2020 e oltre. Quando incontreremo gli alieni: “Ho trovato tre indirizzi per la vita aliena”

Un oceano d’acqua sotto la crosta ghiacciata. È stato scoperto su Europa, luna di Giove: una sonda della Nasa (a sinistra) lo studierà

gabriele Beccaria

Ho chiesto a Charles Elachi quando incontreremo gli alieni e lui mi ha dato i luoghi e il momento. Ha subito aggiunto che siamo fortunati, e soprattutto lo sono i giovani, perché «viviamo nell’epoca d’oro dell’esplorazione spaziale».

Elachi è il Werner von Braun delle missioni interplanetarie. Già direttore di un luogo circonfuso da atmosfere fantascientifiche come il Jpl della Nasa – il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, California – è il padre di due icone dei viaggi spaziali, celebri per le spettacolari immagini che ci hanno regalato da altri mondi: l’infaticabile rover marziano «Curiosity» e la sonda «Cassini», impegnata a indagare Saturno e la sua variopinta collezione di satelliti.

 

I luoghi – spiega Eliachi, che è in viaggio a Roma, in visita all’Agenzia Spaziale Italiana e all’Università La Sapienza – sono altrettante lune del Sistema Solare: Titano, Encelado ed Europa. Il momento: intorno al 2020.

 

Professore, la vita aliena è più vicina a noi di quanto si pensa: è così?

«In effetti la sonda “Cassini” ha generato un impatto straordinario sulle nostre conoscenze. Abbiamo scoperto che Titano, uno dei satelliti di Saturno, è bagnato dalla pioggia e possiede fiumi e laghi, simili a quelli terrestri. La differenza è che sono composti di idrocarburi. E quindi è scaturita la domanda-chiave: c’è qualche forma di vita, simile o diversa da quella che conosciamo sul nostro Pianeta? Domanda che vale anche per un’altra luna, Encelado».

Quali sorprese vi ha riservato?

«Possiede geyser sparati da un oceano sotterraneo e sono composti per lo più di acqua. Ed ecco che, di nuovo, ci interroghiamo se esista qualcosa in quel mare. Encelado è un altro esempio di come “Cassini” abbia affascinato tutti».

 

Poi c’è un altrettanto affascinante satellite, stavolta di Giove, battezzato Europa: anche lì c’è un oceano sotto i ghiacci. Altri possibili alieni?

«Pensiamo che ci sia un vasto oceano di acqua, come quella che beviamo sulla Terra. E ci sono indicazioni dell’esistenza di possibile materiale organico. Là la vita potrebbe essersi addirittura evoluta».

 

Come la immagina? Batteri a parte, pesci e mostri marini?

«Ciò che è eccitante di ogni esplorazione è che non sai mai cosa troverai».

 

Quando strapperete a Europa i suoi segreti?

«Al Jpl prepariamo la missione “Europa Clipper” per esplorarlo con un radar. Partirà intorno al 2020 e nello stesso periodo anche la missione dell’Esa chiamata “Juicy” lo studierà, dedicandosi poi ad altri due satelliti, Ganimede e Callisto. E sul lungo termine pensiamo di inviare un “lander” proprio su Europa e di perforarne la superficie per scoprire cosa c’è sotto. E, ancora, pianifichiamo una serie di sonde che raccolgano campioni di suolo marziano e li riportino sulla Terra».

 

Troveremo i marziani?

«Non crediamo che ci sia vita su Marte, piuttosto i resti di forme di vita esistite intorno a 3 miliardi di anni fa, quando il pianeta aveva fiumi d’acqua».

 

Che tipo di vita?

«Difficile che si trattasse di dinosauri! Piuttosto di forme unicellulari».

 

Mentre cerchiamo gli alieni, i robot affollano lo spazio: saranno sempre più numerosi?

«Qui a Roma ho parlato agli studenti dei prossimi 30 anni dell’esplorazione spaziale, sperando di ispirarli: avevo più o meno la loro età quando ho iniziato. All’epoca eravamo felici se si realizzava una missione ogni tre-quattro anni. Oggi abbiamo 23 sonde operative, una-due missioni l’anno e sei in programma. Il futuro è eccitante e l’Italia, grazie all’Asi, ha un grande ruolo. Sia nell’esplorazione dello spazio sia nella sua osservazione».

 

Ora le osservazioni a distanza ci regalano informazioni inattese su altri luoghi potenzialmente ospitali: che possibilità ci sono di trovare cloni della Terra?

«Un aspetto-chiave delle ricerche è legato proprio allo studio di altri sistemi solari, con pianeti simili al nostro: il telescopio “Kepler”, non a caso, ci ha rivelato che quasi ogni stella ha dei pianeti in orbita».

 

Milner&Hawking, il miliardario e il cosmologo, vogliono spedire flotte di nano-astronavi verso il sistema stellare Alpha Centauri: lo ritiene possibile?

«Purtroppo le stelle sono piuttosto lontane e Alpha Centauri, la più prossima, è a quattro anni luce. Con i mezzi attuali la raggiungeremmo in 10 mila anni ed è per questo che si studiano altre tecnologie, dai raggi laser alle vele solari. Ma, anche toccando una frazione della velocità della luce, ci vorrebbero 100-200 anni».

 

Troppi, secondo lei?

«No, se si pensa che ci sono voluti tempi simili per innalzare le grandi cattedrali in Europa. Non è irragionevole cominciare a lavorare a quelle missioni: saranno la nostra eredità per le prossime generazioni».

 

Tornando a tempi più stretti, chi porterà per primo l’uomo su Marte? La Nasa o Elon Musk?

«Non la vedo come una competizione. Inviare un equipaggio su Marte è una tale impresa da richiedere una collaborazione globale».

 

Domanda delle domande: troveremo esseri intelligenti nell’Universo?

«Non credo che siamo stati visitati dagli alieni, ma credo che ci sia vita nell’Universo. Se esistono ovunque le stesse leggi fisiche, non c’è ragione per cui la vita sia sbocciata solo qui. Però non so se sia uguale o diversa, intelligente o no. E non so se qualcuno abbia mai cercato di comunicare con noi».

LA STAMPA

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