Per fare grandi opere occorrono grandi uomini
Il 18 novembre 1987 trentun persone persero la vita a Londra, e cento rimasero ferite, quando le vecchie scale mobili in legno nella stazione di King’s Cross St Pancras presero fuoco, a causa di un fiammifero acceso o di un mozzicone di sigaretta. La metropolitana di Londra — colloquialmente, the tube — è la più antica del mondo (1863) e la terza per estensione (undici linee, 402 km). La celebre mappa colorata — ancora in uso — fu creata nel 1933, scegliendo di ignorare la distanza e la topografia a vantaggio della chiarezza.
Il 15 aprile 1989 toccò allo stadio di Hillsborough, a Sheffield. Durante la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forrest, la gestione degli ingressi nella vecchia struttura fu disastrosa, e 96 persone morirono schiacciate o soffocate, altre centinaia rimasero ferite: la più grave tragedia dello sport inglese. Lo stadio era stato inaugurato nel 1899 e nel 1934, per una partita dello Sheffield Wednesday FC, aveva ospitato 75mila persone.
Per l’Inghilterra fu un doppio trauma, e rese evidente un fatto: le infrastrutture britanniche furono le prime a essere create, ed erano le prime a essere invecchiate. Trasporti, stadi, impianti industriali. Negli anni Ottanta la Corea del Sud costruiva con vigore, la Gran Bretagna aggiustava con fatica quanto era stato fatto molti anni prima. Inglesi e scozzesi pagavano, in qualche modo, l’eccezionalità dei nonni: erano stati troppo bravi.
Sta accadendo all’Italia. Negli anni Cinquanta e Sessanta una generazione ottimista e intraprendente ha usato le risorse dell’economia per aprire strade, inaugurare autostrade, costruire ponti e stazioni. Oggi quelle strutture sono invecchiate. La tragedia di Genova poteva e doveva essere evitata; ma, come è stato detto e ripetuto, il ponte Morandi non rappresenta un problema isolato. L’Italia ha disperatamente bisogno di manutenzione e ricostruzione. Noi stiamo utilizzando, pigramente, quello che crearono i nostri nonni; e trascuriamo di creare quello che useranno i nostri nipoti.
Per cambiare rotta occorrono governi lungimiranti e politici saggi. Se assecondano ogni malumore e ogni egoismo, prenderanno qualche voto in più, ma preparano un futuro gramo per tutti. Ve lo immaginate Di Maio che propone «Rinunciamo al reddito di cittadinanza, portiamo invece treni veloci in Calabria, in Sicilia e in Sardegna»? Toninelli che dichiara «Avanti con la Tav: toglierà camion dalle nostre strade». Salvini che suggerisce di andare in pensione più tardi in cambio di strade sicure e nuovi ponti? Io, francamente, no. Per fare grandi opere occorrono grandi uomini: questo è il problema.
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