non capisco le polemiche interne di queste ore. Ancora litigare? Ancora attaccare me?». La relazione lunedì in direzione la terrà il vicesegretario Maurizio Martina, gesto apprezzato dagli avversari interni di Renzi, che potrebbe non partecipare alla riunione.

Mentre nel partito la fronda anti-Renzi si affretta a salutare l’arrivo nel Pd del ministro Carlo Calenda, Dario Franceschini è il primo a replicare all’ex leader: «Non ho mai pensato sia possibile fare un governo con M5S e tantomeno con la destra. E non vedo traccia di chi sostenga questa tesi. L’unica strada giusta è andare all’opposizione». Anche Andrea Orlando dice no a governi con i grillini: «Non credo ci si possa pensare, ma è sbagliato demonizzare il voto dei 5 Stelle, senza tenere conto che una parte degli elettori del centrosinistra è andato a finire lì: dire che sono fascisti o populisti significa consegnare per sempre questi voti».

Michele Emiliano, l’altro sfidante di Renzi al congresso dello scorso aprile, è di tutt’altro avviso: «Matteo si è dimesso e dunque non ha più titolo per parlare. Il Paese non può attendere, si deve sapere subito che il Pd sosterrà lo sforzo di governo del M5S. C’è bisogno di evitare la saldatura di quel popolo, 11 milioni di voti, con le destre e con l’astensionismo. Con un governo Cinque Stelle appoggiato esternamente dal Pd, la faccia è totalmente quella del M5S. E noi saremmo in grado di determinare moltissime scelte importanti».
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LA STAMPA

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