Instabilità e governo anti Ue Ecco i timori di Mattarella
Mattarella adesso non parla, però intanto scrive a Putin, riconfermato zar di tutte le Russie, e con un occhio forse all’Italia sostiene che «bisogna continuare a lavorare per identificare strade condivise alle molteplici e complesse sfide che abbiamo di fronte».
Il capo dello Stato aspetta «segnali chiari» dai partiti, ma nel frattempo commemora Marco Biagi, a sedici anni dall’agguato, e lo fa sottolineando l’importanza dell’eredità del professore ucciso dai terroristi, «il metodo di approfondire e ampliare il confronto, cercando soluzioni positive alle domande poste dai mutamenti profondi del lavoro e dei mercati».
Si tratta di interventi istituzionali, quasi protocollari, che comunque contengono pure un messaggio in bottiglia alle forze politiche: dovete trovare un accordo per un governo stabile. Dal Quirinale traspare infatti una certa preoccupazione, visto che finora gli unici passi avanti seri verso un’intesa li hanno fatti Salvini e Di Maio.
Si divideranno soltanto le presidenze delle due Camere o metteranno in piedi una maggioranza insieme? Su questo punto Mattarella non intende sbilanciarsi anche perché, se Lega e Cinque Stelle si presenteranno davvero alle consultazioni con programmi condivisi e numeri certificati, il presidente non potrà certo mettersi di traverso. Tuttavia si può supporre che l’ipotesi di vedere a Palazzo Chigi un esecutivo populista e anti-Ue non sia lo scenario preferito dal capo dello Stato, che tra i suoi compiti ha quello di garante degli accordi internazionali e degli impegni presi dal nostro Paese.
Seguendo sempre questo ragionamento, un eventuale governo M5s-Lega avrebbe un’altra controindicazione strutturale, la durata. Se i due troveranno un’intesa, si prevede che sarà a breve termine, un anno per cambiare la legge elettorale e tornare alle urne e incassare il dividendo. La strada maestra del Colle, almeno in prima battuta, è invece cercare di mettere in piedi un esecutivo politico di legislatura. Difficile? Forse. Impossibile? Si vedrà. Ma prima di passare ad altre opzioni, Mattarella intende verificarne di persona l’impraticabilità.
E in una simile cornice, un governo Salvini resta più probabile di un governo Di Maio. I Cinque Stelle sono il primo partito ma il centrodestra è la prima coalizione ed è più vicina numericamente alla maggioranza. Già da qualche tempo si fanno i conti su quanti «responsabili» saranno necessari per mandare in porto il tentativo. A Forza Italia sono convinti di riuscirci. Come? La stampella parlamentare dovrebbe arrivare in buona parte dagli eletti nelle file dei 5 Stelle e in parte minore dal gruppo del Pd.
Il fattore tempo, sul quale il presidente ha puntato fin dall’inizio, gioca a favore della fuoriuscita del soccorso esterno. Dal canto suo Salvini, se vorrà raggiungere l’obbiettivo, dovrà annacquare un po’ il suo programma. Per Di Maio invece sulla carta la maggioranza è più lontana: dovrebbe attrarre tutto o quasi il gruppo del Pd.
Il Quirinale andrà quindi avanti un passo dopo l’altro. Ora le Camere devono nominare i loro presidenti, poi ad aprile cominceranno le consultazioni formali e lì si capirà se c’è margine per un governo politico. La seconda fase, alla metà del mese, prevede un’iniziativa presidenziale, magari con un incarico esplorativo, per le larghe intese. Intanto Mattarella ha aperto i suoi canali, aspettando che i toni si calmino, che il Pd esca dall’Aventino e che maturino le condizioni per un esecutivo di scopo.
IL GIORNALE
This entry was posted on martedì, Marzo 20th, 2018 at 09:02 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.