Sequestro conti, la Lega chiede un incontro a Mattarella: “Colpita la democrazia”

La Lega intende chiedere un incontro al Capo dello Stato Sergio Mattarella in merito alla sentenza della Cassazione che dà l’ok al sequestro di 49 milioni di euro ai danni del partito. “Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un’azione che non ha precedenti in Italia e in Europa”. Dal Pd arriva la stoccata di Maurizio Martina: “Il Carroccio rispetti le sentenze”.

Per la Lega la decisione dei giudici rappresenta “un attacco alla Costituzione perché si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati. E’ una sentenza politica senza senso giuridico. Il partito non ha paura, c’è un clima di grande tranquillità e serenità anche se con la consapevolezza che ci vogliono impedire di lavorare ed esistere”. E per i capigruppo del Carroccio Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari e il sottosegretario alla giustizia Jacopo Morrone “sarebbe ora che non ci fossero più ‘correnti di sinistra’ né di nessun genere fra i magistrati, che dovrebbero essere imparziali”.

Martedì fonti del Carroccio avevano annunciato decine di querele contro chi “parla a sproposito di soldi rubati”. L’amministrazione del partito aveva espresso “stupore nell’apprendere dalle agenzie le motivazioni della sentenza per cui dovrebbe proseguire il sequestro di soldi della Lega. Forse l’efficacia del nostro governo dà fastidio, ma non ci fermeranno”.

Dal Consiglio superiore della magistratura è stata espressa “seria preoccupazione” per le parole e i toni usati dalla Lega che vengono ritenuti “non accettabili“. Mentre l’Anm, per bocca del presidente Francesco Minisci, ribadisce “con forza” che i magistrati “non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, né perseguono fini politici, ma emettono sentenze in nome del popolo italiano, seguendo regole e principi di diritto di cui danno conto nelle motivazioni”.

Che “non si tratta di un processo politico” lo ribadisce anche il procuratore di Genova, Francesco Cozzi, che sottolinea come non lo erano nemmeno “i procedimenti della procura di Genova per fatti che coinvolgevano esponenti di altri partiti. Si tratta solo di problemi tecnici, procedurali. Per questo ci siamo rivolti alla Cassazione, perché i nostri uffici seguono la vicenda esclusivamente sotto un profilo tecnico”.

Da parte sua il leader politico del M5s e alleato della Lega al governo, Luigi Di Maio, spiega che la sentenza non gli crea “nessun imbarazzo: non riguarda la Lega di Salvini ma quella di Bossi e del suo cerchio magico. Ma è una sentenza va rispettata”. Il vicepremier ricorda poi che “con la Lega abbiamo stipulato un contratto di governo che prevede di fare insieme delle norme anticorruzione”.

TGCOM

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