Conte: inizia lo sbarco dalla Diciotti. La chiamata di Mattarella risolve la crisi

Marco sodano

«Sta per iniziare lo sbarco dei migranti che sono a bordo della nave Diciotti», scrive in una nota il premier Giuseppe Conte. Sono passate da poco le 21. Lo sbarco vero e proprio ha inizio qualche minuto prima delle 23. Per tutta la giornata il governo aveva parlato per bocca del ministro dell’Interno Matteo Salvini: che preannunciava manette, assicurava che non avrebbe autorizzato sbarchi, esibiva tutta la muscolatura che lui immagina adatta all’Italia. Conte usa tutt’altri toni: «Le procedure di identificazione delle persone che erano a bordo, con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili condotte che configurano ipotesi di reato, sono state completate. Nei prossimi giorni proseguiranno gli accertamenti, a cura della Polizia di Stato, con assunzione delle informazioni testimoniali di tutte le persone che sono state trasportate».

La compostezza morbida e appena burocratica del Presidente del Consiglio, insomma, mette a tacere in pochi minuti i proclami burrascosi del ministro dell’Interno. Dietro il cambio di passo, l’intervento diretto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha chiamato Conte nel pomeriggio per avere informazioni sulla vicenda e soprattutto perché si risolvesse una crisi ormai arrivata al livello di guardia, sottolineando il fatto che a bordo ci sono minorenni, donne e persone malate. Senza dimenticare che Mattarella è il capo delle Forze Armate e la Diciotti, almeno fino a quel momento, una nave militare italiana bloccata in un porto italiano.

 

Leggi anche – Lo scontro sull’accoglienza può mandare in crisi il governo

 

Dopo tre giorni di navigazione con oltre sessanta persone a bordo Matteo Salvini continuava a rifiutarsi di «autorizzare» l’equipaggio e i profughi a scendere dall’imbarcazione in un porto italiano. Così Conte ha chiamato Salvini e Toninelli (attenzione: per comunicare loro, fa sapere Palazzo Chigi prendendo le distanze, la decisione «già presa» di far sbarcare i 67 profughi) e riferire ai due ministri dell’intervento del Quirinale. Poco dopo, è stato lo stesso Salvini a fare marcia indietro: «Mi auguro – ha detto – che lo sbarco cominci a breve, già in nottata». A cose fatte, Salvini proverà a capovolgere la frittata ancora una volta: «Nave Diciotti, due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati. È finita la pacchia!», ma è chiaro a tutti che la sua linea dura si è sfarinata nel giro di poche ore.

Dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti provano invece a sminuire la portata del dietro-front, spiegando che «proseguono gli accertamenti giudiziari volti a verificare le responsabilità penali dei presunti facinorosi che hanno messo a repentaglio la vita dell’equipaggio del Vos Thalassa», quella da cui poi la Diciotti ha imbarcato i 67 profughi). L’informativa è stata depositata dagli uomini del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile di Trapani e del Nucleo speciale di intervento della Guardia costiera .

 

RETROSCENA Un patto Roma-Berlino per premere su Macron: “Riceva più migranti”

 

Due migranti, un sudanese e un ghanese, sono stati denunciati per il reato di impossessamento di nave e per avere costretto il comandante della Vos Thalassa ad invertire la rotta verso l’Italia mentre la nave stava navigando verso la Libia. Altri due risultano indagati perché si sospetta che siano scafisti. Gli uomini della Squadra mobile e dello Sco saliti a bordo della Thalassa hanno interrogato l’equipaggio, che ha confermato gli atti violenti e l’ammutinamento nelle acque internazionali prossime alla Libia. La procura di Trapani deciderà se procedere agli arresti una volta vagliati i risultati degli interrogatori e in presenza di un ordine specifico.

 

Certo la vicenda non farà bene ai rapporti tra il Colle e il ministero dell’Interno, che Mattarella e Salvini avevano provato a normalizzare con l’incontro di lunedì scorso. Fonti del Viminale hanno espresso «stupore» per la telefonata del presidente della Repubblica al premier. Le stesse fonti esprimono «rammarico» per la decisione della procura di Trapani di non emettere alcun provvedimento restrittivo: frase che senza dubbio si aggiungerà al lungo elenco di quelle che l’opposizione considera ingerenze di Salvini nell’operato dei magistrati.

Sul molo ad attendere la Diciotti c’era anche il sindaco di Trapani. Da lì si è rivolto al ministro dell’Interno Salvini: «Se un povero Cristo cade in mare bisogna salvarlo, non possiamo metterci un piede sopra. È la legge del mare. Noi siamo una città aperta all’accoglienza. Con tutto il rispetto per le idee di Salvini non la butto in politica né in caciara o polemica. Chi sbaglia paga, vale per me e per i nostri ospiti che accogliamo. A volte bisogna fare scelte difficili, e credo che un uomo della caratura politica di Salvini debba prendersela con quelli più grossi di lui». I profughi sbarcati dalla nave sono stati accompagnati al centro di accoglienza di Milo.

LA STAMPA

 

 

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.