Ecco gli otto italiani con una super memoria

ANDREA FIORAVANTI
TORINO

Ci sono almeno otto persone in Italia che ricordano ogni dettaglio della loro vita. Sanno cosa hanno mangiato il 12 aprile del 1989 o come erano vestiti il 28 marzo del 2003. Fanno gli ingegneri, i medici, i consulenti, i giornalisti. Sono persone normali, come tutti noi, ma hanno una dote speciale: l’ipertimesia. Tradotto: una super memoria autobiografica. Dal 2015 al 2018 il dottor Valerio Santangelo e la dottoressa Patrizia Campolongo della fondazione Santa Lucia hanno studiato le loro menti e quelle di altri 21 persone dotate di una memoria “normale” rispetto ai canoni tradizionali. Dopo tre anni hanno scoperto che la corteccia prefrontale e l’ippocampo delle menti di questi otto (ma potrebbero essercene fino a 40 in Italia) funzionano in maniera diversa rispetto alla media e permettono a loro di accedere più facilmente a tracce di memoria, irraggiungibili dalle persone comuni.

 

Secondo lo scrittore Ennio Flaiano i giorni memorabili della vita sono 5 o 6, il resto fa volume. «A me invece piace anche ricordare i giorni inutili, anzi soprattutto quelli in cui non è successo niente di particolare. Anche perché i giorni scontati non esistono», dice il 28enne giornalista romano Roberto Bertoni. «Da quando la mia ex compagna di classe Elisa, che studia medicina, mi ha fatto notare questo dono, mi diverte stimolare la memoria, ricordando in che giorno preciso sono andato in vacanza due anni fa. Ma è anche bello viaggiare nella memoria grazie a un titolo o una domanda. Per esempio quando ho letto dell’acquisto di Cristiano Ronaldo della mia cara Juventus mi è venuto subito alla mente l’estate del 2002. All’epoca il Milan fece una campagna acquisti faraonica comprando Nesta e Rivaldo, mentre noi bianconeri con Fresi, Baiocco e Di Vaio e riuscimmo a vincere lo scudetto».

 

Quando si parla di super memoria si pensa subito a chi impara complicate sequenze di numeri o chi sa recitare a memoria Guerra e pace di Tolstoj, ma anche ai magnifici otto capita di scordarsi qualcosa, come le chiavi di casa. L’unica differenza è che rispondono più facilmente alla domanda: «Ti ricordi dove le hai lasciate l’ultima volta?». «Mi ricordo di aver perso 14 anni fa un paio di guanti bianchi. Era il 4 febbraio del 2004, lo stesso giorno in cui è nato Facebook. Ero all’università a Venezia e forse qualcuno me li ha buttati giù, quando mi sono girato, non li ho trovati più, ma ricordo ogni dettaglio di quel giorno» dice Giovanni Gaio, 36enne della provincia di Belluno. «Molti amici mi hanno suggerito di usare questa abilità per guadagnare qualcosa, magari giocando a Blackjack o ad altri giochi di carte, ma ho deciso di non approfittarne. La mia memoria deve essere utile per la società, non per il mio portafoglio».

 

Altri invece hanno dovuto prendere le misure per gestire al meglio questo dono. «Ho avuto problemi all’università. Passavo tantissimo tempo sui libri di medicina, ma quando facevo gli esami di colpo mi venivano alla mente tutti insieme i ricordi di quello che avevo studiato e facevo un gran casino. Avevo troppe informazioni, tutte in una volta, e non riuscivo a scremarle, andavo in tilt. I primi due anni sono andati male anche se sapevo tutto. Allora ho iniziato un percorso di psicoterapia, solo che i medici non conoscevano la mia condizione. Ma con il tempo ho iniziato da sola a gestirla bene. Ed è anche per questo che ho deciso di fare la psicoterapeuta» dice Carletti.

 

Avere una memoria prodigiosa ha dei lati negativi: «Vi assicuro che non fa piacere ricordare la morte di una persona cara o un litigio violento con un amico, come se fosse capitato pochi minuti fa. Il problema è che quando ho un ricordo, vivo intensamente tutte le emozioni che ho provato. E non è sempre facile», dice Pietrantuono. Per Gaio invece dipende dall’umore: «Quando sono felice mi vengono in mente bei ricordi, quando invece sono triste me ne vengono in mente di brutti. Addirittura quando incontro una persona che mi ha fatto del male, la mia mente sembra una pentola a pressione pronta a fischiare». A volte una buona memoria può essere scambiata per un flirt: «Quando incontro una persona dopo tanto tempo devo stare attenta a quello che ci siamo detti perché magari non ricorda i dettagli del nostro ultimo incontro e non vorrei fare gaffe. Altre volte invece pensano che ci stia provando con loro solo perché mi ricordo tutto dell’ultima volta in cui ci siamo visti. Oppure quando i pazienti mi parlano dei loro problemi, mi immedesimo molto pensando a quando ho provato la stessa cosa o quando un mio amico ha provato la stessa sensazione. Devo essere brava a gestire l’emozione» dice Carletti. Secondo Bertoni invece avere una ipermemoria non può essere mai un aspetto negativo: «Chi è che nella vita non ha avuto drammi? Ricordarli bene è un vantaggio perché sai come comportarti la volta successiva e come evitare gli errori commessi. Sbagliando s’impara, no? E con le fidanzate è un ottima freccia da avere nel proprio arco».

LA STAMPA

 

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