“Lesioni, umidità e degrado” Gli allarmi ignorati sul ponte

L a Regione Liguria valuterà di costituirsi parte civile «ma ogni decisione sarà presa dopo le indagini della Procura e l’apertura del processo.

Saremo in prima linea a chiedere verità e giustizia». Lo ha dichiarato ieri il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, parlando della tragedia di ponte Morandi a Genova.

Mentre i tecnici della procura di Genova sono al lavoro per catalogare e repertare tutto il materiale utile crollato nel disastro, prima dello sgombero dell’area interessata, continua senza sosta su un doppio binario il lavoro dei pm genovesi titolari dell’inchiesta sul crollo del viadotto, per ricostruire il quadro della situazione e lo stato dei materiali e per selezionare video, testimonianze, materiale documentale acquisito, necessario a chiarire cause e concause del crollo.

Sotto la lente degli inquirenti anche la relazione del Comitato tecnico amministrativo del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti dello scorso febbraio che riguarda gli interventi di retrofitting strutturali del viadotto Polcevera che raccontò di un grado di «ammaloramento» del Morandi dal 10 al 20%. «Sulla base della vasta banca dati ormai disponibile – si legge tra le pagine del documento – è risultato uno stato di conservazione degli stralli delle pile 9 e 10 discreto; tuttavia i risultati delle prove riflettometriche hanno evidenziato un trend di degrado dei cavi costituenti gli stralli (riduzione d’area totale dei cavi dal 10 al 20%): e proprio per tale considerazione la Committente ha ritenuto avviare una progettazione finalizzata al rinforzo degli stralli delle pile 9 e 10». La relazione di 6 mesi fa è firmata dal provveditore delle opere pubbliche di Liguria, Valle D’Aosta e Piemonte Roberto Ferrazza, presidente del Comitato tecnico, e da 4 relatori, gli ingegneri Salvatore Buonaccorso, Giuseppe Sisca, Antonio Brencich e Mario Servito.

Gli approfondimenti su elementi strutturali avevano evidenziato «quadri fessurativi (lesioni) più o meno estesi, presenza di umidità, fenomeni di distacchi, dilavamenti, efflorescenze, fenomeni di ossidazione, ammaliamenti in genere» e, si legge ancora nella relazione «erano stati estesi a elevazioni, stalli, travi, traversi, solette, cassoni, apparecchi e baggioli». Il documento riportava che: «Sulla base delle indagini svolte, la Società Progettista ha cautelativamente stimato un grado di ammaloramento medio oscillante dal 10% al 20%» insieme al fatto che gli interventi previsti sul tratto da ottobre in avanti sarebbero stati in grado «di coprire ammaloramenti fino al 40%».

Nell’inchiesta della procura di Genova sul crollo del Morandi non ci sono in questo momento indagati. «C’è una consulenza in corso – ha precisato ieri il procuratore capo del capoluogo ligure, Francesco cozzi – ci sono molti altri atti in corso e sono complessi e analitici». Inoltre, come ha sottolineato Cozzi, al momento non è possibile restringere il campo «neppure per escludere alcune ipotesi piuttosto che altre». Proprio ieri intanto si è svolta in procura la prima riunione di tutti i soggetti interessati, alla quale hanno preso parte i pm titolari dell’inchiesta sul crollo e i consulenti tecnici incaricati, per fare il punto sulle indagini. Al vaglio il materiale in possesso degli inquirenti mentre non ci sono stati nuove acquisizioni di video o materiale documentale.

Incaricati insieme ai periti della raccolta di materiale gli agenti di squadra mobile, finanza e polizia stradale.

IL GIORNALE

 

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