“Appoggio esterno o sarà strappo”. La cena dell’ultimatum a Berlusconi
amedeo la mattina
roma
Torneranno a rivedersi stamane, prima di salire al Quirinale per le consultazioni. L’accordo al vertice di Palazzo Grazioli non è stato ancora trovato. Nella serata di ieri Silvio Berlusconi era arrivato a Roma in aereo con Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti con un carico di tensione che non lasciava presagire nulla di buono. Quando si è infilato in macchina era contrariato, nervoso. Ha rinviato tutto al vertice del centrodestra che si sarebbe riunito dopo mezz’ora, ma aveva già capito l’aria che tirava. Il leader della Lega gli aveva spiegato che non avrebbe mai sostenuto un governo del Presidente: se Forza Italia alle consultazioni al Quirinale di stamane arrivasse con un’altra posizione, allora il Carroccio sarebbe stato pronto a un accordo di governo con Di Maio. Anche senza un appoggio esterno degli azzurri. Perché è questo il punto di caduta al quale Matteo vuole portare Silvio, appunto, l’appoggio esterno o un’astensione, insomma qualcosa che consenta a un governo politico di partire. Magari stabilendo una durata massima, dicembre.
È l’ultimatum che Salvini ha posto a Berlusconi, con il sostegno di Giorgia Meloni che ha partecipato all’incontro a Palazzo Grazioli insieme a Ignazio La Russa. Di questo hanno parlato a cena. Una cena animata, indigesta, con la coalizione sull’orlo della frattura. L’ex premier, che accanto aveva Antonio Tajani, non intende fare un passo di lato, nemmeno dietro le rassicurazioni dell’alleato che premier e ministri non saranno ostili a Forza Italia e agli interessi Mediaset. Non si fida. Berlusconi ha messo in guardia sulle ripercussioni economiche del nostro Paese se venisse dato il via libera a un esecutivo con M5S, grillini inaffidabili. E poi, ha fatto presente: «Vi siete posti il problema di cosa significa dire un no al Capo dello Stato di fronte a un nome e a un’ipotesi di governo del Presidente? Avremmo gli occhi di tutta l’Europa addosso, potrebbe ripartire la speculazione finanziaria sull’Italia». Meglio sarebbe, ha detto Berlusconi, accogliere la proposta di Mattarella, dicendo però che deve trattarsi di un governo a tempo che ci porta al voto.
È proprio su questo che Salvini non è d’accordo, perché ogni nome che verrà dal Quirinale avrà comunque un profilo tecnico: il possibile premier del presidente non farebbe quelle cose che la Lega e M5S voglio fare. E poi sarebbe difficile, una volta insediato, schiodarlo da Palazzo Chigi. Insomma, il capo della Lega sente puzza di trappolone. Ai suoi prima di entrare a Palazzo Grazioli ha detto che terrà duro: continuerà chiedere a Berlusconi l’appoggio esterno. Di fonte a no dall’ex Cavaliere, ognuno per la sua strada. Fonti di Fi invece negano che, durante la cena, sia stata questa la posizione dura e pura del leghista. E che ci sono state altre ipotesi di compromesso, ma gli stessi azzurri non sapevano indicare una soluzione. Una via d’uscita proveranno a trovarla stamane in un nuovo vertice.
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L’unica certezza è lo scoramento tra le file di Fi che nel pomeriggio, dopo le parole pronunciate da Di Maio a «Mezz’Ora» di Lucia Annunziata, hanno bombardato il capo M5S. Una raffica di dichiarazioni delle capigruppo Gelmini e Bernini. «Basta tatticismi e veti contro Fi e Berlusconi. Lo spettacolo offerto da Di Maio è inaccettabile e surreale». Il portavoce dei gruppi parlamentari Giorgio Mulè parlava di «acrobazia spericolata» del leader grillino che «offende oltre 12 milioni di elettori tentando per l’ennesima volta di dividere la coalizione». «Di Maio – ha detto Osvaldo Napoli – non ha speso una parola su come l’ipotetico governo con Salvini intenda affrontare questioni cruciali richiamati da Tajani che suggerisce un governo autorevole per difendere gli interessi nazionali».
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