Con le magliette rosse a scuola: bufera sui prof alla maturità
Esami di Stato, insegnanti, migranti e magliette rosse. La polemica politica irrompe a scuola, come (forse) non dovrebbe mai accadere. Partinico, piccolo centro in provincia di Palermo. Una professoressa del liceo scientifico Santi Savarino pubblica sulla propria pagina Facebook la fotografia di alcuni colleghi “che indossano la maglietta rossa durante gli esami di maturità”.
Il motivo di tanto abbigliamento, pare evidente, è l’adesione all’iniziativa lanciata da don Luigi Ciotti in favore dei migranti morti in mare per fermare “l’emorragia di umanità”. E il caso, nato sui social, diventa immediatamente di dominio pubblico.
Il post, infatti, è diventato in breve tempo oggetto di discussione partitica. Molti si sono chiesti se sia giusto o meno che i professori, nel loro ruolo di pubblico ufficiale, espongano così esplicitamente la loro adesione ad un’iniziativa dal forte eco politico. “Bravissimi i colleghi che indossano la maglietta rossa durante gli esami di maturità! – ha scritto la prof del liceo su Fb a margine delle foto – Siete davvero un bell’esempio di una scuola che ha il compito di educare e trasmettere grandi valori ed ideali. Restiamo umani”. Contattato dal Giornale.it, dal Liceo fanno sapere che il fatto contestato non riguarda alcuna commissione d’esame all’interno della scuola. Ma la collaboratrice della preside al telefono ci conferma che si tratta di alcuni “docenti della nostra scuola nominati in commissione esterna presso altre istitituzioni scolastiche”. Il fatto, dunque, appare confermato.
In soccorso dei professori è arrivato il messaggio, pubblicato su Facebook, della preside dell’istituto coinvolto nella bufera politica. “Siamo delusi rispetto ad una gogna mediatica nei confronti dei docenti del Liceo S.Savarino di Partinico che ho l’onore di dirigere – ha scritto Chiara Gibilaro – dei quali conosco l’alta professionalità e l’autentica tensione etica e con i quali in questi anni ho condiviso il Piano dell’offerta formativa”. C’era da aspettarselo, visto che la stessa dirigente nei giorni scorsi aveva rivendicato in un messaggio pubblico che “oggi indosso una maglietta rossa”. La preside, che risulta tra i membri dell’assemblea nazionale del Pd, in questi giorni è impegnata come presidente di commissione agli esami di maturità in un’altra scuola: “È una gogna mediatica inutile – risponde al telefono al Giornale.it – non è stata espressa una adesione politica, si tratta di polemiche strumentali”. In un commento sotto le fotografie incriminate, la stessa Gibilaro scriveva che “anche la nostra commissione a Termini Imerese ha dedicato una riflessione all’evento”. Per poi aggiungere che “ne abbiamo fatto oggetto di colloquio”. “Non è stato oggetto di discussione – precisa al telefono la preside – è stato un momento, in apertura di giornata, per parlare di un problema di attualità che era stato segnalato da don Ciotti a proposito dei bambini che muoiono nel Mediterraneo ingiustamente e di certo non per colpa loro”.
In molti, soprattutto tra i partiti, hanno puntato il dito contro i docenti “schierati” al fianco di una iniziativa che è stata letta in opposizione alle decisioni del ministro Salvini. “Ma quale strumentalizzazione? – ribatte Gibilaro – In tutte le istituzioni ci sono stati rappresentanti che hanno indossato la maglietta rossa solo per ricordare il colore di Aylan e del sangue. Non hanno espresso adesioni politiche, assolutamente. Hanno semplicemente detto che in quel momento si ricordavano i morti nel Mediterraneo” come indicato da don Luigi Ciotti “grande portatore di pace”.
Il caso però è già arrivato in Parlamento. Il sottosegretario per i Beni e le attività Culturali e il turismo, Lucia Borgonzoni, ha denunciato questa “vergogna della scuola italiana”, definendo l’atto dei docenti “intimidatorio”. “Chiunque ha libertà di indossare ciò che vuole in democrazia – attacca la leghista – ma è grave che degli insegnanti in servizio utilizzino il proprio ruolo per fare propaganda. Deplorevole anche il fatto che l’argomento sembra sia stato utilizzato come discussione di commissione, diventando così una forma di intimidazione verso chi, tra gli studenti, non la pensa come loro. Forse hanno sbagliato mestiere. Se questi professori desiderano fare politica, non la facciano nelle aule di scuola e non coinvolgano i ragazzi”. E mentre la Borgonzoni chiede vengano presi provvedimenti nei cronfronti delle persone coinvolte, i documenti sono già nelle mani del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che sta valutando se inviare una commissione d’ispezione per verificare quanto accaduto.
Voci di protesta si sono elevate da tutto il centrodestra. Il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami, ha presentato una interrogazione per stigmatizzare l’adesione dei docenti “a una iniziativa che, a parere di chi scrive, è volta solo a strumentalizzare in maniera ideologica le politiche varate dall’attuale Governo in tema di accoglienza”. “Tale gesto – attacca l’azzurro – appare altamente inopportuno nonché fazioso e strumentale, soprattutto perché messo in atto all’interno di un Istituto scolastico, luogo deputato a trasmettere conoscenza e non certo a manifestare ideologie, con il rischio tra l’altro di condizionare le giovani menti e alimentare la polemica rispetto all’azione governativa sul fronte della gestione del fenomeno migratorio”. Anche Giorgia Meloni, ieri, aveva rilanciato la fotografia incriminata parlando di “strumentalizzazione politica della scuola pubblica”. “Chi vi autorizza a pensare di poter imporre ai nostri figli le vostre idee? – si è chiesta la leader di FdI – Gli alunni che non credono nell’utilità dell’immigrazione incontrollata li bocciate?”.
IL GIORNALE