Draghi: “Il protezionismo minaccia, l’Europa resti unita”. Sull’Italia: “Per ora annunci, aspettiamo i fatti”
MILANO – Mario Draghi lancia un richiamo all’unità della Ue dal suo cuore, durante un’audizione all’Europarlamento, come antidoto alle incertezze di questi tempi, a cominciare dal protezionismo di Donald Trump. “In questi tempi di aumentate incertezze globali, è più importante che mai che l’Europa resti unita”, dice il governatore della Bce. Che dedica anche un passaggio all’Italia, rispondendo a chi gli chiede di una possibile riforma delle pensioni o della possibilità che le politiche economiche facciano risalire il debito: “Prima di pronunciare un giudizio è necessario attendere. La prova del nove saranno i fatti. Per ora ci sono stati solo annunci, prima di parlare dobbiamo aspettare i fatti”, osserva.
Parlando alla commissione Affari economici e monetari, Draghi ricorda che “gli sforzi che abbiamo compiuto negli ultimi anni per rafforzare la governance dell’Unione economica e monetaria hanno già reso l’Unione più resiliente agli shock”. Tuttavia, sottolinea, “la nostra unione monetaria è ancora incompleta e rimane vulnerabile”. Per questo, “per sostenere la fiducia e continuare l’espansione economica, abbiamo bisogno di ulteriore convergenza e integrazione tra gli Stati membri dell’area dell’euro”.
Guardando al cuore dell’obiettivo della Bce, ovvero il raggiungimento di un’inflazione vicina al 2%, Draghi dice che “la nostra fiducia” sul raggiungimento del target “sta anch’essa aumentando”. In vista della fine degli acquisti del programma Quantitative easing, che terminerà con il 2018, rassicura comunque i mercati: “Non significa che la nostra politica monetaria cesserà di essere espansiva”. D’altra parte, la Bce continuerà a reinvestire i soldi incassati alla scadenza dei titoli sottoscritti in altri bond sovrani e non, mentre i tassi resteranno a livelli bassi ancora almeno fino all’estate del 2019. Da Draghi anche una stima del ‘dividendo’ che la Bce ha staccato alla crescita dell’area con la moneta unica: “Le misure adottate dalla metà del 2014 avranno un impatto cumulativo complessivo di circa 1,9 punti percentuali sia sulla crescita del Pil reale dell’area dell’euro sia sull’inflazione per il periodo compreso tra il 2016 e il 2020”.
Quanto all’andamento economico, Draghi ricorda che “l’economia dell’area dell’euro è cresciuta dello 0,4% durante il primo trimestre del 2018, segnando cinque anni di espansione economica continua: i fondamentali economici rimangono solidi, nonostante qualche moderazione nella crescita all’inizio dell’anno”. Su questa ripresa in rallentamento pesano i rischi al ribasso che “riguardano principalmente la minaccia di un maggiore protezionismo: un’Unione europea forte e unita può aiutare a cogliere i benefici dell’apertura economica proteggendo al tempo stesso i suoi cittadini contro una globalizzazione incontrollata”. All’Unione, Draghi chiede un “supporto al multilateralismo e al commercio globale, capisaldi della crescente prosperità economica negli ultimi sette decenni. Ma per avere successo al di fuori, l’Ue richiede istituzioni solide e una sana governance economica all’interno”.
Bene in questo senso l’idea di un “fondo comune di stabilizzazione” per rispondere agli shock dell’area euro e “ridurre i rischi di una grande crisi”. Un paracadute per le banche dell’Eurozona, creando un Fondo di risoluzione unico dal Meccanismo europeo di stabilità, “dovrebbe” invece “essere reso operativo il più presto possibile” e deve essere dotato di “procedure decisionali rapide ed efficienti”.
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