Pd, alla festa dell’Unità applausi e abbracci per Fico: “I profughi dovevano scendere dalla Diciotti il primo giorno”

RAVENNA. Si è fermato a lungo tra gli stand della Festa dell’Unità, Roberto Fico. Tra abbracci, pacche sulle spalle, strette di mano. Un caffè bevuto in piedi. E una pausa per firmare il libro degli ospiti. È il primo 5 Stelle – ma anche l’unico – a partecipare alla festa del Pd (Di Maio, invitato, ha dato forfait). E il feeling con i militanti democratici scatta subito. “Non partecipavo a una festa dell’Unità da 15 anni”, dice.

Ravenna, Roberto Fico accolto dai militanti alla Festa dell’Unità

Visita anche lo stand dei deputati Pd che ospita l’installazione dal titolo “Tienimi le mani, non annegherai”, contro le scelte del governo sui migranti. E poi sale sul palco, per il confronto con l’ex ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, moderato dal direttore dell’Espresso Marco Damilano. La prima risposta è sul caos in Libia: “Una situazione ereditata dalla Francia”. Ma subito passa al tema dell’immigrazione, su cui la sintonia con buona parte del popolo dem è evidente. “I profughi dovevano scendere tutti dalla Diciotti fin dal primo giorno”, dice. “E io sono intervenuto perché accadesse”. Insomma, una presa di distanza da Salvini, una delle tante in questi mesi. Ma precisa: “Prendo posizione oggi, lo facevo anche quando ministro dell’Interno era Marco Minniti. Perché intervengo quando si vogliono fare accordi con la Libia, che non è un paese sicuro, visto che molti sindaci sono collegati alle milizie, che tengono in mano i centri di detenzione, che sono veri e propri business”.

Di fronte agli attacchi ricevuti da Salvini, spiega: “A me della mia difesa e di creare la polemica costantemente non frega assolutamente niente. Neanche di rispondere a Salvini. Io dico ciò che penso perchè il m5s io l’ho costruito. Conosco il mio Movimento al punto da sapere che nei limiti del contratto di governo si può muovere, ma troppo al di là non si potrà più muovere”. Come dire, un’intesa di breve periodo da cui non ci si può aspettare troppo. E sottolinea: “Lega e 5Stelle lavorano su un contratto, non su un’alleanza. E alle europee andremo da soli”.

Delrio risponde a una domanda sulla consultazione fallita ad aprile, quella per provare a far nascere un governo 5Stelle-Pd. Assicura che non è stata colpa di Renzi: “Non c’erano le condizioni per un accordo, la maggior parte degli elettori di 5Stelle e Pd era contraria”. E poi, sul partito democratico: “Non abbiamo bisogno di cambiare nome”. Ma questa è un’altra storia, quella della lunga battaglia per il Congresso dem.

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