Si apre una frattura istituzionale. E il M5S si smarca dalla Lega
«Facciamo almeno scendere a terra le donne e i bambini». È ormai sera quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte telefona al suo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per ottenere il via libera nei confronti delle tre donne e dei sei bambini presenti sulla Diciotti, la nave della guardia costiera bloccata dallo stesso Salvini al porto di Trapani da ieri mattina, con 67 migranti a bordo.
L’intervento del Quirinale
Da qui lo stallo che ha spinto il Presidente della Repubblica a intervenire personalmente. E Mattarella lo ha fatto nella maniera più diretta, con una telefonata al presidente del Consiglio di cui il Colle, per carità di patria, non ha reso noto i contenuti; ma se ne possono intuire i presupposti: una nave militare italiana bloccata in un porto nazionale, le tensioni paralizzanti tra poteri dello stato, la totale contraddittorietà di direttive. Per farla breve, una confusione tale da mettere in allarme la massima carica della Repubblica che ne ha chiesto spiegazioni al presidente del Consiglio e, soprattutto, gli ha sollecitato uno sblocco immediato della situazione.
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La reazione di Salvini
Salvini, messo alle strette dalle richieste del Colle e del premier, cede e annuncia: «Spero che in nottata ci sia lo sbarco» degli altri 58 migranti. Ai suoi confida, «non ho sentito addosso le pressioni», ma dal Viminale trapela «lo stupore per l’intervento del Quirinale e il rammarico per la decisione della Procura di Trapani di non arrestare nessuno».
Al centro delle rimostranze di Salvini c’è infatti il mancato arresto dei due migranti, il sudanese Ibrahim Bushara e del ghanese Hamid Ibrahim, indagati per concorso in violenza privata aggravata nei confronti del personale della nave Vos Thalassa, che li aveva salvati al largo delle coste libiche. È a causa di quelle minacce che si è reso necessario l’intervento della guardia costiera italiana e la conseguente presa in carico dei migranti sulla nave militare fino all’attracco nel porto di Trapani. Nel pensiero di Salvini resta lo scontento per il mancato arresto dei due «pur essendoci prove schiaccianti contro di loro». Per questo, di fronte alla prospettiva di una sconfitta politica, il leader della Lega è deluso: «L’unica cosa che provo in questo momento è amarezza e stupore».
Il sollievo dei Cinque stelle
Il passo indietro di Salvini, più dell’imminente sblocco della situazione per i 67 migranti, fa tirare un sospiro di sollievo a Conte e agli uomini del Movimento. L’agitazione interna al gruppo parlamentare iniziava ad essere qualcosa di più di un fremito sottopelle. Quando proprio nel giorno dei loro festeggiamenti organizzati in piazza per l’approvazione del ricalcolo dei vitalizi, l’attenzione continuava ad essere catalizzata dall’alleato leghista e da quella che viene considerata, da una nutrita truppa di parlamentari, niente di più di una «politica migratoria rozza».
Proprio in questo caso, infatti, il blocco dello sbarco dei migranti nel porto di Trapani sarebbe arrivato, come ammesso dallo stesso Salvini, senza che venisse firmato alcun provvedimento. «Ma fino a prova contraria siamo in uno stato di diritto e un comportamento del genere non è immaginabile», sottolinea Gregorio De Falco, senatore del M5S ed ex comandante della guardia costiera. E poi, ragiona il deputato Davide Tripiedi, c’è una questione politica: «Tra la copia e l’originale, l’elettore sceglie sempre l’originale. E noi, anche se per una buona causa, stiamo correndo dietro alla Lega».
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